L'istante presente
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
L'uomo che scompare
Non amo questo autore solo perché è francese, anche se forse questa cosa mi influenza un po'… Lo adoro perché è geniale, è capace di creare universi paralleli, personaggi e nodi alternativi. Apparentemente surreali, impossibili, ma che poi hanno una spiegazione logica, incredibile, che lega gli eventi, che dà le risposte a tutte le tue domande e che, sempre, stravolge i tuoi pensieri di lettore. In questa storia ci sono salti nel tempo bruschi ed inspiegabili, entri in un tunnel di supposizioni ed autospiegazioni assurdo ed intrigante. Perché c’è un uomo che, a causa della maledizione dei 24 venti, vive un giorno all’anno per 24 anni e questo è un divario che squilibra la sua vita e quella di tutte le persone attorno a lui, dal nonno, che sa, alla compagna, che scopre, ai figli, che accettano. A ognuno di questi suoi giorni deve conferire l’intensità di una corsa sulle montagne russe, perché lui stesso è figura intermittente della sua stessa vita. E’ un libro che sprigiona vita, perché ti fa comprendere la bellezza dell’istante presente. E’ adrenalinico, scoppiettante, scaravoltante. E la copertina, con una clessidra stilizzata, che simboleggia il trascorrere del tempo senza pietà, è folgorante.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La maledizione del 24
Torna in libreria Guillaume Musso con L’istante presente, edito da La nave di Teseo. Un libro fantasy, con profondi riferimenti ed accostamenti alla realtà quotidiana e all’attualità.
Racconta la storia di Arthur, giovane medico che riceve in eredità un faro, a cui pare essere legata una grave maledizione legata al numero 24. Un’eredità pesante e alquanto dolorosa, poiché proprio in quel luogo e nelle acque antistanti era scomparso il nonno paterno, di cui nessuno ha più avuto notizie. Almeno per quanto gli è stato narrato. Un lascito che Arthur accetta con fatica, solo perché:
“Aveva fatto leva sui miei sentimenti solo per attirarmi nella trappola che aveva preparato e trascinarsi fino al faro. “
Una volta giunto nel luogo scopre ben presto di che cosa tratta la maledizione: chi ne è colpito è obbligato a compiere ventiquattro viaggi per ventiquattro anni ognuno. Un salto temporale costante che non gli permette di vivere una vita normale con affetti e dolori. Ma cosa accade al ventiquattresimo viaggio?
“Dopo che i ventiquattro venti avranno soffiato, non resterà più nulla.”
Riuscirà Arthur a trovare una soluzione equa alla maledizione? Dovrà soccombere ad essa, rinunciando all’amore e a Lisa? Un finale sorprendente renderà la narrazione curiosa ed affascinante.
Una lettura che ricorda vivamente il Musso dei primi libri, scritta con uno stile che induce il lettore a proseguire imperterrito nella narrazione, con un crescendo di adrenalina e di emozione.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Postquam XXIV venti flaverint, nihil iam erit
L’istante presente di Guillaume Musso si snoda dalle paure dell’infanzia (“La storia della nostra vita è la storia delle nostre paure”, Pablo De Santis) attraverso eventi pazzeschi che sfidano le leggi del tempo (“Ma io ero dentro la realtà o dentro la quarta dimensione?”) sino a un epilogo sorprendente, nel quale ogni stranezza trova una collocazione razionale.
Arthur riceve in eredità un faro sul quale aleggia la maledizione che si è già abbattuta sul nonno Sullivan (“Due uomini risucchiati dentro le viscere del faro, colpiti… dalla maledizione che incombeva sul luogo”). La curiosità porta Arthur a trasgredire la regola che già Barbablu diede alla moglie: non aprire quella porta! La disubbidienza porta con sé un vortice di conseguenze incredibili e la realizzazione della maledizione: vivere 24 anni in soli 24 giorni, con continue scomparse e ricomparse nella vita reale (“Ero scomparso nella mia vita per più di un anno!”).
In questo romanzo ho ritrovato il Musso degli inizi: uno scrittore che combina i segreti del fluire del tempo con vicende esistenziali in sovrimpressione su tonalità romance e mistery.
Giudizio finale – citazione: “In ciascuna persona ci sono due individui: quello vero è l’altro” (Jorge Luis Borges), citato in uno dei capitoli finali.
Bruno Elpis