L'isola dei cacciatori d'uccelli
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Fantasmi del passato
E’ un giallo che inizia in sordina, prende via via corpo e, di mano in mano che ti avvicini alla fine ti intriga sempre di più. Il tutto inizia con il ritorno di un poliziotto su un’isola in cui ha passato la propria infanzia, per indagare su un omicidio molto simile a un delitto avvenuto a Edimburgo, su cui ha recentemente indagato. Questo ritorno fa emergere ricordi del suo passato che non è in grado di evitare e tanta parte del libro si sviluppa su questi ricordi, fatti di tanta violenza e di tanta sofferenza, ricordi che sono un legame per la vita e che, a tratti, suscitano emozioni profonde, perché comprendi che dentro all’animo del protagonista si gonfiamo rimpianti di tutta una vita, per l’infanzia davvero difficile che fa parte della sua storia. Ed è proprio da questi incontri dolorosi con i fantasmi del suo passato che nascono gli spunti per la risoluzione del caso. Incalzante il ritmo, soprattutto nella seconda parte. Molto crude alcune scene. Molto bello e, a modo suo, dolce, il finale.
Indicazioni utili
Gente di mare...
Sorge quasi spontaneo paragonare questo romanzo ad un quadro dell'arte romantica, inizio Ottocento, principalmente la pittura tedesca, mi vengono in mente per esempio artisti come Friedrich o forse, meglio ancora, l'inglese William Turner che hanno spesso incentrato le loro opere sulla natura, la sua forza, la sua selvaggia grandiosità che l'uomo non potrà mai dominare in quanto segno evidente del potere di Dio; può solo ammirarne e contemplarne la potenza e l'energia che sprigiona e di cui l'uomo può trarne beneficio o esserne travolto, soccombendo.
E quale tra le molteplici manifestazioni della natura può meglio ispirare questo senso di maestosità se non il mare, l'oceano; immaginate quindi uno di quei quadri in cui un uomo viene ritratto mentre osserva estasiato ed intimorito dall'alto di uno scoglio la suprema bellezza del mare in tempesta.
Ecco.. non so se esiste qualcosa di simile alla sindrome di Stendhal per un libro, ma vi posso garantire che leggendo le pagine di questo romanzo sembra quasi di sentire la brezza dell'oceano sulla pelle o il rimbombo delle onde mentre si frantumano sulla scogliera.
"Alla loro destra la torbiera si perdeva in un'infinita foschia interrotta solo da qualche pecora stoica che resisteva saldamente al vento forte dell'Atlantico. Alla sinistra, l'oceano si abbatteva in cicli eterni sulle spiagge e nelle insenature rocciose con la schiuma bianca e cremosa che cozzava sullo gneiss scuro e caparbio, la roccia più antica del mondo."
Siamo sull'isola di Lewis, un pezzo di terra nell'arcipelago scozzese delle Ebridi circondata dall'Oceano Atlantico che, come si può facilmente immaginare, condiziona col suo 'umore' e con la sua capricciosa mutevolezza la vita degli uomini che la abitano.
Una vita non facile, soprattutto per i giovani sempre più inclini a non seguire le orme dei loro genitori, desiderosi di abbandonare il prima possibile quel luogo così primitivo e lontano dal mondo, congelato in tradizioni che si tramandano da secoli e nell'ottusa mentalità imposta dalla chiesa protestante che soffoca sul nascere ogni loro sogno ed ambizione.
Per questo motivo molti ragazzi, una volta concluso il liceo, si trasferiscono in Scozia per completare gli studi e crearsi una propria vita, liberi di costruirla senza imposizioni esterne, commettendo errori anche ma seguendo comunque la propria indole.
Fin Macleod è uno di questi: originario di Crobost, una piccola cittadina sull'isola di Lewis, vive in Scozia e lavora come ispettore nella squadra omicidi. Sconvolto per la perdita del figlio di soli 8 anni a causa di un incidente stradale che porta anche alla rottura definitiva del già fragile rapporto con la moglie, decide di partecipare alle indagini su un caso di omicidio nella sua città natale Crobost, nella sua isola.
Ma le indagini per il delitto diventano solo il filo conduttore di un racconto che, alternandosi sapientemente tra flash back raccontati dal protagonista e narrazione in terza persona, ripercorre diversi episodi della vita di Fin, sin dalla sua infanzia, svelando debolezze, virtù, ossessioni e desideri dei suoi amici di un tempo e nella cui vita ora Fin deve scavare al fine di riconoscere il colpevole, l'assassino.
E' sicuramente questo ritorno al passato il fulcro di tutto il romanzo, l'indagine poliziesca sembra quasi un pretesto per poter scandagliare e 'perquisire' a fondo l'animo degli abitanti di Crobost, in particolar modo quelli con cui Fin ha vissuto gli anni più importanti della sua vita, quelli dell'adolescenza. Ed un episodio, in particolare, quello che per i ragazzi di Crobost segna il passaggio all'età adulta, una sorta di rito di iniziazione, la caccia annuale alle guga, uccelli che vanno a nidificare sull’An Sgeir, una striscia di gneiss lunga un chilometro a largo dell’isola di Lewis, battuta da venti e da intense mareggiate; su questa striscia di terra, senza alcun riparo se non una caverna scavata dal mare nella roccia, un gruppo di uomini e ragazzi - come imposto da una tradizione secolare - convivono per due settimane massacrando duemila cuccioli di guga prima di tornare sull'isola.
E ciò che accade durante la caccia alla guga rimane sepolto lì, sull'An Sgeir.. e nei cuori di chi vi partecipa, perchè nessuno parlerà mai di ciò che accade in quei quindici giorni, una volta tornato all'isola.
Inevitabilmente, quindi, anche Fin cadrà vittima delle sue stesse indagini, perchè anche il suo passato non è limpido, anche lui nasconde un segreto, anche lui è vissuto sull'isola dei cacciatori di uccelli.
Vi consiglio senza ombra di dubbio la lettura di questo romanzo sia perchè ben scritto, di sicuro uno dei migliori noir che abbia mai letto (e ne ho letti tanti), ma principalmente perchè è impossibile non rimanere affascinati dalla straordinaria potenza descrittiva con cui Peter May 'dipinge' come in un quadro quei luoghi:
"Dal bordo dell'acqua alzai lo sguardo su un cielo libero da ogni inquinamento luminoso e mi sentivo pieno di meraviglia per la sua vasta volta stellata nera come l'inchiostro. Ci sono momenti in cui si guarda il cielo e si sente che tutto ruota intorno a noi e altri in cui ci si sente infinitamente piccoli. Quella notte mi sentii come un infimo granello di polvere nella storia dell'infinito."