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La sua storia è una pagina vuota, il suo passato è avvolto nel mistero. Ma Geiger ha un dono che pochi possiedono: riconosce una menzogna nell'istante in cui la sente. E nel suo settore, il recupero informazioni, è una dote impagabile perché la verità è la merce più preziosa. I clienti – multinazionali, governi o crimine organizzato – contano sulla sua leggendaria abilità. Una delle regole del suo codice etico è non lavorare mai con i bambini. Ma un giorno è proprio un ragazzino di dodici anni, Ezra, che gli viene portato chiuso in un baule dal suo ignaro socio Harry Boddicker. Qualcosa non quadra. Geiger decide senza esitazioni di seguire il suo istinto e salvare a tutti i costi il bambino: lo prende con sé e scappa. Ma se Geiger e Harry non scoprono in fretta perché il cliente è così ansioso di impadronirsi dei segreti del ragazzo, diventeranno loro stessi le vittime di un nemico senza scrupoli.



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L'inquisitore 2019-09-08 11:53:49 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Settembre, 2019
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La debolezza del mostro

Geiger è un torturatore. viene ingaggiato da chi ha bisogno di far parlare qualcuno. Con metodo, freddezza ed efficacia riesce sempre a ottenere quello che vuole. Vale a dire una confessione senza infliggere danni irreparabili al "paziente". E' orgoglioso di non avere mai ucciso nessuno dei pacchi che gli sono stati consegnati. Lavora in modo ordinato: prima il suo socio fa delle indagini sulla vittima così da fornirgli i punti deboli su cui lavorare, poi fa dei test per verificare il grado di resistenza al dolore, infine, senza fretta lo fa parlare. Per lui questo è solo un lavoro: è bravo a farlo, ha molte richieste sul mercato e allora che motivo c'è per non farlo? Ha poche regole, ma mai derogabili. Una di queste è: niente minorenni, ma quando gli portano un bambino di dodici anni, sorprende il suo socio accettando l'incarico. ancora di più lo sorprende quando scappa col bambino e mette in discussione tutte le sue regole. Non sa che sta mettendo in discussione molto di più: prima di tutto il suo passato che di fatto non esiste, Sa solo di essere un bravo carpentiere, di avere un ottima resistenza al dolore e di avere il desiderio di nascondersi. Ogni tanto, grazie all'aiuto di uno psicologo e agli incubi che lo tormentano ha qualche sprazzo d quello che gli è successo durante l'infanzia, ma i pezzi sono troppo pochi per ricostruire il puzzle. Passando da momenti in cui ci vengono descritti metodi di tortura anche agghiaccianti, a momenti di introspezione psicologica, l'autore ci guida attraverso quello che è a metà tra un giallo e un romanzo di azione. Bel mix di generi diversi, con una trama originale e ben bilanciata. Poco credibile il mix di personaggi che Mark Allen Smith ha messo assieme, non tanto per il modo in cui li ha descritti, quanto per l'improbabilità che una così varia umanità si trovi a incontrarsi. Nel complesso però è un bel romanzo capace di stupire, agghiacciare e sorprendere con un finale in fondo pieno di speranza.

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L'inquisitore 2013-06-11 09:24:55 dmcgianluca
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dmcgianluca Opinione inserita da dmcgianluca    11 Giugno, 2013
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strizza l'occhio a Mary Shelley

Una buona copertina induce all'acquisto sconsiderato. Tutto sommato però non è male, soprattutto nella prima parte.
Il libro si divide in tre parti:
parte prima: delineamento psicologico di un mostro. Un uomo, con un passato talmente buio da non poter essere ricordato, una sorta di mostro di Frankenstein del XXI secolo, ci viene descritto bene, soprattutto sotto il profilo mentale. Ho trovato appassionante leggere di come girano i perversi meccanismi di una mente affilatissima ed al servizio del male, quali mari tempestosi imperversano sulle poche certezze rocciose di un disgraziato
parte seconda: la fuga. Il protagonista, la sua vittima ed il suo fedele scudiero si mettono in brutto guaio e sono braccati da antagonisti senza scrupoli, che si rivelano essere i veri aguzzini. La caccia all'uomo è un ingrediente principale in un thriller e l'autore svolge bene il compito.
Parte terza: l'epilogo in cui ritroviamo l'indagine introspettiva nella mente del protagonista. Il tutto si complica per le implicazioni della fuga di cui alla parte seconda ed alla fine... ora non vorrei svelare il finale, ma a me all'ultima pagina ha un po' deluso

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L'inquisitore 2013-05-01 11:57:46 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    01 Mag, 2013
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Una strana corte dei miracoli

Sulla cover spicca un bollino promettente: “Questo libro sarà il thriller più originale della stagione. Ne sentirete parlare a lungo” (Publishers Weekly).
Il protagonista, Geiger, ha un “soprannome: l’Inquisitore. Il re della tortura”. E, se è vero che anche la scelta della professione può essere determinata da pulsioni inconsce, cosa mai spinge Geiger a un mestiere che consiste nel carpire informazioni utilizzando qualsiasi mezzo?
“La tortura. Era così che l’oscuro passato di quell’uomo si era manifestato in tutti quegli anni?”
“Quell’uomo si portava dentro più demoni di un quadro di Hieronymus Bosch…” e “la sua forza era pari solo all’enorme peso dei fardelli che si portava dentro”. Le ombre del passato si manifestano in ripetute crisi: “L’attacco era iniziato così all’improvviso e sembrava così violento che avrebbe potuto benissimo culminare con la morte”.

Geiger, nel suo lavoro, ha una deontologia da rispettare.
“Geiger aveva tre regole. Non lavorava con i bambini … Non lavorava con persone avevano problemi cardiaci. E non lavorava con individui di più di settantadue anni…”
Ma un giorno incappa in uno di questi limiti: quando qualcuno gli chiede di far “cantare” un bambino: Ezra. L’inquisitore si ribella. Tuttavia il caso è esplosivo (“Nari Kaneesh era il numero due del Parlamento egiziano”), sembra coinvolgere Al Quaeda e non un ‘semplice’ traffico di opere d’arte: “Qui non c’è di mezzo un quadro”. “Hall non è un detective privato al servizio di un riccone con una collezione d’arte”. Si scopre poi che il padre di Ezra “Matheson è a capo di Veritas Arcana”.
In cerca d’aiuto Geiger si rivolge all’amico di sempre, il malavitoso Carmine: “Faccio affari con questa gente. Lo sai a chi hai pestato i piedi? Lavorano per il governo”.

Interessante, forse è la cosa più interessante, il rapporto che si instaura tra Geiger e Ezra.
“Non pensava che Geiger fosse un mostro, ma era certo che in lui se ne nascondesse uno”. “Com’era possibile che lo proteggesse pur essendo un torturatore di professione?”

Nel finale ritroviamo in fuga, braccata dagli inseguitori, un’autentica corte dei miracoli: il socio Harry, ammaccato dagli scontri a fuoco, sua sorella Lily, mentalmente instabile, il piccolo Ezra, sottoposto a continue pressioni, e Geiger, ormai malconcio perché sfuggito a sua volta alla tortura dei rivali.
Crudeltà, azione e psicanalisi sono la formula di questo romanzo. Che si lascia leggere. Ma da lì ad affermare che siamo di fronte al “thriller più originale della stagione. Ne sentirete parlare a lungo”, direi che ce ne passa …

Bruno Elpis

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... il Torquemada. A proposito, qualcuno sa se il Torquemada ha scritto qualche opera?
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