L'inganno della luce
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La cruda morte di un critico crudele
Clara Morrow è una pittrice canadese cinquantenne che, dopo anni di delusioni, sta per raggiungere un importantissimo traguardo nella sua vita d’artista: una personale al prestigioso MAC (Musée d’art contemporain) di Montréal. Il vernissage ha un successo strepitoso: quasi tutte le recensioni del giorno dopo, sui più importanti quotidiani, saranno entusiastiche. Nel frattempo la sera dell’inaugurazione amici, curatori e mercanti d’arte interessati alle sue opere si sono ritrovati nel piccolo villaggio di Three Pines, a casa della pittrice, per festeggiare con un barbecue in giardino.
Purtroppo il risveglio del giorno successivo porterà a Clara oltre al consenso della critica pure una sconvolgente scoperta: un cadavere tra i cespugli fioriti, proprio dove s’era tenuta la festa. La vittima è Lillian Dyson, l’ex amica del cuore di Clara, con la quale, però, i rapporti erano stati brutalmente interrotti decenni prima a seguito di una velenosa recensione che la prima aveva scritto ai danni della seconda. Ma che ci faceva Lillian a Three Pines? Nessuno l’aveva invitata. Nessuno l’ha neppure notata alla festa. Soprattutto, chi l’odiava a tal punto da premeditarne l’omicidio? Negli anni, come critico d’arte spietata, s’era fatta innumerevoli nemici, basti pensare che la sua recensione più famosa diceva testualmente, “è uno spontaneo: produce arte come se fosse una funzione corporale”: un potentissimo uppercut, nascosto dietro un’apparente carezza guantata.
Tuttavia come critico ormai era fuori dal giro da decenni e, per uccidere spezzando il collo alla vittima, bisogna proprio covare un rancore cupo e indelebile nel petto.
A dover risolvere l’intricato caso poliziesco è chiamato l’ispettore capo della Sûreté du Québec, Armand Gamache, coadiuvato dagli uomini della sua squadra. Ognuno di loro deve combattere con i propri personali incubi. Su Gamache grava la responsabilità d’aver fatto arrestare per omicidio, proprio a Three Pines, Olivier, un amico di Clara; risultato innocente solo dopo aver scontato un anno di reclusione e aver vista la propria reputazione rovinata. Inoltre, durante un blitz da lui diretto sei mesi prima, ben quattro agenti persero la vita. Il suo vice, Beauvoir, s’è appena separato dalla moglie, vive a fatica l’amore, segreto e non corrisposto, per la figlia del capo ed è ancora traumatizzato (nel fisico e nella mente) da quel tragico scontro a fuoco nel quale sia lui che Gamache furono gravemente feriti. Tutti, insomma, sopportano traumi psicologici. Nonostante ciò si impegnano al meglio delle loro possibilità nella ricerca dell’assassino nell'intricato mondo dell’arte dove, sotto una patina superficiale di rispettabilità e formale cortesia, si celano invidie, concorrenza spietata e odi feroci.
“L’inganno della luce” è un garbato giallo convenzionale in cui è possibile rinvenire tutte le componenti tradizionali. C’è un solo omicidio e un’unica indagine la cui soluzione arriva solo grazie all’intelligenza degli investigatori, al loro ragionamento e alla paziente esplorazione dell’animo umano. Fa da sfondo alla vicenda un paesaggio idilliaco: un ridente borgo del Québec, nei pressi del confine col Vermont; un luogo pacifico neppure segnato sulle mappe, dove ridenti boschetti di betulle, cespugli fioriti, un fiume argentino e cottages immersi nel verde ci suggeriscono immagini di serenità. Gli abitanti, nelle loro strambe caratteristiche, formano una comunità coesa e fraternamente unita. Può pure essere classificato tra i “delitti nella camera chiusa”, poiché tutti i sospetti rientrano nella delimitata cerchia di persone che gravitano attorno al mondo delle arti figurative. Non manca neppure la convocazione finale dei coinvolti con disvelamento, coram populo, del nome del colpevole che, immancabilmente, si “sbraca” e rivela il perché e il come del delitto. Insomma un giallo nel perfetto stile della Christie.
Però lo stile della Penny è gradevole e la lettura scorre agile sino al finale abbastanza scontato, anche se l’assassino era uno dei tanti potenziali autori, tutti egualmente “fungibili” per il ruolo.
Ho trovato un po’ disturbante l’insistita volontà di riaffermare che ci troviamo in territorio francofono: tutti i personaggi, leziosamente, intercalano nei dialoghi espressioni in francese, volutamente non tradotte, e, alla lunga, la cosa risulta fastidiosa. Ma, probabilmente, per un franco-canadese la circostanza è usuale.
Davvero simpatici e ben delineati sono alcuni dei personaggi di contorno: Myrna, psicologa in pensione e, ora, libraia amante dei riti esoterici; Ruth, famosa poetessa e, adesso, dobermann iracondo che morde tutto il suo prossimo con battute inferocite e graffianti, ma divertentissime; Peter, il marito di Clara che vedendo offuscarsi il suo discreto successo di pittore al rifulgere di quello della moglie e ne risulta turbato e confuso; Marois, mercante d’arte dall’aspetto di gentiluomo d’altri tempi, ma sotto la patina, squalo affamato di successo.
Appaiono, invece, meno riusciti i protagonisti: troppo perfetto, logico, colto, paterno e amabile l’Ispettore capo Gamache; troppo lucidamente analitico e cinico Beauvoir; incolore l’agente Lacoste; eccessivamente prevedibile Clara nelle vesti di artista iper-sensibile e turbata dalle sue pulsioni interiori.
In generale, comunque, “L’inganno della luce” è una lettura piacevole dove la trama poliziesca è solo un alibi per poter parlare di altre cose: del mondo dell’arte, della difficile redenzione degli alcolisti, dei tumulti interiori e dei fantasmi che agitano l’animo di ognuno di noi, della possibilità o meno di cambiare, di redimersi.
L’unico elemento negativo che mi sento di dover segnalare è la stretta interconnessione di questa storia con quelle dei romanzi che l’hanno preceduta. Troppo spesso c’è un richiamo a vicende note solo a coloro che hanno letto tutta la serie di indagini dell’Ispettore Gamache, al punto che alcuni accenni risultano scarsamente comprensibili al neofita. Anche per tale motivo la caratterizzazione dei protagonisti, che si suppone già nota al lettore, risulta smozzicata e imperfetta: non di rado ho confuso Gamache con Beauvoir, e ciò mi ha costretto a rileggere intere pagine per orientarmi. Purtroppo in Italia mi risulta che questo sia il primo pubblicato sebbene, in lingua originale, sia stato preceduto da altri sei, tra i quali una coppia potrebbe essere particolarmente intrigante, perché rappresenta il primo caso in cui di un giallo si offrono due soluzioni una al termine del primo libro e una del secondo. Peccato.
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L'inganno della Luce
La prima impressione che si ha di questo libro è che siamo di fronte a un giallo di stampo "classico". C'è un piccolo paese immerso nel verde nella campagna americana, c'è un gruppo ristretto di possibili colpevoli e c'è un delitto. Non c'è violenza apparente, niente serial Killer o autopsie. Ma come Agatha Christie docet, i piccoli paesi sono luoghi pieni di violenza nascosta, odi profondi e vendette consumate tra chiacchiere e tazze da thè. In breve la trama: durante la festa per il vernissage di una mostra d'arte, nel giardino dell'artista viene trovato il cadavere di una donna in un estroso vestito rosso. Da qui partono le indagini dell'ispettore Gamache. Indagini, anche queste, di stampo classico, basate più sulla psicologia dell'assassino che su prove fisiche. Una curiosità: quando ho iniziato il libro ad un certo punto ho pensato che avrebbe potuto deviare anche verso un romanzo sentimentale.
Per concludere: i punti forti sono la scrittura, l'ambientazione, la descrizione del mondo artistico.
Il punto debole principale è la superficialità, nel senso che non c'è grande approfondimento della psicologia dei personaggi e anche la vittima viene lasciata correre via un po' così. Secondo me sarebbe valsa la pena indugiare maggiormente sulla sua vita. Invece è liquidata in modo un po' frettoloso. Il finale è debole, nel senso che il colpevole non è caratterizzato, avrebbe potuto essere anche un altro e non sarebbe cambiato nulla. Comunque il libro si lascia leggere ed è certamente consigliato a chi ama i "delitti da piccolo paese"