L'avvocato canaglia
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Recensione della Redazione QLibri
Rudd, il mio nome è Sebastian Rudd.
Nonostante sia un noto avvocato Sebastian Rudd non è il classico legale da cartelloni pubblicitari o da panchine alle fermate dell’autobus. Non ha uno studio tradizionale, un recapito telefonico sull’elenco né tanto meno è disposto a pagare per andare in televisione cosa che, seppur non richiesta, generalmente accade. Egli è un difensore di strada, un c.d. avvocato canaglia.
Il suo lavoro consiste nell’assistere i criminali più disparati, e tendenzialmente tutti quei soggetti che si sono macchiati di una moltitudine di reati, fatti moralmente ripugnanti per la comunità e tali da rendere aggressivo, guerrafondaio, assetato di vendetta e pronto ad impugnare un’arma perfino il cittadino più pacifico e incorruttibile.
La sua vita è la legge, di fatto appassionante e talvolta appagante. E’ uno dei tanti azzeccagarbuglie sulla piazza, la differenza risiede nel fatto che egli non si fa scrupoli sul chi ha davanti, non giudica e fa del suo meglio per garantire quella difesa che spetta a ciascun imputato. Talvolta riesce nel suo lavoro, altre no. Quando però seduto al suo fianco vi è un innocente che si è trovato vittima di un complotto o dello stato-padrone e delle sue forze armate, non ha remore Rudd, combatte a spada tratta, va avanti imperterrito onde ottenere un risultato positivo per il suo cliente. E’ una circostanza questa che non gli capita molto spesso, ma quando si presenta fa si che tutta la passione per il suo lavoro e tutta l’insoddisfazione per quel sistema, dove la polizia può entrare in casa di un innocuo contribuente e uccidere liberamente senza prova alcuna della sua innocenza o colpevolezza perché giustificata “dall’azione” che si stava ponendo in essere, trapelino.
Certo, i suoi mezzi sono alquanto opinabili e certamente da appurare, ma d’altra parte, se coloro che avanti tutto dovrebbero ricercare la verità e la giustizia sono i primi che non hanno problemi a giocare sporco, a sommergere le prove, a insabbiare i “fatti scomodi”, e a cercare il capo espiatorio persino quando è più che palese che al banco dell’imputato vi è una persona che non ha commesso l’addebito e che viene giudicata esclusivamente in base all’aspetto o alla fama, perché dovrebbe farlo lui?
Questo è il quadro iniziale che ci viene descritto da Grisham nella sua ultima pubblicazione. Sebastian è un uomo abituato a combattere, a sfidare il sistema, un soggetto eclettico, egocentrico, sicuro di sé con pochi scrupoli e con un concetto molto lato del giusto e dello sbagliato, ma è anche un individuo stanco di quello Stato-polizia, sfiancato da quella storia che si ripete, da quella legge di strada che si contrappone e mette in contrasto con quella applicata nei Tribunali.
Durante tutto il corso del romanzo vediamo calato il nostro avvocato canaglia in casi diversi e sempre più differenti, lo scrittore così facendo, non solo facilita l’inquadramento delle vicende nonché del protagonista per il lettore, ma al tempo stesso apre una parentesi sulla giustizia statunitense e sulla realtà di questa.
Sul finale è lo stesso Rudd ad essere messo spalle al muro. Cosa fare, da che parte stare ma soprattutto, come muoversi? Come tutelare quel giovane cliente da una condanna dai 15 ai 30 anni di carcere così da evitare che una volta fuori questo sia talmente arrabbiato e indottrinato da quel che negli anni di galera i suoi compagni di disavventure gli hanno propinato convincendolo che lui è la vittima e non il colpevole, che se è li non è una sua responsabilità ma bensì errore di un meccanismo legale marcio in un cui un avvocato altrettanto discutibile non ha saputo mettere in atto qualche trucchetto decente idoneo a convincere la giuria e la Corte, tanto che abbacinato da tale utopistica prospettiva si tramuti da delinquente occasionale a delinquente abitudinale? Come salvare quella giovane donna, come collaborare con le forze dell’ordine senza perdere l’altrettanto opinabile informatore?
Un giallo giudiziario caratterizzato da questioni giuridiche che si susseguono le une alle altre, colpi di scena, tattiche di sopravvivenza, giochi di scaltrezza e schemi legali applicati e sorretti da un linguaggio chiaro, conciso, diretto.
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Il potere delle uniformi
Insieme a Gianrico Carofiglio è lo scrittore di gialli giudiziari che più apprezzo.
Sin dalla prima pagina John Grisham parte con una narrazione diretta, senza fronzoli. Lo scopo è quello di attirare immediatamente l'attenzione del lettore senza mezzi termini, senza leggere tra le righe. Ho apprezzato molto questo stile schietto che ben si adatta al personaggio principale.
I brevi racconti delineano man mano il carattere dell'avvocato canaglia. Inizialmente si ha l'immagine di un uomo retto, il cui senso di giustizia spesso vanno ben oltre gli interessi personali. Col trascorrere delle pagine, il personaggio, lascia da parte la moralità, suo malgrado, per concentrarsi sul proprio cliente. Grisham, ad ogni singolo capitolo manda un forte messaggio di denuncia contro l'abuso di potere della autorità .
"Un avvocato come me è costretto a lavorare nell’ombra. I miei avversari sono protetti dal distintivo, dall’uniforme e dalla miriade di trappole del potere governativo."
Lavorare nell'ombra significa anche imbrogliare per non farsi imbrogliare. Causa dopo causa porta avanti le sue battaglie, alcune perse sin dall'inizio altre invece, in cui per fortuna non è la legge a vincere ma la giustizia.
Ottimo lavoro per Grisham che ha creato un bel personaggio con cui ho un punto in comune, entrambi leggiamo Michael Connelly.
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Un avvocato molto speciale
Sebastian Ruud è un avvocato molto singolare, si batte contro il “sistema” che stritola gli onesti, odia le ingiustizie. Non segue le regole canoniche degli ambienti legali, ha lo studio in un furgone nero blindato attrezzatissimo e una fidata guardia del corpo che lo segue come un’ombra e si occupa delle più varie incombenze. Il nostro protagonista, che narra in prima persona le sue vicende, gira armato, teme poliziotti e delinquenti, ha i suoi informatori nei bassifondi, nei media, nelle aule giudiziarie ed ai piani alti e difende solitamente colpevoli acclarati o chi non ha soldi per procurarsi un difensore. Ha problemi con la ex moglie per l’affidamento dell’unico figlio e, nel poco tempo libero, riesce a seguire come manager e scommettitore giovani promesse dei combattimenti in gabbia. La sua è una vita spericolata e complicati sono i casi giudiziari nei quali è coinvolto come difensore: un giovane sbandato accusato ingiustamente di omicidio, un pericoloso boss condannato a morte che fugge in modo rocambolesco dal braccio della morte, un pensionato che colpisce un poliziotto durante un’irruzione nella sua villetta scambiata erroneamente per un covo di spacciatori (la moglie e il cane ci lasciano la pelle), un losco individuo che sfrutta il rapimento di una ragazza…. Le storie si intrecciano, con colpi di scena e indagini che tengono sempre alta la tensione emotiva. John Grisham nutre particolare simpatia per il suo personaggio, un avvocato anticonformista, scaltro, eccessivo, arrogante e nello stesso tempo umano e generoso, che si batte per il diritto alla difesa di tutti indistintamente, anche dei più incalliti criminali, contro le regole del sistema, le ipocrisie di giudici e procuratori, preoccupati, a fini carrieristici, di compiacere superiori, media e opinione pubblica. E’ uno dei più bei romanzi di Grisham: la scrittura è sciolta, agile, priva questa volta dei prolissi riferimenti legali cui eravamo abituati in altre opere, apprezzate per altro dagli addetti ai lavori ma che forse non appassionavano il lettore generico. Se ne consiglia la lettura, anche per capire come sia difficile a volte per un avvocato onesto comportarsi correttamente in un ambiente corrotto e privo di scrupoli.