L'assassinio di Roger Ackroyd
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Hercule passione parrucchiere
Le edizioni in rigida con i bordi colorati di Mondadori sono tanto belline, ma anche tremendamente scomode da leggere e trasportare. Per questo ho dovuto optare per un volume ben più minuto e maneggevole da alternare durante la lettura de "La dea in fiamme". In modo tutt'altro che sorprendente, la mia scelta è ricaduta su un romanzo della cara Agatha; nella fattispecie, una delle storie più conosciute ed apprezzate tra quelle con Hercule Poirot come risolutore.
Rispetto alle precedenti avventure dell'ineffabile detective belga, "L'assassinio di Roger Ackroyd" presenta un cambio di voce narrate: il non troppo brillante capitano Hastings viene qui accantonato (con la scusa di un fantomatico viaggio in Argentina) in favore di James Sheppard, medico nella cittadina di King's Abbot. L'uomo si trova indirettamente coinvolto in un caso di omicidio -come suggerisce l'insospettabile titolo- sul quale giunge a far luce il suo nuovo vicino, un coltivatore di zucche dilettante che si è appena ritirato dopo anni di proficuo impegno come investigatore.
Devo confessare che prima di leggere gli ultimi capitoli non capivo proprio cosa avesse di tanto originale questa storia, al punto che molti christiani la annoverano tra le loro preferite; non c'era neppure la "scusa" di un adattamento famoso, che potesse dar lustro a questo romanzo in particolare all'interno di una serie (quella dedicata alla figura di Hercule Poirot) così vasta. E poi ci sono arrivata, forse un attimo prima di quanto previsto, ma non posso che profondermi in lodi per il modo a dir poco geniale con cui l'autrice ha saputo strutturare il mistero e scelto sempre le espressioni più calzanti per sviare il lettore, pur non mentendogli mai.
Oltre ad un intreccio narrativo impeccabile, nel quale si arriva pian piano a districare una fitta rete di menzogne dette per le motivazioni più disparate, il volume può vantare altri punti di forza, in primis la voce narrate: il dottor Sheppard dimostra una maggiore ricettività rispetto al buon Hastings, nonché una scelta lessicale ricercata, e forse per questo risulta più piacevole da seguire. Mi sono piaciuti anche i tanti momenti divertenti, con Poirot sempre pronto a blastare gli altri personaggi con la sua sottile (ma non per un lettore affezionato) ironia; ho inoltre trovato esilaranti i battibecchi tra i fratelli Sheppard, due personaggi decisamente interessanti che mi spiace non siano ricomparsi in altri romanzi di Christie. Per lo meno posso consolarmi pensando che Caroline è stata una sorta di prototipo per creare la mia adorata Miss Marple.
Non riesco proprio a trovare qualcosa che non vada in questo titolo. Volendo cercare il pelo nell'uovo, si potrebbe al massimo notare come la narrazione si focalizzi principalmente sulla risoluzione del mistero, senza dare alcuno spunto di riflessione al lettore: le uniche parentesi estranee al giallo sono riservate all'umorismo e all'elemento romantico, immancabile nelle storie della cara Agatha.
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Tutto sotto gli occhi
Non c'è nulla da dire: i grandi classici sono sempre i migliori. Magari un po' polverosi, spesso incapaci di far venire quel brivido che ti scorre lungo la schiena, ma delicati verso la sensibilità del lettore, e soprattutto onesti. I libri delle Christie certamente appartengono a questa categoria. Una storia che si svolge in un villaggio, con un assassinio fatto nel modo più classico. Un uomo con un coltello che gli sporge dal corpo, in una stanza chiusa a chiave, la finestra provvidenzialmente aperta, ma niente altro in disordine. Anzi qualcosa in disordine c'è e solo un ometto meticoloso come Poirot se ne poteva accorgere. L'autrice è abile nel disseminare in modo sapiente bricioline di pane che solo nelle ultimissime pagine danno luogo a dei sospetti circostanziati. Però tutto è davanti agli occhi del lettore; quello che deve sapere è ben in vista, anche se confuso in mezzo a tutta una serie di dettagli, interessanti e intriganti, ma abbastanza inutili. Il lettore in definitiva viene preso per il naso durante tutto il romanzo, ma in modo talmente abile e intelligente che non c'è altro da fare che dare alla regina del giallo gli onori che merita.
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L'insospettabile...?
Confesso di non aver letto più di quattro o cinque gialli della Christie, ma questo finora è il più avvincente dopo "Dieci piccoli indiani".
La storia sfila via che è un piacere, come dovrebbe sempre accadere in un libro di questo genere: deve spingere il lettore a volerne sapere di più, a venire a capo di quel mistero che appare irrisolvibile e carico di punti misteriosi.
Nonostante queste considerazioni, devo far notare al povero Sciascia (che ha scritto prefazione e postfazione), che mentre lui dice che nessun lettore poteva mai immaginare l'assassino, io lo avevo già capito da un pezzo. Anche se si fa fatica a pensarlo perché è di certo una scelta inusuale, basta un pizzico di attenzione e memoria per arrivarci e a un certo punto della storia la Christie ce lo fa capire chiaramente; questo è l'unico aspetto che rende questo giallo meno perfetto di quanto non sia "Dieci piccoli indiani".
Tuttavia, credo che sia una di quelle storie che gli amanti del genere non possono assolutamente ignorare.
I fatti ci vengono raccontati dal signor Sheppard, dottore che esercita la sua professione nel tranquillo paese di King's Abbot, un paesino che di solito non conosce nulla di più interessante di qualche pettegolezzo e che fa di quest'ultimo la sua occupazione principale.
Personaggio di spicco nella comunità è il signor Roger Ackroyd, uomo nobile e ricco, ma abbastanza avaro. Per una serie di vicissitudini familiari, il vecchio Roger vive nella sua grossa casa insieme al figlio adottivo Ralph, la cognata vedova con sua figlia Flora e la servitù. Inoltre, intrattiene una relazione che una vedova del paese, anch'essa abbastanza facoltosa: la signora Ferrars. Il misterioso suicidio di quest'ultima porta scatena una serie di eventi che scaraventerà la famiglia Ackroyd nel caos, fino all'assassinio del capofamiglia, il signor Roger.
Toccherà a Poirot risolvere il caso, pur essendosi ritirato a King's Abbot per godersi la meritata pensione. Una pensione che, a quanto pare, è ancora ben lontana.
"Degli uomini ci si può approfittare a volontà, ma con le donne non bisogna tirare troppo la corda. Perché la donna, in fondo al cuore, desidera sempre dire la verità. Quanti mariti ingannano la moglie portandosi il segreto della tomba? Quante mogli ingannano il marito e poi gli rovinano la vita sbattendogli in faccia la verità? E lo fanno perché qualcuno ha tirato troppo la corda."
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le parole mentono
In questo libro, con la grande maestria che le appartiene, Agatha Christie mette i classici ingredienti di un giallo: qualche cadavere, una casa isolata, crea un gruppetto di sospettati con alibi più o meno credibili e l'immancabile figura di un detective sopra le righe, in questo caso il famoso Hercule Poirot.
Scritto in forma di racconto in prima persona dal medico di paese, il dottor Sheppard ci introduce gradualmente la situazione e i vari personaggi portandoci a sospettare di ognuno di essi: sarà stato il cameriere ricattato? sarà stato il figlio adottivo? ogni qualvolta ci iniziamo a fare un'idea, questa viene subito distrutta dal grande "fiuto" di Poirot.
Il libro contiene alcuni colpi di scena che, in realtà, non mi hanno lasciato veramente sorpreso ma, nell'ultimo grande colpo di scena, ho capito come questi più piccoli fossero soltanto di preparazione per il gran finale, cosa che solo i grandi maestri sanno fare.
Il libro gioca molto con la psicologia umana con il quale Poirot porta avanti il caso e sfrutta le varie psicologie dei personaggi. La narrazione in prima persona ci avvolge nella storia come se, quasi, ne facessimo parte anche noi, sfruttando i nostri sensi di colpa.
Ma la cosa particola di questo libro è il modo in cui la scrittrice "inganna" il lettore. Siamo portati a credere in quello che scrive lei,perché questo è il suo "gioco". Il suo personaggio sa tutto quello che sappiamo noi del caso, eppure soltanto lui è in grado di scoprire la soluzione; è come se la Christie giocasse con noi, come se ci sfidasse a risolvere noi l'enigma, a capire le sottigliezze delle parole, tutto ciò in maniera più o meno sleale.
Non voglio aggiungere altro, vi invito solo a scoprire questo capolavoro del genere di poco più di 200 pagine, quindi una lettura piacevole e scorrevole.
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Inganno o abilità superiore?
“L'assassinio di Roger Ackroyd” (poco sotto romanzi come “Dieci piccoli indiani” e “Assassinio sull'Orient Express”, e al fianco di pochi altri, come “Sipario”) è una delle “punte di diamante” della produzione letteraria di Agatha Christie. Tutti questi titoli – pur riproducendo lo schema del giallo classico cui la scrittrice britannica ci ha abituati (e che la rendono riconoscibilissima) – hanno in comune un elemento di assoluta originalità, nella costruzione o nella conclusione della vicenda, che ne fa delle storie uniche, imperdibili per gli amanti del genere giallo.
A King's Abbot, il “patriarca” è Roger Ackroyd, sia per l'immenso patrimonio di cui dispone che per il carattere fermo e decisionista, attorno al quale ruotano le vite dei parenti più stretti e delle altre persone che si ritrovano nella sua magione, villa Ferlyn.
Per lui, però, siamo all'epilogo. Poco dopo il suicidio della signora Ferrars, la donna che – stando alle voci di paese – sarebbe diventata a breve la sua seconda moglie, Roger Ackroyd viene trovato assassinato nel suo studio.
In mancanza di certezze, i maggiori sospetti paiono addensarsi sul nipote Ralph, amante della bella vita e perciò perennemente in bolletta, la cui posizione è peggiorata dalla sua improvvisa sparizione.
Se nei paraggi c'è però il mitico “omino dalla testa d'uovo”, ovvero Hercule Poirot, si può star sicuri che l'indagine sarà condotta a 360 gradi. Il suo credo – “metodo, ordine e cellule grigie” – lo porterà a sbrogliare il filo dell'omicidio e separare quegli altri che, ingarbugliatisi col primo, sono invece da riferire a vicende personali dei vari indiziati.
Il finale, com'è abitudine del buon Poirot, non può che giocarsi in una riunione nella quale l'investigatore pone di fronte a sé tutti i sospettati e spiega, punto per punto, le varie dinamiche che hanno portato all'assassinio. Rinviando stavolta la soluzione a dopo la riunione, per un motivo che sarà il lettore a scoprire.
Questo libro della Christie ha generato nel tempo un acceso dibattito.
Il corso della storia è anche più “ordinario” di altri romanzi della scrittrice britannica, ed è questo – ci si potrebbe giurare – un effetto voluto, così da allontanare il più possibile l'idea che il finale possa essere, di contro, assolutamente fuori dall'ordinario.
Il problema è se, nel far questo, la regina del giallo abbia o meno... barato.
Chi legge un libro giallo, si sa, pretende di essere messo sullo stesso piano dell'investigatore che risolverà la questione: ciò significa che, per quanto di difficile decifrazione, tra le righe debbano essere sparsi quegli indizi necessari a condurre il lettore attento alla soluzione, prima che essa venga svelata.
Ne “L'assassinio di Roger Ackroyd”, la Christie è stata accusata di aver lasciato indietro il lettore mediante alcune omissioni; che nel caso concreto equivarrebbero a sviamento vero e proprio.
Certo, alla fine della lettura, ognuno la penserà come vuole. Tuttavia sarà difficile negare che, per scrivere una storia del genere, c'è bisogno di una abilità fuori dal comune... compreso il difficile equilibrio che uno scrittore riesce a creare per arrivare a quel tipo di risultato.
Ora basta però: non si può correre il rischio, brandendo minacciosamente uno spoiler, di assassinare l'assassino.
Dunque, buona immersione a chi vorrà!
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L'assassinio di Roger Ackroyd
Se si amano i gialli “L'assassinio di Roger Ackroyd” è e rimarrà un capolavoro senza possibilità di replica; se non sia amano è un libro di notevole interesse, non per lo stile, che comunque si confà al genere, diretto, privo di virtuosismi, con un lessico accessibile a tutti, ma con una vivacità nei dialoghi da far, quasi, sentire le voci che si susseguono, il loro toni, le loro inclinazioni; la Christie, attraverso il magistrale uso dei silenzi, più che delle parole, svela solo ciò che desidera sia svelato e nasconde, in uno scrigno aperto ciò che, invece, intende mantenere segreto, per tutto il libro, in ogni frase, fino alla conclusione che non può non stupire, non può non trovare il lettore sconfitto, poiché non si gioca ad armi pari.
Concluso e risolto, da Poirot non certo dal lettore, il caso, quello che rimane è una sensazione di stupore e di incredulità mischiata a devozione per questa autrice che non solo riesce a far svanire la stanchezza, la noia, il sonno durante la lettura, ma ci riesce anche dopo, perché la mente non può non restare in quel paese, in quella casa a formulare ipotesi, non può non giustificare la propria inferiorità, senza peraltro riuscirci, non continuare a parlare con i personaggi, i quali sono caratterizzati al meglio possibile, trattandosi di un giallo, sono le azioni che compiono a svelare il loro carattere e molto della loro personalità è lasciata all'immaginazione, che corre per quelle lande inglesi e li vede vivere delle vite aldilà del libro, li vede correre, amare, provare emozioni; li vede uccidere, mentire, sognare, arrancare, li vede infine per quello che sono, ma solo alla fine, dopo che hanno vissuto mille vite, dopo che sono passati dall'innocenza alla colpevolezza almeno una decina di volte, senza decidersi, senza riuscire a scegliere.
Il piccolo villaggio è sospeso in una dimensione indefinita, potrebbe essere cento anni fa come potrebbe essere adesso, le comari di paese che ciarlano, i piccoli e grandi segreti che tutti sanno e la Christie utilizza in modo magistrale i personaggi secondari, soprattutto la zitella pettegola che cattura per simpatia e semplicità o i di lei amici di mahjong che ricalcano alla perfezione i pensionati dei nostri giorni. Poirot è Poirot, odioso, saccente, preciso, ma infallibile.
Quasi più di un libro, un gioco da giocare sapendo che si perderà, solo per il gusto di provarci perché alla fine l'importante è partecipare e conoscere un testo che non può per sua naturale struttura non rimanere impresso nella memoria, per contenuto e svolgimento della trama.
Chi ama i gialli li amerà ancora di più, a lettura conclusa, chi non li amava non li guarderà più con gli stessi occhi.
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AGATHA CHRISTIE, SERVE AGGIUNGERE ALTRO?
A King's Abbot Roger Ackroyd è conosciutissimo per via della sua inestimabile ricchezza e per il chiacchericcio che il piccolo paese produceva sulle sue nuove nozze con la signora Ferrars.
Ma la signora Ferrars, viene trovata morta, probabilmente un suicidio nella notte tra giovedì 16 e venerdì 17 settembre.
Casa Ackroyd è in subbuglio ed in molti si avvicinano al signor Roger, il quale, una sera viene sentito dalla servitù, mentre discute animatamente con un misterioso ospite, le poche parole captate fanno pensare ad un diverbio che riguardi un lascito economico ma, il risultato di tale diatriba si conclude con il ritrovamento del cadavere del signor Ackroyd.
Chi poteva essere stato? In molti pensano al figliastro, ragazzo bellissimo ma dalle "mani bucate".
Ad indagare sulla vicenda arriva uno strano personaggio, il belga Poirot, il quale si parla sia un vero segugio di casi impossibili.
A raccontare il tutto, attraverso la penna diabolica di Agatha Christie è il dottor Sheppard, personaggio soprale parti che ovviamente, per la sua professione conosce tutto il paese e che può ritrovare in casa una fonte di informazioni notevole: la sorella..vera e propria "pettegola" professionista.
E' prorpio al dottore che il buon Poirot chiederà aiuto per individuare il colpevole dell'assasinio.
In molti volevano trarre beneficio dalla morte di Ackroyd, molte sono le storie e molte sono oscure.
Un capolavoro!
Ci sono pochi altri termini per definire quest'opera di Agatha Christie, un vero genio della letteratura mondiale. Non so se esistono altri giallisti che possano rivaleggiare con questa straordinaria autrice ma, dopo aver letto quest'opera ho profondi dubbi a riguardo.
Un libro ambientato in un'epoca che apparentemente sembra remota per la nostra modernità ma, che si riscopre attualissimo nelle circostanze e nei sentimenti che l'uomo ha insiti da millenni.
Il finale è fantastico, credo uno dei più bei finali che abbia mai letto. Ho capito l'assassino solo una volta letto!
Da leggere per gli amanti del genere, una pietra preziosa in una libreria gialla!
Buona lettura
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Aspettatevi l'impensabile
È il primo libro che leggo di Agatha Christie. Sono rimasta a dir poco "appiccicata" senza riuscire a smettere di leggere finchè non ho scoperto l'assassino. Non voglio far trapelare nulla per non rovinarvi la sorpresa ma sappiate che questo libro vi darà del filo da torcere nel seguirei ragionamenti di Poirot. È allo stesso tempo sembrerà ovvio quando arriverete alla conclusione. Sono rimasta inoltre affascinata dalla maestria dell'autrice nel confonderti e aiutarti a capire allo stesso tempo. Buona lettura!!!!!
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Ennesimo colpo di scena della regina.
Ennesimo capolavoro della Regina del Crimine. Splendido anche questo romanzo benchè inizi e prosegua in modo forse un po' banale, non molto lontano dalla classica Inghilterra che da sempre racconta nei suoi libri: casa padronale, un cadavere che viene trovato nello studio, un'immensa fortuna che verrà presto ereditata da qualcuno. Apparentemente nulla di nuovo, ma la Christie riesce nuovamente stupire con un altro colpo di genio.
Ai lettori a cui piace individuare l'assassino prima che Poirot lo sveli, posso solo dire che sarà molto difficle farlo. Io stessa sono arrivata a capirlo solo poche pagine prima che lo svelasse il detective.
Con tutte queste considerazioni resta un romanzo encomiabile in tutto e per tutto ed è d'obbligo leggerlo per gli amanti del genere, benchè anche quei lettori che generalmente si interessano ad altri tipi di libri, sono certa, troveranno la lettura interessante.