Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror L'amico d'infanzia di Maigret
 

L'amico d'infanzia di Maigret L'amico d'infanzia di Maigret

L'amico d'infanzia di Maigret

Letteratura straniera

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Ma che coincidenza: proprio in quella giornata di metà giugno, con l’aria tiepida che entra dalla finestra aperta insieme ai rumori di Parigi, e Maigret che, ipnotizzato da una mosca, non può fare a meno di ripensare a certi giorni lontani in cui «una mosca che svolazzava attorno al suo banco diventava molto più importante della lezione del professore» – ebbene, proprio in quella pigra mattina inondata di sole si presenta al Quai un vecchio compagno di scuola. E non uno qualsiasi: Léon Florentin, il figlio del miglior pasticciere di Moulins.



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L'amico d'infanzia di Maigret 2014-01-12 07:52:12 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    12 Gennaio, 2014
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Maigret e l'amico d'infanzia Léon

Gli amici d’infanzia ci riportano sempre ad un periodo perduto della nostra vita ed è proprio questo che accade a Maigret, quando va a fargli visita Léon Florentin, il figlio del miglior pasticciere di Moulins, quello che aveva sempre le tasche piene di soldi ed era sempre così sicuro di sé. Quel tipo, un tempo così loquace e quasi un bullo, ora è nei guai. Gli racconta quello che gli è accaduto: è il testimone involontario di un delitto. Il suo racconto ha poco di credibile, ma il commissario Maigret vuole dar credito all’amico e pensa che nelle parole dell’amico “d’infanzia” ci sia un fondo di verità. Non vuole pensare che Léon possa essere l’assassino.
All’inizio le indagini procedono però un po’ a tentoni, perché la vittima, la donna che manteneva da anni, era mantenuta anche da altri uomini.
L’unica testimone che potrebbe dire di più, la portinaia dello stabile dove abitava la vittima, è una donna reticente e non parla molto non provando simpatia nei confronti di Maigret.
L’inchiesta iniziata come sempre un po’ a rilento e con un ritmo rilassato, si fa presto serrata. Solo Maigret, con la sua abilità logica e il suo metodo, come dice il protagonista stesso, “di non avere metodo”, può far luce sul giallo che vede coinvolto il suo amico d’infanzia.
Come sempre il romanzo è breve, le inchieste condotte da Maigret si discostano un po’ dai metodi del poliziesco classico, ma tracciano suggestivi ritratti psicologici dei personaggi coinvolti, nella misteriosa atmosfera della città di Parigi.
Consigliato.

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L'amico d'infanzia di Maigret 2012-11-15 08:04:48 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    15 Novembre, 2012
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L’amico bugiardo

A chi non è mai capitato di ritrovare dopo tanti anni di silenzio un amico d’infanzia? E’ quello che accade a Maigret in un mese di giugno dalle tiepide temperature. Se ne sta nel suo ufficio al Quai d’Orsay a osservare una fastidiosa mosca che indifferente si pulisce le zampette su una pratica, quando entra Florentin, suo compagno di liceo, il bullo e il buffone della classe, bugiardo per natura e scansafatiche. Quello che gli racconta (si tratta di un delitto di cui sarebbe stato involontario testimone) ha ben poche parvenze di credibilità, ma il nostro commissario, pur consapevole, pensa che nelle parole dell’amico ci sia un fondo di verità e che comunque lui non sia l’assassino. Le indagini procedono un po’ a tentoni, anche perché la vittima, benché mantenuta da più uomini, aveva un comportamento, dal punto di vista giuridico, del tutto adamantino. E poi c’è chi sa ed è reticente, anche per poterci guadagnare, e questi è la portinaia dello stabile dove abitava l’uccisa, una donna più simile a una cariatide che a un essere femminile e che non trova di certo la simpatia di Maigret, atteggiamento peraltro platealmente ricambiato.
L’inchiesta si fa serrata, si arriva a sapere i nomi degli uomini che mantenevano la vittima e infine, in modo del tutto logico, il commissario potrà mettere le mani sull’omicida e assicurarlo alla giustizia.
L’amico d’infanzia di Maigret non è forse fra i migliori della fortunata serie, magari la trama è avvincente, ma Simenon è meno accorto nelle descrizioni dei personaggi, trascura un po’ l’ambientazione, benché torni a evidenziare, in modo qui più marcato, una sua caratteristica: l’avversione per i potenti, per quel loro modo di comportarsi come se a loro tutto fosse permesso; dimostra invece una certa disponibilità, per non definirla addirittura pietà, per i vinti, per chi dalla vita ha ritratto solo amarezze, come il suo amico Florentin. Beninteso, il termine amico è un po’ forte, perché si ne ha compassione, ma non sia mai detto che questa ravvivi un antico legame che in verità non c’è mai stato, quel legame, di altra natura, che Maigret ricorda avrebbe voluto avere con la sorella, con cui doveva esserci una reciproca simpatia, perché quando lui entrava nella pasticceria di famiglia, lei, da dietro il banco, arrossiva. Questa quasi confessione, esposta pudicamente, di un’attrazione giovanile impreziosisce la narrazione, anche se si tratta di un paio di righe, perché in un uomo, già avanti con gli anni, felicemente sposato e che gode di una posizione invidiabile, il ricordo di una passione di gioventù è un tuffo al cuore, forse un rimpianto, è una mesta considerazione su un tempo andato e che mai più ritornerà.
Da leggere.

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