L'affare cage
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Recensione della Redazione QLibri
920 SFUMATURE DI NO(IA).
L’Affare Cage – Greg Iles, 2014
(Titolo Originale: Natchez Burning)
920 SFUMATURE DI NO(IA).
Non bazzico abitualmente i verdi pascoli del thriller/giallo e sono stata ben contenta della novità.
Almeno fino al momento di cominciare a leggere.
Anni ’60, Nantchez, Mississippi (al confine con la Luisiana) brutale uccisione del gestore di un negozio di musica, da parte dell’ala “dura” del Ku Klux Klan. L’uomo è accusato di aver offerto protezione ad un giovane musicista nero che ha commesso l’imperdonabile errore di andare a letto con una ragazza. Bianca. Figlia del boss locale. Anche questo giovane subirà un destino orrendo.
Così come molti altri giovani di colore che lottano per i diritti civili.
Cinquant’anni dopo, Viola Turner, anziana infermiera di colore e malata terminale muore in circostanze bizzarre. Forse un’eutanasia riuscita un po’ male. Forse molto peggio.
Ma Viola è stata l’infermiera – nonché amante – di Tom Cage, wondermedico e fiero padre del nostro protagonista, Penn Cage. Penn Cage è sindaco, romanziere, ex-pubblico ministero, figlio devoto, padre amorevole, vedovo affranto e fidanzato affettuoso. Nonché spina nel fianco dei cattivi. Passati, presenti e futuri. Quando si annoia e non sa cosa fare, dà ripetizioni di fisica a Tony Stark, risponde alle decine di messaggi in segreteria di Batman, che non sa come cavarsela a Gotham City senza di lui, e dà la dritta giusta a King per il prossimo libro.
E Penn non è neanche il personaggio più molesto della storia.
E non è neanche troppo esatto parlare di personaggi, in questa storia.
I personaggi “giovani” sono degli stereotipati clichè: le nere “calde”, le bianche “fredde”, i bambini “saggi”, i giornalisti martiri della causa, le donne in carriera non sanno cucinare, quelle quarantenni non sanno cucinare E vorrebbero diventare madri, le madri sono devote alla famiglia, i figli sono amorevoli, i padri guide sicure, i cattivi sono appassionati di armi e di trofei macabri; a volte trasformano in armi i trofei macabri, sono potenti, sadici e corruttori. In tutto ciò, ogni tanto, spunta fuori tipo fungo qualche personaggio altrimenti inutile, ma che ha un qualche – scoperto – scopo ai fini della trama, e l’autore, attraverso la voce di Penn Cage che narra in prima persona, ci racconta per venti pagine quanto sono straordinari, in genere tediandoci sulla marca del loro cellulare, della loro auto, del loro fondotinta (giuro che è vero!), della birra che bevono.
Passata la cinquantina, i personaggi, o sono “incredibilmente” in forma come ventenni o sono malati terminali, agonizzanti per malattie varie, ma dallo spirito indomito.
(Su tutti. Capitolo 42. Descrizione di casa, vita e miracoli di Pythia Nolan. Personaggio tirato fuori dal cilindro nel capitolo prima. E non si capisce come si sia potuto farne a meno fino a quel momento – non “noi” lettori, proprio l’universo mondo – perché anche l’anziana lady non sono è, è stata e sarà, wonder woman, ma possiede doti di chiaroveggenza – d’altronde si chiama “Pizia”… notare la finezza – è ricchissima, bellissima, coltissima ed in grado di manipolare le menti altrui come neanche Voldemort. Per quanto concerne influenza e potere… be’ il Cardinale Richelieu dovrebbe prendere lo zainetto e tornare all’asilo, al suo confronto. Ah dimenticavo. Per fortuna lei è tanto buooona. E sta morendo per un enfisema. E fornisce a Penn qualcosa che gli salverà la pelle. Obviously. Del resto il personaggio è stato introdotto apposta.)
Ok, va bene.
I personaggi non hanno un grande spessore.
Ma è un thriller. Di solito non c’è tempo per fare una buona caratterizzazione ed è la “storia” adrenalinica ed incalzante a costituire il divertimento del lettore.
La storia non c’è.
Il tema centrale (che ogni tanto ci viene ribadito, casomai fossimo distratti) è: siamo disposti a fare i conti con il fatto che l’idea grandiosa che abbiamo di nostro padre potrebbe non essere troppo conforme alla realtà? Sì, no, forse. Risponde Penn Cage di volta in volta.
Il tentativo di connettere i delitti degli anni ’60 (praticamente QUALSIASI delitto degli anni ’60) con la realtà attuale di Nantchez viene portato avanti spaciugando in modo molesto alternando le voci narranti e cercando di creare “suspence” con tecniche tali che poco ci mancava che l’autore si mettesse una pila sotto la faccia e facesse la voce della strega cattiva.
E come se questo non bastasse, dopo 920 pagine (avete letto bene 9 – 2 – 0 pagine, novecentoventipagine!) non si degna neppure di “chiudere”. Chi ha ucciso la Turner non lo sappiamo, di chi è suo figlio non lo sappiamo, che fine fa Tom Cage non lo sappiamo.
Il martire si immola e porta con sé un cattivone.
E Penn Cage e la sua intollerabile fidanzata, malconci ma sani e salvi sono pronti per il prossimo “romanzo”.
Che io non leggerò.
A meno che l’alternativa di lettura non sia l’elenco del telefono.
Nel qual caso ci penso.