L'addestratore
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Teoria dei giochi
E se due abili giocatori si incontrassero e in palio ci fosse la loro vita? Se lo immagina Deaver, che in questo romanzo, inventa un tipo di thriller del tutto inedito. Come sempre abbiamo da un lato i buoni incarnati dalle forze dell'ordine e dall'altra un efferato killer, ma. E' proprio in quel ma che lo scrittore mette tutta la sua bravura di narratore e la sua abilità nel tessere una trama che sia al contempo resistente a ogni critica, affascinante da seguire e anche stilisticamente gradevole. I due giocatori sono un agente che si occupa della protezione di testimoni e un esperto in raccolta di informazione. per inciso gli strumenti di lavoro preferiti di quest'ultimo sono carta vetrata ed alcool, che pare, dopo essere sfregati sui piedi dell'informatore siano particolarmente efficaci nel far tornare la memoria e la voglia di parlare. In un complicato gioco di mosse dove ognuno dei giocatori cerca di anticipare l'altro, e dove conta soprattutto l'acume e l'intelligenza i due catturano prima di tutto il lettore. Il romanzo è scritto molto bene, visto tra l'altro la complessità della storia piena di dettagli che devono combaciare, a rischio di rendere il tutto ridicolo. Quello di cui si deve preoccupare chi legge non è solo la complicata caccia all'uomo, ma anche chi sia l'uomo o la donna che deve essere protetto, quali segreti nasconde e a chi interessano. Solo forse un tantino complicato e certamente con qualche passaggio un po' forzato, ma meritevole di essere letto.
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Una partita a...dama
Più che una partita a scacchi tra un crudele "cacciatore" di informazioni che non esita a torturare sadicamente le sue vittime per estorcere le informazioni che cerca , e un agente governativo incaricato di proteggere i suoi obiettivi, questa è una partita a dama tra i due protagonisti. Una mossa e subito una contromossa, Deaver dice di essersi divertito a preparare a tavolino i colpi di scena del libro, infatti ha
esagerato, ci sono 300 pagine di troppo , soprattutto l'inizio è una schermaglia continua che non porta a niente. Un poliziotto e la sua famiglia vengono protetti da una organizzazione governativa in seguito alla scoperta che il famigerato Harry Loving detto "il cacciatore" vuole rapire uno dei membri della famiglia per strappargli delle informazioni anche a costo di uccidere. Ma quale membro della famiglia è davvero in possesso di quello che cerca il cacciatore e chi lo ha assoldato ? Qual'è il segreto che lo rende un bersaglio ? Domande a cui cerca di rispondere l'agente speciale Corte, che non vuole solo proteggere le persone affidate alla sua custodia ma anche cercare di catturare il cacciatore. Una volta superata la metà abbondante e sviscerato lo scenario il libro diventa più coinvolgente ed il ritmo serrato, si torna a vedere il Deaver che conosciamo, però rispetto ai romanzi con protagonista Lyncoln Rhyme qui è un Deaver in un tono minore.
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Sasso, carta, forbici
Il libro si apre con un magistrale prologo, adrenalinico. La trama si sviluppa tra un alternarsi di mosse tra cacciatore, bersagli e un agente, addetto alla sicurezza personale che ha un legame speciale con il cacciatore. C'è, come sempre nelle sue storie, una grande attenzione ai particolari, con elementi che si uniscono per far scattare l'intuizione. In diversi punti è citata la teoria dei giochi, perchè l'agente Corte è appassionato di giochi di società e la sua intelligenza ed esperienza lo portano a scegliere la strategia migliore per vincere. Poco importante è capire chi è il vero bersaglio. Più bello è godersi le singole mosse della partita. Perchè quando la partita si avvicina alla conclusione, le probabilità che un solo errore porti alla sconfitta crescono in modo esponenziale.
una sorpresa
...sulla trama non aggiungo altro, dal momento che è stata sapientemente esposta da chi mi ha preceduto in questo mio commento. Premesso che è il mio primo libro di Deavers, devo ammettere che si tratta di thriller di alta qualità ! E' sicuramente un gradino sopra la media, molto jntrigante e appassionante. L'unico neo, a mio modesto parere, è rappresentato dai troppi colpi di scena che, se da un lato redono la trama incerta sino alla fine, dall'altro la rendono poco un po' troppo surreale.
Inoltre, sicuramente una nota di merito va anche alla traduttrice, Valentina Ricci. Infatti, penso che se un libro non italiano resta gradevole e scorrevole da legere, sicuramente il grosso del merito va all'autore ma certamente grande merito va riconosciuto anche a chi traduce e adatta l'opera nella notra lingua.
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GIOCATORI E PEDINE
Ancora una volta questo autore non si smentisce, è bravo non si discute.
Particolare di questo libro non è la storia in sé, che ha come protagonista Corte,un agente federale che ha come compito la protezione dei testimoni ,che deve vedersela con Henry Loving , implacabile cacciatore di informazioni professionista, specializzato nella tortura con alcool e carta vetrata, per farsi dire tutto ciò che desidera; ma la struttura stessa della vicenda.
L’autore mette in arto una sorta di gioco (come uno dei tanti comunissimi giochi da tavolo), nel quale i “giocatori” non hanno regole pre-stabilite alle quali adeguarsi, ma il fine ultimo è il raggiungimento dei propri obiettivi con l’utilizzo di qualsiasi tipo di mezzo tecnologico o umano, i due protagonisti sopra citati sono gli effettivi giocatori, che muovono all’interno di questo “gioco” tutti i personaggi secondari come pedine, che possono mettere in atto una strategia vincente, ma, qualche mossa dopo, possono trovarsi ad aver adottato la strategia perdente.
A mio parere, l’impegno maggiore dell’autore è stato in termini di logica e nel far corrispondere ad ogni azione una risposta coerente ed articolata.
Come dicevo inizialmente, la storia in sé non è altro che il braccio di ferro tra buono e cattivo, bene e male, con un particolare inaspettato in più, a mio parere, e cioè che ai due protagonisti piace avere come concorrente l’altro, in quanto sono due menti con grandi capacità strategiche, rispettano le abilità che man mano emergono l’uno dell’altro è come se Deaver avesse voluto sfidare sé stesso nello scrivere una storia articolata in questo modo.
L'autore pone in essere una sfida con il lettore stesso, che fino alla fine non è in grado di prevedere chi è l'effettivo bersaglio di Loving e chi è la "fonte" che lo ha ingaggiato.
Chi vincerà? ma soprattutto a quale prezzo?
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L'addestratore
Jeffery Deaver, per la prima volta nella sua lunghissima scia di romanzi, usa un io narrante protagonista; il funzionario Corte che fa parte di una agenzia di sicurezza governativa che ha come unico scopo la protezione di testimoni o comunque di soggetti in possesso di informazioni chiave. Henry Loving un cacciatore di informazioni professionista, che in passato uccise l'addestratore di Corte, è stato assoldato da una misteriosa “fonte” per estorcere informazioni ad un poliziotto che ora, con la sua famiglia, è sotto protezione di Corte ed i suoi uomini. Corte, appassionato di giochi da tavolo e di società, ingaggia un duello con Loving e i due sono ora cacciatore e ora preda in un continuo altalenarsi di mosse e contromosse.
Come al solito Deaver regala una trama complessa e ricca di colpi di scena, un'atmosfera sempre tesa, azioni mozzafiato ma soprattutto tattiche e controtattiche molto curate dal punto di vista psicologico. I protagonisti, nel bene e nel male, dello scrittore americano sono sempre molto intelligenti e prima che il compimento del loro obbiettivo, catturare Loving e scoprire la “fonte” per Corte o rapire il “bersaglio” per Loving, è importante per loro vincere la sfida di intelligenza e psicologia con il loro avversario in una gigantesca partita a scacchi dove pezzi e pedoni sono reali. Il protagonista, Corte, che narra in prima persona, se da un lato dona un punto di vista soggettivo e fa entrare di più nel personaggio principale, dall'altro appanna ed appiattisce gli altri personaggi e toglie imprevedibilità e suspense.
“L'addestratore” è un buon thriller psicologico, superiore alla media, leggo Deaver da sempre, ho tantissimi suoi libri, si rinnova, usa nuovi personaggi, ma a mio parere purtroppo, il livello dei suoi romanzi è sempre un pizzico più lontano dalle prime avventure di Lincoln Rhyme (“Il collezionista di ossa”, “Lo scheletro che balla”, “La sedia vuota”...) fatta eccezione per “I corpi lasciati indietro”.