L'abito da sposo
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Chi assassina l'assassino?
Se dagli autori francesi vi aspettate solo storie romantiche ed ambientazioni sognati, "L'abito da sposo" è il titolo che vi farà ricredere in pieno. Nonostante abbia come location principale la scenografica Parigi e segua la vita di una donna giovane e bella, capirete già dalle prime pagine di avere di fronte un thriller tanto inquietante da sfociare quasi nell'horror; e forse il punto forte del romanzo è proprio il terrore che riesce a trasmettere pur non raccontando nulla di paranormale.
La narrazione si apre nella ricca dimora dei coniugi Gervais, presso i quali lavora la protagonista, Sophie Duguet, come bambinaia del piccolo Léo. Una sera la donna rimane ad aspettarli fino a tardi e decide di dormire lì; la mattina dopo, scopre che il bambino è stato brutalmente ucciso. Soffrendo di frequenti vuoti di memoria, Sophie si convince di averlo assassinato e decide di darsi alla fuga. Un inizio decisamente cupo, che però rappresenta solo la punta dell'iceberg: la situazione non farà che peggiorare nel corso della storia, diventando uno dei libri più disturbanti letti di recente. Forse solo "Un ragazzo sveglio", una delle novelle all'interno della raccolta "Stagioni diverse" di King, mi ha turbata così tanto.
La trama quindi è ben più contorta di come venga inizialmente presentata, e infatti quello di Sophie non è l'unico POV che il lettore può seguire; purtroppo non posso dire altro perché vi rovinerei la lettura, però è una storia da scoprire pagina dopo pagina. Ed il risultato finale è brillante, grazie alla capacità di Lemaitre di intessere una trama ricca di inganni e manipolazioni, nonché di delineare un cast di personaggi forse un po' ristretto ma molto interessante.
I protagonisti sono infatti estremamente intelligenti ed in grado di sfruttare al meglio le risorse in loro possesso, anche quando queste sono limitate per varie ragioni; seguire i loro piani risulta così affascinante. Peccato manchi un contrappeso dal punto di vista emotivo, perché per quanto mi sia piaciuto leggere delle strategie di Sophie per nascondersi dalle forze dell'ordine, avrei voluto qualche scena in più dedicata ai suoi rapporti con l'amica Valérie e soprattutto con il padre. In questo modo anche la conclusione sarebbe risultata più coinvolgente.
In generale le interazioni tra la protagonista ed il padre mi hanno lasciato un po' perplessa, in particolare perché si svolgono unicamente tramite messaggi in chat, dal tono leggero e un po' fuori luogo rispetto alla cupezza del contesto. Questo è il solo scivolone stilistico, per il resto la prosa del caro Pierre si adatta bene alla psicologia dei protagonisti e ne riflette al meglio le emozioni.
Anche il finale non mi ha soddisfatta del tutto: mi è sembrato un po' affrettato, considerando il ritmo portato avanti per tutto il resto del volume; però di sicuro non è scontato, infatti ero certa si sarebbe puntato su una risoluzione ben diversa.
Oltre a quelli già citati, devo annoverare tra gli aspetti positivi il tono e l'atmosfera, che creano un'ottima suspense per tutto il volume. Da questo punto di vista vi potrebbe ricordare molto dei titoli simili, usciti negli anni seguenti e di ben maggiore successo, come "You" e "Gone Girl"; anche qui ci si concentra su personaggi dalla morale ambigua -o direttamente negativi- per i quali il lettore è però spinto a provare empatia, o comunque un forte interesse. Mi è piaciuta molto anche la scelta di parlare di violenza di genere, sotto diversi aspetti, e di come la si possa ribaltare per ottenere una rivalsa: Sophie non è affatto un'eroina positiva, ma si finisce comunque per capire il suo punto di vista e sostenere in qualche modo le decisioni che prende.