Joyland
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Alla fiera del Re
Stephen King ha superato i sessant'anni e diciamolo, in questa seconda giovinezza la sua narrativa e' cambiata. L'horror di un tempo e' scemato, resta la fantasia e un non so che di macabro e un sorriso commosso. Sapete che vi dico ? Che anche per me il tempo e' trascorso e non avrei piu' la forza di sostenere il giovane King.
Ma questo sì, decisamente sì...
Pago il biglietto, varco la soglia, un cappellino stinto , zucchero filato e hot dog, salsedine e popcorn, eccomi qui , benvenuta a Joyland.
1973 Heaven's Bay , Carolina del nord, solleticato il litorale sabbioso dalla schiuma oceanica e dal vento frizzante. Alle spalle del mare ammicca Joyland, fascino decadente per un vecchio parco che non sta al passo coi tempi, ma vende improvvisazione, vende divertimento.
E il vento canta , suonando con dita invisibili la grande ruota panoramica.
Ogni vecchio legno pregiato ha il suo tarlo, il Castello del Brivido occulta un terribile segreto, una bella ragazza assassinata anni addietro sulle carrozze del tunnel buio e fresco.
Un bambino su una sedia a rotelle guarda il mare, sogna di potere succhiare tra le labbra sottili il suo spicchio di divertimento, Joyland gli fa l'occhiolino.
Si chiama Mike, lassu' sulla ruota ride e osserva il mondo da cinquanta metri e vola , vola in alto come un aquilone felice che si addormenta su sempre piu' su, sulle ali del vento.
Un romanzo che tiene ottima compagnia, si legge con estrema velocita' in un'abbuffata di scrittura linda, divertente e avvincente come da sempre ci ha abituati King. Ben poco horror, ma c'e' dell'altro.
Poi con malinconia arriva l'ultima pagina, ma l'ultima pagina arriva sempre.
Poi arriva l'ultimo giorno in cui ci si e' divertiti, ma l'ultimo giorno di divertimento arriva sempre.
Poi giunge l'ultima sera d'estate, ma l'ultima sera d'estate arriva sempre.
Ehi bello...per te tutto deve ancora cominciare quindi....
Benvenuto alla fiera, alla Fiera del Re. Buona lettura.
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Erin True Crime
Come rischiarare una nuvolosa e triste giornata autunnale? ma con un nuovo libro di uno tra i propri autori preferiti, ovviamente! Ecco perché, a dispetto di una TBR strabordante di titoli in attesa da anni, lustri e perfino decenni, ho deciso di scegliere "Joyland", approdato sui miei scaffali soltanto all'inizio di settembre come regalo molto gradito. Dal momento che il mio umore in effetti è migliorato, non rimpiango affatto di avergli dato la precedenza!
La narrazione è affidata allo studente universitario Devin "Dev" Jones che, nell'estate 1973, si trasferisce ad Heaven's Bay nella Carolina del Nord per lavorare come Allegro Aiutante nel parco divertimenti Joyland. Qui il giovane scopre che il Castello del Brivido è stato il teatro di un macabro delitto anni prima; decide per tanto di far luce sulla vicenda, dando finalmente pace allo spirito della vittima, che sembra infestare l'attrazione comparendo sporadicamente a visitatori e membri dello staff.
Pur essendomi gustata appieno questa lettura, non voglio nasconderne i difetti. Un primo problema è dato dalla sinossi, che confonde parecchio le idee su quale sia la storia da seguire ed anticipa troppe informazioni, arrivando addirittura a spoilerare un evento legato al finale! Comunque, la poca chiarezza della trama non è da imputarsi solamente a chi ha curato l'edizione: nella prima metà del volume infatti, vengono sottolineati degli elementi molto diversi tra loro, e per questo risulta difficile capire quale sia il filone narrativo principale.
Da un punto di vista più soggettivo, devo ammettere di non aver gradito più di tanto la parentesi romance, a mio avviso troppo fine a se stessa. Neppure il finale mi ha convinto appieno, perché lascia alcune sottotrame in sospeso, oppure fornisce una spiegazione poco chiara; e penso in particolare a come viene risolto il problema dell'infestazione spettrale.
Ma lasciamo da parte le lagnanze per concentrarci sugli aspetti più riusciti. Innanzitutto, ho apprezzato fin dalla prima riga il tono spigliato e irriverente del protagonista, ottimo per rappresentare un narratore maturo che guarda con ironia alla sua giovinezza. Mi hanno colpito in positivo poi le piccole anticipazioni che costellano l'intero romanzo, perché rendono più interessante la narrazione, creando dell'aspettativa. Dopo anni di lodi al caro Stephen sembra ormai superfluo, ma non posso che menzionare anche l'ottima caratterizzazione di protagonisti e comprimari, creati mescolando tratti inediti con qualche cliché, con il risultato di ottenere dei personaggi memorabili ed immediatamente accattivanti.
Personalmente mi è piaciuto molto il modo in cui viene rappresentata la crescita di Devin, all'inizio descritto come un ragazzo insicuro sul suo avvenire, che pian piano impara ad accettare i propri difetti ed a farsi forza dei sui pregi; la risoluzione che leggiamo nel finale è una bella metafora della sua neonata consapevolezza. Un'ulteriore elemento positivo a mio parere è dato dall'atmosfera, che risulta perfetta per la fine dell'estate, trasmettendo un senso quasi sognante di nostalgia. E probabilmente, proprio averlo letto in questo periodo dell'anno mi ha permesso di apprezzarlo così tanto.
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Quando un luogo per bambini fa diventare adulti
Siamo di fronte ad un King più maestro di vita che dell'orrore.
Il ventunenne Devin Jones, universitario in bolletta col cuore spezzato, trascorre l'estate del 1973 in Carolina del Nord, ad Heaven's Bay, dove trova lavoro nel modesto luna park di Joyland, dove due anni prima è stata uccisa una ragazza all'interno del "Castello del Brivido", che da quel momento si dice sia stato infestato dal suo fantasma . Sarà un'estate di nuovi amici fidati, di nuovi amori, di crescita verso l'età adulta ma anche di terrore: Devin dovrà proteggere la donna di cui si è invaghito ad ogni costo.
Joyland è indubbiamente un'opera fuori dalle tipiche corde del Re, ma non per questo deve essere considerato di inferiore qualità. Tutt'altro. Necessita solamente di essere letto con un occhio che non si aspetta di venire terrorizzato, bensì di imparare, di crescere: Devin incarna la maggior parte dei ragazzi della sua età, ovvero un'eta di incertezze verso il futuro, di drammi inutili, un periodo in cui si ridefiniscono le priorità e si iniziano a ponderare in modo più profondo le persone.
E' proprio questo che fa il nostro protagonista nell'arco di tutto il libro, dove il thriller ed il tema investigativo fungono solo da contorno, anzi, da pretesto per crescere. E' infatti un libro molto incentrato sulle prime volte: le prime fantastiche, imbarazzanti e insostituibili prime volte.
Tutto ciò porta all'aspetto che ho amato di più in questo romanzo: l'atmosfera.
L'atmosfera creata da King è di pura magia, fatta di tanti piccoli sciocchi particolari che ti fanno viaggiare con la mente: una spiaggia, il mare, la brezza fresca, persone che vorresti avere davvero affianco nel tuo quotidiano, a cui ti affezioni e che ti spezzano il cuore quando giri l'ultima pagina e trovi il bianco di circostanza. Un'atmosfera estiva che ti fa commuovere, che puoi respirare.
Ma nonostante tutto non state troppo sereni...il plot twist colpisce basso e duro.
Personalmente ho amato questo romanzo perché mi ha emozionato, perché ha sempre saputo suonare le note giuste sia nel contenuto che nel modo di esporlo. Ciò che mi ha lasciato alla fine è quel raro e ricercato agrodolce che ti ammalia la mente.
Ho davvero apprezzato anche la brevità dei capitoletti, poiché riescono a dare un ritmo incalzante.
Voto unico dato nel complesso 9/10
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Prime dolci, nostalgiche, volte
Heaven’s Bay, località fittizia della Carolina del Nord. Estate 1973.
Devin Jones ha 21 anni, è uno studente universitario e per permettersi di iscriversi ad un altro anno accademico decide di trascorrere l’estate lavorando a Joyland. È un parco giochi vecchio stile, lontano dalla mondanità dell’emergente fenomeno Disney World, inaugurato ad Orlando nel 1971, ma ancora in grado di assicurare tanto divertimento.
Mentre la fidanzata, di cui è ingenuamente innamorato, si trasferisce a Boston per quella che ha tutta l’aria di essere una fuga più che un trasferimento, Devin si immerge nel magico mondo di Joyland tra nuove amicizie e bizzarri colleghi di lavoro.
Due anni prima il parco giochi era diventato tristemente famoso per essere stato teatro di un omicidio di una giovane ragazza, Linda Gray. Secondo la leggenda, il fantasma della vittima è rimasto intrappolato nel famigerato Castello del Brivido.
Leggendo la trama di “Joyland”, si rischia di aspettarsi un certo tipo di genere letterario. Il romanzo, al contrario, offre tutt’altro. La componente horror è marginale rispetto a quello che è l’obiettivo di King, ovvero raccontare una storia. Più precisamente una storia di formazione. Quella di un ragazzo ventunenne che nel corso di un’estate diventa un uomo.
E a raccontarcela è lo stesso Devin, nel 2012, in una sorta di diario che ripercorre la magia di quell’estate indimenticabile del 1973.
Nostalgica e struggente è la descrizione degli anni ‘70 della costa Est degli Stati Uniti, tra jeans sdruciti, telefoni a gettoni, i The Doors e i Pink Floyd sulla cresta dell’onda, i parchi giochi e le fiere itineranti che attiravano ancora una moltitudine di pubblico. È una storia di prime volte, tenere e dolci.
Il primo incarico lavorativo, la prima impagabile sensazione di indipendenza, le prime vere esperienze con l’universo femminile.
Nelle retrovie, come un’ombra minacciosa, il fantasma di Linda Gray che chiede giustizia.
Anche per me la lettura di questo romanzo ha rappresentato una sorta di prima volta. È stato infatti il mio primo libro di Stephen King.
E se da un lato la componente horror non sfrutta a dovere le potenzialità che un’ambientazione come Joyland poteva offrire, dall’altro ho divorato le 350 pagine, apprezzandole per la delicatezza e le tante sfumature che King dimostra di saper trasmettere quando scrive storie di formazione.
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Se King avesse ancora le energie e l'ispirazione d
Poco tempo fa mi sono lasciata tentare e ho acquistato questo Joyland incuriosita dalla trama che prometteva un ritorno ai vecchi temi cari a King.
Una storia ambientata in un parco divertimenti americano dove la storia di un ragazzo si intreccia con un mistero, con un bambino dai poteri paranormali e altri temi cari a King come l’infanzia, la giovinezza perduta, l’adolescenza che si porta dietro le sue magie e i suoi dolori apparentemente insormontabili.
Devin Jones è un giovane studente universitario che per la stagione estiva decide di lavorare in un parco divertimenti per racimolare qualche soldo, parte con pochi soldi in tasca e triste perché ha la sensazione che non rivedrà più la sua ragazza Wendy che invece è partita anche lei per lavorare, ma altrove... e forse anche con qualcun’altro…
A Joyland Dev conosce il personale del parco, i suoi compagni/colleghi Tom ed Erin e stringe una profonda amicizia con loro, un’amicizia che durerà tutta la vita. Come sempre King è molto preciso e puntuale nel tratteggiare i personaggi che ruotano intorno a Dev, dagli inservienti del parco all'anziano proprietario Easterbrook.
A Joyland come in tanti luoghi c’è un mistero…il mistero della giovane che è stata uccisa all'interno del tunnel del terrore molti anni prima e il di cui fantasma pare infesti il parco, tanto che Madame Fortuna, una semi-ciarlatana (o forse no?) che predice il futuro poco lontano dal tunnel, ha paura anche solo ad avvicinarsi…
Le sparate di Madame Fortuna pare inizino ad avverarsi…Dev è molto perplesso e il suo amico Tom lo prende in giro…sino a quando vede il famigerato fantasma.
L’estate è agli sgoccioli, tutti i ragazzi stagionali se ne vanno, ma Dev deve rimanere, deve vedere il fantasma e decide di fermarsi lì un altro anno, una sorta di anno “sabbatico” dallo studio, anche un po’ per dimenticare Wendy.
Dopo poco tempo conosce due persone che cambieranno sensibilmente la sua vita: Ann e Mike Ross, madre e figlio, lui affetto da distrofia muscolare e prossimo alla morte, ma dotato di un “dono” paranormale.
La vita di Devin non sarà più la stessa e lo porterà alla ricerca dell’assassino della ragazza del parco (Linda Grey) aiutato anche da Erin che con le sue ricerche si avvicina alla risoluzione del caso.
Ovviamente non vi svelo il finale.
Questo romanzo è piuttosto breve, si legge agevolmente in 3-4 giorni e diciamo che è un po’ una macedonia dei temi classici di King:
• L’adolescenza come età perduta, età di grandi sogni e di grandi ideali
• Un ragazzino dai poteri paranormali: come in Carrie e molti altri romanzi
• Disabilità / disagio: qui è addirittura una malattia mortale, in IT era la balbuzie piuttosto che il non essere “popolari” tra i coetanei.
• Fanatismo religioso: il padre di Ann Ross è un predicatore, la mamma di Carrie era una fanatica religiosa.
In più possiamo mettere l’ambientazione un po’ diversa dagli altri lavori (sud Carolina e non Maine, anche se il protagonista ovviamente è del Maine) e la ricerca di un assassino in stile più poliziesco che thriller.
Come vedete la macedonia ha molti ingredienti, ben mescolati, ben assemblati ma solo accennati e credo che se King avesse ancora le energie e l’ispirazione di un tempo questo romanzo sarebbe stato lungo il triplo.
È godibile e ben scritto, piacevole e sicuramente un lavoro discreto, certo non è al livello di lavori passati e non è certo irresistibile, non rappresenta uno dei romanzi di King che bisogna assolutamente leggere, ma è gradevole.
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Luna park da quasi..paura
E' il 1973. Il costo della benzina e le crisi internazionali sono ben lontane dalla mente di Devin Jones. La sua Wendy lo ha lasciato. Il primo amore, quello che solo a vent'anni è così assoluto e insostituibile ha deciso che è ora di iniziare a camminare da soli. Il ragazzo d'impulso decide che quell'anno il suo lavoretto stagionale per finanziare l'università sarà in un parco diverimenti.
Tra pensieri più o meno convinti di suicidio lo accompagneremo in quell'estate che a detta dello stesso Devin gli cambierà la vita. Con lui entreremo nel mondo dei luna park: industrie che vendono divertimento. ci trasformeremo in Howie, ci incuriosiremo di fronte all'inevitabile fantasma del parco e ci commuoveremo per il non meno evitabile bambio malato.
Questo è un pò diverso della maggior parte dei libri di King. I personaggi sono sempre delineati con sagacia e precisione come piace a me. C'è una storia normale, che pian piano si trasforma in qualcos'altro, abbiamo il sovrannaturale e anche qualche incursione nella violenza. Trovo però che questi due aspetti siano più marginali rispetto a quanto succede in altri romanzi di King. Il centro è Joyland un parco divertimento un pò demodè rispetto alle multinazionali del divertimento. Al suo interno però si aggira una moltitudine di varia umanità che gli dà il fascino di ua vecchia signora con tante storie da raccontare.
Il finale anche se poco credibile, offre comunque una soluzione inaspettata al mistero che aleggia tra tutte le pagine del libro. In definitiva quindi pollice alzat anche per quello.
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uno schifo e mi reputo offesa!
No, non si può leggere un libro di Stephen king e rimanerne delusi completamente!
Non si può neanche dare un voto oltre le due stelline perché questo libro FA SCHIFO!
Ma io mi domando: c'è qualcuno di quelli che ha letto questo libro che ha letto Shining? It? The Cell? Cose Preziose?
E proprio a voi domando: in questo libro c'è davvero la mano di Stephen king?
Potete davvero dire che è stato lui a scriverlo?
Secondo me no ed è per questo che do una stellina a stile/contenuto/piacevolezza.
Stephen King è noto per far entrare il lettore dentro alla psicologia di tutti i suoi personaggi, descrive le scene come se potessi realmente vederle materializzarsi li di fronte a te...
Questa schifezza è merito di un gosth writer, lui c'ha messo solo il nome!
L'idea del romanzo dell'orrore ambientato in un luna park era favolosa e il fatto che fosse stato scritto dal Re dell'incubo mi ha fatto credere che ciò che avevo in mano fosse un piccolo tesoro con cui passare qualche giorno in casa, sotto le coperte con una tazza di te caldo fra le mani.
Fino a pagina 288 si fa qualche breve cenno della ragazza uccisa nel tunnel dell'orrore e poteva essere affrontata alla S. King.
Orrore, angoscia, paura... Tutte cose che sono mancate all'appello!
Da pagina 288 in poi arriviamo davanti al tunnel dell'orrore, vediamo il cerchietto azzurro e scopriamo l'assassino che è ovvio fin dalle prime pagine! (SONORO SBADIGLIO!)
Mi dispiace ma non darò un voto alto solo perché si sta parlando di Stephen King o perché lui è il re indiscusso (faccio questa premessa perché so che ci sarà chi mi dirà contro!) ma sinceramente non posso leggere un libro del genere e consigliarlo o dargli un voto alto solo perché è famoso!
SONO SOLDI SPRECATI!
Da questo libro ho potuto captare una sorta di malinconia, uno strascico dei bei tempi e tante belle idee finite con un buco nell'acqua.
Non è il vero King.
Secondo me è un prodotto commerciale scritto da altre mani e sinceramente tutti i fan di King dovrebbero sentirsi offesi perché è una presa in giro bella e buona!
Sulla quarta di copertina c'è scritto "Chi ha coraggio di entrare nel tunnel della paura?"
A me piacerebbe rispondergli: Ho comprato questo libro per mettermi alla prova ma posso solo dire che il biglietto per entrare l'ho pagato caro ma di tunnel o fantasmi, neanche l'ombra!
p.s: Il caro protagonista "facciamoci seghe mentali sulla morosa che mi ha mollato senza darmela Dev" (scusate la volgarità ma per metà libro si parla solo di questo) è entrato si e no 3 volte in tutto il libro dentro alla famosa e inquietante attrazione e non è neanche dotato sesto senso!
Vi basta?
A me decisamente no!
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Sono piccoli problemi di cuore.
Autunno 1973.
Devin, giovane studente saltuariamente lavoratore, sarebbe stato costretto a trascorrere interminabili e patetiche giornate nel vano tentativo di lenire le ferite lasciategli dalla prima delusione d’amore, se non gli fossero state aperte le porte di Joyland, letteralmente “Paese della gioia”.
Dapprima un impegno estivo, poi una promessa più seria fatta a se stesso.
Joyland sarebbe stata la sua cura, Joyland sarebbe stata la sua sfida.
L’elemento “horror” della storia viene introdotto senza troppi giri di parole.
L’enorme e luminoso parco di divertimenti, anni addietro, fu teatro di un macabro omicidio.
Una giovane fanciulla in compagnia di quel che si supponeva essere il suo fidanzato viene trovata morta nel Castello del Brivido.
Il suo corpo rinvenuto ai margini della rotaia, la sua anima vagante nel luogo che ha ospitato il suo ultimo respiro.
Anni dopo, il caso della fanciulla dal cerchietto celeste desta ancora la sua quota di curiosità.
Curiosità che attanaglia anche il nostro piagnucolone Devin.
Dopo una serie di indagini, di segnalazioni e di confronti, che coinvolgono anche un bambino sensitivo e la sua avvenente madre, si giunge all'assassino attraverso una banale intuizione.
Sinceramente, e personalmente, un racconto abbastanza scadente.
Alcune puntate di Don Matteo risultano essere più avvincenti.
Tra le note positive, accanto alla storia del il piccolo Mike dal destino tristemente segnato, vi è l’analisi dell’altalenarsi delle emozioni patite da Devin dopo la delusione d’amore. King dà speranza e strappa anche qualche sorriso lasciando intendere che la fine di un amore di per sé non è mai qualcosa di completamente negativo od insormontabile.
Per chi va incontro ad un periodo del genere è un buon libro.
Per chi vuole un thriller degno di essere definito tale e non un romanzo a tratti rosa a tratti “giallino” che cercasse altrove.
Brividi D’incanto
Siamo tutti stati in una Joyland. Alle soglie del regno delle meraviglie, palcoscenico per le luci dagli innumerevoli e sfavillanti colori, terra per strambi personaggi dalle stupefacenti e variegate fattezze e per creature fiabesche, che si librano nel loro mondo che sembra materializzarsi come disegnato dal pennello di un fantasioso e magico artista. Quel mondo fatto di divertimento e gioia con le sue macchine strabilianti, di paura e tensione con i suoi castelli stregati e le evanescenti presenze nascoste negli angoli oscuri.
L’aria è pregna degli squisiti odori di zucchero filato e degli hot dog, vibrante dei suoni soavi riprodotti da quei bimbetti estasiati, ed anche della soddisfazione di quei ragazzini cresciuti, ma più nel corpo che nell’animo.
E’ questo il mondo incantato di Joyland, partorito dalla eccellente penna di Stephen King, quel luna park che è stato un po' per tutti oggetto del desiderio e dello stupore dei nostri occhi di bambino.
Il mondo dei “bifolchi” è perfetto scenario per la piacevole storia che lo scrittore ci racconta e che coglie tante sfumature quante sono le sfaccettature del parco che la ospita, talune piacevoli e sfavillanti, altre tenui e dolorose.
E come ogni luna park che si rispetti ha la sua “ectoplasmica” leggenda celata nelle pareti dell’orrore, ogni storia, compresa quella di Joyland, ha il suo “mostro” da sconfiggere. E non è detto che il mostro e l’ectoplasma debbano sempre coincidere.
Stephen King ci porta a Joyland, tra le sue luci, i suoi profumi e i suoi afratti bui, raccontandoci una storia che valeva la pena raccontare, portandoci sulla cima della ruota panoramica, dove sovrastando questo mondo fatto d’incanto, seppur con le sue luci e le sue ombre, ci sembra davvero di volare.
“La gente pensa che il primo amore sia tanto dolce, e lo diventi ancora di più quando il legame si spezza. Conoscerete almeno un migliaio di canzoni pop e country sull’argomento, con qualche povero scemo dal cuore infranto. Ma quella prima ferita è la più dolorosa, la più lenta a guarire e lascia una cicatrice orribile. Che ci sarà di dolce...”
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JOYLAND
E' l'estate del 1973 quando Devin Jones, ventunenne disperato per essere stato lasciato dalla fidanzata, decide di trascorrere le vacanze estive lavorando nel parco di divertimenti di Heaven's Bay: Joyland...il luogo della gioia...
E fra le lunghe passeggiate in riva all'oceano, nuovi incontri e conoscenze, Devin imparerà "la parlata", il gergo del parco, e ad amare il suo nuovo lavoro.
Ma il Re non si smentisce e anche questa volta il brivido fa capolino: una previsione di Madame Fortuna, la maga del parco, lascerà intuire a Devin che nella sua vita sta per entrare un bambino molto speciale, che tutte le mattine lo saluta dal portico della sua villa sulla spiaggia.
E poi c'è il Castello del Brivido che nasconde un segreto: diversi anni prima una ragazza è stata sgozzata e gettata fra le spaventose attrazioni del Castello. Si dice che il suo fantasma sia rimasto imprigionato in quel luogo e qualche volta appaia, mai ai clienti.
Insomma, King non si smentisce e ci trasporta anche questa volta nel suo mondo, dove mistero e brivido si intrecciano mentre l'estate volge al termine e l'oceano si prepara ad accogliere la prima tempesta della stagione.
Un horror non particolamente spaventoso o profondo, con una bella ambientazione, che risulta comuque essere una piacevole lettura.
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Devin cresce al sinistro luna park
In molti hanno accolto con entusiasmo questo nuovo romanzo del Re facendomi ben sperare, considerata la mia accorata militanza da fan di vecchia data.
Purtroppo mi sono trovato ben presto ad accogliere con decrescente trepidazione le peripezie del giovane Devin. La tensione è molto discontinua e il percorso di maturazione del protagonista poggia su basi che lo scrittore ha già sviscerato (e molto meglio) in altri suoi romanzi.
Comunque resta una lettura piacevole e agile, con figure amabili, a tratti anche commoventi, ed un' ambientazione stereotipata forse ma non utilizzata banalmente, in cui il macabro e l'allegro da sempre si fondono in qualcosa di magicamente ambiguo..
King riesce a plasmare secondo le sue regole narrative questo (non) luogo in un habitat quasi onirico, in cui sogni e incubi si affastellano senza soluzione di continuità, mettendo per la prima volta il protagonista davanti alle bellezze della vita, miscelate a quelle inevitabili paure più o meno giustificate.
In questo caso tutto inizia con un omicidio perpetrato anni prima, da cui poi si è generata quella che secondo opinione comune è solo una leggenda, Devin scoprirà suo malgrado che ogni leggenda ha il suo carico di verità. E dovrà rischiare parecchio per venire a capo del dilemma ben sospeso tra ghost-story e thriller classico.
Un King nostalgico come solo lui sa essere, anche ricattatorio ma in maniera mai sgradevole. Prende per il cuore il lettore, lo porta in spazi a lui congegnali e tra rimpianti, occasioni colte e sprecate, stille di vita assorbite fino in fondo e una consapevolezza quasi fatalista davanti all'imponderabile costruisce una storia disponendola secondo uno schema a lui più che congeniale, in cui sguazza che è un piacere.
Storia tutto sommato gradevole ma priva di folgoranti lampi di classe, ottima per il lettore neofita un po' meno per chi il buon Stephen lo segue da più di vent'anni conoscendone ogni malizia.