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It è un romanzo horror scritto da Stephen King e pubblicato nel 1986. In una ridente e sonnolenta cittadina americana, un gruppo di ragazzini, esplorando per gioco le fogne, risveglia da un sonno primordiale una creatura informe e mostruosa: It. E quando, molti anni dopo, It ricomincia a chiedere il suo tributo di sangue, gli stessi ragazzini, ormai adulti, abbandonano famiglia e lavoro per tornare a combatterla. E l'incubo ricomincia.



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It 2020-06-26 16:07:46 Dalia B.
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Dalia B. Opinione inserita da Dalia B.    26 Giugno, 2020
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1200 pagine che finiscono troppo in fretta

CONTIENE ALCUNI SPOILER
Uno dei romanzi più popolari e forse più riusciti dell'autore, che si affaccia sul mondo dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta senza ricorrere troppo spesso allo stereotipo.
Sicuramente un libro che ha molto da narrare e che si prende le sue pagine per farlo, ma ogni arco narrativo e ogni sottotrama si intrecciano in modo talmente scorrevole che, pur pensandoci e ripensandoci, non "taglierei" nemmeno una singola pagina per snellire il tutto.
Parla di amicizia in modo quasi commovente, parla dell'amore infantile con un realismo oserei dire brutale, che sfocia poi in una malinconia grandissima, parla delle paure radicate che sembrano insormontabili, parla persino della graduale digressione nella follia del bullo che tormenta i ragazzini protagonisti.

È un horror, sì, ma è anche molto di più. È il racconto dei traumi dell'infanzia che si stanziano nell'inconscio umano (nel senso più Freudiano del termine) e che tornano a bussare alla porta nell'età adulta, e l'uccisione del mostro è proprio la sconfitta di queste paure radicate, quasi una catarsi finale.
La creatura antagonista che incontriamo in questo libro, e che non possiamo neanche definire "clown" perché si tratta di un essere informe, o di cui se non altro la vera forma resta un mistero, ci è presentata come profondamente disumana, aliena, oscura e sfuggente, forse onnipotente.
Invece ad un tratto la scopriamo quasi umana, poiché prova un sentimento sconvolgente di terrore nello scoprirsi vulnerabile, nello scoprire in modo quasi repentino che nell'universo sono presenti forze superiori ad essa, che la potrebbero contrastare. Per un attimo, si parla davvero di poche pagine, vediamo il mostro provare paura.

Verso la fine King, forse resosi conto di aver creato un essere troppo potente, vira su una narrazione quasi "fantascientifica", poiché appunto scopriamo che questo mostro proviene dal cosmo ed è stato generato dalla forza senza superiori dell'Altro. Segue una scena che ha tutte le caratteristiche di un sogno, un viaggio extracorporeo, e che è in un certo senso confusionaria, nella quale vediamo il protagonista avere un dialogo con la Tartaruga che ha generato la galassia di cui lui stesso fa parte. Forse stride un po' con il resto della storia, che sembrava improntata su un altro tipo di soprannaturale, ma in ogni caso è ben narrata e inoltre contiene lampanti riferimenti ad altre opere dell'autore, cosa che apprezzo sempre molto.

Nel finale, e con questo intendo proprio l'ultima pagina, troviamo il protagonista, Bill Denbrough, che (spoiler) si risveglia da un sogno con accanto sua moglie e, sarò stupida io, non ho capito quanto effettivamente della narrazione fatta in precedenza fosse stato un sogno e quanto no. Dunque la moglie (Audra, se non sbaglio) non si è mai risvegliata dallo stato catatonico? Probabilmente si voleva intendere questo.
Nonostante questa domanda che mi è rimasta, in realtà molto insignificante, il finale mi è piaciuto, forse non si poteva scrivere un epilogo più adatto a questa storia. Molto triste il fatto che i protagonisti siano destinati a dimenticare di nuovo, ma mostra come i traumi infantili vengono alla fine lasciati alle spalle, per incominciare una vita nuova. Concludo con una citazione che è un po' il cuore del libro, pur trovandosi alla fine:
"Non è forse vero che anche loro, tutti e sette, hanno trascorso la gran parte della più terrificate e lunga estate della loro vita ridendo come matti? Si ride perché ciò che è spaventoso e ignoto è anche ciò che è ridicolo. Si ride come un bambino piccolo talvolta ride e piange contemporaneamente quando gli si avvicina un clown goffo e dinoccolato e sa che dovrebbe essere buffo... ma è anche sconosciuto, pieno del potere eterno dell'ignoto".

(libro consigliato a tutti, io ho 17 anni ma è adatto a qualsiasi età, forse dai 14 anni in su)

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It 2020-03-30 15:19:06 aislinoreilly
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    30 Marzo, 2020
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“Non si può stare attenti su uno skateboard”

IT.
Nella edizione della collana Superbestseller Paperback da me letta sono ben 1238 pagine. Una autentica infinità, a pensarci bene.
In questo caso non mi metterò a fare una breve introduzione dell’autore (l’arcinoto Stephen King) e parlare della trama mi pare superfluo. Anche il più ignorante della Terra ha sentito parlare almeno una volta del pagliaccio IT che vive nelle fogne della città di Derry e divora i bambini, no? Ecco, involontariamente l’ho fatto, questa era la trama.
Detta così sembra una cosina tutto sommato semplice, qualcosa che si potrebbe narrare in quanto, qualche centinaia di pagine? Invece ecco il nostro Stephen King che dal 1981 al 1985 ci costruisce un Mondo intero, un intreccio di vite e di vicende che ci inglobano in questa realtà terrificante ma avvincente. L’unica cosa che ci tengo a fare in questo mio commento, è parlare brevemente dei protagonisti d questa storia.
William “Bill” Denbrough è il leader del Club dei Perdenti costituito da Benjamin “Ben” Hanscom, Beverly "Bev" Marsh, Richard “Richie” Tozier, Edward “Eddie” Kaspbrak, Michael “Mike” Hanlon e Stanley “Stan” Uris. Il romanzo inizia con la morte del suo fratellino, George, che in una piovosa giornata si imbatte in IT che lo va a mutilare brutalmente, lasciandolo esanime sul ciglio della strada. La vita di Bill verrà completamente stravolta, assieme al rapporto con i propri genitori che si incrinerà definitivamente.
Ben è un bambino particolarmente sovrappeso, bullizzato e preso di mira, come anche gli altri del Club, da Henry Bowers. Molto timido e riservato, prima di incontrare gli altri componenti del gruppo non aveva molti amici e trovava conforto nel cibo e nelle costruzioni.
Bev è l’unica ragazza del gruppo, è spigliata e intraprendente e ne sono tutti (più o meno) segretamente innamorati. Proviene da una famiglia dove il padre la picchia per le più svariate motivazioni, giustificandosi che lo fa per il suo bene.
Richie è il più burlone dei 7, rinominato “boccaccia” per la sua inclinazione naturale alle risposte meno adeguate nei momenti meno opportuni. Ha una buona dose di coraggio ed è quello più incosciente di tutti.
Eddie è asmatico ed ha una madre che tende a scaricare su di lui tutti i suoi timori. Super apprensiva e ipocondriaca, Eddie è il risultato delle sue ansie, ma nel rapporto con gli altri ragazzi troverà la forza di rendersi indipendente dal rapporto soffocante con la madre.
Mike è un ragazzo dalla pelle scura in un paesello dove c’è ancora chi odia quelli che hanno un colore della pelle diverso dal bianco. È comunque forte e buono di cuore, probabilmente il personaggio più moderato di tutti dal punto di vista caratteriale.
Stan, infine, è chiamato da tutti “l’uomo”. Troppo maturo fin da piccolo, troppo poco bambino per poter tollerare i soprusi psicologici di IT senza uscirne segnato per sempre. Scettico, eccessivamente sensibile, quello che vivrà in gioventù segnerà la sua vita più profondamente degli altri.

Il destino li porterà ad affrontare IT due volte nella loro vita. La prima volta nel 1958, quando tutti i nostri protagonisti sono ancora dei bambini, la loro immaginazione sarà potente e IT ne uscirà gravemente ferito. Nel 1985 verranno chiamati a rispondere al loro giuramento, se IT avesse ricominciato la sua carneficina sarebbero tornati a Derry, ovunque fossero nel Mondo. Ecco così che comincia la resa dei conti, il capitolo finale. Ognuno di loro era fuggito da Derry appena ne aveva avuto la possibilità, tranne Mike, l’unico ad essere rimasto in città come un guardiano. È lui a richiamarli a rapporto, è lui a risvegliare in loro i loro incubi. Allontanarsi da quella città maledetta non li aveva svincolati dal loro destino e non li aveva resi liberi come credevano.

Se io potessi parlare con Stephen King avrei diverse domande da porgli, non tanto sulla trama e sul messaggio del romanzo in sé, ma sulla gestione del contenuto di quello che ha scritto.
Perché mi interrompi ogni sacrosanto momento epico con flashback, salti temporali vari, scene passate e presenti dei protagonisti in sequenza casuale? Capisco la suspence, ma ti ho odiato spesso e volentieri per questo.
Perché il protagonista quasi assoluto deve essere una sorta di autoritratto? Troppo scontato, uffa.
Scherzi a parte, perché hai fatto durare lo scontro finale per quasi metà libro e poi non mi hai nemmeno tolto la curiosità su come se la stessero passando tutti tranne praticamente Bill e la sua moglie?
Sono domande stupide, ma potete credermi che me lo sono poste davvero. Poi qui non voglio nemmeno fare spoiler e anticipare troppo, non vorrei mai rovinare il gusto della lettura a nessuno. Per scoprire i dettagli basta guardarsi il film (che io non ho ancora visto) o visitare la pagina Wikipedia dedicata.
Nonostante anche io sia stata estremamente prolissa, avrei potuto descrivere il mio gradimento di questo libro con una sola parola: Ok. Non mi ha entusiasmato perché non amo le lunghissime descrizioni minuziose e non mi ha soddisfatto il finale quasi per nulla. La battaglia è stata epica, ma alla fine IT cos’era? Era veramente un alieno? Perché il paranormale mi piace e mi intriga, ma capire che fosse un alieno venuto a Derry per cibarsi senza uno scopo predefinito mi ha lasciato insoddisfatta. Se qualcuno ha capito qualcosa più di me, non esiti a scrivermi che lo apprezzo sempre.
I personaggi sono ok, costruiti magistralmente, nulla da dire. Non mi hanno coinvolto emotivamente come in altri romanzi, forse perché non mi sono identificata in nessuno di loro in particolare, ma questo è un problema solo mio.
Per il resto c’è poco da dire, se è un bestseller ci sono sicuramente diverse motivazioni. Io sono comunque lieta di averlo finito di leggere e credo che non lo rileggerò mai nella vita. Invidio lo Stephen King del tempo perché darei qualsiasi cosa per poter scrivere come lui, ma IT è veramente troppo, troppo, troppo lungo. Questo è il suo grande difetto e non lo dico perché ce l’ho con i romanzi da 1000 pagine e oltre, ne ho letti e ne ho da leggere… È solo che in alcuni punti mi è sembrato un po’ “annacquato”, tutto qua.

Consigliato per chi ha molto tempo per leggere continuativamente, sconsigliassimo per i lettori occasionali, troppo difficile tenere il passo con le vicende. Per chi ama King è un must, per chi non lo ama troppo lo sconsiglio, gli indicherei di iniziare con “Misery” che è un’autentica bomba.

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It 2020-02-02 19:30:37 Fr@
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Fr@ Opinione inserita da Fr@    02 Febbraio, 2020
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Non bisogna accettare palloncini dai pagliacci.

Tre parole chiave per IT: psichedelia, terrore, speranza.

Quando ero piccola il pagliaccio di McDonald’s non mi piaceva, lo trovavo inquietante.
Non riuscivo proprio a capire perché i bambini volessero addirittura farci foto assieme, con un cartonato, un pupazzo o uno sfortunato ragazzo che ne doveva indossare il costume.
Poi ho conosciuto Pennywise, il Clown Danzante, e mi sono convinta che non avevo tutti i torti.
A parte gli scherzi, chi guardando la prima versione cinematografica o anche quella più recente non ha pensato a Ronald McDonald? Lo stesso Stephen King suggerisce la somiglianza all’interno del romanzo (“se tutto questo fosse avvenuto solo qualche anno dopo, George avrebbe certamente pensato a Ronald McDonald prima che a Bozo o Clarabella”).

Mi sono sempre chiesta il perché King abbia deciso di identificare forse la sua creatura mostruosa più famosa con un pagliaccio, ma sicuramente ci ha azzeccato. Molte persone hanno il terrore dei clown, quindi forse è quello il motivo. IT è capace di incarnare le nostre più profonde e terribili paure, per cui non mi sono sorpresa più di tanto quando compariva nel racconto sotto forma di un pagliaccio con i bottoni arancioni.

La lettura del romanzo è stata lunga, a tratti pesante. Ammiro chi è riuscito a leggerlo tutto in poco tempo, io ammetto che ho faticato, e tanto. Non fraintendetemi, IT è un classico del genere horror che a mio parere va letto prima o poi. Sicuramente è una delle opere più riuscite di King, e lo dimostra sicuramente il fatto che Pennywise sia entrato nell’immaginario comune (anche chi non ha letto il libro e/o visto uno dei film sa chi sia).
Ho interrotto più volte la lettura del romanzo perché avevo bisogno di una pausa, avevo bisogno di leggere altro. E’ forse la prima volta che mi capita, tendo a divorare i libri che inizio a leggere, ma con questo non ci sono proprio riuscita.

Detto questo, sicuramente lo consiglio. Non voglio dilungarmi sulla trama, mille pagine di romanzo sono piuttosto difficili da riassumere in una recensione.
Penso che leggerò ancora IT in futuro. Sono sicura che l’interpretazione che ho dato al racconto, a ogni singolo personaggio, al Maine (credo che a furia di leggere i racconti di King non vorrò mai andare in questo stato americano) saranno diverse in futuro. Interpreterò sicuramente in maniera diversa i concetti di amicizia, di promessa, di paura, tutti alla base di questo romanzo.
Allora, che dire se non “buona lettura”? :)

“L’odio era un novità. Il dolore era una novità. Sentirsi ostacolato nei proprio proponimenti era una novità. Ma al verità più terribile era quella paura. Non paura dei bambini, perché quella era una paura ormai passata, ma la paura di non essere solo”.

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Consigliato agli amanti dell'orrore, del fantastico e, perché no, anche dei racconti in parte comici.
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It 2018-04-02 21:29:38 Ale89
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Ale89 Opinione inserita da Ale89    02 Aprile, 2018
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La città maledetta

Ho letto IT in circa una settimana e sebbene il numero di pagine possa spaventare a prima vista consiglierei di leggerlo in meno tempo possibile perché si tratta di una storia talmente ricca che si perderebbero tanti particolari con una lettura lenta.

La storia tratta infatti di svariati temi: l'infanzia e la crescita di un gruppo di amici, una città e la sua storia singolare, l'emarginazione e la discriminazione, la paura e il paranormale.
In particolar modo direi che It è la rappresentazione della paura degli abitanti presenti e passati di Derry, un'anonima cittadina immaginaria del Maine che tuttavia è nota per il suo alto tasso di criminalità rispetto alla media nazionale. A Derry infatti le sparizioni di bambini, gli omicidi efferati e gli incidenti catastrofici non sono affatto rari e più o meno ogni 27 anni questi eventi culminano in un picco che allarma enormemente gli abitanti.

Siamo negli anni '50 ed un gruppo di bambini delle elementari si ritrovano a giocare insieme nei Barren, dove confluiscono gli scarichi della città. I bambini sono accomunati dall'essere vittime dei bulli a causa di caratteristiche come l'essere grasso, ebreo, balbuziente, nero, ipocondriaco, donna e quattrocchi. Ma essi hanno anche qualcos'altro in comune: hanno visto It, o meglio la forma da lui assunta in loro presenza.

It è un'entità malvagia non meglio identificata che vive nelle fogne della città e si nutre dei suoi abitanti tormentandoli e uccidendoli. Si mostra solitamente assumendo le sembianze di ciò che più terrorizza la sua vittima.

King ha preso spunto dalle sue paure di bambino e una delle cose che lo inquietavano era proprio il clown che tutti hanno imparato ad associare a questo libro.

Gli adulti non sono si accorgono delle visioni dei bambini e quest'ultimi si rendono conto che devono combattere da soli ma possono avere una possibilità se uniscono le loro forze. Fondano quindi il "Club dei Perdenti" e giurano con il sangue che non si fermeranno finché non avranno liberato Derry da It una volta e per sempre.

A rendere il compito più difficile c'è Henry Bowers e la sua banda di bulli che danno la caccia ai perdenti. Quest'ultimi cresceranno e prenderanno le loro strade in luoghi diversi degli USA tranne uno, Mike, che li chiamerà per farli tornare a Derry quando It tornerà a compiere i suoi delitti negli anni '80.

King descrive con dovizia di particolari la città e gli eventi della sua storia passata, e questo sicuramente contribuisce ad accrescere il numero di pagine ma consente anche al lettore di avere una panoramica completa di Derry (consiglio di leggere il libro guardando la mappa della città disponibile sul sito). Questo permette inoltre di capire il modo in cui It agisce nel corso del tempo.

I personaggi sono caratterizzati a fondo e King ci fa conoscere il loro carattere, la loro storia familiare, i loro interessi, tanto da farci affezionare a loro.

In un continuo parallelismo tra anni '50 e '80 i perdenti dovranno affrontare le loro paure più profonde due volte: la prima da bambini e la seconda da adulti quando ormai gli avvenimenti del passato erano stati praticamente dimenticati.
Essi si spingeranno fin nelle fogne, nella tana di It, per sconfiggerlo in un viaggio che assumerà forme sempre meno tangibili.
La paura infatti è un'emozione irrazionale e King riesce a descriverla in maniera squisita sia tramite le allucinazioni terrificanti dei protagonisti, sia attraverso un linguaggio sempre più astratto man mano che essi si avvicinano all'essenza di It.

Questi viaggi mentali ultradimensionali sono una delle cose che più mi hanno affascinato della storia. L'altro sentimento che aleggia nelle pagine è quello dell'amicizia. L'amiciza quella vera e genuina di un gruppo di bambini che giocano e lottano insieme, un legame così forte che non verrà indebolito dal passare del tempo e che è la chiave di volta per sconfiggere il male.

La storia di It descritta nel finale è anche molto interessante, sebbene secondo me non sia stata approfondita a sufficenza. Probabilmente il libro sarebbe diventato un mattone troppo grande se King avesse sviluppato meglio questa parte della storia. A mio parere l'origine e di It e dell'altra entità mitologica, la Tartaruga, è trattata con un po' di superficialità dall'autore che tuttavia a quel punto voleva solo concludere la storia. Il lettore si potrebbe ad esempio chiedere perché un'entità malvagia dovrebbe voler infestare una città e tormentarla con cicli di 27 anni e in tutto ciò qual è stato il ruolo della sua controparte buona, la Tartaruga, che sembra interagire con il mondo solo con qualche semplice parola ai protagonisti verso il finale? Della Tartarura stessa viene detto ben poco, nonostante venga citata più volte nel corso della storia, e il suo esito è abbastanza vago. Se il male è ben rappresentato e caratterizzato nella storia, il bene è percepito solo indirettamente nelle azioni dei protagonisti (anche la scena di sesso che viene trattata come un punto di svolta nella narrazione lascia un po' perplessi).

Io credo che King non si sia posto troppi quesiti e abbia dovuto inserire il personaggio della Tartaruga perché non può esistere il male senza il bene, ma fosse più interessato alla caratterizzazione del male essendo una storia dell'horror. Mi piacerebbe conoscere l'opinione di chi a letto il libro in merito a questa questione.

La storia è comunque un'opera monumentale ed è stato un immenso piacere leggerla.

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It 2018-02-05 20:07:37 FrancescoMirone
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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    05 Febbraio, 2018
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Un classico moderno


Possiamo definire IT un classico moderno, una lettura obbligatoria per tutti. Non è solo un thriller o un romanzo horror, ma anche un romanzo che narra della crescita di un gruppo dei ragazzini, del cambiamento, del tempo stesso. C'è di tutto: amore, amicizia, odio. Oserei definire questo romanzo un psycho-thriller, poiché non solo suscita suspense nel lettore, ma King si inoltra anche nei recessi della mente umana. Da Ben Hanscom a Henry Bowers, tutti hanno qualcosa da nascondere, ognuno di noi ha un lato oscuro. Essenzialmente, il romanzo sembra concentrarsi sulla bellezza dell'età adolescenziale, dove tutto è nuovo. In effetti, vengono spese pagine e pagine per i sentimenti che Ben prova nei confronti di Beverly. Anche Beverly rimane stupita nel vedere il suo corpo di ragazzina che si appresta a diventare quello di una donna.

IT è la personificazione di tutte le paure dei protagonisti. IT può essere vinto solo se si vincono le proprie paure. Quindi, ogni ragazzino si troverà faccia a faccia con ciò che più teme. Bill vedrà di continuo suo fratello Georgie, Beverly vedrà esplodere dal suo lavandino una pozza di sangue ed Eddie dovrà vedersela con un lebbroso che lo perseguita.

Il romanzo si svolge su due distinti piani temporali. La prima parte è ambientata nell'estate del 1958. Mentre la seconda è ambientata nel 1985, ventisette anni dopo. Questi due livelli temporali si intersecano di continuo e King salta con maestria da una dimensione all'altra. Nel 1958 IT è sconfitto grazie all' innocenza all' incoscienza; infatti, nel 1958, vi è paura ma non terrore. Nel 1985 i protagonisti sono più coscienti del pericolo che corrono e la paura lascia il posto all'orrore.

Credo che questo sia un romanzo da gustare lentamente. La mole dell'opera è determinante ai fini della formulazione di un giudizio finale, poiché il numero di pagine a disposizione dell'autore permette di creare un perfetto background per ogni personaggio. Di conseguenza, durante la lettura, veniamo a conoscenza delle paure, dei sogni e degli più oscuri segreti di ognuno dei sette componenti del gruppo.

Ciò che fornisce verosimiglianza alla narrazione è la resa perfetta del contesto storico. In un flashback nella narrazione viene descritto l'incendio da parte del KKK del punto nero, un locale frequentato unicamente da persone di colore, dove ne morirono centinaia. Si parla dunque di razzismo, ma anche di discriminazione: nel 1984 la serie di omicidi viene ripresa da IT dopo l'uccisione di Adrian Mellon, un ragazzo omosessuale ucciso da alcuni ragazzini omofobi dI Derry.

Consiglio questo libro a tutti perché oltre a essere un romanzo horror è anche un'opera che ritrae l'essere umano in tutte le sue sfaccettature, a King non sfugge nulla. Non fatevi scoraggiare dal numero di pagine!

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It 2018-01-21 22:22:12 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    22 Gennaio, 2018
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IT

Melma, pantano e fango; odori nauseabondi,oscurità e paura, sono ciò che mi è rimasto addosso dopo aver concluso questo monumentale romanzo; famoso ed apprezzato a livello quasi globale.

Ho provato a calarmi nell’atmosfera di Derry, di cercare quella magia legata, in modo quasi mistico, all’infanzia e alla sua spensieratezza, a quei momenti felici, che poi felici non sono, ma non ci sono riuscita e credo così di essermi persa tutto ciò che di impalpabile e onirico ci fosse in questo libro.

Ho faticato a finirlo, ci ho impiegato quasi lo stesso tempo che i sette amici ci hanno messo a tornare a Derry; ho avuto il blocco del lettore leggendolo, ma sono giunta alla conclusione riuscendo ad empatizzare, alla fine solo con IT: creatura malvagia suo malgrado, creatura quasi predestinata alla cattiveria, parte di una trinità incomprensibile e immutabile.

Non ho amato questo romanzo, ma non posso non percepirne la portata in termini di contenuto: vengono affrontati tutti i temi tipici dell’infanzia ed è proprio in quel periodo in odor di adolescenza che i protagonisti si trovano a vivere e a creare un sodalizio, per sconfiggere IT: la paura, l’ignoto, l’incomprensibile.

Non serve ripetere ciò che è stato sottolineato più volte, ma mi piacerebbe soffermarmi su due punti che ho trovato davvero molto interessanti ed è il motivo per cui consiglierei la lettura sopratutto ai genitori di ragazzi di quell’età che spesso, loro sì, hanno perduto la memoria nel passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Quei bambini hanno dodici anni e, King in questo è magistrale, hanno pulsioni, compiono pensieri e azioni tipiche della loro età, infatti nessuno, almeno nelle critiche che ho letto, trova quei ragazzini troppo grandi per la loro età, o troppo audaci o troppo emancipati.

Non mi riferisco al solo campo sessuale, seppur molto importante e molto ben rappresentato, ma anche nella definizione delle singole personalità, già chiare e che col tempo diverrano solo più marcate.

Le pulsioni sessuali di Bev alla vista di Henry nudo sono verosimili, le sensazioni di Ben, innamorato dell’unica ragazza del gruppo sono molto più che platoniche, nonostante il forte sentimento.

Il sesso è vissuto da quei ragazzi come, in gran parte, lo abbiamo vissuto tutti, non riconoscendolo: il sesso è conosciuto dalle parole e dalle azioni degli adulti, ma sentito con le proprie sensazioni, emozioni e vibrazioni, ma il collegamento non è così semplice.

Quei ragazzi e Bev in particolare ha un’idea del sesso come qualcosa di potente, che porta a fare di tutto e io credo che la scena di sesso tra i ragazzi vada letta come una sorta di squarcio temporale, in cui il prima e il dopo si mischiano in un luogo sospeso dove tutto è indefinito e dove l’istinto è tutto.

Questa scena, secondo me tra le più potenti del romanzo, dato anche il contesto in cui è stato scritto e in cui si svolge, è trattata in modo troppo frettoloso, con troppa razionalità da parte di Bev, che dovrebbe intuire e al limite sentire quella forza, ma non capirla così in porfondità.

L’altro punto che ho trovato davvero interessante è la lettura più psicoanalitica: IT come rito di passaggio, l’infazia che finisce e l’età adulta che volge alla maturità, dodici e quarant’anni, ricordare ciò che si è dimenticato per vivere felici e per capire che ogni età ha le difficltà, ma che ciò che non dobbiamo mai perdere è l’entusiasmo e la fiducia di poter cambiare il mondo, a dispetto delle evidenze e dell’oscuro volto che il nemico assume, a volte lasciare che quel periodo avvolto di dolce malinconia, fatto di giornate spensierata a giocare ritorni ad essere ciò che era, un periodo difficile, in cui ogni giorno c’era una sfida da affrontare in cui nessuno ti vedeva e tutti sapevano cosa era meglio per te e in cui la tua opinione, nel mondo non contava nulla e cercare quella fiducia nel futuro, quella forza di realizzare i propri sogni perché non è mai troppo tardi per farlo e sopratutto non è per forza necessario essere degli adulti che non ascoltano i bambini e che sanno cosa è meglio per loro credendo che siano troppo piccoli per capire, privandoli così dei giusti mezzi affinché possano comprendere il mondo circostante ed aiutarci a rivederlo ancora come allora.

Un romanzo che va letto perché ha influenzato moto del nostro cinema e molti dei nostri libri, ma che non mi ha entusiasmato.

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It 2017-08-31 06:01:01 Erica Braconi
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Opinione inserita da Erica Braconi    31 Agosto, 2017

Amicizia

Dopo quasi un mese in compagnia dei Perdenti e di It ho finalmente concluso questo libro monumentale e bellissimo! La trama la conoscerete tutti così come conoscerete It, il malvagio clown capace di assumere mille aspetti diversi pur di spaventare e colpire le sue vittime, magari avrete visto il film del 1990, ma se non avete letto il libro non sapete cosa vi perdete. La narrazione di King è giocata tutta su continui salti temporali che ci portano dal 1958, anno della prima sconfitta di It, al 1985, anno in cui i perdenti ormai adulti si ritrovano a Derry per sconfiggere definitivamente l'orrendo mostro. Questo romanzo etichettato semplicemente come romanzo dell'orrore in realtà nasconde molto di più, le tematiche toccate da King sono le più disparate e complesse: si parla di bullismo, di famiglie violente, di ipocondria, di pedofilia e a tratti quasi di incesto. Proprio di questi universi così complicati fanno parte i perdenti, ognuno con una sua storia personale tremenda e toccante, la loro amicizia nata casualmente grazie a It diventa così forte anche grazie alle difficoltà che questi bambini devono affrontare giornalmente. La prima parte del romanzo è quasi tutta incentrata sui bambini e secondo me è la parte più bella, King ha sempre avuto la capacità di parlarci di ragazzi facendoci percepire tutte le loro sfumature e in questo libro non fa eccezione: ci ritroviamo immersi nelle loro storie pronti a lottare con loro o a piangere nelle loro sconfitte. La seconda parte, forse un pò più lenta, è la parte in cui loro ormai adulti iniziano a ricordare tutto quello che era successo in quella tremenda e fantastica estate e a prepararsi all'inevitabile scontro finale. Nonostante la mole il libro scorre bene: le mille pagine ci servono per percepire completamente l'atmosfera di Derry e per entrare a farne parte, ma anche per conoscere a fondo ogni personaggio fino a affezionarci a ognuno di loro. Ovviamente ci sono momenti del libro che è meglio leggere in pieno giorno per via della loro estrema crudezza e angoscia, ma aldilà di questo il romanzo tocca il cuore perché è un inno all'amicizia, legame fortissimo in grado di darci un potere indistruttibile. Se deciderete di leggere questo libro all'ultima pagina vi sentirete soli e i personaggi che avrete conosciuto vi mancheranno tantissimo perché sentirete di aver camminato anche voi nelle strade di Derry e di esservi uniti a Bill, Richie, Beverly, Ben, Eddie, Mike e Stan nelle loro scorribande e nella loro lotta contro il male.

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It 2017-06-10 09:41:15 Nai_ve
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Nai_ve Opinione inserita da Nai_ve    10 Giugno, 2017
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E poi purtroppo è finito...

Su It è stato detto forse tutto. Concordo assolutamente con quelli che dicono che It VA letto, indipendentemente dal genere, indipendentemente della mole, indipendentemente da tutto. It è un classico, e non soltanto un classico di genere, perché se è vero che di base è un capolavoro dell'horror, in realtà contiene al proprio interno un numero incalcolabile di elementi. E del resto, credo che forse la parte più profonda e più bella e di maggior valore stilistico/narrativo di tutto il romanzo sia proprio quella che va oltre l'horror stesso: è la storia dei protagonisti, di sette bambini che il lettore impara a conoscere e ad apprezzare sin dall'infanzia e vede poi crescere, cambiare, dimenticare, tornare indietro e dimenticare di nuovo.

Decisamente è un capolavoro, uno dei libri migliori che abbia mai letto. La storia è affascinante, l’incastro degli eventi costruito in modo equilibrato e calibratissimo: niente sfugge al controllo dell’autore, tutto viene fuori esattamente quando e dove serve. All’inizio può forse dare un’impressione di spaesamento, soprattutto perché lo sciogliersi dell’intreccio non corrisponde affatto a quello della fabula, e i tempi narrativi sono giostrati in modo decisamente particolare. Dopo aver letto quasi mille pagine, il lettore è ancora lì a domandarsi CHE COSA è realmente avvenuto nell’estate del ’58 e questo crescente senso di mistero lo tiene incollato alla storia fino alla fine. È vero, la narrazione è piena di elementi di «corredo», forse non proprio necessari al fine della narrazione, ma sicuramente utilissimi a caratterizzare i personaggi, a renderli fisici, tangibili, a farli concretamente «conoscere» al lettore.

Lo stile è semplicemente perfetto: sempre lucido, precisissimo, mai piatto, mai banale. Una sottile, certe volte amara, vena ironica attraversa la narrazione in modo costante e fa saltare un sorriso sulle labbra anche nella descrizioni di eventi che altrimenti risulterebbero spiacevoli. Oserei quasi dire che King in questo romanzo (e non so in altri perché non ne ho ancora letti) ha uno stile ipnotico: nel gioco delle descrizioni, il fluire della frase sfocia sulla pagina come un fiume in piena e travolge l’attenzione del lettore, trascinandolo via quasi senza dargli tempo di riflettere.

C’è forse (a mio parere) qualche piccola debolezza sul modo in cui alcuni personaggi finiscono per eclissarsi al termine della storia. Ma ciò che più resta dopo le ultime pagine è in fin dei conti un grande senso di vuoto, quasi di perdita: è strano restare lì a fissare la pagina con la consapevolezza che dopo milletrecento pagine la storia è finita. Hai vissuto con i personaggi, sperato con loro, sofferto e gioito con loro: sono quasi diventati parte di te, e la magia del loro particolarissimo rapporto di amicizia, così forte e al tempo stesso così fragile, ti lascia dopo tutto una sensazione di strana malinconia. È quasi come se Bill, Ben, Richie, Bev, Eddie, Stan e Mike ti mancassero. E forse in questo, più che in ogni altra cosa, sta la grandezza e il fascino del romanzo.

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It 2017-05-22 20:37:59 Federica91
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Opinione inserita da Federica91    22 Mag, 2017

Strano, intenso e meraviglioso

Questo libro è tutto! È scorrevole e incuriosisce pagina per pagina, anche quando King si dilunga in descrizioni, le quali sono necessarie per percepire l'atmosfera di quella maledetta città che è Derry, e degli strani abitanti che la popolano. È inoltre impossibile non immedesimarsi nei piccoli protagonisti e nelle difficoltà che affrontano non solo con It ma con i bulli che li infastidiscono giorno per giorno. Il libro contiene scene terrificanti e anche un po' perverse, ma sono viste quasi tutte con gli occhi di un bambino e proprio per questo sono ancora più mortificanti. Ma la storia che racconta King non è solo uccisioni e sangue. No. L' amicizia e il potere scaturito da essa è ciò che rende questo romanzo un "amico a cui affezionarsi". La magia e l'innocenza, l'amore e il desiderio nelle prime fasi della loro manifestazione, il ricordo e l'impossibilità di ricordare. I temi sono tanti e persino i racconti che non riguardano i protagonisti sono riusciti a trasmettere emozione e coinvolgimento. La triade It, Tartaruga, l'Altro è complessa da capire ma grazie alle parole di King si riesce ad immaginare in modo che è del tutto soggettivo, ma è efficace. Il linguaggio utilizzato da King è piuttosto semplice, e ho apprezzato la continua alternanza tra periodo di gioventù e periodo adulto, anche se ho preferito il primo. Interessante anche il narrare da più punti di vista le avventure dei protagonisti. It mi ha spaventato perché capace di assumere le sembianze di ciò che neanche si sa di aver paura. Tutto torna e tutto quadra in questa meravigliosa storia. Avrei gradito qualche informazione in più sui sopravvissuti nell'epilogo, ma tutto sommato è perfetto così. L'ho divorato in due settimane e mezzo. Lo consiglio a tutti, tutti dovrebbero leggerlo, pur non aspettandosi una storia troppo paurosa (anche se a me ha fatto paura), ma per la miriade di temi (non accettazione del diverso, bullismo, violenza domestica, ipocondria, pazzia) affrontati in modo magnifico.

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Consigliato a chi ha letto...
A tutti tranne che agli snob pretenziosi
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It 2017-05-16 21:17:04 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    16 Mag, 2017
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Voliamo tutti quaggiù...

Questa sensazione che mi pervade ogni volta che chiudo un libro che ho "amato"... non so se mi piace o se la odio profondamente. Quelle ultime frasi ad effetto che l'autore pare scrivere apposta, come se non bastasse la tristezza di dover dire addio a personaggi con cui si è ormai creato un legame. Quelle frasi come di commiato che ti danno il colpo di grazia e sembrano sussurrarti: "E' davvero tutto finito". Magone.
Che posso dire... quello di "It" è davvero un King da applausi, che fa rimpiangere l'autore che era prima di 22/11/'63 (suo ultimo vero capolavoro) e che ti fa venir voglia di leggere tutte le opere passate... quando era davvero il Re.
Un'impresa ardua per le oltre 1300 pagine (in caratteri nemmeno troppo grandi) che forse potevano essere meno, ma sinceramente... va bene così.

Tutto ha inizio con la celeberrima scena in cui il piccolo George Denbrough, in impermeabile giallo, insegue la sua barchetta di carta lungo un fiumiciattolo d'acqua piovana, fino a vederlo perdersi in uno scarico delle fognature della città di Derry, nel Maine. Lì farà il suo incontro con It, nelle sembianze di un pagliaccio, e sarà l'ultimo incontro della sua vita.
It è l'anima malvagia della città di Derry, un essere multiforma che prende le sembianze delle maggiori paure di chi lo osserva, che fa la sua apparizione ogni 27 anni lasciandosi alle spalle una scia di morte che culmina con un evento catastrofico. Dopo la tragedia, It va in letargo, salvo tornare dopo quel periodo di tempo, puntuale come un orologio.
Il lettore sarà spettatore della battaglia tra It e il Club dei Perdenti, un gruppo di ragazzini il cui leader è Bill Denbrough, il fratello del ragazzino ucciso dal clown. Saranno loro a sfidare It, a decidere di doverlo distruggere, a ridurlo in fin di vita da bambini e a giurare col sangue che sarebbero tornati per finirlo, se il terrore fosse ricominciato.
King gestisce magistralmente l'alternarsi degli eventi che portano i protagonisti ad affrontare It sia da piccoli che da grandi. Vi affezionerete a ognuno di loro, credetemi, e vi ritroverete a pensare alla vostra infanzia, ai vostri vecchi amici, alla bellezza di quegli anni passati.
Anche se non avevamo un mostro come It, da affrontare.

"In un certo senso era come se fossero entrati in uno di quei film dell'orrore del sabato pomeriggio all'Aladdin, ma per un altro verso, forse quello cruciale, non era affatto così. Perché in quel caso non c'era la pace interiore che si ha davanti a un film, quando si sa che tutto finirà bene, e anche in caso contrario a rimetterci la pelle non sarai tu."

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