Io sono Dot
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Uccello in gabbia, vola via
Lansdale mi piace, e un bel po'. Il suo modo di scrivere ha un non so che di unico. Il suo stile è semplice eppure efficace, ironico, e le pagine scorrono via come il vento. Certo, 220 pagine non sono tantissime, ma questo libro l'ho letteralmente divorato.
In fin dei conti, quella di "Io sono Dot" non è certo una storia sorprendente né troppo intricata, eppure, raccontando la vita quotidiana di una semplice ragazza di diciassette anni, Lansdale è riuscito a tenermi incollato alle pagine. E' anche in questo che si valuta un buono scrittore.
Dot, come dicevo, è una semplice ragazza di diciassette anni, che vive una vita abbastanza stentata in una roulotte insieme a sua madre, sua nonna e suo fratello minore Frank. Suo padre è uscito di casa per comprare le sigarette cinque anni prima, e non ha fatto più ritorno. Dot lavora come cameriera al "Dairy Bob", dove serve la cena ai clienti seduti in macchina, sfrecciando su un paio di pattini. E' così che guadagna da vivere per sé e per la sua famiglia. Non è certo uno status invidiabile, eppure Dot ha dalla sua un carattere forte, talvolta fin troppo scontroso e diffidente, temprato dalle difficoltà affrontate fin da quando era piccola.
Eppure, è determinata a non fare gli stessi errori di sua madre e sua sorella, che hanno annullato sé stesse in nome di un "amore" rivolto a un fuggiasco e a un violento ubriacone. Dot vede per sé un futuro diverso, e l'arrivo di suo zio Elbert le darà quella spinta e quel sostegno di cui aveva sempre avuto bisogno ma che non aveva mai ricevuto. Conoscerà l'amore, quello vero, l'amicizia, e metterà alla prova sé stessa come non aveva mai fatto prima di allora.
Dot non si rassegna alla mediocrità, non accetta di accontentarsi di quello che il mondo le ha messo davanti dalla nascita. Lei proverà ad avere qualcosa in più e sa che per averlo dovrà lottare, sgomitare, sanguinare.
Ma in fondo, non è quello che proviamo a fare tutti?
"Penso che siamo tutti responsabili di ciò che facciamo. Non è colpa degli altri. Non è sempre colpa della genetica, e di come ci hanno fatto crescere, perché ci sono tante persone nate in contesti orribili, che hanno subito ogni sorta di torti e non per questo sono diventate spregevoli. Scegliamo di essere quel che siamo. Diventiamo quel che vogliamo essere."
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un Lansdale più intimo e sentimentale
Ognuno di noi ha delle compulsioni. Una delle mie è l'impulso irrefrenabile che mi porta a leggere l'intera produzione di autori che mi colpiscono nel profondo e divengono quindi dei cult personali a prescindere. Uno di essi è Joe R. Lansdale, noto principalmente per la serie di Hap e Leonard, ma che nella sua copiosa produzione letteraria ci ha regalato delizie quali “La foresta” , “Paradise sky” , “Echi perduti”, “In fondo alla palude” ecc... Quasi tutti questi lavori sono ambientati nel Texas e narrano di uomini e donne degli strati sociali più bassi. Denominatori comuni sono anche l'avventura, il viaggio, la crescita durante la narrazione. Questo romanzo breve si discosta da questi canoni, nel senso che si tratta di una storia “semplice” anche se poi così semplice non è. Per spiegare questo elemento mi permetto di citare (non è mio costume ma è necessario per chiarire il concetto) come l'io narrante (è la stessa Dot a raccontarsi in prima persona) introduce la vicenda: “Potreste pensare che questa non sia una storia vera, perché una parte di essa contiene cose a cui è difficile credere, ma vi assicuro che non c'è niente di inventato, dall'inizio alla fine. Vi dirò la pura verità, dal principio alla fine. Vi dirò che i miei amici mi chiamano Dot, e che preferisco che i miei nemici non mi chiamino affatto. Si tratta di una grande avventura? Be', nessuno andrà sulla luna o scalerà una montagna altissima. Ma per me è un'avventura. È la mia vita quotidiana”. Il romanzo si fonda proprio sulla vita “normale” di Dorothy «Dot» Sherman, ragazzina coraggiosa che deve affrontare una situazione familiare che è un eufemismo definire difficile e complicata. Abita in una rulotte con il fratellino, la madre sfaticata (abbandonata dal marito che classicamente era uscito per acquistare un pacchetto di sigarette e non ha mai ritornato). Inoltre ha una sorella nella medesima condizione abitativa, che viene costantemente picchiata da un marito violento ed ubriacone. Dot conta quindi soltanto su se stessa, ormai in un certo senso rassegnata: ha smesso di studiare e lavora in un fast food come cameriera sui pattini. Si “difende” dalla vita anche menando le mani. Sogna di potersi finalmente affrancare, riprendendo gli studi e creandosi finalmente un futuro migliore. L'apparizione di Elbert, un tizio che dichiara di essere il fratello di suo padre e si fa ospitare nella roulotte di famiglia, costituisce un cambiamento. L'uomo infatti, di cui inizialmente la ragazza diffida, potrebbe essere chiunque. Emerge infatti che Elbert ha avuto alcuni episodi di piccola criminalità, ma con il passare del tempo conquista la fiducia della ragazza comportandosi correttamente e da vero “zio”, inducendo Dot a credere non dico a un futuro radioso, ma almeno alla possibilità di un possibile miglioramento. Un romanzo in un certo senso “minimalista”, ma tenero e in certi passaggi commuovente: chi è abituato alle scene di azione e alle scazzottate, ai delitti e ai repentini cambi di prospettiva tipici di Lansdale rimarrà forse un po' deluso, ma la carica di umanità dei personaggi supplisce abbondantemente. Alla fine non si può che augurare ogni bene a questa ragazza bella dentro e fuori.
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J.R. versione sbiadita
Un Lansdale minore che pur non deludendo difficilmente esaltera’ il fan di vecchia data o convincerà il novizio delle sue qualità.
La storia della giovane Dot è ambientata nel noto Texas borderline, in cui urge farsi il mazzo anche solo per tirare a campare, soprattutto quando la propria famiglia è rimasta scottata dall’ assenza paterna.
L’ uomo, uscito ad acquistare sigarette, come nel più classico dei copioni non è più tornato lasciando in eredità a Dot e compagnia bella parecchi debiti e soprattutto incertezze e rabbia a stento soffocata.
Quello affrontato è un percorso di crescita venato da un approccio leggero, in cui il male è sempre esorcizzabile. Col filtro edulcorato si affrontano le difficoltà quasi in punta di piedi, eliminando quella capacità tipica del bravo J.R. di sondare la più oscura parte umana.
E se l’ ironia e le battute frizzanti permangono (seppur anch’ esse meno incisive del solito), il climax risulta propedeutico in vista di - probabili- scenari più accoglienti, ma privo di quell’ adrenalinica verve che (quasi) sempre contraddistingue i finali di questo scrittore.
Lettura scorrevole con un personaggio davvero amabile, paga pegno il contesto da una parte depresso ma al tempo stesso fin troppo morbido, e soprattutto alla mancanza di originalità e di quell’ incedere capace di sorprendere. Ai conoscitori di Lansdale sembreranno cose già sentite molte volte, sicuramente gradevoli ma di prassi, agli altri un lavoro simpatico e quasi rassicurante che non rende giustizia alle capacità del suo autore.
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Deluso
Seguo Joe Lansdal da sempre, ho divorato i suoi libri, sentendomi sempre in "astinenza" ogni volta che ne aspetto uno. Ironico, pungente, con uno stile narrativo come pochi, intelligente. Ho adorato la saga del drive-in, quella di Leo-Hao, e tutte le storie "on the road" che sfornato. Tutti libri meravigliosi, accattivanti, anche per i bibliofili di gusti difficili. Lansdale è quell'America dei bassifondi, degli sfigati, dei derelitti che non hanno nulla da perdere. Ma ripeto, uno stile, una capacità di scrittura mai banale ma scorrevolissima. "Io sono Dot" però, a mio avviso, è un libro che non ha "sapore". Lo stile è il suo, si capisce. La seconda parte purtroppo è tirata via e sprofonda anche in qualche luogo comune. Non c'è la intelligente cattiveria di Joe. Non incide, non lascia nulla. Piacevole, ok, ma nulla di più. Soprattutto per uno come me che idolatra Lansdale e si aspetta sempre scorci divertenti e innovativi. Insomma un libro "normale" per uno scrittore che può dare molto, molto di più.
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Solitudini affrante e possibili rinascite
...." Mio padre è uscito per comprare le sigarette e non è più tornato "....
Texas, Dot è una diciassettenne come tante, con una famiglia disgregata, povera, che si nutre di miseria e poco altro, vive in una roulotte, è arrabbiata con il mondo, con se stessa, con la vita.
Una vita che un adolescente non gradirebbe, costretta ad abbandonare gli studi, a lavorare in un pub, prevalentemente sui pattini, principale sostegno di famiglia, con una madre che soffre ancora il trauma dell' abbandono del tetto coniugale da parte del marito ma sarebbe disposta a riaccoglierlo, una nonna che vive di ricordi, un fratello più piccolo, un padre scomparso nel nulla.
Poi, un giorno, emerge dall' ombra zio Elbert, almeno così si presenta, un individuo strano, misterioso, che racconta una storia fatta di solitudine, di galera, di abbandono ed errori pregressi.
Elbert ceca di entrare nel mondo di Dot, osserva, domanda, giudica, con una sorprendente saggezza che contrasta con il proprio passato, con un presente fatto di nulla ed un' idea nella testa, evitare alla ragazza un destino apparentemente segnato, allontanarla da quella rabbia che potrebbe distruggerla.
Dot è una ragazzina intelligente, scaltra, forgiata dall' asprezza della vita, costretta a " crescere " in fretta, che ha vissuto il dolore di una perdita immotivata ( il padre ), che non si sente all' altezza e teme le relazioni, da sempre circondata da violenza e noncuranza. Ma è comunque un adolescente, con impeti pulsionali, il desiderio di amare ed essere amata, di costruirsi una vita, di crescere ed esperire. In lei convivono costruzione e distruzione, in prevalenza un desiderio autodistruttivo, frutto di quello che è stato, in fondo solo paura di vivere .
Per potere cambiare dovrebbe scrollarsi di dosso quella rabbia, non dimenticarla, semplicemente lasciarla andare, ma è difficile per chi è cresciuto tra violenza ed abbandono, miseria e trasandatezza.
Elbert e Dot, nelle proprie solitudini affrante, imparano a conoscersi, a fidarsi l' uno dell' altra, costruiscono il proprio sogno, una relazione che potrebbe essere quella tra un padre ed una figlia, una semplice amicizia a cui affidare ricordi, sentimenti e speranze, anche se la verità si nasconde nell' ombra e tende improvvisi ed inaspettati tranelli, la vita non si mostra sempre per quello che è ed un attimo può rigettare certezze ed infrangere sogni.
Ma, in fondo, se una morale esiste, ... " siamo tutti responsabili di ciò che facciamo, non è sempre colpa degli altri, o della genetica, o di come ci hanno fatto crescere, scegliamo di essere quello che siamo, diventiamo quello che vogliamo essere..."
L' ultimo Lansdale ha il respiro e la traccia del proprio autore, quella rappresentazione reale, aspra, cruda di vite e relazioni complesse, disgregate, problematiche, irrisolte, inserite in una quotidianità problematica. Questa è una storia famigliare, semplice, scarna, attorno alla quale costruire il mondo di Dot e di una adolescenza tanto problematica quanto affascinante.
La prima parte del romanzo accarezza profondità personali, descrittive e relazionali che hanno l' aspro volto di personaggi complessi e camaleontici, con una penna che sappiamo capace di coglierne e descriverne l' intima essenza.
La seconda parte, a mio avviso, è meno riuscita, un po' trascinata, in quel desiderio di lieto fine che prevede un cambiamento di rotta con l' inserimento di temi e figure piuttosto stereotipate. Penso a quel giuoco-guerra sui pattini ( il tema del conflitto perenne, del vinto e del vincitore, la lotta dell' individuo con il mondo per realizzare i proprio sogni ) o alla figura del buono ( Herb, giovane innamorato di Dot, principe azzurro disinteressato al proprio denaro ed alla noiosa perfezione della propria famiglia, romantico, amorevole, pieno di buon senso ) o ad una possibile ed un po' mielosa redenzione, perdono delle colpe altrui con conseguente possibile ritorno ad una quiete domestica.
Sicuramente un buon romanzo, per temi e contenuti, ma, considerando lo sconfinato campo di azione e di generi del proprio autore, non tra le sue opere migliori.