Il Talento di Mr. Ripley
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Il talento di un uomo banale
Tom Ripley, giovane americano piuttosto mediocre ed insoddisfatto di sé. Un giorno viene adescato in un bar dal signor Greenleaf, il ricchissimo padre di un suo conoscente, che ha un compito per lui: riportare il suo rampollo Dickie a casa. E' così che Tom, anche in ragione del cospicuo compenso offertogli, parte alla volta di Mongibello, un minuscolo paesino di mare vicino Napoli.
L'incontro con il bellissimo e carismatico Dickie cambia però le carte in tavola poiché Tom, invaghitosi di lui, decide prima voler diventare suo amico, poi di rubarne l'identità.
Un libro inquietante e ricco di suspense, che tiene con il fiato sospeso dalla prima all'ultima pagina. La Highsmith, con uno stile semplice e lineare, ci fa entrare nella testa di un uomo tanto mediocre, quanto spietato, perennemente sull'orlo del baratro, che non esita neanche un secondo a calpestare chiunque si frapponga tra lui e il suo tanto agognato lieto fine.
Piccola menzione anche per l'omonimo film del 1999 di Anthony Minghella, con Matt Damon nei panni di Tom e Jude Law in quelli di Dickie.
In sintesi? Un noir bello e ben scritto, lo consiglio vivamente!
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One Man Show
Perché accontentarsi di essere amico dell'affascinante e facoltoso Dickie Greenleaf, vivendo alla sua ombra e dipendendo dai suoi umori, quando si può diventare Dickie Greenleaf a tutti gli effetti? È quello che si chiede Tom Ripley, un vagabondo che campa di espedienti, di piccole truffe e di lavoretti saltuari, un balordo indefessamente dedito alla menzogna ed al raggiro. Il grande talento del protagonista, cui fa riferimento il titolo, è quello di saper simulare qualsiasi sentimento, di riuscire a trasformarsi in qualsiasi altra persona acquisendone l'accento, il modo di muoversi, l'aspetto estetico. Il nostro perdigiorno parte da Boston per raggiungere l'Italia, dove ha il compito di convincere Richard, rampollo di un'importante famiglia di costruttori navali, a tornare a casa. Il giovane ha infatti abbandonato genitori e lavoro per vivere di rendita nel Bel Paese, nell'immaginaria Mongibello, nel sud della Campania, inseguendo il suo sogno di diventare pittore e trascinandosi oziosamante tra mare, alcol e divertimenti. Il padre ingaggia Tom, suo sedicente amico, per cercare di riportarlo a casa. Ma la sua missione fallisce miseramente non appena il protagonista entra in confidenza con Dickie, comincia ad apprezzare il suo modo di vivere, i suoi vestiti, i suoi gioielli. Non solo rinuncia al proposito di convincerlo, decide addirittura di restare in Italia con il nuovo amico e unirsi a lui nella sua pigra e rilassante esistenza. Ad un certo punto però l'amicizia tra i due si inceppa, i soldi di Tom stanno per finire e sembra esserci solo un modo per continuare a condurre quella vita: diventare egli stesso Richard Greenleaf. Inizia così una nuova vita, fatta di lusso, viaggi, abiti firmati, costosi accessori. Ma anche di bugie, sotterfugi, depistaggi e delitti. Basterà il suo talento a permettergli di farla franca? La sua coscienza gli permetterà di godere dei frutti delle sue malefatte? Per scoprirlo non possiamo far altro che imbarcarci insieme a lui e partire per questo viaggio psicologico nella mente di un criminale. Patricia Highsmith ci conduce infatti nei recessi più bui del suo animo, sviscerandone gli insani ed insoliti pensieri, dando un senso ai sui pur riprovevoli comportamenti, portando il lettore ad immedesimarsi nel criminale pur mantenendone le distanze. Se l'aspetto psicologico è quello che desta maggior interesse nella lettura, un altro punto a favore dell'opera sono le splendide ambientazioni. Si scappa dal grigiume di una Boston cupa e priva di interesse, dove la vita scorre monotona e senza prospettive, dove farsi una bevuta nel solito locale è ciò che di meglio può capitare, per immergersi negli ameni paesaggi marini di casa nostra, nell'arte e nella storia che si respirano in città affascinanti come Roma e Venezia, sognando poi di raggiungere le isole greche, polizia permettendo. Pur non spiccando particolarmente per virtuosismo, lo stile dell'autrice risulta adatto alla storia narrata, freddo, calcolato, semplice, come il modo di pensare di Tom. La trama, pur molto semplice, non appare mai banale o scontata, anche se a volte si cade un po' troppo nell'inverosimile e la vera suspense si percepisce forse soltanto nel finale. Un noir che, pur non essendo un capolavoro, può benissimo essere apprezzato anche dai non patiti del genere, con un protagonista che non ispira certo simpatia (di personaggi simpatici, invero, in questo libro non se ne vede neanche uno) ma che coinvolge, nel bene o nel male, con il carisma dell'antieroe ed il talento da One Man Show.
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Il talento di Mr. Ripley
IL TESTO CONTIENE SPOILER
La prima parte del libro, o meglio le prime cento pagine circa, sono un po’ “noiose” nel senso che la scrittrice si dilunga molto sulla narrazione e descrizione dei fatti senza alcun colpo di scena o suspence che invece ci si aspetterebbe da un thriller; poi invece a partire dalla morte di Dickie il racconto inizia a farsi più interessante e ci sono sempre nuovi colpi di scena, come la scoperta delle firme false, la morte di Freddie, il ritrovamento della barca, la scoperta degli anelli, il ritrovo delle valigie ecc che ti fanno stare con l’attesa e ti lasciano la voglia di continuare a leggere il libro per vedere se verrà scoperto il colpevole, cioè Tom, e il fatto stesso di essere lui la voce narrante aiuta molto a rendere questo senso di attesa, proprio perché ti trasmette tutti i suoi pensieri … soprattutto nel finale la cosa viene amplificata in quanto lui si gira ovunque e pensa di essere arrestato da un momento all’altro mentre invece nessuno sospetta di lui e la riflessione più bella e più significativa e piena di morale, è quella finale nel quale Tom capisce di essere libero dalla giustizia, fisicamente, ma in realtà si chiede se sarà mai libero dalla sua coscienza sporca in quanto sa di aver commesso dei reati e di vivere sulle spalle di quei reati e si chiede se per tutta la vita e in ogni posto in cui andrà si ritroverà a guardare in giro con la paura e il terrore che qualcuno abbia scoperto la verità e lo arresti.
Nel complesso l ho trovato un bel libro, abbastanza piacevole.
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Un ammmmericano in Italì
Tom Ripley e' un insicuro, mediocre ragazzotto americano.
Certo il soggetto non e' privo di talento, egli e' perfettamente in grado di falsificare firme e di imitare le sue facili prede, forte in lui un'innata predisposizione alla truffa.
Cade in piedi ben eretto quando incontra un ricco uomo di mezza eta', disperatamente alla ricerca di qualcuno che convinca il figlio Dicky - trasferitosi in Italia per dedicarsi alla bella vita grazie al sostentamento di un cospicuo vitalizio- a tornare in America.
L'occasione e' d'oro, il ladro d'identita' comincia il suo gioco.
Scritto nel 1955 da Patricia Highsmith e' senz'altro molto piu' conosciuto il film rispetto al romanzo.
Splendide le ambientazioni italiane tra le atmosfere marittime di Mongibello , le bellezze di Roma e l'incantevole Venezia a maggior ragione se raccontate da un'americana che tra le righe osanna uno dei Paesi geograficamente, artisticamente e gastronomicamente piu' belli del mondo.
Anche l'epoca ha un suo fascino particolare, gli anni Sessanta e quell'aria spumeggiante che si respirava sotto i tetti di chi viveva di rendita pasteggiando a martini.
Benche' sia un intrattenimento piacevole ritengo che la scrittura della Higsmith non sia eccellente nel sorprendere e nel rendere frizzante una narrazione della cui trama di fatto conosciamo tutto, essendo la truffa di Mr. Ripley oscura a chiunque fuorche' a lui ed al muto lettore suo complice.
Decisamente meglio il film, personaggi resi alla perfezione. La suspance offerta dalla telecamera e' in questo caso parecchio superiore alla penna.
Giusto per togliersi una curiosita', buona lettura.