Il sogno
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Sogno o realtà?
«Le risposte si nascondevano chissà dove tra quei muri. Serviva un’ultima cicatrice per farla finita una volta per tutte. I morsi del fuoco nella sua carne erano affidabili, così come gli strani tatuaggi nascosti gli uni sotto gli altri.»
La trentatreenne Abigaël Durnan da anni collabora con le autorità per la risoluzione di casi di vario genere quali misteriose scomparse. Ed è proprio di queste ultime che si sta occupando la psicologa criminale specializzata in diritto penale. Infatti, da ben nove mesi, con un intervallo di tre mesi tra ciascuna, tre bambini – che poi diventeranno quattro – sono stati rapiti. Apparentemente non sembra esservi alcun filo conduttore, in realtà, poi un denominatore comune verrà identificato negli abituali spaventapasseri costruiti ad hoc per allestire il macabro teatrino del criminale, detto Freddy, e atto a dar adito del fatto che adesso quei giovani sono nelle sue mani. Che siano morti? Che siano vivi? Cosa ne ha fatto di loro? A giudicare dai feticci creati, abbigliati con i loro abiti e resi riconoscibili dalla presenza dei capelli dei rapiti a mo’ di parrucca sulla parte alta della testa dello spauracchio, verrebbe da pensare che purtroppo i medesimi non siano più vivi. Ad ogni modo, Abigaël non si arrende e cerca di entrare nella psiche del reo.
Ma la donna, e madre dell’adolescente Lea, è anche caratterizzata da una particolarità: soffre sin dall’età di otto anni di narcolessia, una malattia che la induce a sonni improvvisi e a perdite di conoscenza che possono essere curati soltanto con un farmaco che a lungo andare danneggia le cellule celebrali avendo alla sua base il principio attivo dell’ecstasy. Qual è il confine tra sogno e realtà? Cosa è vero e cosa no? Perché ha tutti quei segni, anche di bruciature, sul corpo?
«Infatti ci spinge a credere che il sogno sia realtà, anche quando siamo inseguiti da un dinosauro. Durante il sonno, il cervello si mette in trappola da solo di continuo, cerca di sventare tutti gli stratagemmi del sogno più razionali. Einstein, Newton o Cartesio prima o poi hanno creduto di potersi lanciare da una falesia e volare. E l’hanno fatto. […] Distinguere il sogno dalla realtà è diventato ogni giorno più difficile. Perché in questi ultimi tempi, anche da sveglia, devo assicurarmi di continuo che non sto dormendo.»
Eppure la vita sa essere davvero imprevedibile. Ed ecco che quando meno se lo aspetta un evento incomprensibile subentra e sconvolge tutte le carte in tavola: un incidente stradale che risulta essere fatale sia per suo padre che per sua figlia la porterà a ricomporre un puzzle molto più grande di quel che pensava di avere davanti e la indurrà a scavare sempre più in profondità in quella che è la psiche umana.
“Il sogno” è un titolo che ci riporta a conoscere dalla maestria narrativa di Franck Thilliez già riproposto in Italia da Fazi Editore pochi mesi fa con “Il manoscritto”. Questa volta la trama si snoda interamente tra dimensione onirica e realtà e ci porta ad indagare su un mistero dai connotati particolarissimi che si articola in un arco temporale che va da dicembre 2014 a giugno 2015. Nulla è come appare, niente deve essere dato per scontato.
Tuttavia, per quanto la lettura sia rapida, ho trovato alcuni aspetti della trama davvero troppo inverosimili, in particolare, nell’ultima sezione che conduce all’epilogo. La sensazione è che l’autore abbia voluto fare troppo per sorprendere il suo lettore al punto tale dal tirare talmente tanto le circostanze e rischiare di uscire da quella che era la linea narrativa delineata. Consigliato agli amanti del genere.