Il simulatore
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FORTUNA CHE I POPOLI HANNO BISOGNO DI EROI
Sam per sette anni fra il 1983 e il 1990 ha fatto di mestiere il “simulatore” ovvero ha diretto un ufficio del SIS inglese il cui compito era quello di “disinformare” e “demoralizzare” i servizi segreti dei Paesi avversari con l’uso di menzogne: i moderni guerrieri non lottano certo rispettando un codice d’onore, anzi l’inganno è uno strumento necessario per difendersi in un mondo corrotto dall’ideologia marxista. Davanti a un busto di Marx nella secolare Università di Schiller dove il filosofo aveva insegnato nel 1841, uno della vittime della distopia da lui ispirata non può fare a meno di esprimere il desiderio che costui “fosse crepato a quel tempo”. E sono i tentativi rivoluzionari degli studenti e degli operai parigini ad accendere la fantasia del giovane libico Hakim al-Mansur e a spingerlo a diventare un pericoloso terrorista al servizio del folle Gheddafi. La fanatica devozione ai dogmi del partito o della “causa” trasforma gli essere umani in automi votati alla carneficina o all’autodistruzione: neppure il pensiero di Dio spegne la sete di sangue di padre O’Brian, soldato spietato dell’IRA. Se di tali demoni l’”impero del male” si nutre, il regno del bene ha a disposizioni uomini interiormente feriti o stanchi ma coraggiosi e paradossalmente leali: a Sam non è consentito essere onesto con i nemici russi o libici, tuttavia per amici e collaboratori fedeli non esista a rischiare la propria vita. Tuttavia a rendere credibile gli eroi di Forsyth non sono tanto le qualità morali, che lo scrittore lascia scaturire dall’azione, quanto la precisione con cui vengono descritti il contesto storico e i sistemi operativi dei servizi segreti. Le avventure del “simulatore” e dei suoi sodali sono così un continuo susseguirsi di pericoli sventati all’ultimo momento. Ma ora la “Guerra Fredda” è finita, e per Sam è il tempo della pensione e della malinconia: mentre lui è a pesca, Saddam invade il Kuwait. Fortuna che i popoli hanno sempre bisogno di eroi…