Il simbolo perduto
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The Lost Symbol
Avevo iniziato a leggere questo libro più di un anno fa e poi lo avevo lasciato a metà sopra la mia scrivania.
Quest’estate però, siccome ero stufa di vederlo sempre al solito posto mentre aspettava di essere terminato, ho deciso di ricominciare a leggerlo dall’inizio e di portarlo finalmente a termine.
Il protagonista principale è sempre Robert Langdon, il ricercatissimo e conosciutissimo professore di simbologia di Harvard.
Questa volta è in viaggio per Washington ed è stato convocato con urgenza da un amico molto potente di nome Peter Salomon per una conferenza che si terrà al Campidoglio sulle origini esoteriche dell’America e principalmente della sua capitale.
In questo libro stranamente sono state archiviate tutte le indagini riguardanti la Chiesa ed i vari misteri dell’Opus Dei per lasciare spazio alla massoneria americana.
Anche in questo testo i colpi di scena non mancano ed anche i numerosi rompicapo che tengono il lettore incollato al libro, ma allo stesso tempo l’autore non è riuscito ad entusiasmarmi come nella lettura de “Il Codice Da Vinci”.
Alcune parti le ho trovate noiose, infatti delle volte il libro poteva essere un po’ meno scontato, magari non ne sarebbero uscite 600 pagine, ma la lettura sarebbe risultata più interessante, inoltre il finale mi ha deluso parecchio ed era a dir poco prolisso.
Che altro posso dire?
Mi sono sentita un po’ ingannata con questo romanzo.
Per chi non l’ha ancora letto, ma interessa il genere voglio consigliare di non avere troppe pretese e di non aspettarsi una storia così interessante come viene descritta nella quarta di copertina.
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Un romanzo interlocutorio
Un romanzo convenzionale con una trama piatta e un ritmo fin troppo serrato che, proprio per questo, non raggiunge mai i picchi di godibile intellettualismo dei precedenti lavori dell'autore e che piuttosto ha la tendenza a far sprofondare il lettore in gole di catatonico disinteresse, specialmente per quel che riguarda la sorte del protagonista. L'autore, ormai ben consapevole di ogni aspetto del sistema che desta l'interesse attorno ai suoi libri, tenta di risvegliare l'attenzione dei lettori sparpagliando qua e la i suoi collaudati "enigmi simbolistico - massonici", ma qui più che nelle altre opere questi rompicapo hanno ormai il sentore di stantii giochetti enigmistici da spiaggia e alla resa dei conti neanche loro riescono risollevare le sorti di un romanzo che, man mano che lo si sfoglia, sembra sempre più precipitare in una sorta di astenosfera letteraria autolesionistica. L'immancabile scontato epilogo farcito di vaneggiamenti filosofici rispecchia il resto del libro, ma più che una inevitabilmente adeguata conclusione sembra una rampa di lancio per conferire al romanzo il titolo di "Much ado about nothing post litteram". Approfondendo il discorso del finale, anche se è un po' come rigirare il coltello nella piaga, Dan Brown, per quanto di solito sia piuttosto ispirato alla pontificazione sui massimi sistemi del mondo, nelle ultime pagine de "Il simbolo perduto" più che un edotto illuminato divulgatore di arcane verità sembra uno strampalato oratore in preda ad un delirio mistico - tecnologico che adopera mirabilmente la sua favella non tanto per perorare la causa quanto per tentare di giustificare (o forse sarebbe meglio dire "porre rimedio a") quanto precedentemente scritto.
Lo stile narrativo di Dan Brown è di facile appeal ma se mancano i contenuti è altrettanto facile che il lettore si stanchi. Detto questo è innegabile che sia una lettura divertente e quotidianamente intrattenitiva ma i capolavori sono altri.
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Commerciale?! Effetto garantista ma voluto...
La prima scena del libro e' cruenta e con maestria cattura subito l'interesse del lettore e diventa il bandolo della matassa su cui si dipana il racconto. Con Roberto Langdon e con questo Capo supremo della CIA figura torva ed enigmatica per buona parte del libro, si inizia la ricerca... Si percorrono seminterrati della Casa Bianca, corridoi di musei, cantine nascoste; si corre sulle metropolitane e su un suv della CIA si sfreccia su elicotteri, si ragiona, ci si arrovella la mente (con gli aiuti fondamentali di Dan Brown) fino ad arrivare alla fine del racconto che si svolge tutto in una notte con qualche flash back qua e la, che strutturano e smorzano il ritmo concitato del racconto.
Mi piacciono i capitoli corti e veloci che scorrono via fagocitati dal ritmo delle ricerche degli indizi che passo dopo passo accompagnano alla risoluzione del mistero che ruota attorno alla Massoneria e alla città di Washington con i suoi luoghi segreti e reconditi. Le pagine sono più di cinquecento e raramente sembrano troppe, la tecnica del libro, la ricerca degli indizi in un clima un po' noir, con il pericolo e la suspense sono la ricetta dei libri di Brown, come l'epilogo che anche in questo caso ho trovato un po' ridondante e retorico. Un pizzico commerciale il libro?! Voi che dite?
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Arrivederci alla prossima, prof. Langdon!
Il prof. Langdon è senz'altro uno dei personaggi che amo e che mi ha coinvolta di più nel mondo fantastico della lettura. Colto, sportivo e affascinante è l'investigatore dell'arcano e del mistico, l'Indiana Jones in mocassini e giacca di tweed. In questa avventura però il suo creatore ha offuscato un poco le sue gesta, il suo sapere e il suo prezioso contributo, confondendolo in un mix filosofico - religioso che (lo scrivo con sommo dispiacere) mi ha reso la lettura pesantuccia.
Forse mi aspettavo un pò più di mistero, forse mi interesso poco alla massoneria, forse mi sono piaciuti davvero troppo i precedenti Angeli e Demoni e il Codice da Vinci… Fatto sta che questo simbolo l'ho perduto fra le pagine!
L'antagonista Mal'akh ha un gusto di prevedibile ed onestamente non mi è piaciuto (il vero antagonista deve saper prendere!!) così come ho trovato eccessive le divagazioni sulla famiglia Solomon... Ero più incuriosita dal direttore Sato!!!
Ambientazione senza dubbio affascinante e i colpi di scena comunque non mancano (ed uno è veramente tosto!!), quello che resta è un bel bagaglio di informazioni e conoscenze alla Dan Brown... Nonchè la voglia di rileggere al più presto un'altra vicenda del mio professore preferito!!
A prescindere dal mio commento che può essere condiviso come no, se amate il genere e siete Langdon - seguaci questo libro non può certo mancare nella vostra biblioteca!
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Forse il num 1 del genere
Premessa: è il primo libro di Dan Brown che leggo, degli altri BestSeller ho visto il film quindi credo che leggerli non mi appagherebbe molto.
Il voto pertanto è più allo scrittore che al libro, perchè sia Angeli e Demoni che il Codice da Vinci sono una spanna sopra questo (statisticamente parlando).
Secondo me Dan Brown è lo scrittore perfetto per chi ama i thriller ricchi di mistero e storia, non vuole una lettura troppo impegnativa e non è avvezzo alla lettura. Praticamente quello che sono io come "giovane" lettore.
La lettura è piacevole e appassionante, il ritmo è veloce quel che basta (considerando che l'azione si svolge in poche ore), lo scrittore sembra accompagnarti nella lettura: c'è un mistero da svelare? Dopo poche pagine eccolo pronto. Ti stai chiedendo il perchè? Eccolo spiegato. Almeno così mi è sembrato.
La trama è bellissima, mi ha impressionato lo studio che è stato fatto per scrivere il libro (in questo caso la massoneria e la storia di Washington), il finale credo sia nel classico dello stile di Dan Brown (e un'americanata come si suol dire) però si è già preparati a questo, e non influisce sul risultato dell'opera.
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da Dan Brown a Dan Brown
Comincerei con il dire che l'opinione che il lettore si può fare del libro dipende molto, secondo me, da un fattore: "si è già letto libri dell'autore???" e....."quali????". Cercando di analizzare la questione in modo conciso, mi viene da riconoscere che il libro in se non è male; il filo conduttore (la massoneria e i codici) è credibile e interessante, i personaggi si muovono nel loro ambiente in modo disinvolto e lineare, c'è una suspance che parte dalle prime pagine e tiene il lettore ancorato al libro. (Per il finale...il discorso è un po' diverso e vanno fatte delle considerazioni). Per cui, in definitiva, il libro è godibile e appassionante. Ma.....se si legge questo libro dopo il Codice Da Vinci e/o Angeli e Demoni.....il discorso cambia di molto. Infatti, il giudizio può cambiare radicalmente riscontrando ripetitività di situazioni, scenari e azioni.
Tornando per un attimo al finale....... la solita americanata alla Angeli e Demoni, per capirci.
Alla luce di tutto ciò direi che sicuramente questo è lo stile di Dan Brown anche se da un autore mi aspetto comunque la capacità di creare cose diverse seppur mantenedo una linea di continuità nello stile.
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L'ambientazione americana... Non mi ha convinto mo
Secondo me quello meno riuscito di Dan Brown. L'ambientazione americana non mi ha affatto rapito, ne tantomeno la storia alquanto utilizzata e riutilizzata anche dallo stesso autore. La sensazione di Deja-vu è costante e questa ha penalizzato molto il romanzo. Ma lo stile resta quello delle "americanate" alla Dan Brown, che riesce a mantenere l'attenzione per tutta la durata del libro.
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Ancora Langdon..
Leggere questa nuova avventura di Robert Langdon è stato un po' come rileggere il Codice da Vinci. La storia è affascinante, vivace e piena di moto. Le pagine del libro si leggono in fretta e seguono il ritmo della corsa del protagonista attraverso le vie di Washington. Nulla da eccepire, buon libro, ma la trama basata su sigilli e codici che si perdono e devono essere ritrovati attraverso rocambolesche cacce al tesoro comincia ad essere un po' troppo sfruttata, assumendo in alcuni punti il sapore del déjà vù.
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O si ama o si odia!
Il contenuto è sorprendente! La storia è estremamente intrigante sino agli ultimi capitoli.
Assolutamente lodevole la capacità di Dan Brown di affascinare il lettore con le continue spiegazioni che tempestano il libro riguardo argomenti di diversi profili (storico, tecnologico, scientifico, etimologico..); peccato però che risultino, ai fini della lettura, di ostacolo alla scorrevolezza della narrazione, interrotta continuamente!
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Lo stile è quello
Dan Brown non è un bravo scrittore. I contenuti dei suoi lavori sono interessanti, lascia ampia immaginazione nello spettatore, ma per quanto riguarda la fase letteraria.. "Angeli e Demoni" (che secondo me è il suo libro più riuscito, nonostante il film diretto da Howard sia ancora più esaltante) e "Il codice DaVinci" (libro esaltante, film meno) hanno sempre le stesse situazione, con caratterizzazione dei personaggi pressochè uguali.