Il Signore delle cento ossa
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Un caso di coscienza
In questo romanzo troviamo Martin von Bora con il grado di tenente dell’esercito e alle prese con il suo primo incarico in quanto appartenente al Abwehr, il servizio segreto militare tedesco. L’epoca è la primavera del 1939 e quindi non si è ancora in guerra, fatto questo invece caratterizzante gli altri episodi in cui lui è protagonista. Il compito che gli è stato affidato é di trovare una spia, presumibilmente giapponese, chiamata Il signore delle cento ossa che dovrebbe approfittare di una visita in Germania di una delegazione nipponica per passare agli americani un importante segreto relativo a un anestetico. Ciò che a prima vista dovrebbe apparire semplice non lo è affatto, tanto più che il principale indiziato, un generale giapponese, viene trovato assassinato in una camera d’albergo unitamente al suo aiutante e amante, un apparente omicidio – suicidio che però non inganna von Bora. Da lì prende avvio una trama intricata in un crescendo di tensione che costringe il lettore in una tela di regno, dove l’unica possibilità di liberarsene è procedendo velocemente onde pervenire, con l’ultima pagina, a scoprire la verità. Come al solito la spy story è un pretesto per descrivere atmosfere e ambienti (fra l’altro si è prossimi a una particolare ricorrenza, poiché il 20 aprile Adolf Hitler compie cinquanta anni e si stanno preparando grandiosi festeggiamenti che non poco complicheranno l’indagine). Ai due primi omicidi ne seguiranno altri e anche Martin rischierà di fare una brutta fine, ma un po’ di fortuna, un po’ di intuito gli permetteranno di salvarsi.
Peraltro, non è ancora presente il conflitto che attanaglierà von Bora, cioè il contrasto fra il senso del dovere e la propria morale, ma questo sarà presente in uno dei protagonisti e sarà tanto importante da dare un senso all’intera vicenda.
Più leggo i libri di questo autore, più ne apprezzo le qualità, perché se è vero che sono un gradevolissimo passatempo hanno pure il pregio di far sorgere delle riflessioni, di porre delle domande sul ciò che è giusto secondo i principi di una società e ciò che è giusto per il senso etico dell’individuo. Sono opere non solo fini a se stesse, ma che lasciano qualcosa dentro, meritevoli quindi di essere lette.
Indicazioni utili
Giallonero
Devo confessare di non essere una grande amante del giallo ne' del "noir" e neppure di spionaggio, ma ho letto questo romanzo perche' ho visto delle recensioni su dei blog e poi c'e' l'ambientazione storica e il romanzo storico, invece, mi e' sempre piaciuto. Pero' qui ho gettato la spugna abbastanza presto.
Premetto che la scrittura, lo stile,sono bellissimi. Ci sono delle descrizioni meravigliose, da alta letteratura. E' un libro molto colto, pieno di citazioni e di riferimenti storici. Ci sono anche dei bellissimi colpi di scena. Ma nonostante tutto questo, non mi ha catturata. Alla fine dei conti mi e' sembrato un romanzo un po' freddo. C'e' la ricostruzione storica ma non c'e' atmosfera. C'e' la cultura ma non c'e' l'arte, per non parlare dell'eros. Il protagonista non mi e' sembrato un essere umano ma,piuttosto, una figurina ritagliata nel cartone, e oltretutto il cartone - data l'epoca- e' in bianco e nero....
Puo' darsi che il mio giudizio sia condizionato dalla scarsa frequentazione di questo tipo di letture, quindi consiglio comunque questo romanzo a tutti gli amanti del giallo in tutte le sue varianti.