Il serpente maiuscolo Il serpente maiuscolo

Il serpente maiuscolo

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Mathilde Perrin ha sessantatré anni, è vedova e abita con il suo dalmata in una villetta a Melun, non lontano da Parigi. Nessuno mai sospetterebbe che dietro quella donna elegante, curata e un po’ sovrappeso si nasconda un sicario. Implacabile, precisa, addestrata fin dalla prima giovinezza, Mathilde non sbaglia un colpo e porta a termine a sangue freddo tutti i compiti che il comandante – suo superiore ai tempi della Resistenza – le affida. “Mathilde non ha mai sprecato una pallottola, solo lavori puliti e senza sbavature. Stasera è stata un’eccezione. Un capriccio. Avrebbe potuto colpire da più lontano, fare meno danni e sparare un proiettile solo, certo.” Sì, perché in effetti da qualche tempo qualcosa non va. Mathilde si lascia un po’ andare a certe crudeltà gratuite per “abbellire” le sue missioni. E inizia davvero a perdere la testa: dimentica di disfarsi dell’arma, sbaglia bersaglio, è convinta che il suo vicino di casa abbia decapitato il suo cane. L’ispettore Vassiliev intanto sta indagando sui suoi omicidi, ha “la testa piena di serpenti” e deve individuare al più presto il serpente maiuscolo, il misterioso assassino che colpisce con ferocia e senza una logica apparente.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il serpente maiuscolo 2022-02-13 10:25:24 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    13 Febbraio, 2022
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Madame la vedova

Pierre Lemaitre, nato a Parigi, ha insegnato per molti anni letteratura ed ora è scrittore e sceneggiatore. Con i suoi romanzi, tutti premiati da critica e pubblico, si è imposto come uno dei grandi nomi della narrativa francese contemporanea. Scritto nel 1985, Il serpente maiuscolo, è il suo primo noir, e nelle sue intenzioni, l’ultimo che pubblicherà e con il quale desidera dare l’addio al genere.
Chi è “il serpente maiuscolo”? E’ l’immagine:
“del crotalo, indicandolo come un pericoloso assassino, spiegando l’agghiacciante tendenza a tagliare la gente a metà, gravi turbe, infanzia difficile, una persona che non accetta la propria identità sessuale, che si autodistrugge per procura. Ha la testa piena di serpenti, tutti inviati dell’aldilà. (…) Ripensa al momento che attende placido che un altro serpente , maiuscolo anche lui, gli avvolga attorno al collo le sue spire fredde ed ineluttabili”.
Un serpente all’apparenza innocuo di nome Mathilde Perrin, vedova. Una donna che è stata:
“Una bella quarantenne abituata sin da bambina ad avere tutto, soprattutto il rispetto. Trucco sobrio, passo sicuro, l’aria un po’ di fetta che hanno le persone educate quando ti ascoltano pur avendo cose più importanti da fare.”
Ora è una donna un po’ in sovrappeso:
“E’ ingrossata , fa più fatica a camminare. Sembra che abbia perso dieci centimetri in altezza per guadagnarli in larghezza. Anche il viso ha ceduto, ha un po’ di doppio mento. Per contro, ha ancora uno sguardo meraviglioso, di una chiarezza e di una limpidezza inaudite.”
Chi potrebbe mai immaginarlo, ma Mathilde è uno spietato killer. Una che:
“Non ha mai sprecato una pallottola, solo lavori puliti e senza sbavature. Stasera è una eccezione. Un capriccio. Avrebbe potuto colpire più da lontano, fare meno danni e sparare un proiettile solo, certo.”
Ma oggi ha perso un po’ di smalto e commette errori grossolani. Uccide per uccidere, con violenza, non si ricorda i particolari, commette numerose imprudenze che mettono a rischio la sua immagine e la sua copertura. Che Fare? L’organizzazione decide di ucciderla, ma non sarà facile perché lei gioca al massacro. Riusciranno ad eliminarla? O lei è più forte di tutti?
Un libro spietato, a tratti violento e sanguinario. La narrazione ruota intorno a questa figura di killer in gonnella, insospettabile e tuttavia pericoloso. Un thriller adrenalinico, alla “Tarantino”, continuamente in movimento, fino alla risoluzione finale, con poco spazio per lo scavo introspettivo a favore di una continua violenza. Ovviamente tutto condotto in modo da maestro. Per gli amanti del thriller, con il fiato sospeso e il sangue che scorre a fiumi, violento ed impetuoso.

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Il serpente maiuscolo 2022-03-26 16:09:43 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    26 Marzo, 2022
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Il mio nome è Mathilde Perrin, Perrin Mathilde

«L’omicidio è avvenuto a maggio. Alla vigilia delle vacanze, il commissario Occhipinti ha un unico desiderio, sbarazzarsi di quel caso che puzza un po’ troppo di bruciato. Vassiliev, invece, è stato esonerato al termine della prima settimana […]. I funzionari che lo mettono da parte non vanno per il sottile: non è all’altezza. Vassiliev non se ne lamenta.»

Se volessimo trovare una serie di ingredienti atti a definire “Il serpente maiuscolo” di Pierre Lemaitre non potremmo che non inserire tra questi ironia, humor ma anche drammaticità. A questi aggiungeremmo ancora una discreta dose di componente grottesca ma anche un tocco graffiante ed esilarante con immagini crude in perfetto stile francese ma anche in hard boiled per ricollegarci al filone americano. Un susseguirsi di emozioni e colpi di scena che conducono senza difficoltà a un epilogo che sa trattenere ma anche stupire.
Quante volte nel nostro vivere quotidiano siamo stati ossessionati da “pensieri serpenti” o da circostanze che proprio non ci volevano lasciare in pace. Per l’ispettore Vassiliev questi sono il commissario Occhipinti, un inetto mangiatore di arachidi ma anche un assassino che non vuol saperne di farsi catturare anche quando a essere commesso è un errore fatale.
Siamo nel 1985 e quindi siamo in un periodo storico dove ancora tutti i vantaggi della tecnologia e il suo divenire in crescita costante e rapido non sono ancora sopraggiunti. Venire a capo di intrighi, moventi, ricomporre indizi o trovare prove, non sempre è così semplice e/o intuitivo. Non lo è neanche oggi che abbiamo molti strumenti in più, figuriamoci allora – anche se non parliamo della Preistoria. Per risolvere l’arcano l’ispettore deve fidarsi del suo istinto ma ascoltare quella vocina può diventare estremamente difficoltoso se occorre interfacciarsi con una donna che nel suo essere è fuori dagli schemi e assolutamente impensabile come serial killer.
Mathilde Perrin, infatti, con i suoi sessantatré anni, la sua vedovanza e il suo vivere con un dalmata nella villetta a Melun, non lontano da Parigi, è certamente il serial killer meno pensabile della faccia della storia. Eppure, proprio lei, con i suoi modi, classe e aspetto, è artefice di molteplici morti. Dietro alla sua eleganza si nasconde un sicario implacabile e soprattutto inarrestabile. Dalla freddezza inequivocabile. Non sbaglia un colpo, la donna. A sangue freddo è portato a termine ogni compito che il comandante – suo superiore sin dalla Resistenza – le affida. Nessuna pallottola. Lavori puliti, senza sbavature, errori o distrazioni. Questo grazie anche alla sua grande intelligenza, al suo essere sempre eclettica. Salvo questa volta dove una pallottola è partita. Una pallottola sparata troppo da vicino per soddisfare quel desiderio di crudeltà gratuita, di violenza. Ma cosa sta succedendo alla donna che stranamente non si disfa dell’arma, si convince di una colpevolezza del vicino a danno del cane e sbaglia anche bersaglio? Vassiliev con la sua testa piena di serpenti, nel mentre, individuerà il serpente maiuscolo? Individuerà questo assassino feroce e crudo che senza remore colpisce e uccide? Chi riuscirà a fermarla? Sarà forse Henri l’uomo che ha sempre amato – e che a sua volta da sempre la ricambia – a riuscire nel compito?
Un titolo rapido, di facile lettura, curioso e capace di trattenere è “Il serpente maiuscolo” di Pierre Lemaitre, scritto al cui interno è contenuto tutto l’humor macabro e caustico proprio della penna francese. Il risultato è uno componimento che si lascia godere, non troppo impegnativo ma capace di trattenere nel suo mistero e donare qualche ora lieta.

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