Il segreto di Inga
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Verità e finzione
Il Segreto di Inga è un thriller che assume contorni diversi, indagine su realtà e fantasia, sul potere dalle parole, sul ruolo della dissimulazione, sul significato di verità e libertà in letteratura.
Il lettore si addentra in un puzzle scomposto che abbraccia un gioco diverso, in questo sta la peculiarità e il limite del romanzo, una struttura che perde la propria essenza, che svela una verità sotto traccia per immergersi in un profilo psicologico e in un’ indagine sociologica tra vero e presunto, un labirinto dove inevitabilmente perdersi, confondersi, immaginare, riflettere, cercare risposte.
Inga Andersson è una ricercatrice trentasettenne che si occupa di criminalità e di gruppi terroristici, sette segrete e organizzazioni religiose. E’ una donna sola, trasparente, esiliata dal proprio corpo, con un sacro terrore degli uomini, pervasa dalla razionalità, che riflette e spiega tutto in modo scientifico.
Immersa nel lavoro nasconde altro, un segreto doloroso e inconfessabile che la spinge a cercare una verità complessa, sfuggente, che riguarda il proprio passato e continua a nascondersi, sottraendosi allo stesso tempo al dolore della sofferenza e della perdita.
Il professor Ingesson, alias Bjorn Larsson, è uno scrittore alla ricerca di un soggetto interessante per la trama di un nuovo romanzo, l’ incontro con Inga gli insinuerà un’ idea nella testa, e lei sarà il nucleo del nuovo romanzo. I due si incontrano, si confidano, collaborano a distanza, si scambiano opinioni, materiale, informazioni, idee, abbandonano i ruoli di scrittore e di ricercatore, inscenando una possibile relazione altalenante, necessariamente lontani, scambiandosi i ruoli reciprocamente.
Ingessonn dovrebbe scrivere un romanzo e si trova a redigere una biografia, Inga dovrebbe scrivere un articolo scientifico e si trova a raccontare una specie di storia, non sanno come finirà, su questo punto realtà e letteratura si intersecano, entrambi imprevedibili.
Ecco l’ inizio di una trama parallela, un reale nebuloso e una fiction infarcita di reale, una protagonista e la sua vita tutta da raccontare, un autore che compie delle ricerche ma che a sua volta si rende protagonista di una narrazione parallela, con un ruolo nel proprio romanzo.
E allora ci si domanda dove inizia la verità e dove finisce la fiction, quali le regole del giuoco, dove ci troviamo, nella mente di una donna sola, nei desideri inconfessabili di uno scrittore, di un uomo innamorato, in un incubo ricorrente, nelle elucubrazioni di un impostare, nella vita apparentemente tranquilla di due vecchi amici in una località di provincia, in una cellula interna a una organizzazione segreta che non sa a quale verità affidarsi.
Organizzazioni criminali, sette religiose, truffe, inganni, omicidi, fughe, ritorni, la verità di una donna forte e debole le cui ricerche un giorno hanno perso d’ importanza, che si vergogna di quello che è stata la propria vita, di essere stata così sola, di non avere saputo reagire alla tristezza dello sguardo di suo padre, che a volte ha persino creduto di potere essere felice.
Inga Andersson non è il semplice personaggio di un romanzo, è una donna in carne e ossa che lancia un grido inascoltato e inafferrabile nell’ oscurità di una notte tempestosa, che ha cercato, partendo dalla propria storia, di elaborare una teoria sull’ uomo e sulla sua essenza, o almeno su quello che di umano vi è nell’ uomo.
La bella scrittura di Bjorn Larsson solo in parte compensa una trama balbettante, scarna nella propria essenza di thriller, piuttosto scontata nella conclusione e caotica nella rappresentazione di se’. Inga pare un’ ombra da subito dissolta, Ingessonn uno scrittore alla disperata ricerca di una storia, la natura poco presente, l’ insieme un costrutto di scarsa fluidità e un groviglio poco invitante, di certo non una delle sue migliori creazioni letterarie.