Il segreto di Chimneys
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Tre investigatori per ogni mistero, di media
Dove trovare rifugio dopo un libro farcito di personaggi orribili e psicodrammi assortiti? per me la risposta non può che essere un romanzo della cara Agatha, in cui generalmente imperano i buoni sentimenti, nonostante non manchino mai disgrazie e delitti di ogni tipo. In realtà ero un po' titubante su "Il segreto di Chimneys", perché temevo si sarebbe rivelata una storia di spionaggio simile a "L'uomo vestito di marrone", che non mi era piaciuto particolarmente; in realtà la spy story qui fa sono da introduzione a quello che è il cuore del romanzo, ossia un murder mystery nella miglior tradizione christieana.
La storia si apre in Sudafrica dove la guida turistica Anthony Cade viene incaricato dal suo vecchio amico James "Jimmy" McGrath di consegnare un misterioso manoscritto ad una casa editrice londinese, in cambio di un sostanzioso compenso; una volta arrivato in Inghilterra, l'uomo scopre che molte persone desiderano appropriarsi di questo documento -con mezzi più o meno leciti- e questo lo porta ad essere coinvolto nell'intrigo diplomatico che ha come sfondo la sontuosa magione di Chimneys, dimora di Lord Caterham in cui sta per avere luogo un incontro dal quale dipendono le sorti del fittizio Stato balcanico della Herzoslovacchia.
Come accennato, dopo una corposa prima parte nella quale vengono introdotti i tanti personaggi ed il lettore ha tempo per familiarizzare con la situazione politica e la storia recente herzoslovacca, il volume vira in modo netto verso il giallo classico. Se da un lato questo cambio di rotta ha fatto impennare il mio apprezzamento per il romanzo, dall'altro leggere una sinossi nella quale esso viene presentato come si trattasse dello spunto iniziale -dal quale si svilupperà poi l'intera storia- potrebbe lasciare interdetti: si rischia di essere non poco confusi quando, per i primi dieci capitoli, del fantomatico nobile balcanico ucciso non c'è neppure l'ombra.
A parte una sinossi che anticipa più di quanto dovrebbe, il romanzo soffre di un altro paio di difetti: nulla di grave, ma credo valga la pena nominarli. Il primo è la presenza di troppi POV, che si aggiungono a quello iniziale di Anthony; questa scelta a mio avviso crea dei problemi specialmente andando avanti nella narrazione, perché in pratica ogni personaggio tenta di risolvere qualche mistero, generando così più confusione che risposte effettive. Abbiamo poi una rappresentazione non particolarmente felice di alcune popolazioni, che i protagonisti britannici descrivono con un misto di condiscendenza e luoghi comuni ormai superati; Christie non ci risparmia neppure un velatissimo endorsement al colonialismo e alla monarchia, qui contrapposta alla fallace democrazia post-rivoluzionaria. Se penso poi alla mia edizione nello specifico, potrei opinare anche su una traduzione che arranca in più punti, ma sono certa che dagli anni novanta ad oggi questo problema sia stato tranquillamente risolto.
Tutte queste problematiche sono però marginali, e si accantonano facilmente di fronte ad un mistero orchestrato in modo geniale, che riesce a tenere il lettore incollato fino all'ultima pagina con la curiosità di vedere al loro posto tutti i tasselli del puzzle. Personalmente ho poi apprezzato i caratteri dei personaggi principali: non solo Anthony, ma anche Virginia e Battle -figura ricorrente in altri romanzi dell'autrice-, che riescono a dimostrarsi brillanti e al contempo spiritosi. Mi sono divertita molto a seguire sia loro che i tanti comprimari, tra i quali spicca il povero Lord Caterham, sempre più disperato per le disgrazie accadute sotto il suo tetto e prontissimo a partire per una vacanza appena tutto si sarà risolto. Come lo capisco!