Il segreto dei suoi occhi
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UN MIX TRA PRESENTE E PASSATO
Devo essere sincera, ho deciso di leggere questo romanzo dopo aver visto il film che mi era piaciuto moltissimo.
La trasposizione cinematografica ha preso spunto dal libro perché in effetti sono leggermente diversi ed è uno dei pochi casi in cui posso dire mi siano piaciuti a pari merito.
La scrittura dell’autore a mio parere è molto semplice e ci racconta una storia nella storia.
Il protagonista Chaparro è in pensione dal suo ruolo di vice cancelliere e decide di darsi alla scrittura narrando il suo passato ma concentrandosi in una vicenda particolare che gli ha cambiato la vita.
Lo stupro e l’uccisione di una giovane donna e moglie di un uomo che entrerà nella vita di Chaparro lasciandolo solamente dopo la sua morte.
La storia intriga e il mix con la vita attuale di Chaparro, eterno innamorato della collega Irene, funziona.
Il messaggio che vuole dare l’autore, o almeno quello che ho voluto cogliere io, è che l’amore, di qualsiasi tipo, influenza la nostra vita di continuo. È la ragione di vita o di morte e ci scombussola la quotidianità anche a lungo termine.
L’amore di Chaparro per Irene l’ha segnato per tutta la vita con un finale aperto, l’amore per la moglie assassinata da parte del vedovo gli ha dato un motivo per continuare a vivere operandosi per una vendetta.
Il lo consiglio a me è piaciuto il romanzo, si legge velocemente.
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Bella scrittura per storia mediocre.
SPOILER
È un caso un po’particolare, questo, perché, secondo me, è un libro scritto bene, con una storia così-così.
Vi è l’omicidio, con stupro, della moglie di un bancario e un giovane cancelliere del tribunale di Buenos Aires, Benjamin Miguel Chaparro, si trova implicato nel caso oltre le ragioni di competenza professionale. Il piano narrativo è “doppio” perché la storia viene narrata in parte dal sessantenne Chaparro che scrive un libro sulla vicenda, in parte descritta “in tempo reale”.
Sacheri gigioneggia un po’con il lettore, ti piazza le sue belle frasine ad effetto, in alcuni punti anche un po’ smaccatamente (pare che a volte ci sia quasi l’alert prima: “prendila matita che ora c’è da sottolineare” - cosa un tantino fastidiosa).
Comunque, pur nello schema classico, la storia è scritta bene, il Sacheri ci sa fare e ti porta esattamente dove vuole. Quando incontriamo quello che diventerà il mio personaggio preferito (Pablo Sandoval), l’autore lo introduce in modo apparentemente dimesso, ma si capisce che rimarrà con noi a lungo e che sarà centrale (e credo di non fare nessuno spoiler, se dico che alla fine muore. Trattandosi del mio personaggio preferito non poteva mica andare diversamente). E tacerò di Bàez che era il secondo preferito.
Il libro scorre piacevolmente, i personaggi sono ben caratterizzati e finisci anche per affezionarti ad alcuni di essi. La scrittura, appunto, è buona e piacevole, alcune “scene”come quella del controllore del treno o dell’interrogatorio di Gomez, davvero ben riuscite, bella anche la “pausa” in cui il giovane Chaparro osserva gli impiegati della banca e cerca di immaginare quale sarà quello a cui rovineranno l’esistenza con la tragica notizia che portano con sé.
Belle alcune “fotografie” gli uomini duri, freddi con le persone che amano e che evitano “con precisione chirurgica”qualsiasi riferimento troppo personale, o troppo sentimentale, o troppo malinconico. Ed alcune immagini come gli oggetti che ci sopravvivono, e, ingenerale, il tema della memoria.
Divertenti le parti in cui descrive i colleghi inetti (“L’incoscienza e la grinta, quindi, rendono pericoloso il coglione. Lo mettono in condizione di costituire una minaccia,non tanto per sé, ma per gli altri”) splendida galleria di tipi con cui abbiamo a che fare ogni giorno, come Bàez, unico ad essere “di ritorno, in mezzo ad un branco di nullafacenti che fanno sempre e soltanto il viaggio di andata”.
Belle pennellate, dicevo,ma su un quadro che complessivamente alla fine mi ha convinto poco.
La trama “gialla”, ufff.
Il doppio piano narrativo presente/passato molto di maniera, la “love story” stucchevole se mai ve ne furono, con Chaparro sessantenne che diventa adolescente per le grazie di questa Irene, che, povera, poco ci manca che gli salti addosso, alla faccia dei messaggi subliminali.
In alcuni punti, inoltre,ho l’impressione che Sacheri “chiami” proprio l’applauso e che facendolo rovini la sorpresa: che Sandoval riuscirà a far confessare Gomez, secondo me, è evidente dal momento in cui entra in scena ubriaco. Il siparietto rabbioso che gli fa intorno il collega è davvero manierato e volto a chiamare la risata.
Così come l’epilogo, con la scoperta di un Morales crudele e sadico, era decisamente atteso, anche da prima del dialogo in cui lo stesso dichiara che uccidere l’assassino della moglie sarebbe “troppo veloce”.
Il finale in cui pare che il nostro si decida a dichiararsi all’amata… di nuovo, mah?
Non se ne sentiva proprio il bisogno.
Complessivamente lo promuovo, non fosse altro per il tema della memoria che gli autori sudamericani, non so perché, trattano in maniera sempre sorprendente. Un libro scritto bene, con una storia così e così. In genere succede il contrario, ma se devo scegliere preferisco questo caso.
PS. Ovviamente da un libro che – secondo me – è scritto bene e ha una storia così così hanno tratto un film che ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 2010. Perché io son quasi sibillina nella mia preveggenza, a volte...
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Discreto...
Questo romanzo mi è stato regalato da un'amica, entusiasta della storia , dopo che ne aveva visto il film..
Film che credo sia stato perlomeno candidato all'Oscar, se non lo ha vinto( per miglior film straniero), addirittura. E scusate l'ignoranza in merito...
Io l'ho fiduciosamente e diligentemente letto, e ne ho tratto queste conclusioni.
La trama è decisamente buona; una bella storia gialla, tutto sommato, anche se non da "paura".
Molti anni fa, a Buenos Aires fu stuprata ed uccisa una giovane donna. Venticinque anni dopo, il funzionario che aveva assistito alle frettolose indagini, riprende , con il marito della donna, ad indagare.Ed intanto rivive il suo amore per il giudice Irene......
La storia ha aspetti interessanti, per esempio il doppio livello narrativo: il romanzo di come nasce un romanzo.
Invece i personaggi, le emozioni, le situazioni, non sono molto approfonditi.
Quello che non mi è piaciuto soprattutto è lo stile, o meglio ancora, la maniera con cui è stato scritto. E' tutta una mescolanza di passato e presente, ma non un vero e proprio flash back...
I capitoli che trattano la storia "gialla" si alternano con quelli che raccontano l'amore non dichiarato del protagonista per Irene...e si perde il gusto.
L'ho letto con piacere, ma non mi ha lasciato un segno profondo!
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