Il segno
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Recensione della Redazione QLibri
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EFFETTO MOCKUMENTARY
L’assalto alle Torri gemelle avvenuto 11 settembre 2001 ha traumatizzato e cambiato il mondo, nel romanzo di Sarah Lotz l’evento sconvolgente, tale da portare l’umanità sull’orlo del baratro, non è confrontabile con nessun accadimento storico, in quanto non ha una spiegazione razionale. Quattro aerei di linea di schiantano al suolo in luoghi diversi del pianeta, senza che si possa ricostruire la dinamica dell’incidente; altrettanto inspiegabile, data la condizione dell’apparecchio, è la sopravvivenza di tre, forse quattro bambini. E un avvertimento inviato da Dio, il segno evidente che la fine del mondo sta per arrivare? Il romanzo lascia in sospeso l’inquietante interrogativo, rinuncia all’investigazione sul fatto motore dell’intreccio come ci si aspetterebbe, soffermandosi piuttosto sul logoramento psicologico dei familiari di tre fra le vittime dell’incidente, costretti a prendersi cura dei fanciulli sopravvissuti in quanto parenti più prossimi. La tensione è generata dal fatto che nessuno dei piccoli appare nei comportamenti e nei discorsi quale era prima della tragedia. E allora chi sono? Sono i messaggeri di qualcuno o il segno di qualcosa? Il dramma intimo vissuto di chi vive accanto ai “Tre” salvati ha come sfondo le condizioni di vita di un’umanità sempre più preda di fanatismi e follia. La trama in sé è dunque ben orchestrata, a lasciare perplesso chi scrive è la struttura scelta dalla Lozt con l’artificio di una giornalista, Elpesth Martins, intenzionata a raccogliere dati e informazioni per ricavarne un libro. A distoglierti dall’angoscia indispensabile per gustarti un testo del genere è il continuo mutamento di scenario, l’alternanze di testimonianze, l’utilizzo di dialoghi, la trascrizione letterale di chat e di interviste. In altre parole l’effetto verità a cui l’autrice evidentemente mira fa pensare al mockumentary ovvero al falso documentario genere cinematografico utilizzato sugli schermi per presentare eventi fittizi come se fossero reali. L’espediente sullo schermo funziona, ha una sua efficacia, ma sulla pagina? La questione è aperta….
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Un libro dentro il libro
Volevo da tempo leggere questo libro, ma adesso che sono arrivata alla fine non ho ben capito che effetto abbia avuto su di me. Sicuramente mi aspettavo di più, ma la verità è che l’avevo immaginato proprio diverso. Quello che mi sono trovata davanti è infatti un libro dentro un libro. Dopo il primo capitolo che ci descrive i fatti dal punto di vista di uno dei passeggeri sull’aereo, il resto prende una via diversa. Sarà infatti la giornalista Elspeth Martins, con il suo libro (dentro il libro), a raccontarci il seguito, presentandoci tanti personaggi – troppi – e ricostruendo attraverso vari documenti l’intera vicenda.
Inizia tutto il 12 Gennaio 2012 quando in pochi minuti 4 aerei di linea si schiantano in posti diversi del mondo. Tutto fa supporre che non ci siano sopravvissuti, gli incidenti sono stati violenti e la speranza è lieve. Ma clamorosamente tre bambini, imbarcati su tre voli diversi, sono vivi. Com’è possibile? Sarà stato il caso o forse c’è dietro qualcosa di spaventoso?
È da qui che tutto prende un’altra piega, il mondo sembra iniziare a temere questo episodio, come l’inizio di una sciagura imminente che forse porterà alla fine del mondo. L’episodio sarà la scusante per religiosi, fanatici, politici, … di portare dalla loro parte quanta più gente possibile, vedendo complotti in ogni dettaglio di questo disastro, anche lì dove non ci sono.
Elsepth Martins che sarà per l’intero libro la nostra narratrice lascia prove, testimonianze, interviste,
tutto quello che ci permette di avere un quadro più o meno chiaro delle conseguenze che ha avuto l’evento. Il lettore a quel punto non può fare altro che leggere, provare a farsi un’idea, per poi cambiarla e così via di nuovo, perché sempre nuove prove sembrano emergere. Sarà difficile quindi, fino all’ultimo, capire davvero quale sia la verità e cosa ci sia dietro ai disastri aerei. Non sapremo di chi fidarci e di chi no, se credere all’idea complottista o semplicemente al caso.
Il segno si rivela essere una storia strana, originale sicuramente, in cui il libro si trasforma in un’indagine personale di Elsepth che conosceremo solo alla fine e solo a quel punto conosceremo una mezza verità.
Quella raccontata da Sarah Lotz è una storia prolissa, anche troppo, ma sicuramente non thriller nonostante ci venga presentata come tale. In realtà infatti Il segno è un mix di generi diversi che bene si accostano tra loro. Diversi saranno i colpi di scena e le parti adrenaliniche, sarà forse per questo che è stato classificato come un thriller?
La storia che sicuramente è originale, secondo me poteva essere sfruttata meglio e ridotta. La presenza nella storia di troppi personaggi che ci vengono presentati minuziosamente rende difficile al lettore tenere il filo del discorso, spesso infatti mi sono ritrovata a chiedermi chi fosse il personaggio di cui si parlava. Troppi nomi da ricordare. Lo stesso vale per le ambientazioni della storia, che variano da un capitolo all’altro facendoci saltare da un continente all’altro con troppa facilità.
Credo che Il segno sia un libro bello, ma troppo dispersivo. Una storia che consiglio di leggere, ma partendo con un’idea diversa da quella che vi farete leggendo la trama.
Lento e flemmatico
Ho trovato questo libro faticoso se pur molto ben scritto. A parte qualche scena saltuaria di brivido quando la narrazione passa a Paul Craddock, a mio avviso il personaggio meglio riuscito, il resto del romanzo risulta un resoconto con tanti particolari del tutto irrilevanti che fanno perdere a mano a mano coinvolgimento al lettore. L'epilogo,inoltre, non è esaustivo. Secondo il mio modesto parere, l'autrice avrebbe dovuto tagliare molte descrizioni, concentrandosi invece sull'aspetto suspence aumentando la tensione sortendo, per così dire, un più diffuso effetto "horror". Delle quasi 500 pagine ne avrei salvate a mala pena un centinaio, se pure - e spero di non ripetermi - lo stile è molto ricercato e il romanzo è ben scritto. Il commento che mi precede ha identificato perfettamente la tipologia di narrazione; personalmente prediligo altri registri di scrittura. Tornassi indietro leggerei la recensione di Q-libri prima di spendere quasi 20 euro per una storia che ho voluto terminare solo testardaggine e non per il gusto di farlo...tedio assoluto. Non lo consiglio per il fatto che la Lotz avrebbe potuto fare molto meglio, dando un impronta più definita alla sua opera. Invece "non sa né di carne né di pesce"...