Il secondo Messia
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Glenn Meade è nato a Dublino nel 1957. I suoi romanzi sono tutti bestseller internazionali, tradotti in ventisei lingue e apprezzati tanto dal pubblico che dalla critica. È stato spesso paragonato a Frederick Forsyth, John le Carré e Tom Clancy.
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Talvolta il passato è meglio lasciarlo sepolto…
L’aria calda del deserto è ancora viva e il caos della Capitale invade la mente.
I presupposti c’erano tutti per poter creare una buona storia con dei buoni personaggi, una trama ricca di spunti e particolari interessanti, ma scrivere un libro su questo tema, dopo il romanzo “Angeli e Demoni” è un’impresa ardua e spesso si finisce nel banale.
L’autore crea una storia interessante per poi tesserla su due linee: Roma ed Israele. Tutto però accede troppo lentamente, con alcune forzature un po’ troppo irreali e scontate; personaggi che vengono trasportati così velocemente da rendere il tutto troppo surreale.
Nonostante questi “piccoli” particolari negativi, l’autore ha sollevato una questione morale degna di nota: il Vaticano. Oro, ricchezze, privilegi e vantaggi contrapposti a falsità e menzogne portano ad una visione nuda e cruda di un ambiente marcio all’interno.
Come detto in precedenza, non c’è un ritmo frenetico ed incalzante, se non per le ultime pagine in cui abbondano colpi di scena (alcuni inaspettati) e suspance.
Sinceramente non saprei se consigliarvi il libro, in alcuni tratti mi ha preso, in altri decisamente no. Peccato perché l’autore avrebbe potuto argomentare meglio alcuni punti, un’occasione persa.
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