Il regno delle ombre
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Recensione della Redazione QLibri
Il regno della noia
Una tremenda tempesta seppellisce il Quèbec sotto una coltre di neve e ghiaccio.
Mentre qualcuno sfugge al vento gelido nel tepore di casa, tra biscotti al burro di arachidi e la stufa a legna, il capitano Gamache e’ convocato in una fattoria decadente al cospetto di un notaio, che lo informerà di essere stato nominato esecutore testamentario di una sconosciuta e stramba baronessa.
Tre sono le vicende principali che si intersecano nel romanzo, ma se la treccia è flaccida prima o poi si scioglie.
Salvo il salvabile e lo faccio con lo stesso spirito che avrebbe un imprenditore fallito di fronte all’ennesimo tragico bilancio consuntivo, tra le infinite voci purpuree ne stano giusto un paio in attivo.
L’incipit è veramente buono e la trama potenzialmente interessante, purtroppo lo sviluppo e’ misero, di mistery io non trovo nemmeno l’ombra in una giornata di nuvole.
Lungo e logorroico, acquoso e confusionario si perde in personaggi scialbi, chiacchieroni e privi di un marcato taglio psicologico.
Le mosse che districano la matassa si rivelano banali, ma carenza è ovunque. Capita spesso in queste serie che il protagonista sia il fulcro del racconto e sappia catalizzare l’attenzione a prescindere dalla trama. Ci si affeziona ad un detective per il suo carisma, il fascino, l’intelligenza, l’avvenenza o la simpatia… Questo Gamache – nel presente capitolo- e’ l’apoteosi del nulla, mai incontrato in decenni di gialli e thriller un soggetto cardine tanto trasparente.
Quindici euro, uno spaghetto senza sale e pure scondito.
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il commissario Armand Gamache
Torna Armand Gamache, commissario, ne Il regno delle ombre di Louise Penny. Un libro accattivante, che si legge con frenesia e crescente curiosità.
Siamo nel Quebec, Canada, sotto una fitta nevicata e un paesaggio fiabesco, quando Armand Gamache, una sua amica libraia, e un giovane ragazzo di nome Benedict vengono riuniti al cospetto di un notaio. La curiosità è tanta e anche il luogo in cui avviene l’incontro non può che stupire. Si tratta, infatti, di una vecchia fattoria fatiscente e alquanto sinistra, anche poco sicura da uno stretto punto di vista strutturale. Ma chi li ha convocati lì e per quale motivo oscuro? La risposta è semplice: sono stati tutti nominati esecutori testamentari da una sconosciuta donna, detta la Baronessa, per cui dovrebbero occuparsi dei suoi beni materiali: un castello in Svizzera, un appartamento a Vienna e altro. Ma sembra di essere finiti in una commedia degli equivoci perché la suddetta non è mai stata ricca né tantomeno proprietaria di tali immobili. E allora qual è la verità? Poco dopo il figlio maggiore, quello che sulla carta eredita il fantomatico “titolo” , Anthony , viene trovato morto nella stessa dimora, orribilmente ucciso. Non si può che ricostruire la vita di tali bizzarri personaggi alla ricerca di una verità che non può che sorprendere.
Nel frattempo il commissario deve anche occuparsi della sparizione di un ingente carico di droga che a lui è sfuggito per un tragico caso del destino. Ritrovarlo prima che la droga venga diffusa e provochi morti è per il nostro protagonista ormai un caso d’onore.
Un bel giallo con protagonista assoluto il commissario Armand, un ometto che ricorda nella caratterizzazione Hercule Poirot, un padre e un uomo esemplare, un ottimo marito, un investigatore riflessivo e deduttivo che concede sempre e a tutti un’altra possibilità di redenzione. Una storia oscura e mistica, molto attraente che trasporta
“nel cuore dell’inverno canadese”,
con perizia e metodo. Una lettura affascinante, che risponde bene alle caratteristiche di genere, con una prosa molto descrittiva e a tratti un po’ prolissa, ma sempre incantevole. Un giallo intricato, che segue i canoni classici dell’investigazione con fascino e charme particolare. Una lettura molto consigliata.