Il ranch della Giumenta perduta
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L'importanza dell'amicizia
Nella lunga e prolifica carriera di Simenon poteva forse mancare un romanzo con un'ambientazione western? La risposta ovviamente è no. Ecco che in due e due quattro, durante il suo soggiorno americano del 1947 giustificato dalla necessità di “cambiare aria” e lasciare temporaneamente l'Europa viste le le errate accuse di collaborazionismo con i nazisti, nasce “Il ranch della giumenta perduta”. Come ampiamente noto Simenon è versatile ed eclettico, riesce a ricreare qualsiasi location con grande semplicità, pertanto quello che descrive ci appare assolutamente credibile e familiare: l'Arizona, i rancheros allevatori di cavalli, le miniere di rame, il gioco d'azzardo, le pistole e le imboscate. Proprio il tema del tradimento e delle imboscate sono alla base di questa storia che ha come presupposto la grande amicizia giovanile che unisce tra loro due ragazzi, Andy Spencer e Curly John, arrivati in Arizona per cercare fortuna. La fortuna sembra arrivare, i due fondano un ranch, ma all'improvviso una brutta vicenda, un tentativo di omicidio, poi fallito, da parte di un sicario nei confronti di Curly John crea un'insanabile frattura tra i due. Tutti gli indizi infatti parrebbero convergere verso Andy Spencer quale mandante. Curly John tronca qualsiasi rapporto con l'ormai ex amico, lo accusa di averlo voluto eliminare per impossessarsi della sua proprietà, l'astio ed il senso di tradimento continuano a roderlo dentro per anni ed anni, fino a quando una lettera ritrovata casualmente comincia a svelare retroscena inaspettati ed a cambiare le carte in tavola.
A mio avviso questa è una delle migliori storie di Simenon di sempre. Rispetto ai soliti standard infatti ho trovato un qualcosa in più. Oltre alla classica analisi introspettiva dei personaggi ed ai loro tormenti interiori, oltre alle debolezze umane spesso presenti nelle realtà di provincia così ben descritte, l'autore da fine conoscitore dei meccanismi del romanzo giallo-noir accompagna il lettore mostrandogli una realtà che progressivamente muta, facendo crollare, metaforicamente parlando, il terreno delle certezze consolidatesi negli anni nella mente del protagonista. Curly John a tratti sembra più un Maigret ed un Poirot, un detective indagatore piuttosto che un ranchero allevatore di cavalli.
Sopra a tutto infine, Simenon ci vuole comunicare il valore e l'importanza dell'amicizia che mai come in questo caso avvalora il famoso proverbio che ricorda come chi trova un amico trova un tesoro.