Il postino suona sempre due volte
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“Ora Dio ride di noi”
Storia di passione e morte con implicazioni più profonde di quanto possa lasciar supporre il tono disancantato con cui è scritta.
Ciò che tiene il lettore incollato alle pagine è il senso di fatalità che le percorre e la simpatia che in qualche modo ispirano sia vittime che carnefici, a dispetto della freddezza brutale di questi ultimi.
L'astio di Cora nei confronti del marito - grasso ristoratore greco che ha sposato per sfuggire ad una vita miserabile - e la natura passionale della donna, ricordano la Thérèse Raquin di zoliana memoria: la rabbia maturata negli anni, alimentata dalle frustrazioni quotidiane, e la convinzione di meritare un'esistenza migliore sono la polvere da sparo a cui servono solo innesco e fuoco per esplodere.
Anche qui ci sono due amanti ed in mezzo un coniuge ingenuo, anche qui, sebbene non si esprima mai esplicitamente un giudizio morale, salteranno fuori tutti i limiti di un amore che morirà sotto gli stessi colpi inferti a colui che, inconsapevolmente, sembrava esserne l'unico ostacolo.
Ma i conti si pagano, al “postino” - sia esso Dio, il destino o la propria coscienza - non si sfugge e la sua seconda scampanellata sarà quella fatale:
“Ora Dio ride di noi”.
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Non si tratta con i farraginosi
Un libro molto drammatico e attuale, dove emergono tanti aspetti che sono riconducibili alla ricerca della felicità e al rovescio della medaglia quando diviene una chimera irraggiungibile. Come l’insoddisfazione della propria vita, la ricerca dell’amore e l’incertezza di chi ha difficoltà nel manifestare i propri sentimenti e quando questo accade vince la paura che prende il sopravvento e lo tramuta in odio. La bellezza dell’amore diviene appannata e quasi sfuma tra le pagine perché James M. Cain le ha macchiate di terrore, di alcool e di irriverente bisogno di evasione. Evasione dalla vita quotidiana, con il presentimento che fuggire da un posto sia il modo perfetto per raggiungere la felicità e che esisterà sempre un posto migliore lontano da dove si vive.
La voce dell’Io narrante è di Frank, un vagabondo, nullatenente e quasi parassita, che conosce Cora una bella giovane donna insoddisfatta del suo matrimonio con un grassone che racimola quattrini di origine greca, vittima del sogno americano. Siamo nell’America della grande depressione e i due si ritrovano in molte cose, si amano e si odiano, compiono gesti, speculano e tramano un omicidio per un solo scopo, fuggire assieme e tentare la fortuna altrove. Le cose tra i due cambiano, si innescano situazioni che non lasciano scampo alla sincerità, alla fiducia, si sfaldano le basi del loro amore e poi basta ascoltarsi, capirsi che si ritrovano più vicini, complici e amanti che mai. Un susseguirsi di azioni e dialoghi contrastati, irriverenti, quasi insopportabili, ma il testo è breve e perfetto per il fine ultimo del messaggio, che per l’uomo è facile fare il male il difficile è propendere alla redenzione. Finisci per amare i due per la loro spontaneità che li ha portati sull’orlo del baratro per la mancanza della più elementare forma di moralità, perché il loro amore è al di sopra di tutto anche quando le incertezze aleggiano come l’aria che respirano e l’opportunità di amare è il frutto del contrasto di ciò che in realtà il destino cuce addosso e che con devastante violenza restituisce ai protagonisti il peso delle loro colpe.
Lo strazio delle ultime pagine suggellano lo stile di James M. Cain, un Proust dei poveri come lo definiva il suo contemporaneo Chandler, una prosa asciutta, essenziale, carica di patos che con destrezza riesce a tratteggiarlo di tinte noir lasciando ampio respiro alle emozioni, intensissime nere emozioni.
“Siamo due miserabili Frank….Non siamo stati all’altezza del nostro amore. Come un bellissimo motore d’aeroplano, che ti porta in alto, nel cielo, al di sopra delle montagne: che se lo applichi a una Ford, la rompe in mille pezzi. Questo eravamo, Frank. Un Paio di Ford….”
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Ma 'sto postino chi è??
Lui,lei e l’altro.
Il triangolo no.Decisamente no.
Allora c’è solo una alternativa: lei,l’altro e il delitto (im)perfetto.
Facile a dirsi,giusto un po’meno a farsi.
Perché per il delitto non (im)perfetto servono astuzia,furbizia,spirito d’osservazione e intelligenza.
E sia lei che l’altro non è che sian messi benissimo sotto tali profili.
Ma a volte dove la natura indugia,la fortuna compensa.
Certo… poi c’è sempre la vita che torna a chiederti il conto.
Pubblicato nel lontano 1934 Il postino suona sempre due volte stupisce per il suo linguaggio moderno,rapidissimo,di certo avvincente.
M.Cain non perde tempo:nessuna descrizione di luoghi e ambienti,nessuna descrizione dei protagonisti,(fatta eccezione a rari accenni alla bellezza di lei,del resto senza bellezza non si cantano messe,né tanto meno si compiono delitti),nessun pregresso nelle storie dei personaggi,che tra l’altro si contano sulle dita di una mano.
Bastano i dialoghi a caratterizzare tutto.
Dialoghi che serrano il ritmo e consentono al lettore di entrare con immediatezza dove M.Cain ci vuole portare:dentro la mente degli esseri umani.
Pur essendo questo solo il secondo romanzo che leggo dell’autore la stessa sensazione mi si ripresenta: questi soggetti narrati non sono affatto delle belle persone.
Deboli,a tratti ridicoli,pretenziosi,con una autostima ben più elevata rispetto al loro reale valore,nascosti dietro passioni che funzionano solo nelle parole,ma che nei fatti miseramente falliscono.
Un po’misantropo questo autore?Legittima domanda,di certo troppo tardi per porgergliela.
Ma la sensazione,che infastidisce e fa venire voglia di essere ignorata,è che si sia semplicemente fermato a raccontarci la verità.
Scava dentro ognuno di noi e ci trovi un potenziale omicida.(Im)perfetto.
P.s.:Offro lauta ricompensa a chiunque mi spieghi perché diamine questo libro si intitola cosi!!
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Adesso so chi è il Postino
Perché ho letto questo libro? Ancora me lo chiedo.
Ah, si! Perché durante una cena delle ultime feste sono stata oggetto di stupore e critica in quanto io, accanita lettrice, non ho mai degnato, della mia attenzione e e del mio gusto, un “cult” di una simile portata.
” Vedrai, vedrai, un libro introspettivo che ti farà riflettere sulla vera natura dell’animo umano…”.
Sarà. Ma io di introspettivo, per la fortuita durata di solo 120 pagine, ho notato semplicemente la mia crescente curiosità su come il testo possa essere stato ispirazione per una trasposizione cinematografica , che non ho visto e rispetto alla quale preferisco rimanere nel dubbio.
Un vecchio e rozzo greco, dunque, che, insieme alla giovane ed avvenente moglie Cora, si occupa della gestione di una diroccata pompa di benzina e del relativo ricovero con vitto e alloggio, a pochi chilometri da San Francisco. Vi giunge il ventiquattrenne Frank Chambers, zingaro di natura e dedito alla vita di strada. Tra Cora e Frank è passione immediata, del tipo che già dopo qualche ora lei chiede a lui di “staccarle” il labbro con un morso (e per una volta, ditemi voi, mi stavo tenendo lontana da storie di vampiri e mutanti!).
Insomma, di intralcio rimane solamente il vecchiaccio, che in tutta la sua rozza ingenuità a me è risultato persino simpatico.
Scrittura veloce e scarna, stile asciutto, trama inconsistente e che perde mano a mano di forma, contenuto via via angosciante ma privo di mordente.
Un romanzo che NON può essere:
- un giallo tinto di rosa: non c’è il mistero e neppure il delinearsi di una vera e proprio storia d’amore.
- un thriller psicologico: i personaggi non vengono approfonditi e ce ne sono di alcuni che compaiono come stelle comete e tu dici: embè!
- un noir con un risvolto romantico: perché essendo il noir un sottogenere del giallo con degli elementi riflessivi in più, credo che debba comunque sottendere al la soluzione di un crimine e ritorniamo per tanto al punto numero uno; ed il romanticismo il romanzo per intero non lo vede neppure da lontano.
A quale genere appartiene “Il postino suona sempre due volte”? Non lo so. Se qualcuno lo sa, lo ha letto, e magari lo ha pure apprezzato, che si pronunci. Rimango aperta a qualsiasi dialogo.
L’unico elemento chiaro che sono riuscita ad acquisire è stato il titolo: non comparendo nella vicenda nessun genere di postino, presumo che l’allusione sia al diavolo. Questo diavolo sempre un po’ cattivello che prima ti tenta col male e dopo torna a riscuotere.
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- sì
- no