Il porto delle nebbie
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Un giallo d'annata
Simenon riesce a descrivere in maniera davvero straordinaria le atmosfere e i luoghi nei quali vivono i personaggi dei suoi romanzi. L'esperienza di lettura può essere paragonata all'osservazione di un quadro i cui dettagli sono resi attraverso leggere e brevi pennellate che hanno il potere di rendere suggestive le ambientazioni e vibranti le vicende. Sono davvero ammaliato dalla prosa di Simenon e non posso che esprimere un parere positivo per questa splendida opera scritta nel 1932. Tuttavia la penna di Simenon riesce a sorprendere e ammaliare soprattutto nei romanzi che non hanno come protagonista l'ispettore Maigret, i cosiddetti romans durs, come "L'uomo che guardava passare i treni", "Le campane di Bicètre", "La camera azzurra" e molti altri, in totale 117 romanzi scritti tra il 1931 e il 1972. In quest'opera sono comunque da sottolineare alcuni mirabili passaggi, specie nella parte iniziale del racconto, nei quali ci si sente immersi nell'atmosfera affascinante del porto e prendono vita, magicamente emerse dalle nebbie, forme umane e intricate vicende raccontate in maniera magistrale dallo scrittore belga.
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L'altro 'porto delle nebbie'
Ancora una storia di costa per Maigret, condita di chiuse, barche, sapore di salmastro, umidità, oltre all'immancabile paesino in cui le distinzioni sociali sono tanto chiare (lavoratori portuali da una parte, piccola borghesia dall’altra) quanto serrati a chiave i segreti, specie della classe benestante. Il commissario arriva a Ouistreham, vicino a Caen – il luogo in cui Simenon scrisse il romanzo – perché il capitano di quel porto è stato ritrovato smemorato a Parigi. Appena riportato a casa, l’ufficiale viene ucciso con la stricnina e allora risulta inevitabile indagare: se i primi sospetti possono cadere sulla giovane governate e sul di lei fratello avanzo di galera causa eredità, ben presto l’istinto di Maigret si orienta verso l'agiata cerchia del sindaco Grandmaison, l’azienda e la famiglia del quale racchiudono la soluzione dei misteri, incluso quello rappresentato dal misterioso uomo d’affari norvegese. Per arrivare a sbrogliare la matassa, il commissario beve forse qualche bicchiere più del dovuto, finendo malmenato in una stiva e poi legato come un salame sulla banchina, ma il consolidato metodo di lasciare che i colpevoli finiscano per fregarsi con le proprie mani - stimolati da un ‘aiutino’ solo quando serve – consente allo scrittore di delinearne con precisione la personalità. L’attenzione a simili aspetti va però a scapito della trama gialla: se in altri romanzi l’equilibrio si mantiene, qui i momenti di stanca finiscono per pesare oltre la misura mentre le rivelazioni finali risultano aggrovigliate in eccesso: ne scaturisce una mancanza di fluidità che rende difficoltoso concentrarsi sull’intreccio, così che gli appassionati del genere sono giustificati se storcono il naso. Chi tuttavia fosse disposto a sacrificare i meccanismi oliati con cura per lasciarsi avvolgere dalle atmosfere senza troppo soffrire l'inquietudine che ne deriva, si troverà al suo posto tra queste pagine che descrivono con efficacia le psicologie dei personaggi e i rapporti della limitata comunità (gli abitanti di un paese ma pure l’equipaggio di un cargo) in cui vivono o cercano di sopravvivere.
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Indagine nella nebbia
Pubblicato nel 1932 Il porto delle nebbie fu scritto a bordo dell’Ostrogoth, il cutter che Simenon si era fatto costruire e attrezzare a Fécamp, ancorato nel porto di Ouistreham, dove si svolge l’intera vicenda. Avvolta sovente dalle nebbie la località marittima della Bassa Normandia è il teatro di una trama piuttosto intricata, in un’atmosfera di costante e inclemente tensione, in cui accade di tutto, perfino che il celebre commissario Maigret sia costretto a trascorrere una piovosa nottata legato come un salame e disteso sul molo. Ben conoscendo (ormai ne ho letti diversi) i gialli con proagonista l’infallibile detective è uno dei pochi casi in cui prevale l’azione. Beninteso non è che Maigret si metta a effettuare spericolati inseguimenti o sia costretto a sparare, ma la dinamica delle indagini è tale da riservare frequenti colpi di scena in cui addirittura si arriva a un furioso corpo a corpo. C’è un ex capitano di lungo corso, poi in pensione e diventato responsabile del porto di Ouistreham, che viene trovato a Parigi a vagare in stato confusionale, e che soccorso non capisce nulla di quel che gli si chiede e nemmeno parla.
E’ solo un caso fortuito che permette di scoprire chi é e sulle sue condizioni di salute grava una ferita da proiettile al cranio, peraltro operato con notevole perizia. Chi gli ha sparato? Perchè? Proprio per questo Maigret avvia le indagini e accompagna il capitano Joris (così si chiama quello che per un po’ era uno sconosciuto) alla sua casa a Ouistreham, da cui mancava da parecchi giorni. Nel corso della notte tuttavia l’uomo muore, avvelenato dalla stricnina. Il piccolo borgo, umido di nebbia, popolato di marittimi e di pescatori diventa così il teatro dell’indagine, in cui tutti, o comunque quasi tutti i soggetti interessati sanno, ma non intendono parlare, in una sorta di omertà che manda in bestia il commissario. Fra fortunali e ancora nebbie il massiccio investigatore si muove con la massima determinazione e da l’impressione sin dalle prime battute di aver capito molte cose, di cui tuttavia, invano, chiede le conferme. Si arriva così alla fine con il colpevole che non viene assicurato alla giustizia, ma che paga la sua colpa in altro modo, con soddisfazione di Maigret che manifesta la sua grande umanità nei confronti degli altri sospettabili, vittime in altro modo del reo che è un esponente di quella borghesia di provincia che Simenon non solo non ha mai amato, ma che ha dipinto nelle sue opere quasi sempre in modo impietoso.
Il porto delle nebbie, che nulla ha a che fare con il famoso film dall’eguale titolo diretto nel 1938 da Marcel Carné, è un ottimo poliziesco, capace di avvincere il lettore dall’inizio alla fine, ed è pertanto da me più che consigliato.
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Notti d'ovatta
Due cose colpiscono principalmente in questo giallo: l'ambientazione e l'intelligenza di Maigret. L'ambientazione perchè l'oscurità popolata di persone invisibili e l'atmosfera un pò d'angoscia che crea la nebbia sono affascinanti; trasmettono la sensazione di un mondo sconosciuto al quale si è estranei. E nella nube di umidità che imperla i baffi caratteristici di Maigret, spicca il suo acume. Perchè il suo cervello lavora come una ruota dentata che si incastra perfettamente con gli avvenimenti. Bello quindi lo stile. Storia di per sè non eccellente: "ceci n'est pas une pipe"!