Il passeggero del Polarlys
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Il torpore di Simenon
Simenon, la cui scrittura è attenta ai particolari al punto di rasentare la pignoleria, ogni tanto tuttavia si prende un periodo di svago, durante il quale scrive romanzi che, se fossero di altri autori meno blasonati, si potrebbero considerare nel complesso soddisfacenti, ma, portando in calce invece quella firma così nota, si rivelano per essere delle prose invero modeste, magari con una trama interessante, ma prive di tutte quelle caratteristiche positive che così tanto hanno indotto il pubblico dei lettori ad apprezzare l’autore belga. Prendiamo questo romanzo di navigazione, che forse vuole evocare, non riuscendoci, certe atmosfere tipiche di Joseph Conrad, un noir privo di una vera e propria tensione, con parecchi rallentamenti nel ritmo, in contrasto con la dinamicità dell’ambiente (il mare del Nord in tempesta), ebbene se all’inizio riesce a presentare qualche motivo di interesse poi, piano piano, procede stancamente e così si arriva alla fine con la scoperta dell’assassino di turno che lascia alquanto basiti, perché se è vero che era il meno sospettabile, è altrettanto certo però che la soluzione si presenta tutt’altro che logica. C’è qualche pagina buona, come se occasionalmente Simenon si fosse scosso dal torpore che lo aveva pervaso, ma questo implica che appaiano ancor più stridenti quelle parti – e sono molte – in cui c’è più verbosità che sostanza.
Peccato, a fronte di tanti capolavori mano a mano che procedo nella lettura della corposa produzione letteraria dell’autore mi imbatto, ormai con una certa frequenza, in opere che, solo per rispetto nei confronti di un grande scrittore, non esito a definire minori, se non marginali.
Indicazioni utili
- sì
- no
DELUDENTE
Primo Simenon ad andare in libreria nel 1932 con il vero nome dell’autore che, a partire dall’anno precedente, aveva già firmato diciassette inchieste di Maigret. Mi metto comoda, salgo sul mercantile in partenza dal porto di Amburgo e fiuto l’aria di malocchio già annusata dal navigato capitano Petersen, in mia compagnia pochi altri passeggeri: non sarà un viaggetto di piacere. E in effetti ho faticato parecchio a godermi questa traversata, eppure il mio capitano è sempre lui, il caro belga, solo che qui, rispetto alle poche - se paragonate a tutte quelle da lui scritte - opere da me lette, prevale il modulo del giallo e io non amo la sfida intellettuale che quel modulo narrativo richiede: attenzione ai nomi dei personaggi, alle loro descrizioni, ai fatti sapientemente intrecciati alla ricerca di una possibile soluzione. Che cosa c’è da scoprire? Intanto viene compiuto un delitto a bordo, si sospetta di tutti e manca fin da subito un passeggero che non è la vittima. Un’unica conturbante presenza femminile agita le acque e devia le attenzioni mentre l’incedere della nave viene ostacolato da avverse condizioni meteorologiche. La lettura a tratti ha vagamente richiamato “La linea d’ombra”, l’epilogo mi ha confermato di aver subodorato bene il succo della storia ma ahimè siamo in questo caso ben lontani dalla maestria di Conrad benché Simenon sia stato ugualmente abile nelle descrizioni delle avversità marine ma non paragonabili a quelle de “Il tifone”, e mancano in genere quei sapienti brevi inserti che in maniera sintetica portano il lettore oltre la superficie.
Deludente.
Indicazioni utili
Sei pallini neri
Non è un Maigret, ma è uno dei primi noir di Simenon, con cui sinceramente io non ho un grande feeling. La sua scrittura è troppo lucida, il suo stile stringato ed essenziale e non mi dà mai molte emozioni. La trama, che offre uno spaccato di borghesia, è plumbea, un po’ come l’ambientazione: il noir infatti ha come sfondo le nebbie ed il freddo del mar Baltico. Il punto del racconto più particolare è quello in cui il comandante della nave raffigura con sei pallini neri i sei personaggi coinvolti nella vicenda, cercando di trovare fra di loro configurazioni sempre nuove per arrivare a scoprire il bandolo della matassa. La maggiore curiosità è che il nome della nave, Polarlys, è il nome dell’aurora boreale in norvegese. Per il resto tutto troppo grigio per dargli cinque stelle dorate.
Indicazioni utili
- sì
- no
Viaggio parallelo alla ricerca della verità'...
Atmosfere cupe e spettrali inserite in nevosi paesaggi nordici, personaggi eccentrici e misteriosi, reali o solo immaginati, un viaggio funesto in attesa della verità', caratterizzano questo noir di Simenon pubblicato negli anni '30.
Il Polarlys e' una nave che trasporta merci e passeggeri; non ha niente di prestigioso, puzza di merluzzo ed ha il ponte sempre ingombro di merce. Partendo da Amburgo, costeggia il litorale norvegese e attracca in piccoli porti.
Il suo equipaggio è' capitanato da Petersen, uomo energico, tarchiato, robusto, con occhi da vecchio marinaio, scrutanti l' orizzonte con il sentore che, sin dall' inizio, qualcosa non va, e che uno strano " malocchio " si sia depositato sulla nave già prima di salpare.
E poi c'è quel nuovo assunto, come terzo ufficiale, un giovane ragazzo olandese appena diplomato, esangue, magro, emozionato ed inesperto.
E quello strano tipo, rosso di capelli, alto, vigoroso, uno scansafatiche, ex galeotto, che si comporta come se fosse a casa sua, ingaggiato all' ultimo momento come carbonaio.
E che dire dei quattro passeggeri. Una lei, strana " figurina ", esile, nervosa, sensuale, curatissima, piuttosto egocentrica e disinvolta. Dei tre uomini uno è' un passeggero fantasma, di cui non restano che i bagagli, gli altri sono un uomo d' affari sempre in viaggio ed un misterioso giovanotto alto, rapato a zero, con un paio di occhiali dalle lenti spesse.
La nave salpa, il thriller ha inizio e scorre parallelo al viaggio, addentrandosi in un progressivo peggioramento metereologico ed in una tempesta di neve proprio come il misterioso ed intricato omicidio che avverrà a bordo e collegato ad un altro assassinio di un recente passato.
Il capitano Petersen scruta, si interroga, cerca di capire e chiarire, a sua volta protagonista, ma anche defilato, spettatore di vicende nebulose e frammentarie. È' il nostro Virgilio, profondo conoscitore dei misteri del mare e dell' animo umano.
Reale e immaginario, verita' o recita, personaggi autentici o maschere artefatte, costruiscono un intrigo che scorre velocemente, e si avvale di tutti i tratti tipici del noir.
Pochi tocchi, d' autore, indagine psicologica, cura del particolare, dialoghi che sottendono altro, e quell' atmosfera spettrale che accompagna il Polarlys tra i fiordi norvegesi e l' estremo nord dell' Europa, in un paesaggio prevalentemente nebbioso, notturno, incerto, cupo, progressivamente glaciale, ostile, come la storia in essere.
Le sensazioni vissute durante il nostro personale viaggio di lettori esprimono smarrimento, incubi ricorrenti, un grigio funereo, personaggi che svaniscono improvvisamente, non sono mai esistiti o si presentano come altro da se'.
Tutto muta, costantemente, persino la nave non è più la stessa, è cambiata, nell' oscurità sembra una nube fosforescente, e, come lo svolgimento della trama, appare tetra ed inquietante.
I personaggi sono maschere trasfigurate ed in balia degli eventi, fortemente caratterizzati, con pochi tocchi che ne mostrano l' essenza. Entrano ed escono da una scena spoglia, grigia, desolata.
Mirabile la figura di Katia Storm, circondata da un alone di voluttuosita', persino nella paura, difficilmente conciliabile con quella sua aria infantile, e che finirà' per cedere, travolta dal corso degli eventi, senza più un' ombra di civetteria e di femminilità.
I dialoghi sono fitti, diretti, essenziali, le parole dosate, scarne, gli odori ed i profumi forti, impetuosi, caldi, espressione di caratteri e sentimenti.
Come sempre, con pochi tocchi, Simenon trascina il lettore in un vortice di partecipazione emozionale, delineando linee e tratti che entrano nella storia e nella vita dei protagonisti accompagnati da un paesaggio vivo e furente e da quella nave che pare un fantasma viaggiante.
A volte sembra di essersi calati in un sogno, più spesso in un incubo, o ci si ritrova fermi, in attesa, mentre una folla di immagini evocative si susseguono e scorrono sul volto dei protagonisti, il cui sguardo errante ci mostra un sorriso un po' triste ed un po' forzato a scrutare l' orizzonte.
Quando Il caso è risolto rimane comunque una certa inquietudine e sospensione, la fine del viaggio del Polarlys coincide con la verità accertata, ma un velo melanconico copre immagini e ricordi, che si susseguono a singhiozzo, insieme ad un' aura di vaghezza e mistero, ad una narrazione in bilico tra incertezza emozionale e tensione letteraria, come solo i grandi narratori sanno esprimere.
I