Il morso della reclusa Il morso della reclusa

Il morso della reclusa

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Il commissario Jean-Baptiste Adamsberg è costretto a rientrare prima del tempo dalle vacanze in Islanda per seguire le indagini su un omicidio. Il caso è ben presto risolto, ma la sua attenzione viene subito attirata da quella che sembra una serie di sfortunati incidenti: tre anziani che, nel Sud della Francia, sono stati uccisi da una particolare specie di ragno velenoso, comunemente detto reclusa. Opinione pubblica, studiosi e polizia sono persuasi che si tratti di semplice fatalità, tanto che la regione è ormai in preda alla nevrosi. Adamsberg, però, non è d'accordo. E, contro tutto e tutti, seguendo il proprio istinto comincia a scandagliare il passato delle vittime.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il morso della reclusa 2018-01-28 11:33:54 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    28 Gennaio, 2018
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La banda delle recluse

Dopo l'ultimo romanzo "Tempi Glaciali", uscito nel 2015 e avente come protagonista sempre il commissario Adamsberg, Fred Vargas torna con un'altra indagine del suo personaggio più conosciuto. Le storie di Adamsberg mi danno l'idea di gialli più che di veri e propri thriller, ma questo non ne intacca la piacevolezza.
Riguardo allo stile, in questo genere la Vargas è indubbiamente a suo agio: anche se "Il morso della reclusa" non ha la tensione di un thriller, l'autrice è molto abile a gestire le varie fasi e l'evolversi dell'indagine, riuscendo sempre a tenere un buon ritmo e incitando il lettore a fare le sue supposizioni prima della soluzione finale. Oltre a lasciare spazio all'immaginazione del lettore, il romanzo non è povero di colpi di scena, che anche se non sono da mascella spalancata danno comunque qualcosa in più alla storia senza sembrare forzati. Quelle che scrive sono sempre storie piacevoli da leggere e credo che la Vargas possa essere considerata uno dei maggiori esponenti del genere, anche se finora non ho letto nulla di suo che sia veramente indimenticabile.

La storia ha inizio con il nostro commissario Adamsberg che è in vacanza in Islanda, godendosi (?) un periodo di relativa quiete. Non passano che poche pagine prima dell'arrivo di un telegramma da Parigi, che lo richiama urgentemente indietro per la risoluzione di un caso apparentemente complicato. Inutile dire che sarà una bazzeccola per il nostro commissario, che lo risolverà in quattro e quattrotto. Difatti, il caso per cui è stato richiamato alla base non sarà altro che l'inizio, completamente soppiantato dall'indagine successiva, portata all'attenzione di Adamsberg totalmente per caso e che sembrerà apparentemente insolubile.
Nelle ultime settimane, infatti, sembra che un ragno apparentemente innocuo e "timido", la Loxosceles Reclusa, stia mietendo vittime in maniera del tutto inusuale. Tre anziani, infatti, sembrano essere stati uccisi dal morso di questo animale, che in condizioni normali non uscirebbe mai dal suo nascondiglio soprattutto in presenza di un uomo, e il cui veleno non è mai letale se non in dosi abbondantissime, che le ghiandole di un solo esemplare non potrebbero mai contenere. Inizialmente, dunque, tutti pensano che le morti di queste persone siano dovute alla loro età avanzata.
Ma non per Adamsberg, ovviamente, che tormentato dai suoi pruriti e dall'impressione insopportabile che in questa storia si nasconda qualcosa di losco, avvia un'indagine ufficiosa soltanto coi membri della squadra che se la sentono di seguirlo, rendendosi conto dell'assurdità delle sue supposizioni. Questo creerà una spaccatura nella squadra, costringendo Adamsberg a gestire una delle situazioni più difficili mai affrontate.
Tuttavia, procedendo nelle indagini, troverà non pochi indizi che gridano all'omicidio. I tre anziani che sono morti si conoscevano tutti, e insieme formavano "La banda delle Recluse", perché da ragazzini si divertivano a nascondere questo tipo di ragni nei vestiti degli altri bambini, provocandogli lesioni molto gravi. Da grandi, si sono dati allo stupro. Ma i membri della banda non erano soltanto tre; inizia dunque una corsa contro il tempo per cercare di impedire la morte degli altri membri della banda che, per quanto infimi, sono pur sempre esseri umani.

"I nostri tempi, commissario? Ma quali tempi? Civilizzati? Razionali? Pacificati? I nostri tempi sono la nostra preistoria, sono il nostro Medioevo. L'uomo non è cambiato di una virgola. E soprattutto non nei suoi pensieri primari."

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Il morso della reclusa 2020-05-10 06:27:45 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    10 Mag, 2020
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La maieutica è un piatto che va servito freddo

E' un classico caso di omicidio a interrompere le ferie forzate fra 'nebbie e flutti mutevoli’ islandesi di Jean-Baptiste Adamsberg, commissario dell'Anticrimine di Parigi: un'indagine priva di difficoltà che si conclude in tempi brevi, ma ben presto l'attenzione del protagonista si sposta sulla morte di tre anziani nel sud della Francia per il morso di un ragno reclusa, aracnide solitamente schivo e con un veleno letale solo in dosi estremamente massicce. Età avanzata e patologie pregresse delle vittime potrebbero essere la risposta a un caso apparentemente semplice, ma non per Adamsberg: superati depistaggi, fake news e un palese conflitto di interesse, c'è da risolvere il loro passato comune che triangola Medioevo, Seconda Guerra Mondiale e uno dei reati più ignobili in assoluto.

Tra favola e realtà, le reminiscenze di Nietzsche, Balzac, Magellano e Socrate fanno da sfondo a un romanzo nevrotico e quasi surreale che racconta in modo analitico di etica, morale, giustizia e spirito d'iniziativa.
Al centro della narrazione, Adamsberg e 'la sua indagine bislacca e avara di parole' tanto disapprovata da 'Danglard e Retancourt […], capifila dell’orientamento pragmatico della squadra', mentre attorno ai vari personaggi ruotano il cane di San Rocco, una murena che puzza, un filo di nylon, un fucile ipodermico, cinque piccoli merli e un numero indefinito di ronchi e di blaps - gli scarabei portatori di sfortuna.

'Ma supponi di guardare la cosa da un'altra angolazione', girovagando tra bolle cognitive e proto-pensieri: i lettori meno avvezzi non apprezzeranno la trama ingarbugliata e dispersiva, ma, superato il senso di noia crescente già dopo qualche decina di pagine, le nebbie di uno stream of consciousness esasperato saranno meno folli e meno impenetrabili.

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Il morso della reclusa 2019-11-17 14:36:38 Monky
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Monky Opinione inserita da Monky    17 Novembre, 2019
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Un “fantagiallo”

Storia di un ragno assassino meglio di un assassino che si serve di un ragno.
La storia si svolge a Parigi e in altre città francesi tra cui Nîmes dove tre anziani vengono uccisi dal morso di un ragno (la reclusa appunto).
Adamsberg, commissario del XIII arrondissement parigino, pur non avendo nessuna competenza territoriale sul caso, indaga insieme alla sua squadra ( o meglio parte di essa perché non tutti vogliono seguirlo).
Nella vicenda si intrecciano storie di abusi, violenze sessuali, una banda giovanile di delinquenti che agiva decenni prima ma le cui azioni si ripercuoteranno , ovviamente, sul caso.
Ho trovato il romanzo ben scritto, ma in molti aspetti poco plausibile, un po’ troppo forzato. Sarà un mio limite, ma non amo i romanzi gialli che mancano di logica, ad esempio per più di metà del libro si ragiona sul fatto che il morso di un solo ragno non sarebbe sufficiente ad uccidere un uomo ma servirebbe il veleno di una quarantina di esemplari senza però valutare se i morti avessero uno o più morsi (solo più avanti si scoprirà) o senza prendere in considerazione l’ Ipotesi di fare analisi in merito al tipo di veleno in questione, ci si limita in un paragrafo ad avere un colloquio con un esperto che in base alla sua esperienza esclude mutazioni genetiche del ragno e del suo veleno, ma anche qui niente di scientifico.
Questo è solo un esempio, ne ho trovati moltissimi altri che non rivelerò per non dare anticipazioni sulla trama ma che nel complesso mi lasciano un senso di delusione e che mi fanno pensare che il lettore non sempre “abbocca” alla storia così come gli viene raccontata ma qualche volta riflette e si fa delle domande.
Alla fine il romanzo lascia un senso di tristezza perché affronta argomenti molto delicati, difficili come violenze sessuali, violenze su minori, disagio psicologico, ma a mio parere, purtroppo, ci sono troppe incongruenze, poca logica e troppe , veramente troppe coincidenze forzate : tutti i personaggi che vengono nominati hanno avuto o hanno problemi con una reclusa neanche fosse l’ animale più comune del mondo.

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Il morso della reclusa 2019-09-04 14:44:34 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    04 Settembre, 2019
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Il precetto della reclusa

Torna il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, felice creatura uscita dalle abili mani di Fred Vargas, in Il morso della reclusa.
Commissario di polizia francese, Adamsberg, è piuttosto distratto , sempre con la testa tra le nuvole sognante, per questo soprannominato “spalatore di nuvole”, non usa un vero e proprio metodo investigativo, ma agisce in base a sensazioni, intuizioni, ragionamenti lunghi e alla apparenza astrusi, ma vincenti. Usa l’intuito, più che altro. E in questo caso “intuisce” che dietro alla morte di tre anziani all’apparenza morti per un morso di un ragno, detto “la reclusa”, c’è dell’altro, rispetto a quello che sembra una tragica fatalità. Riflette a lungo, scoprendo quello che definisce come
“il precetto della reclusa”
Ovvero:
“Ne ha ricavato un precetto che, secondo lui, si applica a tutte le situazioni dell’esistenza: non lasciare mai un morso in sospeso, grattarlo sempre fino in fondo, fino a sanguinare, se non si vuole correre il rischio che prenda per tutta la vita.”
E quindi al commissario non rimane che scavare, scavare nel passato delle vittime, alla scoperta della verità irraggiungibile.
Un giallo ben congegnato, ma per i miei personali gusti, molto, troppo indolente. Costruito su un personaggio che non mi entusiasma particolarmente proprio per le sue peculiarità, è comunque un testo ben scritto, una trama insolita che attira ed incuriosisce.

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Il morso della reclusa 2019-08-12 13:23:40 Scavadentro
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Scavadentro Opinione inserita da Scavadentro    12 Agosto, 2019
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Adamsberg e l'aracnide

La Vargas è una delle tante autrici (ed autori) delle quali attendo con piacevole urgenza i lavori. Come mia abitudine la scoperta di questa scrittrice mi ha portato a saccheggiare tutte le sue opere, a mio parere unico sistema per poter godere appieno del filo narrativo di una serialità. In questo caso il personaggio di Adamsberg e della sua variopinta e multiforme squadra omicidi può essere affrontato con cognizione e memori del passato del medesimo. Certi atteggiamenti , il proverbiale metodo da "Spalatore di nuvole" hanno necessità di pescare tra le radici e gli albori di una figura originale e unica nel genere "noir". Venendo a questo titolo, il livello altissimo della scrittura si conferma, sia per trama che per contenuti morali, aggiungendo un tassello al vissuto etico del commissario, stavolta incaponito a ricercare omicidi la cui origine si perde nel passato, in una torbida vicenda di vessazioni e angherie che trovano nemesi nel morso della reclusa, ragno non particolarmente velenoso ma letale se autore di molteplici morsi. Il filo seguito da Adamsberg è costituito da indizi esilissimi e di difficile individuazione, dato il tuffo nel passato e la ricostruzione di eventi tragici risalenti a decenni prima. Gli anziani inizialmente visti come deceduti incidentalmente fanno risuonare un campanello di allarme nell'indagatore, il quale come sempre inizialmente sarà visto con scetticismo da tutta la sua squadra e in particolare dal suo vice Danglard che al solito viene preso da una crisi risolta solo dalla capacità gestionale del suo superiore. Come sempre molti sono i personaggi sgradevoli capaci di azioni meschine e violente. L'etica di Adamsberg lo porterà a risolvere gli omicidi di tali individui moralmente colpevoli.

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Tutta Vargas e Simenon
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Il morso della reclusa 2018-09-09 17:20:03 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    09 Settembre, 2018
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La vendetta della reclusa

Il Commissario Jean Baptiste Adamsberg, che s'è imposto una vacanza in Islanda per riprendersi dall'ultima drammatica indagine, viene richiamato urgentemente a Parigi perché la sua squadra non riesce a sbrogliare un’indagine complicata sull'omicidio di una donna. In poche ore Adamsberg risolverà il caso. Tuttavia, nel frattempo, si troverà coinvolto in un'altra questione, assai più spinosa e fumosa: nell'arco di pochissimi giorni, vicino a Nimes, sono morti tre anziani uomini a causa del morso di un ragno violino, conosciuto anche come "reclusa". Il fatto è di per sé incredibile: la reclusa, pur dotata di un potente veleno che necrotizza i tessuti, è schiva e timorosa, non morde quasi mai l'uomo. Inoltre per uccidere un uomo (anche uno anziano), sarebbero necessari venti-ventidue morsi contemporanei. Mentre sul Web si scatenano mille fantasiose ipotesi, il Commissario comincia a ipotizzare l'esistenza di un omicida seriale che ha scelto questo inconsueto metodo per vendicare torti subiti. Inizia così ad indagare personalmente sui presunti “incidenti”. Quando, però, avrà bisogno che tutta la squadra, compatta, lo aiuti nel lavoro, la troverà spaccata, pure questa volta: in parte seguirà le sue fantasiose elucubrazioni da "spalatore di nuvole", ma in parte sarà propensa ad accodarsi al pragmatismo del comandante Danglard.
Quando verrà alla luce l’atroce passato che sta dietro a queste morti, passato fatto di violenze su poveri orfani e stupri continuati su ragazze indifese, la faccenda assumerà connotati terribilmente drammatici.

Difficile restare delusi da Fred Vargas. I suoi romanzi sono macchine perfettamente progettate e perfettamente oliate che macinano gli avvenimenti con impeccabile ritmo, imprigionando i lettori in trame mai banali.
In questo caso l’A. è tornata agli schemi classici della serie del Commissario Adamsberg. Meno strizzate d’occhi al soprannaturale, vero o presunto, e più attenzione alla concretezza e brutalità della vita reale. Secondo il modello che le è congeniale, alla storia principale si intrecciano altre vicende, alcune delle quali personali della squadra investigativa e, in particolare, del suo capo, vero gomitolo di filo spinato gravido di tormenti interiori e dubbi esistenziali. Il risultato, come dicevo, è ottimo, lo stile è, come al solito, sciolto e impeccabile, i personaggi ben calibrati e, soprattutto i nuovi, godibilissimi.
Ad essere pignoli, forse il modus operandi dell’assassino e la meccanica dei delitti sono eccessivamente artificiosi ed arzigogolati. È assai probabile che nella vita reale non tutto sarebbe andato come programmato e la serie di omicidi si sarebbe interrotta prima, ma nella finzione letteraria possiamo concedere qualche beneficio all’A.
Unico vero difetto del libro è quello di far troppo assegnamento sulla fedeltà dei lettori. L’A. spende pochissimo per rifinire le personalità dei “soliti noti”, dandole per scontate e limitandosi a qualche pennellata d'effetto. Tuttavia, chi non è un aficionado della serie, fatica a comprendere certe reazioni e certi comportamenti. Chi ha seguito passo passo le imprese dello “spalatore di nuvole”, però, non può che gioire nel ritrovare i vecchi amici.

Per concludere debbo fare un esplicito plauso alla traduttrice italiana: la Vargas, come d’abitudine, gioca moltissimo sui doppi sensi e sui significati ambigui delle parole francesi che usa. Rendere i concetti in una lingua diversa, seppure simile, è una vera impresa di Sisifo, ma nel caso specifico mi sembra che non sia andato perso nulla rispetto al testo originale. Brava!

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Imprescindibile per chi ha già collezionato i volumi precedenti. Con più cautela lo consiglierei a chi non conosce la serie, perché si rischia di faticare troppo per entrare in sintonia col racconto.
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Il morso della reclusa 2018-07-02 07:13:08 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    02 Luglio, 2018
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Protopensiero

Dopo l'epico Tempi glaciali, mi immergo con rinnovato entusiasmo ne Il morso della reclusa. La passione per gli animali e la sua formazione medievalista, sono riversate in questo romanzo tinto di giallo.

La trama è molto semplice, e l'ndagine sembra svilupparsi molto velocemente. L'impressione è che prima di metà romanzo, sia quasi tutto finito. Anche l'arma del delitto è nota sin da subito, veleno di ragno violino o ragno reclusa. Peccato che per le vittime è necessario essere morsi da circa sessanta ragni ma suoi loro corpi c'è un solo segno. Questo rompicapo ci accompagna per il resto del romanzo che man mano si aggiunge di particolari ma lascia sempre questo costante interregativo. Il ragno violino o ragno reclusa. Ma quanti significati può avere la parola reclusa?

Fred Vargas è un'autrice che ho conosciuto in ritardo ma non mi stanco mai di leggere.

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Il morso della reclusa 2018-04-02 16:59:05 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    02 Aprile, 2018
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Ragni dal morso velenoso e "recluse" vendicative.

Sarà anche un giallo “poetico” e sarà anche con un uno pseudonimo maschile (Fred) che la scrittrice Frédérique Audouin-Rouzeau ama farsi conoscere (sono i due appunti con i quali Antonio D’Orrico, critico letterario del “Corriere”, liquida con un immeritato 3 l’ultimo romanzo della Vargas), ma l’impressione è che stavolta abbia esagerato e che “Il morso della reclusa” meriti ben altra attenzione. Come in altri gialli dell’autrice, l’atmosfera è vagamente surreale, soprattutto per merito di quello straordinario personaggio che è Adamsberg, l’enigmatico e pensieroso commissario capo dell’Anticrimine di un arrondissement parigino, e dei suoi collaboratori: un comandante geloso e subdolo, un tenente bulimico, un collaboratore ghiotto di “garbure”, una specie di zuppa tradizionale del Sud francese (cavoli, carne d’oca e fagioli), un altro appassionato di pesci e ragni, un altro ancora che ogni 3-4 ore cede a improvvisi colpi di sonno, per non citarne che alcuni. Per non far mancare niente alla curiosa atmosfera della caserma, ecco ancora Palla, un gatto che usa come giaciglio il coperchio di una stampante (sempre accesa per un opportuno riscaldamento) e una famiglia di piccoli merli nutriti doverosamente dagli agenti con lamponi e frammenti di torta. Ma l’indagine che tutti giudicano inutile ma nella quale il cocciuto Adamsberg crede invece fermamente riguarda le strane morti di alcuni anziani: sembrano dovute a cause naturali, ma un’attenta ricerca mette in evidenza come possibile causa il morso di un ragno, la Loxosceles reclusa, il cui veleno contiene un enzima necrotizzante, potenzialmente mortale. L’acume investigativo, la pazienza certosina, le riflessioni su particolari apparentemente insignificanti condurranno il nostro commissario a scavare nel tempo e focalizzare l’attenzione su un Orfanotrofio del secolo scorso nei pressi di Nimes, ove una banda di minori, veri e propri teppisti, vessava i bambini più piccoli (morsi di ragno!) per continuare poi, in tempi successivi, con azioni collettive di stupro. E la vendetta delle vittime d’un tempo ormai lontanissimo sarà ben meditata, studiata, architettata con certosina pazienza, per colpire decenni dopo con precisione chirurgica gli autori delle antiche nefandezze, rivelando nel dipanarsi della complessa trama del romanzo quanto sia abile la Vargas nel gestire una crescente tensione emotiva fino ad un inatteso colpo di scena finale.
Abile, ma già lo era in precedenti romanzi, nella rappresentazione del suo amato protagonista, il perplesso e apparentemente svagato commissario Adamsberg, perso nei suoi dubbi esistenziali e sempre pronto a cogliere in improvvise sensazioni che gli frullano come bolle nel cervello indicazioni suggestive che poi lo aiuteranno a risolvere dubbi e incertezze. Abilissima anche nell’individuare e mettere a fuoco, poco a poco, una relazione tra la Reclusa, intesa come ragno, ed il richiamo alle cosiddette recluse, un particolare storico nella Francia di secoli fa (ma non solo) che riguardava donne, in genere peccatrici o vittime di stupri, segregatesi volontariamente in celle anguste e inaccessibili allo scopo di redimersi.
Il romanzo è complesso, con divagazioni culinarie, riflessioni sulla vita privata dei principali personaggi, frequenti citazioni letterarie e adeguati approfondimenti sui comportamenti del ragno incriminato. Ma soprattutto resta indelebile la figura del commissario Jean Baptiste Adamsberg, “nebbioso, beccheggiante,indolente”, ma cocciutamente determinato a seguire il proprio infallibile istinto.

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I romanzi della Vargas.
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Il morso della reclusa 2018-03-03 12:28:29 Nonsense Lover
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Nonsense Lover Opinione inserita da Nonsense Lover    03 Marzo, 2018
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Il ragno paziente

"Il morso della reclusa" è il primo libro di Fred Vargas che leggo e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa: sebbene non abbia la tensione di un vero e proprio thriller ha la capacità di coinvolgere il lettore grazie a una trama abbastanza stratificata e ben costruita.

La figura del commissario Adamsberg è lontana dallo stereotipo del detective bello e dannato che troppo spesso troviamo nei gialli: mi è sembrato un personaggio interessante e credo che leggerò altro di questa serie per conoscerlo meglio. Anche i personaggi secondari sono ben delineati e "tridimensionali", non si ha la sensazione che si tratti di figure inserite nel romanzo solo per supportare il protagonista, ma contribuiscono attivamente a caratterizzare lo svolgimento della storia.

Il libro è scorrevole e adatto anche a chi non ama i gialli troppo truculenti, riesce a mantenere vivo l'interesse senza colpi di scena eccessivi e senza turbare il sonno dei lettori più sensibili.
La risoluzione del caso non è priva di elementi che fanno pensare "ma come è possibile?": sebbene ci sia qualcosa di vagamente surreale il finale mi è comunque piaciuto. Sono riuscita a indovinare il colpevole a circa metà del romanzo, tuttavia questo non ha influito negativamente sulla piacevolezza della lettura.

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altri libri della serie di Adamsberg e a chi ama i gialli non troppo ansiogeni.
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