Il mambo degli orsi
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AMICI VERI
Terzo capitolo della saga che ha per protagonista la strana coppia Hap e Leonard.
Rispetto ai capitoli precedenti c'è più azione ed un po' meno investigazione.
Le parti migliori del libro in ogni caso, come nei capitoli precedenti sono i dialoghi, sempre sopra le righe e sempre spassosissimi.
L'autore riesce a non essere ripetitivo, cosa che spesso capita nelle saghe di questo tipo.
Aumenta l'introspezione dei due amici protagonisti, aumenta la loro ricerca di "se stessi" del loro vero io...
Hap, Il protagonista è molto autocritico e molto auto-ironico, le sue introspezione sono spesso divertenti ma sempre con un retrogusto amato:
"E aveva ragione. Quello che interessava a me era vivere alla giornata, la sopravvivenza quotidiana, tutto qui. Quando ero giovane riuscivo ad avere delle prospettive, a guardare dietro gli angoli della vita. Ora, era già tanto se riuscivo a vedere a cinque centimetri dal mio naso."
Le descrizioni ed i dialoghi sono sempre molto colorite, è uno spasso leggere le metafore che l'autore si inventa per non lasciare mai una sola lettera banale o scontata:
"— Non era un lavoro decente comunque, — disse Occhio Marcio. — Abbiamo lavorato lì per dieci anni e più e non abbiamo mai avuto un au-mento. Quello stronzo era così tirato che quando sbatteva gli occhi gli si ri-
voltava il buco del culo. Spero che passi il resto della vita seduto in una di quelle cazzo di sedie che fabbricavamo noi, a riempirsi i pantaloni di mer-da e a farci il nido."
Il senso di se stessi, e di quello che si è, viene espresso in una frase diLeonard, che sembra uscire dalla mia testa, più che entrarci:
"— Ho vissuto con ciò che sono e con ciò che credo più a lungo di quanto abbia vissuto con te, molto più a lungo di quanto tu abbia mai dedicato un pensiero chiedendoti chi sei. Puoi anche essere qualcuno, nel profondo..."
Il romanzo, rispetto ai precedenti due, ha il merito di "fregarti" più di una volta, sbattendoti in faccia quella che sembra una soluzione scontatissima, salvo poi, appunto spiazzarti. (Cosa che nei due precedenti non riusciva mai).
Nell'insieme anche questo seguito mi ha più che piacevolmente intrattenuto, un'ottima lettura scanzonata ma con un anima.
Sicuramente mi metterò alla ricerca del quarto capitolo.
I due protagonisti mi sono entrati nel cuore come due buoni amici e non ho intenzione di perderli!
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Nei peggiori bar del Texas
L’idillio fra il tenente Hanson e Florida, sbocciato sul finire di ‘Mucho mojo’, dà l’idea di essere già ai titoli di coda. La ragazza è partita per Grovetown con lo scopo di indagare sul misterioso suicidio di un nero in galera e il poliziotto chiede a Hap e Leonard di andare a dare un’occhiata perché non vuol apparire troppo invadente. La sua preoccupazione nasce dal fatto che la donna è diretta in un postaccio dove le leggi sui diritti civili non esistono e il Klan risolve spesso le questioni con le piume e il catrame quando non con la corda saponata. Una volta giuntavi, l’ormai rodata coppia scopre innanzitutto che il defunto è l’unico argomento che mette d’accordo i villici a prescindere dal colore della pelle: un figlio di buona donna che ha fatto l’unica fine che si meritava. Florida però non si trova e il muro di gomma pare inscalfibile, tra uno sceriffo pieno di pregiudizi e una popolazione ottusamente razzista in cui si distinguono alcune, un po’ incongrue eccezioni: lo scorrere delle pagine dimostra che, quanto meno in qualche caso, l’impressione iniziale non è sempre quella giusta, ma prima di arrivarci i nostri devono passare per una memorabile scarica di botte e un agguato dei klansmen che fallisce in buona sostanza per l’insipienza di questi ultimi. Come accade anche in altri episodi, l’intera faccenda ri rivela originata da una banale questione di soldi, ma serve all’autore per disegnare l’ennesimo ritratto impietoso di un Texas impoverito e brutale i cui abitanti sono, con pochi e (nemmeno del tutto) lodevoli casi a parte, brutti, sporchi e cattivi. Va da sé che in una simile campionario umano, l’avidità possa essere il primo motore della storia, ma essa va di pari passo con l’ignoranza che è madre di tutte le idee bacate: ne escono così personaggi al limite della caricatura (se non altro si spera…) che si muovono in luoghi miserandi da cui scappare a gambe levate. Ad aggravare l’atmosfera plumbea contribuisce pure la meteorologia perché la vicenda è ambientata durante delle piovosissime festività natalizie – a loro modo indimenticabili restano gli alberi di Natale in metallo diffusi a Grevetown – che riempiono il volume di umidità e di fango: neppure l’umorismo di Lansdale e le acrobazie verbali che lo scrittore regala ai protagonisti riescono appieno a controbilanciare la complessiva sensazione di cupezza. Dopo un inizio scoppiettante (fiammeggiante, a dire il vero) in cui Leonard dà una nuova lezione ai suoi vicini spacciatori, il romanzo si avvia su di una china oscura dalla quale neanche il finale può farlo uscire: facile sia piaciuto soprattutto a chi preferisce immergersi lentamente dentro una narrazione, mentre chi è alla ricerca dell’azione e dell’adrenalina potrebbe pensare che manchi qualcosa.
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Un bianco e un nero
I protagonisti di questo divertente libro sono una coppia strampalata di detective, decisamente sui generis. Sono infatti quanto di più lontano da due investigatori si possa immaginare. Un bianco e un nero. Alla ricerca di una volpe nera, ovvero di una donna scomparsa. Nella loro indagine incappano nell'inospitalità della cittadina texana di Grovetown e ne capitano davvero di tutti i colori. Lo stile è scoppiettante, anche se cade un pò troppo nella volgarità, forse per strappare una risata in più. Al di là di tutto questo, poco di più di un libro che può solo tenere una leggera compagnia.
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..e il Tango Nero Più Furbo Del Mondo
Mi impunto,prendo un lazzo e mi avvicino al famigerato nome di Joe R. Lansdale, mi aggiro,non so da dove iniziare,siamo io,lui e l’esposizione dei suoi titoli come tre entità separate quando una lieve brezza mi giunge alle spalle,sento già il vento delle foresta farsi spazio e venirmi a cercare per rapirmi soltanto guardando le copertine. Palle di fieno che svolazzano tra ossa dimenticate,nubi cariche di innondazioni,sorrisi a cui manca un dente che mi stanno già servendo un caffè che sa di benzina.
E mambo degli orsi sia!
Fin dalle prima pagine mi pervade un' irrefrenabile senso cinematografico e comincio ad avvertire quasi un’ondata Tarantiniana che si spalleggia con i Fratelli Coen del grande schermo.
La corposa fisicità dell’ambiente,la predominanza degli elementi atmosferici e la particolarità dei personaggi descritti con un linguaggio incisivo,marcato,impietoso,senza peli sulla lingua e con la brillantezza di chi è viscerale nel crearli,mi avvinghiano nel classico stridio della vicenda a tinte fosche.
E poi giù nel lembo di terra texano,dove la denutrizione di bellezza ha fermato gli esseri umani,ancora più giù in quel luogo che sembra quasi indefinito che é Grovetown,dove il sangue porta l’ossigeno nel corpo e al cervello spinto solo da regole primitive,dove ti devi coprire il naso per la puzza di stantio e ogni viso è quanto di meno rassicurante possa esserci sulla faccia del pianeta mentre il razzismo è suolo predominante.
La sparizione di Florida,bellissima e testarda donna di colore trascinerà questa indimenticabile coppia di dectective Lansdaliani:Hap la parte bianca,piu posata ma testarda e Leonard “il Negro Più Furbo Del Mondo” con il suo sberleffo attaccabrighe, in questo luogo ostico,cupo,putrido che sarà teatro di un corollario di personaggi al limite del grottesco che nutriranno di verve umoristica il presagire del peggio.
Si ha la percezione che Grovetown sia un luogo remoto e che si fa strada per autoproclamarsi tra i padroni di casa,cominciando da chi detta la legge di zona,rappresentata da questa sorta di sceriffo con la fisionomia facciale che ricorda un carlino,gran masticatore di tabacco e affetto da orchite ad uno dei suoi gioielli di famiglia,passando per un gruppo di pseudo Ku Kus Klan con a capo un impomatato e che,a mio avviso, ci starebbe a pennello nel mio immaginario “tardo Tarantiniano”un Christoph Waltz senza pietà,sino alla vecchia matrona della tavola calda che subito dopo la sudditanza nel servirti una ciambella potrebbe puntarti una carabina dritta in fronte se si fa troppo baccano.. e tanti,tanti altri ancora
Si, forse più che il racconto in sé,tra scazzottane da far west e pulp avvenimenti,l’energia di Lansdale è totalmente nella capacità descrittiva,nell’accuratezza comparativa con cui riesce a dare ogni colore ai suoi attori su carta,anche le comparse che sembrerebbero meno servizievoli alla sostanza della vicenda diventano invece strutturalmente essenziali,altre arricchiscono le sfumature quando probabilmente in altre mani diventerebbero assolutamente inchiostro dimenticato.
Lui non trascura nessuno come un grandissimo cesellatore,come chi è e vive la sua storia, la palude,la pioggia incessante e si fa vaso e artigiano di ogni singolo tassello ,solo per questo un artista da incontrare anche se si rimane per un po’ con la vivida sensazione di aver preso un sacco di cazzotti e di aver bevuto un intero stagno mentre si abbozzavano delle risate
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IL MIO "PRIMO" HAP & LEONARD
Dopo le prime dieci pagine, mi sono ritrovata con un sopracciglio alzato pensando che forse questo libro non faceva per me…. Credevo che un tipo di scrittura così maschile (intendo ruvida e diretta) non potesse appassionarmi. E invece…. È uno dei libri più divertenti che io abbia mai letto. E sostenerlo leggendo un noir è davvero insolito.
Hap e Leonard li ho scoperti qui su Q e avendo già letto in precedenza qualcosa di Lansdale, mi sono incuriosita. Lette le prime pagine e assorbito lo stile, la lettura è volata. La storia non è divertente, anzi è brutale. Lo spirito ironico dei due protagonisti, splendidamente raccontato, fa prendere loro decisioni al limite della pazzia, correndo verso rischi che non sono solo probabili ma certi. L’ironia di questi due folli porta il lettore sino in fondo alla storia e non stride mai con la durezza del racconto, ne è complice.
Lansdale offre dialoghi dinamici e mai banali, farciti di umorismo acuto e intelligente. Riesce a farti cogliere il legame di amicizia profondo che unisce Hap e Leonard, un’amicizia limpida, pulita e indistruttibile. Inietta un profondo affetto verso questi due uomini, dando voce ai loro pensieri. E la voglia di leggere anche i precedenti e i successivi libri con loro protagonisti viene da sé, come tutte le cose belle.
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Un grande scrittore.
Avevo appena finito di leggere Underworld di De Lillo, 900 pagine di di personaggi, storie intrecciate, salti in avanti e indietro nel tempo, insomma quello che possiamo definire un libro impegnativo e cercavo quindi una lettura leggera che mi accompagnasse per una settimana (prima di rimettermi a studiare). Così mentre parlavo con un amico mi chiede se conoscevo Lansdale, più precisamente "Il mambo degli orsi", e me lo presenta come un romanzo noir leggero, scorrevole, avvincente ed a tratti ironico. Perfetto, mi convince, vado in libreria e lo prendo. Avete presente quella che viene definita "una grande scoperta"? Ecco questo è stato Lansdale per me, e non è un caso se Ammaniti ha detto: "Io consiglierei a un analfabeta di imparare a leggere solo per poter conoscere Lansdale". Il noir in questione è forse il più famoso dello scrittore texano, i protagonisti sono due detective: Hap, bianco eterosessuale malinconico e Leonard nero omosessuale focoso e attaccabrighe. Il racconto ha inizio con i due detective che vengono informati dal capo della polizia che la sua compagna, Florida giovane ed avvenente avvocatessa di colore, era scomparsa nella razzista città di Groovetown mentre investigava su un suicidio sospetto. Florida è anche l'ex fidanzata di Hap, che così, anche per evitare il carcere a Leonard, reo di aver incendiato la casa dei vicini, decide di accettare l'incarico e parte assieme a Leonard per Groovetown. Qui si sviluppa il noir, in questa tetra e inospitale cittadina di provincia dove sembra che risiedano i membri di punta del Klu Klux Klan e dove il tempo sembra essersi fermato agli anni 40 quando i neri non erano ben visti ed anzi trattati da schiavi. Qui Hap e Leonard si mettono sulle tracce della bella Florida, rischiando diverse volte la vita e subendo un pestaggio che per poco non li uccide. Nella città incontrano diversi personaggi, alcuni ospitali e gentili come Tim, altri un po' meno come l'agente corrotto Reynolds e altri ambigui come il capo della polizia Cantuck. Mi fermò qui con il racconto perché il colpo di scena finale va letto e non raccontato. Lansdale è stato veramente una gran scoperta, sa appassionare, ti incolla alle pagine del libro. I periodi sono brevi e i dialoghi anche, riesce ad unire il pathos per il racconto ad un pizzico di ironia che non solo non guasta, ma rende più divertente il racconto. Ha ritmo, ed alla fine, la morale della storia fa riflettere. Un libro da consigliare a chiunque
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Quando un libro è bello...
Ho letto questo libro una decina d'anni fa, non mi ricordo moltissimo (sara l'età!) ma quello che ricordo è piacevole, molto piacevole.
Hap & Leonard al top della forma, divertimento assoluto ben scritto, una delle cose migliori di Lansdale.
Hap, bianco, democratico ed esperto di arti marziali (come lo stesso Lansdale), e Leonard, nero, gay, repubblicano e con l'incaz....ra facile, una coppia scombinata e squattrinata, autentica calamita di guai sono i protagonisti assoluti di questa serie favolosa, divertente,piena di scazzottate,sparatorie e morti vari.
Ma non dovete pensare ad una violenza gratuita e truculenta, è un po' come quando nel film "Pulp fiction" a John Travolta parte un colpo e fa saltare la testa a quello dietro di lui in macchina, non è una scena "cruda" ma, addirittura, e per certi versi, divertente!
Anche nella serie di Hap & Leonard la violenza è parte del divertimento complessivo del racconto.
Ci sono anche diversi altri personaggi di contorno, sia maschili che femminili, che compaiono più volte, alcuni in modo fisso altri no (perchè muoiono!).
Il pezzo forte della serie, secondo me, sono i dialoghi tra i due protagonisti, politicamente scorretti ma senza facili volgarità.
Probabilmente è una serie più adatta ad un pubblico maschile ma, secondo me, può piacere anche a tante donne.
Come dicevo all'inizio son passati una decina d'anni ma il ricordo è sempre piacevole.
...quando un libro è bello...
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Bravo davvero
Come dice giustamente la Postfazione in fondo al libro : Lansdale SA SCRIVERE, al contrario di tanti (troppi)imbrattacarte anche famosi sostenuti dalla pubblicità millantatoria delle case editrici...
E' solo un giallo con argomento il razzismo ma è scritto come riesce a pochi , ad un certo punto ti sembra di essere nella cittadina razzista di Grovetown e ti chiedi "in che anno siamo ?" tanto è realistico il modo in cui l'autore descrive il salto indietro nel tempo (solo sociale ma tangibile) in cui ci si imbatte seguendo le vicende dei personaggi.
Se poi aggiungete il solito humor piccante di Lansdale ce n'è abbastanza per giustificare la lettura di un libro che vi terrà compagnia molto piacevolmente ma altrettanto poco...tanto si legge d'un fiato!