Il lungo inganno
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Inganno nell'inganno dopo l'inganno.
Certamente quando George Foss viene riavvicinato da quella donna che non vedeva da oltre vent’anni e che altro non gli chiedeva se non un favore, mai si sarebbe aspettato di trovarsi coinvolto non solo in quello che generalmente viene descritto quale un crimine efferato ma anche di essere strumentalizzato, usato come una pedina in una partita più grande di lui, in una scacchiera dove egli altro non è che un pedone da sacrificare per un fine più grande.
E dire che già una volta, Liana o Audrey o Jane, come la si voglia chiamare, aveva ingannato il nostro un po’ ingenuo protagonista. Al tempo del primo anno di college questa aveva infatti commesso una serie d’azioni che non solo l’avevano portata a tradire la fiducia del ragazzo ma anche a mettersi in guai seri con la legge condannandosi a vivere quale fuggitiva per i successivi anni a venire.
Il problema è che questa volta l’imbroglio con cui ha coartato il nostro contabile, non è cosa da poco, la polizia sospetta di lui. Come liberarsi dalle accuse, come uscire dall’impasse in cui la femme fatale lo ha intrappolato?
Dal punto di vista contenutivo il romanzo è ben strutturato ed è caratterizzato da una sequenza logica ben argomentata e costruita. I passaggi tra lo ieri e l’oggi sono ben collegati ed inseriti in modo tale da creare la giusta suspence e la giusta curiosità nel lettore che, consapevole delle conseguenze ancora prima che lo stesso protagonista se ne renda conto, è indotto ad andare avanti per scoprire il mistero che si cela dietro questo primo romanzo di Peter Swanson.
Due sono gli elementi che non mi hanno pienamente convinta. Il primo risiede nella qualità stilistica, il linguaggio utilizzato è chiaramente quello appartenente ad una penna ancora acerba, non a caso l’autore è noto sulla scena letteraria per la sua attività di poeta e di narratore di racconti non quindi quale prosatore. Questo è comunque un dettaglio a cui può porre rimedio con un po’ di esperienza.
Il secondo è invece radicato nella prima parte dello scritto. E’ vero che George è spinto da un moto di protezione, dalla voglia di aiutare quella donna che da sempre ha amato, ma sono passati venti anni e lei già una volta si è presa gioco della sua buona fede. Ora, quello che mi chiedo è: come può convincere, in un contesto quale quello narrato dove l’intreccio narrativo è finalizzato ad un determinato risultato, la sua condotta puramente ingenua? Nel senso. Il favore che Jane gli chiede consiste nel portare del denaro ad un noto uomo dagli affari opinabili della zona, pecunia che precedentemente la femme gli ha rubato. Mentre il lettore scopre passo dopo passo come Audrey ha ingannato Foss all’età di diciotto anni, George lo ricorda vividamente ed essendone perfettamente consapevole accetta di fare da corriere percependo anche 10.000 Dollari quale ricompensa per il suo operato. Come può dunque reggere l’assunto della sua non consapevolezza a delinquere? Perché comunque la sua condotta sarebbe – a prescindere (e come minimo) di concorso – se l’uomo d’affari procedesse per vie legali o se la sua attività venisse scoperta dalle autorità. Non solo. Lei già una volta ti ha raggirato e tu protagonista dopo che non la vedi da quasi un quarto di secolo ti fidi così, ciecamente? Tutti possiamo sbagliare, ma in un contesto quale quello costruito dall’autore, questa leggerezza stona con il resto dell’elaborato.
In conclusione, un buon romanzo di partenza, non eccelso, e a tratti prevedibile ma adatto a chi ama i gialli e cerca un “prodotto” da leggere in un paio di giorni con cui staccare la spina.