Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Il libro segreto di Shakespeare
 

Il libro segreto di Shakespeare Il libro segreto di Shakespeare

Il libro segreto di Shakespeare

Letteratura straniera

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Cosa succederebbe se si scoprisse che l’uomo che si faceva chiamare Williams Shakespeare, l’autore più famoso al mondo, in realtà era un impostore? E che i capolavori passati alla storia sotto il suo nome erano frutto dell’ingegno di tante persone diverse? Insomma, cosa accadrebbe se si venisse a sapere, a quasi quattrocento anni dalla sua morte, che il Bardo “rubava” le opere altrui? Già, perché colui che conosciamo come William Shakespeare era solo una sorta di produttore ante litteram, un impresario che firmava in prima persona le commedie e le tragedie che commissionava ad altri. Una teoria sconvolgente, che molti – da Samuel Taylor Coleridge a Mark Twain, da Charles Dickens a Henry James – hanno sostenuto in passato, ma che trova in questo thriller una nuova, avvincente versione. Ancora più inquietante e misteriosa di tutte le ipotesi elaborate finora.



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Il libro segreto di Shakespeare 2015-08-18 09:56:52 marika_pasqualini
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marika_pasqualini Opinione inserita da marika_pasqualini    18 Agosto, 2015
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Presagi corretti

Mi aspettavo un manoscritto ritrovato di Shakespeare e invece ecco che esce una possibile verità su ciò che già avevo pensato più di una volta.
La storia mescolata al presente, congetture per far vivere in eterno un autore che probabilmente ha scritto in vita sua solo il suo nome. tutto è possibile, io non do per scontato nulla, anche perchè visto come va il mondo è più che possibile che il nome di Shakespeare sia solo un'etichetta, una macchina per far soldi e niente più.
Mi è piaciuto molto il fatto che tutto è documentato, tutto è incastrato alla perfezione nella ricerca di Jake Fleming e sua figlia sulla morte di Lewis, un noto scrittore controcorrente. Poca cosa invece la delineazione dei personaggi, peggio ancora i colloqui personali. si poteva scrivere con molta più suspance e molta più profondità, ma è così interessante l'argomento che si può leggere tranquillamente fino alla fine.

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Il libro segreto di Shakespeare 2013-02-13 16:31:49 rondinella
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rondinella Opinione inserita da rondinella    13 Febbraio, 2013
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Dov'è l'inganno?

Allora allora, dove cominciare?
Forse dicendovi che non sono una lettrice di thriller e nonostante ciò mi ha entusiasmata facendomelo finire in breve tempo? Un libro che fa quest'effetto pregi deve pur averli!

In verità l'ho comprato al volo, senza nemmeno sapere che genere fosse, attirata dal personaggio su cui l'autore ha indagato ogni virgola e graffetta: William Shakespeare.
Ma chi è davvero questo tizio?

Parto avvantaggiata, dato che non conosco bene il Bardo (orrore! Perdonatemi) ciò che l'autore ha propinato per me ha assunto toni non proprio impossibili.
Underwood, avvalendosi di numerosi documenti e di argute connessioni crea una storia mirata non tanto a tenere il lettore col fiato sospeso, quanto a stimolarne la curiosità.
Ma in fondo, chi non è stuzzicato quando si insinua che Shakespeare sia un impostore?

Mi è piaciuto davvero: un'attenta analisi, una acuta osservazione, teorie non proprio inverosimili (ovviamente l'opera è di pura fantasia, se cercate la 'verità' non pensateci neanche!) che attirano l'attenzione, ti invogliano a proseguire per trovare qualche nuovo, succulento punto di vista.
Come ho già detto, l'obiettivo principale non è certo quello di far venire l'ansia al lettore, l'unico scopo credo sia quello di dilettarlo offrendo nuove interpretazioni, le novità risultano saporite ad ogni palato.
Buona la caratterizzazione dei personaggi, nulla di complesso né scontato, simpatizzano facilmente con lettore (non proprio tutti....) agevolando la lettura tra i numerosi punti interrogativi non sempre facili da seguire; infatti, nonostante lo stile lineare la scorrevolezza non è eterogenea, a causa di varie speculazioni a volte si arriva a periodi più pesanti un po' noiosetti. Tuttavia, un po' di pazienza, si supera facilmente.
Belle le descrizioni, leggere ma utili allo scopo, belle le ambientazioni (l'Inghilterra ha sempre il suo fascino), piuttosto scialbe invece sono le motivazioni dell'opposizione tra 'innovatori' e 'conservatori', un aspetto non troppo approfondito.
La fine sembra un po' troppo svelta, alcuni passaggi sono accennati e non debitamente conclusi, altri un po' caotici.

In definitiva un thriller 'con riserve', potrebbe dilettarvi molto se come me non frequentate il genere.
Superato qualche scoglio ostico e con la giusta dose di buoni propositi (e senza troppe pretese) la lettura risulterà gradevole, accattivante e sostanziosa.
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Il libro segreto di Shakespeare 2012-11-28 13:58:41 lilith shadows
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lilith shadows Opinione inserita da lilith shadows    28 Novembre, 2012
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Senza infamia né lode

Romanzo senza infamia né lode. La costruzione narrativa riprende il modello del thriller-storico che ricorda molto lo stile di Dan Brown, anche nella scelta del finale “bomba” che dovrebbe essere particolarmente scioccante, ma senza ottenere lo stesso risultato di suspense e coinvolgimento. Il tema su cui si incentra l’indagine investigativa è molto interessante e, benché per i cultori di William Shakespeare le teorie sulla sua vera identità non saranno nuove - trattate contemporaneamente nel recente film Anonymous diretto da Roland Emmerich (2011) -, ha comunque una sua originalità e intriga il lettore.
La parte investigativa è l’aspetto migliore del libro e il motivo per cui lo consiglierei agli amanti del genere e del Bardo. Tuttavia la lettura non è sempre scorrevole, a tratti, forse per colpa della traduzione, alcuni dialoghi e passaggi narrativi risultano un po’ confusi. Inoltre, anche se l’idea di base è ottima, alcune situazioni nello svolgersi della storia paiono ripetersi, come a dover allungare per forza il libro, col risultato di appesantire a lettura fino a farla diventare a tratti quasi noiosa e rallentandone il ritmo.
La caratterizzazione dei personaggi, poi, non sempre aiuta. Alcuni, e non i protagonisti, sono degni di nota: il libraio Blodgett, per esempio, è facile immaginarselo e simpatizzare con lui. Così come l’insolito fisico Sunir. Il protagonista Jake Fleming, invece, giornalista del San Francisco Tribune con un passato dissestato e una gastrite cronica ma un fiuto da segugio, benché sia in parte interessante ed efficace nel suo ruolo, dall'altro scade un po’ di mordente, soprattutto quando si trova a interagire con la figlia Melissa. Melissa, giovane studentessa di lettere e aspirante attrice di teatro, viene coinvolta nell’indagine e assume il ruolo di eroina femminile, ma da come si presenta e si comporta, nonostante la fulgida bellezza da rintronare qualsiasi uomo e mettere persino in imbarazzo il padre, il suo livello culturale e quella che dovrebbe essere intelligenza, risulta più altezzosa e arrogante che furba. Suscita profonda (ma davvero profonda) antipatia.
Il rapporto conflittuale e complicato tra padre e figlia è un altro elemento che in alcuni punti rallenta il procedersi dell’inchiesta investigativa, per il modo, anche in questo caso, ripetitivo con cui viene inserito nel racconto (spesso sono usate identiche espressioni per descrivere la comunicazione e le reazioni dei due, e gli stessi concetti), senza però che serva a dare maggiore spessore ai personaggi o alla storia.
Altro punto di forza è invece l’ambientazione: una Londra descritta in modo impeccabile, capace di creare e immergere il lettore in un’atmosfera adatta al genere di storia.
Nel complesso non si può dire che sia la migliore pubblicazione della Newton Compton, anche all'interno della stessa collana, ma nemmeno la peggiore; il romanzo è strutturato su di una buona idea di base in grado di accattivarsi l’attenzione del pubblico, ma certo non è una thriller molto scorrevole, veloce, né una lettura leggera, per stile di scrittura. Personalmente mi ha deluso, forse anche per le aspettative create dalla pubblicità che ne ha preceduto l’uscita.

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