Il libro delle cose sconosciute
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Multiverso e body horror: combo vincente
E rieccomi a leggere horror fuori stagione, ma questa volta per un motivo assolutamente valido dal momento che "The Book of Accidents" (arrivato in Italia con il sottotitolo "Il libro delle cose sconosciute") è stato paragonato a Dark, una delle mie serie TV preferite. Ero quindi molto curiosa di scoprire se il paragone fosse calzante, per questo l'ho letto appena acquistato; a lettura ultimata, capisco perché queste storie siano state accostate: molti elementi le accomunano, ma dove Dark ha puntato più sul lato sci-fi, Wendig si è invece concentrato sull'aspetto horror andando a creare un romanzo che mescola molti generi diversi per ottenere una narrazione tanto cupa quanto affascinante. Ma forse non per tutti.
Parlare della trama non è affatto facile: da un lato si rischia di scivolare nello spoiler, dall'altro di non dire abbastanza per incuriosire i potenziali lettori. Il setting è un paesino della Pennsylvania, in cui si trova la misteriosa località di Ramble Rocks; qui si trasferisce Nate Graves con la sua famiglia, nella vecchia casa ereditata dall'odiato padre. Sia lui che la moglie Maddie ed il figlio Oliver assistono ad eventi bizzarri o sembrano avere capacità paranormali; il tutto si complicherà con la comparsa di Jake, nuovo amico di Oliver che nasconde più di un segreto.
Questa è meno della punta dell'iceberg che compone il romanzo perché il volume, pur avendo un ritmo ben equilibrato, impiega parecchie pagine per arrivare al nocciolo della questione e permettere al lettore di chiarirsi almeno in parte le idee su apparizioni inspiegabili e abilità quasi magiche. Da parte mia vi posso solo garantire che il caro Chuck non lascia nulla al caso e non rimarrete con dei quesiti in sospeso.
Al pari della trama, anche i personaggi risultano ben studiati ed analizzati a fondo, in particolare i Graves che ho trovato degli ottimi protagonisti, sia come singoli individui che come famiglia. In generale, l'autore cerca di rendere i personaggi non stereotipati; ci riesce nel caso dei comprimari, ma non posso dirmi altrettanto soddisfatta sul fronte degli antagonisti, un po' piattini. L'unica eccezione è Jake, un personaggio veramente sfaccettato e sul quale avrei letto volentieri qualche pagina in più.
Anche sul world building immaginato da Wendig non posso dirvi troppo ma vi assicuro che è decisamente interessante, e personalmente l'avrei sfruttato per basarci un'intera serie; nonostante la trama poco lineare, l'ambientazione risulta comunque comprensibile, ed i personaggi stessi ne parlano in più frangenti. Senza scendere troppo nel dettaglio, si tratta di luoghi cupi ed inquietanti, che trasmettono angoscia già nelle primissime pagine. Per non farsi mancare nulla, il caro Chuck rincara la dose abbondando in dettagli macabri che spaziano dallo splatter al post-apocalittico.
Lo stile del romanzo è solido; non ho notato troppo l'affinità con King, al quale viene spesso accostato, in compenso trovo che lo spunto su cui si basa la storia avrebbe potuto tranquillamente essere quello di un romanzo del caro Stephen. Per quanto riguarda le tematiche invece non sono entusiasta; l'autore va infatti ad inserire diversi messaggi a sfondo sociale assolutamente validi ma non sempre ben contestualizzati: ad esempio, la critica sulla differenza di trattamento tra bianchi e neri espressa da Fig è inserita in un momento (la prima settimana di lavoro di Nate) in cui quel commento ha ragion d'essere, ma lo stesso non si può dire di quando l'argomento viene tirato in ballo da Jake, che lo fa durante una scena in cui l'attenzione dei personaggi e del lettore è focalizzata sulla scoperta della magia.
In sostanza,un libro che si prende il suo tempo per esprimere appieno il potenziale che indubbiamente nasconde tra le sue pagine, e per questo chiede a lettore un piccolo atto di fede. Dategli qualche capitolo di fiducia e vi saprà ricompensare.
NB: Libro letto in lingua originale