Il libro dei sogni
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Mikkel Birkeggard, nato nel 1968, è un esperto di informatica e nuove tecnologie nonché appassionato bibliofilo. I libri di Luca, il suo primo romanzo, è stato un caso letterario e un best seller internazionale.
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Bye bye fantasy!
Prima di dire il mio definitivo addio al fantasy, mi accingo a un’impresa improba: cercare di commentare con decenza un’opera che – se devo dirla tutta, ma proprio tutta e fino in fondo – ha catturato la mia attenzione per il titolo (che scimmiotta Freud) e per il cognome dell’autore (così simile, non fosse per l’iniziale, a quello del più celebre filosofo danese). Ovviamente, questi criteri per la scelta di un libro sono troppo labili e le premesse sono troppo deboli per fondare l’interesse in un genere che – evidentemente – mi è alieno…
Vediamo allora come posso razionalizzare una bislacca storia intorno alla quale viene scritta la bellezza di 399 pagine fitte fitte.
AMBIENTAZIONE E PROTAGONISTI
Siamo nella Copenaghen di metà ottocento (“Solo ora, a più di cinquant’anni dal nostro primo incontro, avvenuto nel 1846, posso narrare le nostre esperienze comuni”). Qui si aggira l’adolescente narratore: è figlio di un bibliotecario che perisce in strane circostanze (“A causa della malattia, la morte di mio padre fu considerata un suicidio”), non prima di aver lasciato al protagonista un libro sibillino (“Ex Libris Somniorum era scritto sopra il disegno”). Dopo la morte del padre, l’intera famiglia cade in disgrazia e il figlio-narratore vive sulla strada, compie piccoli misfatti, finisce in prigione e viene liberato da colui che diverrà il suo “maestro”:
“Mortimer Welles
Agente di pegno
Restauratore di libri
Razionalista praticante”
“Conoscevo vostro padre … eravamo intimi amici, fino all’ultimo…”
Il ragazzo non sa bene se sia meglio disfarsi del libro ricevuto in eredità o conservarlo (“Separandomi dal libro avevo perduto l’ultimo resto fisico di mio padre, ma allo stesso tempo era un sollievo essermi liberato dall’enigma che mi tormentava da tanti anni”): vero è che il libro rappresenta la chiave d’accesso a un mondo occulto…
ATMOSFERA LIBRESCA
Nella bottega di Mortimer, il ragazzo dovrebbe apprendere l’arte della rilegatura, che potrebbe praticare restaurando le Metamorfosi di Ovidio, affidategli da Klara. In realtà il laboratorio è l’occasione per frequentare, insieme a Mortimer (sì, il maestro si chiama proprio come il protagonista di “Arsenico e vecchi merletti”!), un circolo di personaggi dal nome cavalleresco (come Parsifal e Galahad), dediti più a bere acquavite che a condurre strampalate indagini. Il tutto è intercalato da frequenti visite alla biblioteca comunale (“Una biblioteca è espressione di tutte le conoscenze di un paese, misurate in volumi e pagine”).
MISTERIOSE SPARIZIONI
A Copenaghen continuano a sparire persone (“Il poeta scomparso senza lasciar tracce”), proprio come in passato era accaduto alla moglie di Mortimer (“Ebbi la netta sensazione che si trattasse della moglie di Mortimer, la donna ritratta nel quadro al pianterreno”): “Era stata a uno spettacolo al teatro reale e sparì fra il teatro e casa”.
FAZIONI OPPOSTE
Intanto monta il conflitto tra potere oscurantista (“Se il Ministero trova la Biblioteca, finiranno tutti nei forni del ministero”) e libertà intellettuale (“Noi vogliamo il contrario. Vogliamo liberare la parola!”): un tema di per sé apprezzabile, se a un certo punto… non andasse alla deriva, al punto che il lettore comincia a parteggiare per la repressione. Questo perché nel libro prende piede una realtà sommersa e onirica (“Trovarmi nel sogno cominciava a piacermi”), una biblioteca ove i bibliotecari sono soggiogati e tenuti prigionieri, un luogo raggiungibile soltanto attraverso un misterioso fluido che la mia mente schematica e semplificatrice identifica con la “droga” (“Era la prima volta che facevo un’iniezione a qualcuno e le mani mi tremavano un po’”). L’autore però continua imperterrito nelle sue macchinazioni e dà un colpo al cerchio e uno alla botte: “Il pastore vi ha detto che la Biblioteca smetterebbe di esistere se tutti lasciassero il sogno?”
IL MIO GIUDIZIO
Naturalmente è negativo. Ma un merito questo libro ce l’ha: per reazione, andrò a leggermi “Arsenico e vecchi merletti” di Joseph Kesselring!
Sul romanzo, oltretutto, si addensano ombre consapevoli di plagio (“Come la storia del Libro delle anime, che raccoglie le anime di tutte le persone che lo hanno letto, o il Libro dei morti, che rivela la data di morte di ciascun cittadino”); tuttavia non è questo il peccato peggiore del libro. Ammesso che il peccato non risieda in me, che con convinzione esclamo: bye bye, fantasy addio!
Bruno Elpis
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Il libro dei sogni
Il racconto parte dalla città di Copenaghen e siamo nel’ anno 1846 quando Arthur apprende della morte del padre per annegamento.
Da questo momento la famiglia di Arthur comincia a sgretolarsi sia economicamente sia dal punto di vista degli affetti visto che il capofamiglia non c’è più, una malattia poi causa la morte del fratello e l’allontanamento della sorella dalla famiglia. Il povero Arthur a soli 17 anni si ritrova solo con la madre e il contesto lo porta sulla cattiva strada. Finisce in prigione ma poi grazie al’ intervento di un amico di famiglia viene liberato. Mortimer questo è il nome di chi lo aiuta diventa con Arthur il protagonista della storia.
Mortimer è un agente di pegno ma ha anche un piccolo locale dove vende e restaura libri e proprio questo contatto costante con i libri fa cambiare il modo di pensare di Arthur.
In seguito Arthur anche con l’insistenza di Mortimer frequenta la biblioteca civica e qui incontra una ragazza della quale si innamora silenziosamente. Nel Frattempo scopre che altre persone scompaiono misteriosamente e che tutto questo a che fare con un’altra biblioteca ricca di “conoscenza “nella quale solo pochi possono entrare e solo mediante uno misterioso sistema ma tutto questo pone al giovane ragazzo domande inquietanti:
Chi c’è dietro questa misteriosa biblioteca? Perché il libro ricevuto dal padre è scritto in una lingua incomprensibile? Suo padre aveva a che fare con questa biblioteca?
Risposte alle quali Arthur insieme al suo amico tutore Mortimer avranno con non poca difficoltà.
Davvero un bel romanzo questo libro, inizia molto lentamente quasi come una fiaba ma man mano che si va avanti il ritmo e la curiosità crescono di pari passo. I personaggi non sono molti ma tutti sono ben descritti ognuno con i propri particolari e facili da ricordare. La scrittura è molto semplice e piacevole ed i capitoli sono tutti brevi. (Si può interrompere la lettura e riprenderla in qualsiasi momento) inoltre si ripete molto la parola” libri” in modo tale da enfatizzare la conoscenza che da essi si può trarre fino ad arrivare ad una immaginazione superlativa durante la lettura.
Consigliato anche ad un pubblico giovane