Il grande sonno
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Il detective duro e puro
La narrativa hard boiled nasce negli Stati uniti nei primi anni 20, come sottogenere del Mistery. Il pioniere di questo genere è Carrol John Daly, ma è con Dashiell Hammet che raggiunge la sua notorietà, e più precisamente con la sua serie di romanzi che hanno come protagonista Continental Op.
Il genere hard-boiled si distingue per la narrazione cruda e violenta del crimine.
I protagonisti sono detective privati che oltre a risolvere i casi, sono soliti affrontare il pericolo in prima persona, rimanendo coinvolti in scontri violenti e utilizzando metodi simili ai delinquenti coi quali si confrontano.In genere fumano, bevono e hanno donne a iosa ma la loro unica compagna è la pistola, utilizzata sempre senza esitazione alcuna.
Raymond Chandler riprende questo filone, con questo suo primo romanzo Il Grande Sonno, creando il suo famoso detective Philip Marlowe, e rispettando in pieno i canoni dell'uomo «duro» che non deve chiedere mai!
Astuto, intelligente, seduttore, senza scrupoli, ma con una sua etica anche professionale che rispetta soprattutto per onestà con se stesso.
Ne Il Grande Sonno Philip Marlowe, ex poliziotto e investigatore privato di Los Angeles, viene assunto dal vecchio milionario Sternwood perchè un certo Geiger, un libraio, ricatta sua figlia minore Carmen per delle foto compromettenti. Sternwood è inoltre preoccupato perchè la figlia maggiore, Vivian, è sposata, senza amore, con un uomo dal dubbio passato Rusty Regan, ma che ora è misteriosamente scomparso.
La trama è lunga e complessa, ma è ben articolata ed ha una certa consistenza.
Chandler narra senza risparmiarsi nei dettagli: lo stile è molto descrittivo, sia nella presentazione dei personaggi, mere tessere di un puzzle che solo il detective riuscirà a comporre; sia nella narrazione dell'ambiente, con la pioggia insistente e le atmosfere buie e sinistre che fanno da sfondo al già fitto mistero.
L'unica figura di spicco è Philip Marlowe, un solitario, un cavaliere senza macchia e senza paura. Le sue caratteristiche sono l'onestà e il rigore morale, perchè , come dice lo stesso Chandler, la strada del cattivo deve essere attraversata da chi cattivo non è, altrimenti la storia non funziona. Marlowe è nudo e crudo un vero duro ma buono, che usa frasi brevi, incisive, veloci e con pochi aggettivi, spesso ironico. Chandler però, da grande scrittore quale è, riesce ad inserirlo in una prosa ricca ed evocativa, propria della sua formazione classica.
I suoi personaggi sono veri, e vanno oltre i suoi romanzi, raccontando uno squarcio della realtà americana. Il disagio di vivere, li porta, pur di affermarsi, a diventare dei piccoli criminali sempre coinvolti nel malaffare.
Anche la profonda malinconia di Marlowe di fronte alla vita, lo rende un antieroe, una sorta di perdente fuori dagli schemi di una società americana basata sul potere e sul denaro.
Ma il suo riscatto è il suo lavoro, che gli darà sempre soddisfazione e successo proprio per le sue abilità innate di risolvere casi tra i più complicati.
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La delicatezza del noir
Quello di Philip Marlowe è un nome leggendario, probabilmente più conosciuto di quello del suo creatore. Interpretato da tantissimi divi del cinema (tra cui Humphrey Bogart, proprio nella trasposizione de "Il grande sonno") è infatti un personaggio che ha soppiantato il nome di chi l'ha partorito, cosi come Pinocchio e Sherlock Holmes hanno divorato Collodi e Conan Doyle (anche se, ovviamente, non del tutto). Tuttavia, un grande personaggio può uscir fuori solo dalla mente d'uno scrittore talentuoso, quale Raymond Chandler mi sembra essere. Senza dover ricorrere alla volgarità e alla truculenza che sembrano essere un must delle opere contemporanee, l'autore costruisce un noir di elevata caratura, retto da un protagonista senza dubbio affascinante e arguto.
La storia ha inizio nell' enorme casa d'un ricco generale, ormai vecchio e molto malato, che convoca Marlowe per indagare su una sorta di ricatto di cui è stato vittima, tramite delle cambiali recapitate al suo indirizzo e che denunciano presunti debiti di gioco. Fin dall'inizio Marlowe, col suo fiuto da vero segugio, intuisce che dietro questa storia ci sia ben che da un semplice ricatto; non è infatti che l’inizio di un percorso nello svelamento d’una losca storia, che coinvolgerà anche le due sregolate figlie del generale: donne avvenenti che nascondono non pochi segreti. Da un caso apparentemente semplice, dunque, partirà una sequela di strani traffici, omicidi, rapimenti; e nel bel mezzo di questi eventi ci sarà Marlowe, capitano senza equipaggio sulla nave d'una vita trascinata in tempesta. Il suo sangue freddo coinvolge, ci tiene ancorati al racconto di cui è protagonista e ci permette di non soccombere insieme a lui a una situazione che avrebbe di certo annientato un'anima debole.
Un noir di tutto rispetto, dunque, che riesce a rendere benissimo la cupezza dell'ambientazione e delle vicende, senza dover scendere a patti con un linguaggio scurrile e scene troppo violente.
Davvero una piacevole sorpresa.
“Che importanza ha dove si giace, quando si è morti? In un pozzo nero o in una torre di marmo in cima a una collina, fa lo stesso. Quando si è morti si dorme il grande sonno, e a cose del genere non si bada. Petrolio e acqua sono vento e aria per i vivi.”
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HARD BOILED PER TUTTI
Raymond Chandler è considerato uno dei promotori del genere hard boiled, oppure pulp, cioè racconti tra il giallo e poliziesco ambientate negli Stati Uniti, storie per veri duri.
I romanzi in questione venivano pubblicati in una rivista chiamata Black Mask attorno gli anni venti/trenta del secolo scorso, e pubblicizzavano vari autori tra cui appunto Chandler.
Detto questo l’autore, prendendo liberamente spunto da Dashiell Hammett, colui che praticamente ha creato il genere pulp (come ammette lui stesso), crea il personaggio di Philip Marlowe che a mio parere è davvero geniale.
In effetti si potrebbe dire che il romanzo non sia tanto la trama ma il protagonista, questo detective dall’impermeabile lungo, dalla mente acuta e dall’intuito speciale.
È un uomo piacente ma è il cervello che fa la differenza, i dialoghi di Marlowe così pungenti e d’effetto sono una vera chicca per noi lettori, abituati ai gialli moderni più d’azione e di suspance.
La storia è intricata ma la soluzione non tarderà ad arrivare per il protagonista, che rimane deluso per l’ennesima volta dall’uomo, dalla ricchezza che corrompe le cose... deve fare i conti con una città sporca e con la gente che la vive.
Dopo aver letto numerosi thriller di oggi penso che molti abbiano preso largamente spunto dai noir di ieri.
C’è chi riesce a fare un buon lavoro e chi no ma a mio parere personaggi come Marlowe sono inimitabili.
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Scotch & soda
Nella letteratura hard boiled, Raymond Chandler ha ricoperto un ruolo di capitale importanza.
“Il grande sonno”, datato 1939, ha perfezionato il genere nobilitato da Hammett a cavallo tra gli anni ‘20 e ‘30 del XX secolo. Una tipologia di romanzo poliziesco dove a farla da padrone sono la ricerca del realismo e la tendenza a trattare tematiche scomode, degradanti, tipiche dei bassifondi, come la violenza e la corruzione, in netta contrapposizione agli infallibili detective deduttivi che avevano fatto le fortune di Arthur Conan Doyle e Agatha Christie.
E non esiste un vero romanzo hard boiled senza un investigatore privato che abbia determinate caratteristiche. “Il grande sonno” è il primo titolo in cui compare Philip Marlowe. Ha 33 anni, una buona cultura e un vestiario elegante nonostante un reddito tutt’altro che cospicuo. Completa il quadro una certa tendenza alla solitudine, alla misoginia, al tabagismo e all’alcolismo, in una sorta di trait d’union con le caratteristiche del suo inventore.
Il ricchissimo generale Guy Sternwood convoca Marlowe per convincerlo ad indagare su alcune lettere ricattatorie, motivate da presunti debiti di gioco, rivolte alle due figlie, creature tanto belle quanto viziate. Le classiche dark ladies, immancabili in un hard boiled degno di essere chiamato tale. Il detective accetta l’incarico, rendendosi presto conto che la faccenda è più intricata del previsto.
Marlowe si muove nel sottobosco della Los Angeles degli anni ‘30 grigia e piovosa, perfetto scenario per una storia densa di vicende di dubbia moralità.
Il protagonista si dimostra, fin dalle prime pagine, un personaggio letterario fuori dal comune.
Coraggioso ma non impulsivo, solitario, malinconico. Un soggetto non necessariamente moralmente retto, ma con un senso del dovere ed una propria etica professionale lodevoli e tali da indurlo a cercare di risolvere il caso con testardaggine, rispettoso delle volontà espresse dal cliente.
Marlowe conquista per la parlantina pungente, le battute sarcastiche, un mix divertente di cinismo ed ironia che gli permette di non prendersi troppo sul serio.
Definito il carisma del personaggio, è doveroso segnalare che l’intreccio è leggermente ingarbugliato. In compenso lo stile di Chandler è raffinato, tanto nelle descrizioni ricche di originali metafore quanto nei dialoghi, i quali trasudano una classe senza tempo che molti romanzi moderni, per quanto ricchi di azione e colpi di scena, non possiedono.
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il detective Marlow
“Il grande sonno” è un noir ben strutturato e ben riuscito, ma questo non mi è bastato.
Non mi basta riconoscere che è un bel romanzo per riuscire ad apprezzarlo fino in fondo perché molte sono le cose che non mi sono piaciute.
Innanzi tutto, il detective Marlow, rude e supponente, non è il personaggio che amo ritrovarmi come protagonista nei romanzi che leggo. Non sono riuscita ad entrare in sintonia con lui, ma questo credo che fosse l’obiettivo di Chandler, quando ha creato questo personaggio.
Ciò dimostra che ci sono dei libri che semplicemente non fanno per me.
Certo, la traduzione non proprio eccellente e il linguaggio spesso eccessivo ed offensivo, non ha contribuito molto a far entrare questo libro tra le mie grazie.
Semplicemente non ci siamo presi. Capita.
Probabilmente il noir non fa per me.
Questo non vuol dire che non abbia apprezzato la trama, l’ambientazione e gli intrecci che sono stati perfetti. Tramite le parole ho potuto immaginare tutte le azioni e non mi era nemmeno difficile immaginare le inflessioni della voce in quanto le parole riuscivano a rappresentare tutto egregiamente.
Non per niente questo libro è diventato un film con un attore del calibro di Humprey Bogart.
Peccato non essersi presi.
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- sì
- no
Nell'aspra Los Angeles di Marlowe
Non sono mai stato un assiduo lettore di libri gialli, tuttavia da poco ho fatto il piacevole incontro con Chandler; complice anche il recente possesso di un Ebook reader che, se, da un lato, ha profanato, in modo iconoclasta, il mio approccio quasi sacrale con la carta stampata, dall'altro mi ha stimolato a ripescare testi mai affrontati prima, per il solo fatto che... li puoi scaricare in un attimo. Così tra classici da sempre schivati e letteratura di genere ingiustamente snobbata, mi sono ritrovato a leggere anche di Marlowe.
La scoperta è stata davvero piacevole.
Parlando de 'Il grande sonno' non voglio raccontare la trama, peraltro già accennata in altri commenti: sarebbe comunque un delitto anticipare anche solo alcune circostanze del giallo.
Anche se, bisogna premettere, che 'Il grande sonno' non è neppure corretto definirlo un giallo nel vero senso della parola. La trama poliziesca c'è, ma è, appunto, solo la trama in cui l'autore tesse il suo arazzo. Tra l'altro l'intreccio è frutto di un collage riuscito solo in parte tra due racconti brevi ('In un giorno di pioggia' e 'Lo scomparso') e, proseguendo nella lettura, non è difficile imbattersi in qualche 'filo non annodato'.
Io, tra l'altro, che avevo già letto il primo dei due racconti, stavo quasi per spegnere il lettore, visto che non mi aspettavo grosse novità dalla storia, ma, per fortuna, ho continuato sino in fondo ed ho scoperto che il bello del libro non è la suspense o il cercare di scoprire chi è l'assassino (tra l'altro il primo lo si scopre a metà del libro). Sono le atmosfere, sapientemente descritte, la languida malinconia del protagonista, l'aspra descrizione di un mondo, forse solo immaginato, ma di brutale concretezza.
Il bello del romanzo, cioè, non è ciò che dice, ma come lo dice e i mezzi che utilizza per accompagnarti nella sua realtà.
Chandler padroneggia assai bene la parola. Usando uno stile scarno e, talvolta, brutale, ma mai volgare o 'tirato via', in breve cala il lettore nelle sue atmosfere fumose, odorose di whisky e smog ove i ricchi e potenti si comportano in modo altrettanto spietato dei delinquenti da strada.
Davanti a queste 'quinte' si muove un Marlowe che, pur sapendo di non essere, in fondo, migliore di chi affronta, cerca di conservare la propria anima incontaminata in mezzo alla sozzura che lo circonda: una sorta di monaco laico che si sporca le mani per cercare di restare pulito dentro. Forse qualche fervorino filosofico o moraleggiante poteva essere risparmiato dall'autore, ma nell'insieme la miscela risulta assai gradevole al lettore, anche a quello che non cerca solo lo svago per qualche ora.
Tutto questo da un libro che semplicisticamente viene definito di letteratura pulp, non è male!
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L'esordio del grande Marlowe.
Mi mancava in questo caldo agosto un bel noir, e così dopo un paio di romanzi di Murakami (che mi ha convinto a metà) ho pensato bene di metterci quello che potremmo definire un po' il padre del noir (o meglio hard boiled), Raymond Chandler. C'erano diversi libri a disposizione, ma essendo la mia prima volta con Chandler ho deciso di partite dall'inizio, dal primo, e quindi con "Il grande sonno" (anche se poi è il quarto in ordine di pubblicazione). Il protagonista per la prima volta è appunto Philip Marlowe, portato poi sullo schermo da Humprey Bogart, uno dei tanti, sicuramente il più famoso, che nel corso degli anni indosserà le vesti del duro detective in questione. La storia ha inizio con Marlowe che viene convocato da un vecchio generale ricchissimo, padre di due giovani figlie, una delle quali importunata con continue richieste di denaro dal proprietario di una libreria, inoltre, tra una chiacchiera e l'altra, scopre anche che Rusty Regan, fidanzato della figlia maggiore del generale, è da poco scomparso non lasciando nessuna traccia. Marlowe così accetta l'incarico di risolvere il primo caso, anche se poi, tra un colpo di scena ed una sorpresa, scopriremo che la questione che sta più a cuore al vecchio è invece la seconda. Il libro scorre, ma non troppo, i dialoghi sono infatti molto lunghi, così come le mille descrizioni (non aiuta neanche il lessico, il libro infatti è del 39, ed a tratti si vede), capita così spesso di perdere il filo del discorso della storia principale. Per il resto sicuramente la trama è molto interessante ed originale, però certo non si legge tutto d'un fiato, pur essendo un libricino di sole duecento pagine. Dall'altro lato invece è stupendo il personaggio Marlowe, una vera perla. Come detto prima questo romanzo è il padre degli "hard boiled" e Marlowe è il padre dei detective moderni. Personaggio dai modi rudi, sicuro di sè, lavora solo per denaro e nel suo lavoro non c'è spazio ai sentimenti, determinato, amante dei vizi e se necessario non manca di usare le maniere forti. Inutile dirvi che nel cinema moderno (Tarantino) ma non solo, anche nei fumetti (Sclavi con Dylan Dog), diversi autori hanno preso spunto da Marlowe per creare i loro personaggi. In definitiva un libro che si legge se siete amanti del noir (anche se lo credevo, onestamente, migliore), altrimenti c'è di meglio.
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L'investigatore di anime
Che dire di Chandler? Gli si potrebbe contestare la scrittura a volte frettolosa, il fatto che volendo prendere i suoi romanzi come dei gialli non hanno la razionalità e la compostezza dei gialli. Il lettore è escluso dall'indagine e impossibilitato a farsi un'idea di come siano andati i fatti. La trama è saltellante e il detective procede a forza di intuizioni che non si sa da dove gli vengano e a volte sembra che lo scrittore stesso fatichi a seguire il groviglio della trama e che questa gli sfugga continuamentedi mano. Lo stile, magari, lascia per questo un po' a desiderare ma c'è qualcosa che va oltre lo stile. Il personaggio è bellissimo e esprime un'urgenza di pulizia morale, una purezza mascherata dal sarcasmo e dall'apparenza dura. NelL'ultima notte Marlowe dice più o meno così: "Se non fossi un duro non sarei vivo, se non fossi dolce non meriterei di vivere". Il personaggio è così intenso che si perdona all'autore tutto il resto. A volte in un libro non è necessaria la perfezione, basta un guizzo.
Sicuramente i romanzi di Chandler hanno quel guizzo che li fa uscire anche dal cassetto del romanzo di genere. Mi ricorda un po' P. Dick anche se in un diverso cassetto (o genere).
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Il detective "hard boiled"
Humphrey Bogart – scusate – Philip Marlowe è un investigatore privato solitario, cupo, burbero ma allo stesso tempo ironico e spiritoso, che si ritrova a sbrogliare un complicatissimo caso che vede coinvolte le due figlie di un vecchio generale. Una storia di pornografia, bische clandestine e omicidi nella Los Angeles degli anni trenta. Un po' troppi personaggi e un po' troppi misteri risolti frettolosamente, per i miei gusti, ma è un giallo “pulp” del '39 che ha fatto storia (grazie al detective “hard boiled”). A rimanermi maggiormente impressi sono stati appunto la figura di Marlowe e lo stile colloquiale e realistico.