Il giorno senza nome Il giorno senza nome

Il giorno senza nome

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Durante il suo lungo servizio, il capo detective Jakob Franck si è sempre offerto di informare i parenti della morte dei loro cari. Un compito che ha portato avanti stoicamente, con umiltà e tatto. Una notte di tanti anni prima rimase accanto alla madre di una diciassettenne suicida, abbracciandola in silenzio fino all'alba. In pensione da pochi mesi viene ora contattato da Ludwig Winther, padre della ragazza. Dopo vent'anni, Winther ancora non crede al risultato delle indagini. Anzi, non ha dubbi, Esther è stata uccisa. Per far luce su quella morte, Jakob Franck si affaccerà sulla vita di Esther, e userà un suo metodo molto particolare, una completa immedesimazione nell'altro, che gli permette di sentirne il pensiero e le paure.



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Il giorno senza nome 2018-02-20 15:06:13 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    20 Febbraio, 2018
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Un commissario "empatico"

Friedrich Ani, scrive Il giorno senza nome: un carosello di coincidenze, di omissioni e di indifferenza. Questo è il clima in cui si trova ad operare il commissario Jakob Franck, ormai in pensione, ma interpellato da un padre sconvolto che ha, ormai perso tutto, da vent’anni. Da vent’anni, infatti, sua figlia è stata trovata morta, impiccata. Il caso archiviato come suicidio. L’anno successivo la moglie si dà la stessa morte della figlia. Lui, solo e disperato, chiede un supplemento di indagini, proprio al commissario che all’epoca si era occupato del caso. Jakob è un solitario, accompagnato da un segreto che sconvolge: vede i fantasmi dei casi che si è trovato a risolvere. Non sono entità fisiche, ma pensieri, ricordi, riflessioni che tormentano ossessivamente la sua mente. A lui toccava sempre il compito di comunicare le tragedie ai familiari, perché

“era lui a cercare il contatto, il conforto, il silenzio, con abnegazione e pazienza; non agiva per altruismo (…). In primo luogo riconosceva se stesso nelle persone da cui doveva recarsi per servizio. (…) nelle stanze e negli ingressi di coloro che da familiari erano diventati superstiti, si sentiva più a suo agio che nella sua vita, nel rapporto esclusivo di coppia, nel suo matrimonio e nella sua famiglia.”.

Il suo metodo di lavoro era quello di “immedesimarsi”, di sentire per giungere alla verità del caso, perché

“doveva cercare di dimenticare tutto quello che aveva imparato e fidarsi delle reazioni del suo corpo, dei suoi neurotrasmettitori.”.

Così Franck inizia anche qui il suo anomalo percorso investigativo, venendo a contatto con i familiari, la zia, gli amici, i vicini della ragazza. Così “sentendo” arriva alla verità.

Non saprei come definire questo romanzo. Non è un romanzo giallo, nel senso classico; forse un romanzo intimistico con varie sfumature di giallo. Un poliziesco atipico, un giallo freddo, ma profondamente umano, “sensitivo”. Buona lettura.


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