Il discepolo. Le cronache di Sebastian Bergman
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Il discepolo
Premetto che la mia opinione è influenzata (e lo ammetto) dal fatto di non aver letto i romanzi precedenti di questa serie e quindi di aver perso molti collegamenti.
Siamo di fronte agli atti criminosi di un serial killer che uccide quattro donne, tutte accomunate dall'aver avuto una relazione con Sebastian Bergman, profiler abilissimo ad entrare nella mente dei serial killer più pericolosi. Ma ora Sebastian è un uomo in piena crisi umana e lavorativa e questo influisce pesantemente sul caso. Quattordici anni prima Bergman ha contribuito a catturare Edward Hinde, pericoloso omicida, ma ora, benchè HInde sia rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, si ripetono delitti che rimandano sicuramente a lui. Detto questo, la parola che mi viene alla mente per questo romanzo è "insopportabile". Per una lunghezza spropositata (660 pagine) i poliziotti e il profiler passano il tempo a odiarsi e farsi del male facendo delle indagini che fanno acqua da tutte le parti. Il profiler alla fine non fa nessun profilo, ma solo delle domande al Discepolo (peraltro catturato più che altro per caso) e usando la tattica che avrebbe potuto utilizzare ogni poliziotto appena uscito dall'accademia. Per rendere il tutto migliore, l'autore avrebbe prima di tutto dovuto sforbiciare il romanzo e sbrigarsela in un terzo della lunghezza, poi avrebbe dovuto insistere di più sulla psicologia sia di Hinde che del Discepolo lasciando perdere gran parte dei risentimenti personali. Un'ultima cosa: i responsabili del carcere di massima sicurezza fanno davvero una figura ridicola in tutti i sensi. Per concludere: non ho letto il prequel e non lo leggerò, ma non leggerò nemmeno il seguito. Un'ultima notazione: l'amante di Sebastian, Ellinor è talmente insulsa ed inutile, una sciocca tale che quasi quasi ti auguri diventi vittima del serial killer. Peccato sia sfuggita.....