Il codice dell'illusionista
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BOX
L'inizio di questo thriller è stato molto interessante, ricco di suspense e anche il caso giallo mi ha incuriosito molto.
La descrizione della prima vittima e di quello che le è successo è stata veramente molto coinvolgente e il primo capitolo ha catturato veramente la mia attenzione come tutta la prima parte del libro che ho trovato molto interessante.
Si nota da subito lo stile della Läckberg che credo sia inconfondibile, il libro è scritto bene e la parte crime è buona e credibile ma ci sono dei punti che non mi hanno convinta molto.
"Non erano riusciti a scoprire l'identità della vittima e non avevano nessun indiziato. [...] La chiave di quel delitto stava nelle modalità con cui era stato perpetrato, ne era convinta."
Andando avanti con la narrazione la storia perde di ritmo e risulta più pesante, c'è troppo spazio per la vita personale dei protagonisti e meno per il caso, si poteva tranquillamente tagliare un centinaio di pagine.
I dialoghi sono molto semplici e la storia in alcuni punti mi è sembrata simile ad altri gialli, anche se la scrittura è stata molto buona e non mi ha infastidito anche se la trama non era così originale.
I capitoli si alternano tra il presente e il passato e non sono stati eccessivamente lunghi, questo ha aiutato la scorrevolezza della lettura, anche se devo essere sincera essendo un thriller pensavo di finirlo in meno tempo.
Camilla Läckberg ci ha abituato a descrizioni molto dettagliate ma estremamente vivide e qui si riconosce il suo tocco inconfondibile, oltre a questo c'è sicuramente una buona indagine psicologica verso i personaggi principali e questo ci permette di entrare nel loro "intimo".
Nonostante questo sono proprio i personaggi quelli che mi hanno convinto di meno, sicuramente sono molto complessi e hanno una personalità molto particolare e anche dei problemi da risolvere, ma la loro costruzione, in alcuni momenti, mi è sembrata un po' esagerata.
Mina Dabiri, l'investigatrice incaricata delle indagini ha la misofobia, una paura folle per i batteri e cerca in tutti i modi di non ammalarsi, la sua patologia è ben descritta ed è a livelli ossessivi.
Vincent Walder è un famoso mentalista che aiuta Mina nel risolvere il caso, vive un rapporto in perenne conflitto con la sua famiglia, con la moglie e i figli, in particolare la sua partner ha continuamente paura di essere tradita.
Apprezzo sempre quando i personaggi sono ben delineati e non sono piatti e più si avvicinano alla realtà più li trovo credibili, però penso che qui siamo andati un po' oltre e li ho trovati un po' sopra le righe.
L'idea di base era molto buona, ma lo sviluppo dell'intreccio narrativo non è stato all'altezza delle aspettative iniziali, è stata una lettura piacevole con una storia crime in alcuni momenti prevedibile.
Indicazioni utili
- sì
- no