Il codice Da Vinci
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LA VERTITA' DEL SANTO GRAAL
Nel museo del Louvre a Parigi, è stato trovato morto il custode, in una posizione particolare che ricorda “L’uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci. Ad indagare sulla faccenda viene chiamato il professore dell’Università di Harvard, Robert Langdon accompagnato da una figura femminile che si rivelerà una testimone molto preziosa nella ricostruzione dei fatti soprattutto per ciò che riguarda il collegamento tra quest’uomo, il pittore italiano del 400 e una società segreta, il Priorato di Sion.
Ed è proprio di segreti che si parla: attraverso la decodificazione di codici, di simboli e preziosi manoscritti, indizi dissipati in importanti opere d’arte, Robert Langdon si abbandona in un viaggio pieno di misteri e importanti verità taciute nel tempo che lo portano sino alla scoperta del Santo Graal, fulcro della più grande leggenda della storia che sarebbe stato protetto proprio da quella società segreta e che rivelerebbe una verità che se scoperta farebbe sprofondare la Chiesa e l’intero Cristianesimo nella rovina più totale, andando ad intaccare i principi fondamentali su cui si fonda questa religione.
Indubbiamente uno dei best steller più famosi e avvincenti degli ultimi anni, un thriller che ti lascia senza fiato, un turbinio di emozioni che non vengono tradite dal finale inaspettato.
C’è una precisazione da fare: questo è un romanzo, non un saggio storico per cui va letto pensando a questo fatto, senza credere a tutto quello che c’è scritto come verità assoluta anche perché l’argomento principale è la leggenda e in quanto tale, una leggenda, ha sì un fondamento di verità ma anche una buona dose di mistero. Dan Brown in questo è stato un maestro di furbizia; scrivere una storia affondando il coltello nella curiosità della gente, da sempre affascinata da argomenti come questi, segreti della Chiesa, scandali, misteri, templari, sette e società segrete e simbolismi vari nei dipinti e nelle sculture.
E così “Il Codice da Vinci” si fa strada tra mito, arte, storia e religione, in uno scenario ricco di colpi di scena, descrizioni minuziose di luoghi e di personaggi, con particolare attenzione alle opere d’arte di Leonardo e di atri artisti, dividendo la storia in varie storie che si svolgono contemporaneamente, passando da una all’altra, raccontandole insieme, sino a giungere al finale che riunisce tutti i personaggi, antagonisti e principali.
Consigliato.
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Una piramide ricolma di dollaroni
Letto nella sua versione delux (quindi con foto e illustrazioni), che poi ho provveduto bene a regalare alla bancarella dei libri usati sotto casa, è sicuramente una lettura affascinante e che rivela tutta la bravura dell'autore a catturare l'attenzione per quasi tutta la durata della narrazione.
Certo di voli pindarici di fantasia ne fa molti durante la scrittura. Certe volte sembra di star leggendo un libro storico, certe altre una favoletta per pupetti.
Come sempre, quando si affrontano temi religiosi, sul significato della vita, sulla figura del Cristo, su un Genio come Leonardo, si finisce per fare un enorme confusione, di cercare di dare un significato all'esistenza che facilmente può rasentare il ridicolo.
Lo scrittore è un esperto tessitore di intrecci e trame, fa cozzare fra loro i personaggi, li porta a un punto di rottura per poi tornare sui suoi passi e li tiene sempre al centro della narrazione.
Ne è stato tratto un film, ampiamente dimenticabile.
Alla fine credo che il nostro eroe, nelle piramidi più del Santo Graal abbia trovato un altro elisir di lunga vita......e cioè un forziere ricolmo di soldi e preziosi, poichè leggendo qui e li le statistiche di vendita del libro che si attestano sui 90 milioni di copie.....questo si è un vero miracolo.
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Un banco di prova per la fede ?
Dopo diverso tempo dall'acquisto,decido finalmente di rispolverare il fenomeno editoriale di cui tanto ho sentito parlare: una lettura soddisfacente.
Ovviamente trattasi pur sempre di un romanzo, quindi come tale andrà considerato, si tratta comunque di una ricostruzione dell'autore, non del libro della verità.
Ciò che si può rilevare dalla lettura del racconto è come il thriller passi in secondo piano, poichè sono altre le vicende che rendono interessante lo scritto; questo rende il romanzo, un thriller diverso dai tanti.
Jacques Saunière, curatore della grande galleria del Louvre, viene brutalmente ferito da una figura misteriosa, che poco dopo fugge. In fin di vita Sauniere predispone un messaggio in codice rivolto all'agente Sophie Neveu e all'ormai noto Professor Langdon. Inizia così un viaggio nel passato, alla ricerca di un tesoro di inestimabile valore su cui aleggia un mistero millenario: il GRAAL, oggetto misterioso su cui ancora oggi il genere umano si interroga e la cui entità non sembra essere così scontata come sembra.
Devo dire che l'interesse del lettore si concentra prevalentemente sulle vicende "esistenziali" alla base della storia: poco importa dell'omicidio di Saunière, più interessanti risultano, invece, gli aspetti divini e storici che aprono un ampio spazio di riflessione e pongono diversi interrogativi.
.Ribadisco non si tratta di verità assoluta, peraltro l'autore non intende arrogarsi tale monopolio (almeno credo), ma può essere una lettura utile e un valido spunto di riflessione per il lettore che potrà porsi degli interrogativi sulla vita di Gesù Cristo, che poi si tratti di una ricostruzione da prendere con le pinze (completamente falsa per alcuni) è altro discorso, ma non più di tante altre.
Leggendo il romanzo, aldilà della finzione narrativa mi sono posto spontaneamente delle domande:
- potrebbe essere che Gesù fosse più uomo di quanto si pensi, l'autore evidenzia la prevalenza dei profili umani del Cristo ?
- potrebbe essere che Gesù fosse sposato con Maria Maddalena e avesse avuto dei figli, da cui è derivata una discendenza ancora oggi presente? Peraltro non vedo nulla di male in un ipotetico matrimonio di Gesù;
- potrebbe essere,inoltre, che fosse la stessa Maddalena ad essere incaricata di fondare la Chiesa e non San Pietro, che vi fosse quindi un femminismo sacro soffocato alle origini ?
Ovviamente non abbiamo delle risposte certe a queste domande, e queste non potranno sicuramente provenire dalla lettura del romanzo, ciò non toglie che si possano configurare tali interrogativi utili ad allenare lo spirito critico di ogni lettore, a far si che ciascuno di esso metta in discussione le proprie idee, mutandole o rafforzandole senza paura di far vacillare la propria fede, che, se forte, non subirà alcun pregiudizio.
Insomma,da cattolico dico: siamo sicuri che la ricostruzione che conosciamo - per chi la conosce - sia quella vera, possiamo dire con certezza che la Chiesa sia detentrice della verità e non abbia invece trasmesso ciò che voleva trasmettere o ricostruire?
La verità è che la fede è qualcosa di irrazionale, non può trovare fondamenti logici e probabilmente deve essere così, questo però non significa non poter non entrare in contatto con altre ricostruzioni a cui si è liberi di non credere, ma che possono rappresentare altrettante valide alternative; del resto, lo sappiamo bene, il cristianesimo ha avuto un'espansione pluridirezionale, ma chi può dire "razionalemente" quale di queste sia la giusta ricostruzione?
Nessuno può dirlo, ciascuno deve professare la propria di fede, nella sua irrazionalità: ciascuno ha il propio credo, le proprie ricostruzioni, i propri convincimenti, "le proprie verità "ed è giusto così, ciò però non significa avere i paraocchi e rifiutare, anche solo di ascoltare, qualsiasi altra interpretazione.
Concludo, quindi, ricordando che è solo un Thiller (in sè nemmeno molto interessante), ma la tematica che tocca lascia spazio a diversi interrogativi, a cui l'uomo non potrà mai rispondere.
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Mi ha convertito... O forse no?
E' il primo romanzo che leggo di questo autore, e devo dire che non sapevo che il protagonista di questo famosissimo romanzo fosse presente in storie precedenti.
Ero stato alla larga da questo bestseller proprio per il suo enorme successo.
Essendo io infatti uno stronzetto che cerca sempre di andare contro-corrente, mi trovavo bene nella veste di quello che legge sempre altro...
Ora però, dopo un anno esatto dal mio acquisto (avvenuto per un euro e cinquanta centesimi presso una bancarella dell'usato nel paesino di Iseo -BS-), mi sono messo a spulciarlo...
Così, con la mia solita aria "ghigna" sdegnata da "iononleggoquestarobafamosa", e con finto "non-interesse", ho iniziato a leggerlo... straleggerlo... superleggerlo... iperleggerlo... DIVORARLO!!!
Questo, che in questo esatto momento mi trovo tra le mani non è un romanzetto, ma un cavolo di capolavoro, questa è una stramaledetta opera di paurosa e peccaminosa tentazione e dubbio.
La mia traballante FEDE ha vacillato fin da subito, e le mie certezze correlate al mio forte carattere da criceto sulla ruota, sono facilmente saltate.
In pratica a metà libro l'autore mi aveva già convinto di tutte le sue tesi.
In pratica a tre quarti del libro ero già pronto a gridare al mondo la mia conversione al femmininio sacro (o femminio sacro non mi ricordo più come si scrive e non ho voglia di cercarlo).
Parlando seriamente, questo è davvero un ottimo romanzo.
Ovviamente bisogna prendere con le pinze tutti i suoi contenuti, e non prenderli ovviamente per oro colato.
E' un libro che gioca sui dubbi di ogni uomo normale dotato di un'intelligenza normale.
Gioca sui dubbi che qualsiasi Cristiano credente e dotato di una normale intelligenza si è posto più volte nell'arco della sua vita.
Con questi dubbi, con tante supposizioni, e con una miriade di intelligenti giochi e trabocchetti, l'autore orchestra una teoria plausibile come tante altre.
Su questa teoria, gira tutta la sua storia.
E bisogna ammetterlo gira proprio bene.
Penso proprio che il libro sia valso tutto l'euro e cinquanta che l'ho pagato! Anzi se ribecco la bancarella dell'usato cerco anche il suo seguito!
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- sì
- no
Il maestro del doppio senso
Lo stile è la parte più interessante di questo libro, diventato un best seller, a mio avviso a ragione. Il ritmo è serrato. Capitoli brevi, con cambi di scena e di personaggi frequenti, una tattica stilistica per invogliare la lettura, perché l’interesse per le vicende parallele è mantenuto molto vivo. Personaggi ben studiati e tanti enigmi. Belli, intelligenti, appassionanti. Un po’ meno bella, per me, la parte prettamente storica, ma comunque anch’essa piacevole: antichi segreti affiorano alla superficie e storie dimenticate escono dall’ombra Il mio personaggio preferito è il nonno, perché anche se lo si conosce solo di riflesso, se ne ammira l’intelligenza, che è ovviamente l’intelligenza dell’autore che ha costruito il personaggio e concatenato gli eventi in modo così vivace. Un vero maestro del doppio senso, capace di creare rompicapi all’interno di altri rompicapi, che sono stati un vero stimolo alla lettura.
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Un pasticciaccio che poteva venire meglio
Uno dei maggiori best seller degli ultimi tempi. Un vero e proprio caso editoriale.
Milioni di copie vendute nel mondo, altrettanti lettori entusiasti. Ne hanno fatto anche un film di successo. Non è quindi un brutto libro, pare, può essere pure divertente ed avvincente, insieme a “Angeli e Demoni”, anche questo vendutissimo e trasportato al cinema, che hanno lo stesso protagonista, un professore un po’ particolare.
Però…non mi convince in pieno, dico la verità, mi ha incuriosito, ma nulla più, per quanto la storia e l’idea ispiratrice sia anche carina, ma in genere vorrei che lo scrittore curasse un pochino meglio la similitudine di quello che scrive.
Voglio dire, un bravo narratore sa ottenere nei lettori la sospensione dell’incredulità, cioè riesce a fargli credere, anche se solo per il tempo che impiega a leggere, che ciò che legge sia più o meno realistico, in qualche modo più o meno verosimile. Gli fa credere che sia possibile.
Ci riescono perfettamente Stephen King, con i suoi romanzi “horror” per esempio, o Ken Follet, che fa interagire i suoi personaggi di fantasia con figure e fatti storici reali, o in Italia Giovannino Guareschi, che addirittura rende in qualche modo plausibile e reale che il semplice parroco Don Camillo parli direttamente con il Cristo sulla Croce.
“Il Codice da Vinci” è una carrellata di assurdità, di cose più assurde che mai mi sia capitato di leggere. Va bene le licenze poetiche, ok sulle invenzioni letterarie, capisco la fantasia e la libertà del narrare, ma Dio buono, alla fessaggine umana ci deve pur essere un limite.
Perché il romanzo è tutto qui, un mucchio di fandonie.
Errori, sciocchezze, falsi storici, tutto spacciati per veri e con poca similitudine.
Sorvoliamo sugli errori storici. Facciamo finta che i Merovingi abbiano fondato Parigi.
Facciamo finta che il Papa abbia gettato nel Tevere le ceneri dei templari in un periodo in cui il papato stava ad Avignone (avrà preso il suo jet personale, con quel preciso intento…nel medioevo).
Facciamo finta che il Priorato di Sion sia stato fondato nel 1090 con lo scopo di proteggere la discendenza di Gesù Cristo, e non nel 1956 a scopo di frode, e che i documenti depositati alla Bibliothèque Nationale siano autentici e non dei falsi riconosciuti.
Facciamo finta che Costantino sia stato pagano fino alla sua morte.
Facciamo finta che nell'anno mille in Francia ci fossero adoratori di Iside con un tempio personale. Sorvoliamo sugli errori tecnici. Facciamo finta che la Smart faccia 100 km con un litro.
Facciamo finta che la Pyramide du Louvre sia costruita con 666 lastre di vetro.
Facciamo finta che si possa parcheggiare giusto sotto la finestra del museo (anche col dislivello di 50 cm che separa la struttura del Louvre dalla strada).
Facciamo finta che per andare dal Louvre a Rue Haxo si debba passare per il Bois de Boulogne. Facciamo finta che una giovane donna possa tirar giù da un muro un quadro di un quintale senza nessun problema.
Sorvoliamo sugli errori teologici.
Facciamo finta di essere rimasti all'eresia monofisita e che Gesù abbia la sola natura divina e non *anche* quella umana (vabbè, è morto sulla croce, e allora? Probabilmente fingeva).
Facciamo finta che Amon e Iside fossero sposati, facciamo finta che le Olimpiadi si tenessero ogni cinque anni in onore di Afrodite e non ogni quattro in onore di Zeus Olimpio, facciamo finta che il Buddha sia nato da un fiore di loto, e non molto tradizionalmente da suo padre il re e sua madre la regina col nome di Gautama Siddharta nel VI secolo a.C.
Sorvoliamo su quelle che, se non sono errori, sono sicuramente pecche stilistiche.
Sorvoliamo sulla trama scontata, sugli indovinelli da seconda elementare, sui personaggi monodimensionali, sull'assoluta imperizia narrativa dell'autore, sulla completa infondatezza di quelli che pubblicizza come dati storici. C'è però una cosa su cui invece, in un atipico slancio di veterofemminismo, non mi sento di sorvolare.
Allora, tutto il libro è incentrato sull'idea che la Chiesa non ha fatto altro, per secoli, che reprimere il "femminino sacro". Perfetto.
Ma analizziamo un attimo questo. Cos'ha di sacro la femminilità, secondo l'amico Brown?
A quanto pare, due cose: la capacità di dare figli, e la capacità di portare ad una maggiore conoscenza del divino tramite l'atto sessuale.
La capacità di dare figli ALL'UOMO e di portare L'UOMO ad una maggiore conoscenza del divino tramite l'orgasmo DELL'UOMO (di quello della donna non si fa menzione: evidentemente non è rilevante).
Non riesco proprio a concepire come qualsiasi donna si possa essere sentita "onorata" o "appagata" da un discorso del genere (eppure è così, molte donne amano questo libro).
Non salta forse agli occhi che si tratta di una visione maschilista, subdolamente maschilista, ESTREMAMENTE maschilista?
Non salta agli occhi che è la peggiore riduzione della donna a ruolo di oggetto che si possa fare, e che in confronto veline e letterine varie sono l'emblema dell'emancipazione femminile?
Non salta agli occhi che dando ad un individuo la funzione di mezzo e non quella di fine gli si toglie esplicitamente la qualifica di essere umano?
No, evidentemente no, da nessuna parte si è presa seriamente in considerazione la cosa.
Ecco, “Il Codice da Vinci” poteva essere un buon libro, scritto meglio, l’idea di partenza si poteva gestire diversamente…così com’è, mi sa di presa in giro solo per fare soldi. E vabbè, leggiamolo sotto l'ombrellone, va.
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Non così eccezionale
Erano anni che mi dicevo “Un giorno lo leggerò”, “Prima o poi lo leggerò” ma non lo facevo mai, poi qualche settimana fa l’ho finalmente iniziato.
In linea generale ovviamente sapevo la trama ed ero anche a conoscenza dei più clamorosi colpi di scena perciò l’effetto sorpresa, sul quale il libro punta moltissimo per non dire tutto, non c’era.
Si tratta di un thriller dove fondamentale importanza hanno opere d’arte, simboli e personaggi storici di cui l’autore fornisce informazioni di tale accuratezza da far sembrare tutto reale; l’intreccio è geniale, così come gli indizi lasciati da Saunière, tuttavia, sebbene il volume non annoi mai, l’ho trovato decisamente arido dal punto di vista dei sentimenti. Langdon viene catapultato improvvisamente in un’assurda caccia al tesoro e tutto quello che riesce a pensare è che ha sonno?!Le sue emozioni non vengono mai citate se si esclude il senso di colpa ad un certo punto del racconto e così il bacio con Sophie l’ho visto del tutto fuori luogo.
Capire per quale motivo ha avuto tanto successo è facile: il mare di documenti e intrighi creati presumibilmente dalla Chiesa per nascondere il grande segreto. Se si tratti della verità oppure no probabilmente non lo sapremo mai, ma una cosa mi sembra palese e su ciò concordo con quanto scritto nel romanzo: la Chiesa delle origini ha demonizzato la figura femminile e soltanto in tempi più o meno recenti è iniziata la sua rivalutazione. Non che gli antichi innalzassero statue d’oro al gentil sesso ma per lo meno non erano viste nell’ottica negativa tipica dei secoli successivi.
Ad ogni modo si tratta di un lettura piacevole che non mi senti di sconsigliare.
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Professor Langdon
Un'altra avventura del mitico professor Langdon che sta volta si trova ad indagare sull'omocidio di Jacques Saunière. Assassinato in un corridoio del famosissimo museo parigino. Un cadavere nudo in posizione come l'uomo vitruviano, enigmi e misteri che pagina dopo pagina si infittiscono, forse Brown azzarda con la storia di Gesù ed ha fantasticato troppo con il significato dei dipinti di Da Vinci.
Devo ammettere che il romanzo mi è piaciuto ma mi aspettavo qualcosina in più, letto dopo qualche anno dall'uscita, trovo che sia un titolo abbastanza sopravvalutato. Primo romanzo che ho letto di questo autore, mi piace lo stile di Brown che riesce a intrigare il lettore con enigmi sempre più arguti,tutti che spingono chi legge a tuffarsi nella vicenda.
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Uno scherzo geniale
Si, spero che mezzo mondo stia scherzando: si può veramente giudicare un romanzo del genere dalla pseudo-veridicità contenuta nel messaggio di una trama apocalittica che si innesca in un circondario da thriller palesemente provocatorio?
Per farla breve: è possibile mai che un libro così ben scritto debba tutto il suo successo ad una serie di allocchi internazionali che l'hanno voluto far passare come rivelatorio e misterioso? E, tral'altro, se avesse realmente rivelato la più grande verità del mistero della fede, esiste ancora qualcuno disposto a credere che avrebbero consentito una così facile circolazione dello scoop?
Rimango allibbito dinnanzi a cotanta semplicità intellettuale e ritengo che lo scalpore del Codice da Vinci abbia fatto tanto bene al suo successo, quanto male alla sua vena artistica. E', infatti, un romanzo scritto bene e che sa il fatto suo al di là della Gioconda.
Voglio esprimere il mio parere dal punto di vista di un ateo che non se ne importa nulla di Maria Maddalena e delle sue relazioni intime: è un libro godibile. La trama è contorta ma non lascia nulla al caso ed i colpi di scena rendono appetibile un'opera voluminosa (in tutti i sensi) che si distacca parecchio dalla pesantezza di altri thriller "storici" e "artistici" che, purtroppo, non riescono ad ereditarne la genialità.
I personaggi sono ben caratterizzati ed equilibrati in un insieme di forze del bene e del male che sfuggono al raziocinio del lettore, mescolandosi in un calderone di mitologia e religione dove il fine ultimo è lo scioglimento di un nodo soffocante, imperioso, necessario. Chi sarà a farlo, poi, non è affare nostro.
Il romanzo è così ben congegnato che potrebbero morire uno ad uno tutti i protagonisti spingendoci ancora a leggerlo, privi di odio e mossi da una cuorisità quasi ancestrale. E, seppur palesemente illusorio, l'enigma di fondo spinge a riflessioni abbasanza profonde o, quantomeno, a tenere il naso dritto dinnanzi alla maestria di un Dan Brown quasi regista.
Ci sarebbe molto da dire su un libro che, però, si rivela estremamente soggettivo: può far letteralmente annoiare taluni, letteralmente impazzire altri. Perciò, dal mio punto di vista, consiglio di leggerlo quantomeno per cultura umanitaria, ma avviso tutti che potrebbe rivelarsi una grande delusione.
A me non è dispiaciuto. Le scene d'azione son ben articolate ed i dialoghi sono mossi da fili molto saldi. Non lo rileggerei alla luce della maturità acquistata col tempo, e questo è secondo me uno dei punti negativi più scuri del romanzo: è così palesemente ironico da poter sembrare un romanzo per adolescenti.
Silas e pochi altri momenti di sangue sviano questo pensiero, ma avvicinano sempre di più l'inquietante ombra del pensiero che adulti e letterati di tutti rispetto (teologi, perfino!!!) abbiano studiato l'opera cadendo completamente nella sua trappola.
Che sia stata o meno pura propaganda, date una chance all'opera.
Il finale, poi, è una piacevole sorpresa. Dan Brown si è addormentato sul computer e, dopo un turbine di colpi di genio, ha deciso di andarsi a prepare il caffé e di scadere in uno dei classici cliché d'epilogo "vedo-non vedo", dove la fantasia muore all'istante.
Approved...o forse no! Sta a voi decidere. A me non è dispiaciuto.
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Leonardo!
Il curatore Jacques Saunière è ucciso nel museo del Louvre.
Lo ritrovano nudo in posa da “uomo vitruviano”, nella sala
Coi dipinti di Leonardo. L’ha giustiziato un monaco albino, l’
Opus Dei sembra reggere le fila misteriose di una faida.
Della morte è sospettato Robert Langdon, che fugge
Inseguito dalla polizia: con Sophie, bella nipote di Saunière.
Cosa significa la sequenza numerica di Fibonacci?
E quale mistero svela il papiro contenuto nel cryptex?
Di tappa in tappa, in una fuga che è anche astuta caccia
Al tesoro, il professore di simbologia svelerà segreti e
Valori del Priorato di Sion, associazione segreta che coltiva
Il culto della Dea e del “femminino”, interpretando in modo
Nuovo il Cenacolo di Leonardo e il simbolo del Santo Graal.
Costituisce questo romanzo un originale intreccio emotivo e
Intrigante: di eresia, arditi riferimenti artistici e thriller.
P.S.: è da leggere, fosse soltanto per comprendere l’enorme quantitativo di tentativi d’imitazione in circolazione! Il romanzo è l’antesignano di un florilegio: quello dei romanzi di un genere letterario che ormai spopola e invade librerie e biblioteche del globo terracqueo ...
Bruno Elpis