Il club delle vacche grasse
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Bentornata Mma Ramotswe
Dopo “Gli effetti benefici delle vacanze” torna in libreria Alexander McCall Smith con “Il club delle vacche grasse”, opera che rappresenta il seguito naturale del volume che antecede. Precious Ramotswe e Grace Makutsi hanno lavorato insieme per anni anche se non sempre i ruoli sono stati così ben definiti stante anche il comportamento un poco autoritario di Grace rispetto a quello più buonista di Mma Ramotswe.
Questa volta l’attenzione della protagonista si rivolge a una signora canadese che, dopo anni di legami e trasferimenti, vuol ritrovare le proprie origini.
«Abbandonare il Botswana è stato come abbandonare la mia vera patria, il luogo in cui ero cresciuta, che mi era familiare nonché l’unico che conoscessi davvero… Il mio cuore è rimasto qui. Io sono partita con i miei genitori, ma lui no»
È possibile ritrovare la propria vita perduta? Mma Ramotswe però non dovrà occuparsi solo di questo. La sua amica, la signora Potokwani, scopre che Polopetsi è diventato un investitore restando invischiato in uno “schema Ponzi” e passando il suo tempo a proporre agli amici investimenti su investimenti possibili.
«Ha aggiunto che si chiama il Club delle vacche grasse e che offre ottime possibilità di guadagno. Anzi, ha precisato che i guadagni sarebbero superiori a qualsiasi interesse offerto da banche o compagnie assicurative e che se avessi avuto diecimila pula da parte avrebbe potuto fare in modo di inserirmi in questo club e ottenere – e questa è la parte che mi ha lasciato di stucco – un interesse del venticinque percento sui soldi investiti.»
Come tirarlo fuori dai guai? Come salvarlo senza offenderlo e senza rischiare che finisca in prigione? Una nuova doppia avventura per Mma Ramotswe che dovrà agire su più fronti. Alexander McCall Smith, esperto di diritto applicato alla medicina ma anche alla bioetica, ci propone un degno e piacevole nuovo capitolo delle avventure di una protagonista. Forse non è il più semplice e scorrevole, il messaggio non è immediato e non è il personaggio meglio riuscito, ma nel complesso è una lettura che lascia un buon invito, un invito al perdono. Un perdono che non cade nel buonismo ma nell’autenticità.