Il circolo Dante
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Piacevole, ma non troppo
In una America appena uscita dall'incubo dell'orrenda, quanto terribile, guerra civile un gruppo di letterati insigni capeggiati da Longfellow, il primo poeta americano a divenire internazionale, fonda un circolo con l'intento di tradurre in lingua la divina commedia di Dante Alighieri. Da qui nasce l'inevitabile scontro con i "senatori" della Harvard University che, "protestanti ed estremamente conservatori", cercano di ostacolare in ogni modo l'ingresso dell'opera di Alighieri nel panorama letteraio americano. Fanno parte del circolo il poeta satirico Lowell, il poeta e medico Holmes, l'editore Fields, lo storico Green, più una serie di altri personaggi che di volta in volta animano la scena di questo insolito romanzo. Su questo sfondo di fatti storicamente accaduti in cui si muovono personaggi realmente esistiti, si innesta la invenzione romanzesca degli omicidi a sfondo dantesco. Il primo fra tutti è quello di un giudice rispettato e temuto che viene trovato morto e con il corpo orrendamente divorato da mosche carnivore ed abbandonato sotto l'insignificante insegna di un vessillo bianco. È chiara la rappresentazione del "contrappasso" che Dante, nella sua opera, riserva per gli ignavi ed in particolare per l'autore del c.d. "gran rifiuto". Gli altri omicidi, che qui non si rivelano per non guastare al lettore il gusto della lettura, seguono lo stesso schema: scegliere un peccatore che si sia macchiato in vita di un peccato che Dante menziona nella sua ascesa agli inferi ed impartire allo stesso la pena corrispondente.
La polizia guidata dal capo Kurtz e dall'agente Ray brancola nel buio più totale in quanto non possono certo immaginare che dietro ai sinistri omicidi si celi un disegno visionario e terribile che si ricollega al grande autore fiorentino, di cui in america, ancora non si è mai sentito parlare. Tuttavia agli autorevoli membri del Circolo, ciò non sfugge ed iniziano per conto loro una indagine che, dopo mille pericoli e colpi di scena li porterà alla soluzione.
Il romanzo è certamente un buon romanzo. Ben scritto e abilmente miscelato tra storia e finzione. Tuttavia ciò che più colpisce nel romanzo stesso è la descrizione della fumosa e spietata Boston del 1865. Colpisce molto lo scontro, perfettamente tratteggiato, tra la rigida mentalità dei "senatori" universitari e la brillante mente dei poeti che cercano di introdurre Dante in America. I personaggi sono tutti tratteggiati con estrema precisione, e non poteva essere altrimenti considerato che si tratta di personaggi realmente esistiti. Tuttavia va il merito all'autore di aver saputo mantenere anche nelle parti di pura finzione narrativa l'indole e le caratteristiche del personaggio. Tra tutti i personaggi quello che certamente suscita maggior curiosità è l'agente Ray. È un mulatto. E subisce su di sé, malgrado sia un poliziotto, tutte le implicazioni della sua condizione di "negro" nell'america post guerra civile. È comunque il personaggio che ispira più fiducia, quello che nel romanzo e nella morale sottesa ad esso incarna l'ideale del buon agente di colore, un ideale adesso onnipresente sia in letteratura che nel cinema. Anche in questo caso va all'autore il merito di aver saputo inventare con l'agente Ray un personaggio che dà alla storia maggior rilievo storico in quanto è culmine di tutti gli stridori sociali presenti in america in quegli anni del XIX secolo.
Probabilmente, la parte della storia che più sembra deludere è proprio la soluzione finale. Il substrato psicologico sotteso ai delitti sembra troppo tortuoso ed ambizioso per la mente del killer. È comunque una pecca, se così si può chiamare, che può essere perdonata riflettendo su tutto lo schema del romanzo e sulla finezza con cui l'autore, fin dalle prime pagine ci indica chi sia l'assassino senza però rivelarcelo appieno.
Ancora la figura di Dante è ovviante presente ma solo a livello nozionistico ed estremamente epidermico. Non si può, quindi, condividere l'entusiasmo di molti nell'affermare che tale romanzo sia altresì "un ripasso di letteratura". La figura di Dante c'è perché è della sua "comedia" che si parla. Ma lungi dagli intenti del romanzo quelli di dare lezioni di letteratura italiana. Se fosse questo lo scopo, allora il romanzo potrebbe benissimo essere considerato un fallimento.
L'intero romanzo si divide in tre parti che l'autore chiama suggestivamente "cantiche" delle tre la prima è la più dura da terminare. Ritmo lento e dialoghi a volte troppo stucchevoli. La seconda e la terza sono invece più scorrevoli e dinamiche, ma tuttavia anche la terza sul finire assume la connotazione della lentezza e della staticità. Un po' il contrario dell'opera dantesca in cui la prima cantica (l'inferno) è unanimemente riconosciuta come la più affascinante e scorrevole. Mentre le altre due, man mano che ci si avvicina la cielo, divengono più filosofiche e quindi meno immediate. Che sia stata una precisa scelta dell'autore? Se così è, complimenti per l'acume dimostrato.
Un ultima notazione: forse lo scritto è troppo lungo. Qualche pagina in meno avrebbe certamente reso la lettura più agevole. A volte ci sono troppi sconfinamenti nell'io di ogni singolo personaggi, indagini sui pensieri intimi e sulle sensazioni che - ove non ci fossero stati - avrebbero certo tolto qualcosina alla realtà del personaggio ma l'agilità narrativa ne avrebbe sicuramente guadagnato. Quest'ultima notazione, tuttavia, deve leggersi alla luce della considerazione che si tratta del primo romanzo di questo autore, il quale dotato e geniale per quanto possa essere, si abbandona sovente, durante la scrittura, ad ampollosi giri di parole e discorsi che finiscono con l'essere una propria autocelebrazione.
Infine due notizie su questo autore, un ventisettenne di grandi ambizioni e cultura, per come ha dimostrato già con questo suo primo romanzo, è uno studioso di Dante laureatosi ad Harvard con il massimo dei voti nel 1997.
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La storia del libro che voleva essere un thriller
E' difficile definire questo romanzo. Credo di aver sbagliato chiave di lettura, mi aspettavo un thriller, ma non è proprio quello che ho trovato. Accattivante la trama di fondo, ma decisamente mal riuscita. Il problema è che l'autore ha ha provato fondere due generi, idea che può interessante e geniale, ma qui si è tentato di mischiare un thriller ad un saggio storico, cosa quantomai improbabile.
E' come se Matthew Pearl raccontasse due storie contemporaneamente: da un lato degli omicidi ispirati all'inferno dantesco, dall'altro la storia della Ticknor & Filds e del circolo Dante portarono per la prima volta Dante nel nuovo Mondo. Due "storie" che separatamente appaiono intriganti e interessanti, che Pearl ha provato invano ad amalgamare confusamente ottenendo un thriller troppo sconnesso e esageratamente ricco di digressioni inopportune, che smarrisce l'atmosfera del mistero, del giallo, perdendosi tra le vicende personali dei protagonisti.
E' una sorta di panino in cui si cerca di mettere troppi condimenti (una storia editoriale,uno pseud-thriller altisonante, le vicende personali dei vari personaggi, dalla vita privata agli intrighi universitari e altre storie fuoriluogo),esuberanti, tenuti inseme a stento, che viene offerto sotto le mentite spoglie di un'avvincente thriller... ma che in realtà è troppo annacquato e dispersivo per essere definito tale.
Una lettura lenta e deludente per molti aspetti... il compenso è sapere qualcosa in più sulla Boston ottocentesca e su come dante è giunto in America.. giusto una curiosità.
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Perchè?
Che dire? Questo libro è brutto.
Ho trovato che l'idea di base fosse geniale, omicidi ispirati all'inferno di Dante, che nessuno conosceva nella Boston della metà del 1800 e quindi risultavano solo strani omicidi. "Bello!" mi sono detta. Peccato che poi tutto si è disperso: la trama è stata inframmezzata da una serie di altri episodi di dubbia utilità ai fini della trama centrale, che allungano il libro, aumentano le pagine, ma fondamentalmente non servono.
Inoltre, lo stile dell'autore è ampolloso, si autocelebra nella sua bravura a scrivere, è inutilmente complesso, visto che parliamo di un thriller. I dialoghi, poi, sono imbarazzanti: non perchè brutti, ma perchè irrealistici. Credo che l'intento fosse quello di rendere i dialoghi simili al parlato del 1800. Secondo me, però, nemmeno all'epoca parlavano cosi.
Per finire: allunga troppo il brodo, la trama misteriosa è sviluppata male. Peccato, perchè l'idea di fondo era buona.
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LASCIAMO IN PACE IL POVERO DANTE
Affascinato dal titolo acquisto questo libro,
e devo dire che l'inizio (prime 20-30 pp.) faceva ben sperare..
un omicidio e delle misteriose mosche della carne facevano presagire un prosieguo molto accattivante,
anche se già dalle prime battute la lettura non sembrava delle più scorrevoli.
Purtroppo, man mano che la lettura andava avanti, lo stile e la storia, mi riportarono alla dura realta..
un libro a mio avviso scritto male, che scorre veramente male e difficile da portare a termine.
La lettura è un piacere, e questo libro è stato tutto tranne che un piacere.
Sconsigliatissimo
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Questa è una grande ca.....
Sul filone dei vari simil codice Da Vinci, che dopo il successo di Brown hanno "invaso" le librerie, è uscito anche questo circolo di Dante, ed io ,invasata dalla passione per gli intrighi esoterico/culturali, ho acquistato quest'ultimo piena di gioia.
Purtroppo già dai primi capitoli si evince che questo romanzo è tutt'altro fuorchè un capolavoro.
Utile per un ripasso sulla Divina Commedia, ma lento e noioso.
Sconsigliato.
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Didascalico
Appassionato di Dante ed incuriosito dalla trama, ho comprato questo romanzo convinto di aver "scoperto" un piccolo gioiellino. Me tapino!! Sebbene la lettura scorra bene, la storia mi è sembrata più un esercizio accademico su Dante piuttosto che un thriller in piena regola. Peccato perché le premesse c'erano tutte, è stata persa un'occasione.
L'ho trovato didascalico e poco avvincente. Lasciate perdere.
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Il Circolo Dante
Concordo con la precedente recensione. Si tratta di un romanzo deludente nonostante un'idea di fondo carina anche se tutt'altro che originale. Salverei l'ambientazione storica visto che risulta interessante calarsi nel circolo formato dai maggiori letterati dell'epoca alle prese con la traduzione della "Divina Commedia".
Per il resto però a mano a mano che la trama si dipana il testo perde di mordente e non riesce proprio a decollare. Anche il finale a me è apparso estremamente deludente. Sconsigliato.
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Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate..
Questo che mi accingo a recensire è uno dei pochi libri, se non forse l'unico, che comprai per la copertina... errore da non ripetersi!
La trama è sicuramente affascinante: da fan accanita del Sommo Poeta quale sono, cosa avrei potuto chiedere di più ad un giallo oltre ad un'ambientazione in un circolo letterario (per di più dantesco!) e un serial killer che opera seguendo le pene indicate dalle terzine infernali?? "Sulla carta" un super-giallo, ma, già dopo aver letto i primi capitoli, la delusione s'impadronì sempre più di me. Andai avanti nella lettura col pensiero fisso che prima o poi ci sarebbe stata la svolta che tanto aspettavo, ma nulla. Il romanzo si è rivelato essere un'accozzaglia di nomi e vite di pseudo-letterati senza nemmeno tantissime citazioni da Dante (con mia grande tristezza!), che avrebbero risollevato, se non altro, almeno il livello letterario. La storia degli omicidi è difficile da seguire in quanto intervallata da interminabili ed inutili elucubrazioni da parte dei soci del circolo letterario, per poi scadere in un finale debolissimo e senza evidenti legami con la vicenda fino a quel punto narrata. Una grande delusione, non lo consiglio affatto!