Il caso Fitzgerald
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Recensione della Redazione QLibri
L'intramontabile Francis Scott Fitzgerald
John Grisham abbandona, in questo caldo giugno, le aule dei tribunali nonché i suoi cari ed affezionati avvocati e/o giudici, per presentarsi al lettore un’opera nuova, con un thriller che pur mantenendo quelli che sono i punti salienti della sua penna, si spoglia del vecchio per rinnovarsi interamente.
La Princeton University, è nota per il suo dipartimento di libri rari e collezioni speciali, ed in particolar modo per cinque prime edizioni a firma Francis Scott Fitzgerald. Un bottino che fa gola ai tanti e a cui, quindi, è impossibile resistere. Quattro malavitosi, con un piano accurato e ben studiato, riescono ad abbattere ogni linea difensiva della struttura e ad appropriarsi degli stessi. L’FBI è però alle costole del quartetto, tanto che riesce già nelle ventiquattro ore successive al furto a mettere le mani (o forse sarebbe meglio dire, “a mettere le manette”) su due di questi. Degli altri, non vi è alcuna traccia. I mesi passano, la notizia, come spesso accade, perde parte di quello che è il suo slancio iniziale, ma le ricerche delle opere non hai fine e/o interruzione.
Su questo assunto assistiamo ad un cambio scena nonché “io” parlante. Viene introdotta la figura di Bruce Cable, proprietario della “Bay Books” la libreria più rinomata a Camino Island, in Florida. Uomo intelligente e scaltro, il libraio ha saputo ben investire l’eredità del padre e la passione innata per la letteratura. Ancora, Grisham, presenta Mercer Mann, docente nonché scrittrice di modesto successo che, viene incaricata di indagare sull’appassionato rivenditore/lettore in quanto noto collezionista di opere prime, da un’organizzazione che sta svolgendo un’indagine parallela a quella degli agenti federali. Riuscirà Mercer a scoprire le eventuali implicazioni dell’uomo nel furto dei manoscritti? Oppure, in realtà, dietro a quest’ultimo, si cela qualcun altro? Chi sarà, di fatto, il mandante di questo eclettico delitto?
Con uno stile chiaro, fluente, preciso ed esaustivo, Grisham si reinventa, dando vita ad un giallo davvero piacevole. La trama regge, non si perde nello scontato, non mancano i colpi di scena seppur mai risultino essere eccessivi. Buono anche lo sviluppo successivo. Gli stessi protagonisti non sono lasciati al caso. Ciascuno è delineato con minuzia, sia per passioni, che nelle varie ambientazioni. I luoghi sono approfonditi, descritti con cura talché chi legge non fatica a risvegliarsi tra le strade della cittadina in compagnia di eterogenei compagni di viaggio.
In conclusione, un elaborato che si presta ad una lettura rapida, adatto altresì tanto agli amanti del genere quanto ai non, e che riporta l’avventuriero conoscitore a ritrovare nello statunitense novelliere quello sprint e quello smalto che negli ultimi legal thriller si era, almeno a mio modesto giudizio, in parte perso. E vi riesce proprio mettendosi in gioco con un qualcosa di completamente diverso. Una buona prova.
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Opinioni inserite: 5
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Il curioso caso di Scott Fitzgerald
Il racconto è ambientato nel mondo degli scrittori, degli editori e dei collezionisti. Devo ammettere che è stato piacevole scoprire Grisham fuori dal suo solito contesto, il legal thriller che apprezzo moltissimo.
L'autore questa volta ci presenta un romanzo semplice. La trama non è particolarmente complessa, questo è un bene. Non ci sono grande azioni e indagini particolarmente intriganti. Il tutto scorre naturalmente tra il profumo di libri antichi, aneddoti e un pizzico di romanzo rosa. Il tutto si legge piacevolmente.
E' interessante scoprire e conoscere da vicino gli scrittori con i lori vizi e le loro opinioni, mondo che sicuramente appartiene a Grisham, tuttavia il romanzo, dai contorni sfocati, non da spunti per particolari riflessioni.
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ESERCIZIO DI STILE!
Premetto subito che non sono un fedelissimo di Grisham, ma qualche suo libro l'ho letto (e sto leggendo e apprezzando L'ombra del Sicomoro). Ciò che mi ha spinto a prendere in mano questo libro è stato proprio questo suo inaspettato e curioso cambio di tendenza: non più un legal-thriller, non proprio un thriller in senso stretto, ma un avvenimento abbastanza insolito che, però, andava raccontato.
Apprezzatissimo e godibilissimo libro su tutto ciò che ruota intorno (e soprattutto dietro) il mondo letterario. Non che l'argomento mi riguardi da vicino o mi interessi particolarmente, però, la curiosità di capire cosa potesse esserci dietro a un furto di libri era tanta. Ed è stata abbondantemente ripagata.
Ora non starò a sciorinare la trama, perché non avrebbe senso, essendoci già sopra. Più che altro proverò a motivare i miei voti.
STILE: quando si parla di John Grisham, si parla di garanzia di qualità. Non ho trovato belli tutti i libri che ho letto; ma tutti hanno un comune denominatore: lo stile. Il suo modo di raccontare la storia, di caratterizzare i personaggi, di descrivere i luoghi ti avvolgono e ti fanno calare nella situazione come se tu fossi presente (e me ne sto accorgendo ancor di più ne L'Ombra del Sicomoro). Tanti dettagli all'interno dei suoi libri, mai troppi e nessuno, sebbene apparantemente inutile, risulta tale.
CONTENUTO: come dicevo prima, l'argomento di cui tratta il libro non è a me caro (preferisco le cause in tribunale, argomenti più "religiosi" alla Dan Brown, o thriller in senso stretto) però il modo in cui ha permesso di portare avanti la storia lo ha reso fruibile a tutti, senza risultare noioso. Peraltro, si è dilettato in qualche scena pseudo romantico-sentimentale, non da lui...superando sufficientemente la prova.
PIACEVOLEZZA: il libro scorre bene, pur non avendo ritmi serrati visto che si parla di scrittori spiantati e con poche idee, di librerie e di un'attività di intelligence non convenzionale (una spia non professionista e...inconsapevole). Non risulta mai noioso, e la suddivisione delle varie situazioni (Furto, personaggi ecc) è stata una mossa azzeccata.
In definitiva, lettura leggera e per niente impegnativa, consigliata anche a chi non è un amante di John Grisham, vista la totale mancanza di tecnicismi legali.
Un esercizio di stile, come l'ho definito nel titolo del commento, perché sembra quasi una dimostrazione da parte di un guru della letteratura mondiale, di poter scrivere di qualsiasi cosa, a modo suo.
Il tentativo è più che mai riuscito, e ogni tanto può concedersi qualche "vacanza" letteraria...anche se lo preferisco nella sua versione originale.
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Nel sottobosco del mondo editoriale.
Cinque rari manoscritti di Francis Scott Fitzgerald (tra cui quello de “Il grande Gatsby”) , custoditi in un caveau dell’Università di Princeton e assicurati per 25 milioni di dollari, scompaiono in seguito ad un colpo ben organizzato da parte di una banda di quattro malviventi, che riescono ad eclissarsi con il prezioso malloppo. Ma l’FBI, grazie a tecniche di riconoscimento facciale, riesce ad arrestarne due; il terzo viene assassinato, il quarto , in fuga e braccato, rivende impaurito il bottino. Nelle indagini investigative è impegnata anche una équipe della compagnia assicuratrice, guidata da un’esperta detective, che a sua volta convince una giovane scrittrice, Mercer, a introdursi nell’ambiente variegato e ambiguo delle librerie indipendenti, osservare, fingersi interessata ad acquisti, filmare, con microcamere ben nascoste, locali e clienti. Oltre a Mercer, vera protagonista del romanzo, l’altro personaggio di spicco è Bruce, titolare di una famosa libreria, commerciante in volumi antichi ed opere d’arte, principale sospettato di ricettazione dei famosi manoscritti. Mercer è ingenua, di bella presenza, allettata da una generosa ricompensa, Bruce è navigato, affascinante, coltissimo, ed è quasi naturale che tra i due si accenda un legame affettivo che sembra tenero e sincero ma che non può durare: Mercer non dimentica che il suo compito ben remunerato è quello di indagare sui manoscritti rubati, Bruce è abituato a passare disinvoltamente da un’avventura amorosa ad un'altra senza legami veri né postumi rimpianti. E John Grisham riesce mirabilmente a cogliere ed analizzare sentimenti e ripensamenti dei due protagonisti, momenti di abbandono e rimorsi, con un sottofondo di rimpianti per un rapporto che poteva essere diverso e non lo è stato. Il romanzo è scritto con la consueta abilità, anche se Grisham esce dal consueto cliché del legal thriller. L’ambiente in cui si addentra è ben diverso, è quello delle librerie e dei librai, dei collezionisti di libri antichi e opere d’arte, degli scrittori alle prese con le loro opere prime, è un ambiente che nasconde tutto un sottobosco di traffici, sempre sul filo del rasoio tra lecito e illecito, di rarità editoriali e volumi di valore inestimabile, un ambiente in cui circolano e si scambiano cifre da capogiro. Grisham sembra conoscere bene l’ambiente, anche se, da dilettante sull’argomento, ha chiesto aiuto e informazioni ad amici e consulenti (doverosamente ringraziati nelle note finali). Il finale del romanzo è scontato. Anche i due protagonisti se la cavano bene: i sentimenti sono pragmaticamente accantonati, il tornaconto personale è salvo (alla grande!).
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Il fascino del collezionismo
Bel thriller con pochi morti e pochi assassini…perché il caso non è il classico omicidio, ma è incentrato sul furto di preziosissimi manoscritti dell’autore Francis Scott Fitzgerald. Il libro si apre con l’inquadramento del furto, poi entrano in gioco personaggi che non sai bene che ruolo avranno nella vicenda e quindi i piani di lettura si sdoppiano, perché tu sei portato a fare collegamenti che però, almeno subito, non vedi, ma sei impaziente di scoprire. E’ una storia che si sviluppa a mezza via tra un thriller ed un romanzo più semi-romantico, per questo è strana ed è strana soprattutto se confrontata con il classico stile di questo autore, normalmente più orientato ai legal-thriller. Il ritmo è comunque molto buono e vivace, la storia accende la curiosità del lettore e si conclude con un buon finale, unitamente ad un importante messaggio di fondo, perchè lascia nel lettore profonde tracce di quanto sia affascinante il mondo dei libri antichi e del collezionismo.
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furto milionario alla Princeton University
Il re del legal thriller, John Grisham, torna con un nuovo libro: Il caso Fitzgerald.
Il sessantaduenne John Grisham abbandonando il genere legal thriller, ambienta il romanzo nel suggestivo mondo delle librerie indipendenti e confeziona un testo coinvolgente e divertente, "estivo". Al centro della scena due personaggi accattivanti, Bruce Cable, proprietario di un negozio di libri a Camino Island, in Florida, e Mercer Mann, giovane scrittrice in crisi creativa.
La fama di "bello" e "dannato", l'inventiva e lo charme di Francis Scott Fitzgerald, uno dei più grandi romanzieri, non accenna a diminuire. Francis, una moglie pazza, la bella Zelda, morto alcolizzato a quarataquattro anni, si iscrisse all'Università di Princeton nell'autunno del 1913. Abbandonò l'università dopo quattro anni, per entrare nell'esercito, ma la Grande Guerra finì prima che lo inviassero al fronte. Il suo capolavoro, Il grande Gatsby, fu pubblicato nel 1925, ma non ebbe successo fino alla sua morte. La sua carriera fu costellata da problemi finanziari, nel 1940 lavora a Hollywood scrivendo brutte sceneggiature e finendo con l'indebolire la sua salute e la sua creatività, fino a quando morì. Nel 1950 la figlia Scottie, amatissima, donò i manoscritti originali, le lettere e gli appunti alla Firestone Library di Princeton. I suoi cinque romanzi erano scritti a mano su carta, che nel tempo si era rovinata. La biblioteca si rese subito conto che sarebbe stato imprudente che i ricercatori li maneggiassero. Furono realizzate copie di alta qualità e gli originali messi sotto chiave in un caveau.
La mente diabolica dell'autore immagina che cinque manoscritti originali, assicurati per venticinque milioni di dollari, siano stati trafugati da una banda di ignoti. Chi ha commissionato un furto del genere? Alla lettura il responso, per un giallo intrigante ed avvincente. Da ombrellone.