Il caso della canarina assassinata
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La canarina uccisa nella sua gabbietta.
Margaret Odell, nota nel mondo dello spettacolo con il soprannome di Canarina, per aver partecipato ad una rappresentazione vestita di uno sfavillante costume giallo, è stata trovata, barbaramente strangolata, dalla cameriera, nel suo appartamento a New York. Le stanze sono sconvolte come se qualcuno avesse rimestato a fondo tutto, in cerca di bottino. La donna ha evidenti escoriazioni dove le sono stati strappati anelli e collane. Dunque si tratta di un furto finito tragicamente? L’accompagnatore di quella sera della ragazza, un ricco gentiluomo, l’aveva lasciata alle undici e mezza, poi, mentre attendeva, nell'atrio, che il centralinista gli chiamasse un taxi, ha udito delle urla provenire dall'appartamento della Canarina, che si è, però, subito, affrettata a tranquillizzare i due uomini. Perciò la morte dovrebbe essere successiva a quell'ora. Tuttavia nessuno, in quella notte, è passato davanti alla nicchia in cui opera il centralinista, né, apparentemente, esistono altri accessi all'appartamento. Perciò chi può mai essere entrato per compiere il delitto?
“Il Caso della Canarina assassinata” è il secondo dei romanzi con protagonista l’ineffabile dandy Philo Vance; il coltissimo investigatore “per diletto”, che, assistendo nelle indagini il Procuratore distrettuale Markham ed il sergente della Omicidi Heath, risolve i più intricati casi solo con il suo intuito deduttivo.
Van Dine, in questa sua seconda fatica procede a delineare meglio i caratteri dei vari personaggi, nel mentre si addentra nella trama investigativa che, nelle sue intenzioni, vorrebbe essere più cervellotica e intricata della precedente.
Anche in questo romanzo, però, per chi, come i lettori contemporanei, è ormai scaltrito ad ogni astuzia e stratagemma adottato ed adottabile dal criminale di turno, l’intreccio appare eccessivamente semplice, , per certi versi addirittura infantile; improbabile, per altri. Il gioco di scoprire il colpevole prima degli attori del dramma appare addirittura banale. Personalmente l’unico dubbio che mi ero posto era se ciò che risulterebbe scontato per un contemporaneo poteva essere attuabile nel 1927, anno di ambientazione della storia. Accertato questo le sorprese sono davvero poche.
A questo punto il divertimento può essere ricercato solo nei dialoghi: briosi e, nel contempo, sofisticati, che spesso si tramutano in abili duelli verbali tra i protagonisti, a suon citazioni dotte e battute sarcasticamente ironiche. Piacevole anche la scoperta dell’ambientazione che ci porta ad un’epoca meno contorta e frenetica della nostra dove, soprattutto in certi ambienti sociali, il maggior problema era rappresentato dal dubbio se una camicia di seta plissè potesse essere abbinata ad una giacca da pomeriggio o se il tal club fosse o meno degno di essere frequentato da gentiluomini di alta estrazione.
Lo stile narrativo di Van Dine è sempre attento e ricercato, mai scialbo o frettoloso, e questo, forse, è il maggior pregio dei romanzi, l’unico che il trascorrere del tempo non ha reso logoro o scontato. Ahimè, come detto, la trama poliziesca, invece, risente troppo dei novant'anni trascorsi e lascia ben poco alla sorpresa della scoperta.
Comunque il volume è una lettura non spiacevole e rilassante; idonea per svagarsi alcune ore.