Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Il cappotto della macellaia
 

Il cappotto della macellaia Il cappotto della macellaia

Il cappotto della macellaia

Letteratura straniera

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Pagnottina era isolata dal mondo esterno da tre giorni, questa volta sul serio. La punizione di Dio per aver infranto uno dei peccati capitali. Ma a Pagnottina il peccato di gola non poteva fregar di meno. Per una bella bistecca con purea avrebbe consegnato la sua anima al diavolo. "Mi chiamo Lilia Carlota Lorenzo, sono argentina. Ho una laurea in architettura che mi è servita solo per fare bella figura. Adoro l'ozio, ma non è colpa mia se sono nata in Sudamerica. Nella mia vita ho cambiato trentatré indirizzi, fatto i mestieri più disparati, vissuto in alberghi di lusso, topaie di infima categoriai. Ho frequentato gli indios del Chaco ma anche gli smorfiosi radical chic europei. Questo mi ha molto arricchita. Adesso non esco più di casa, e ho solo amici virtuali. Di tutti i mestieri che ho fatto, scrivere è senza dubbio il più divertente: niente male come compagno della vecchiaia che si avvicina."



Recensione della Redazione QLibri

 
Il cappotto della macellaia 2016-06-02 19:10:14 Vita93
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3.5
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    02 Giugno, 2016
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Alea iacta est

Uno dei mezzi moderni più rapidi che ha a disposizione un aspirante scrittore per tentare di farsi conoscere è il cosiddetto self-publishing, una realtà in crescita costante che a fronte di milioni di volenterosi appassionati rimasti sconosciuti, ha permesso di emergere ad autori come Amanda Hocking e Hugh Howey. Anche “Il cappotto della macellaia”, romanzo a tinte noir scritto dall’argentina Lilia Carlota Lorenzo, ha raggiunto vette tali in termini di vendite derivanti dall’auto-pubblicazione da non poter non attirare l’attenzione delle case editrici.
Questo simpatico libro, ambientato nel 1943 in un minuscolo paese della pampa argentina, ha preso spunto da un fatto di sangue realmente accaduto e che l’autrice ha appreso dalla madre e dalla nonna, che erano solite frequentare la località.

Palo Santo. 207 abitanti. Tutti sanno tutto di tutti, in una sfilza infinita di pettegolezzi paesani.
Una realtà tanto piccola quanto autosufficiente. Una strada, un emporio, una parrucchiera, una merciaia affascinante e audace, un macellaio con a carico una figlia ingorda e una moglie superba, una sarta, uno sfaticato cacciatore, una scuola, un barbiere in pensione e una telefonista. Ognuno convinto che la vita avrebbe potuto servirgli un mazzo di carte migliori.
Ma questo “non impedisce agli abitanti di sentirsi come se vivessero nell’ombelico del mondo. Non se ne andrebbero mai”.
E certamente non se ne andrebbero proprio ora che sta per avvicinarsi la data di un matrimonio, uno dei pochi eventi capaci di spezzare la monotona routine di Palo Santo.

Il testo, da affrontare con leggerezza e divertimento, sorprende per la vivacità di uno stile ironico e grottesco, con una genuina dose di cattiveria e scurrilità necessarie a tratteggiare una schiera di comparse universalmente negative. Ed è curioso paragonare le dinamiche sociali tra i bizzarri personaggi, costretti dal destino e dalla geografia ad una convivenza forzata in un luogo ristretto, a tutte quelle situazioni che ci vedono protagonisti di piccoli microcosmi, siano essi una classe scolastica, una famiglia o un ambiente lavorativo, dove può capitare che incomprensioni, insoddisfazioni e gelosie abbiano talvolta la meglio sul quieto vivere.

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