Il calice della vita
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Chi più ne ha più ne metta
Il Stanto Graal, excalibur, re Artù, con un accenno alla pietra filosofare. Tanta roba ma purtroppo trita e ritrita. E' questo il destino di chi ha scritto la tetralogia de "La biblioteca dei morti". Da Glenn Cooper ci si aspetta di più del solito film all'Indiana Jones, anche se sono sicuro che Steven Spielberg potrebbe rimanere positivamente impressionato dal romanzo.
Il libro scorre naturalmente e ci accompagna in un fantasy che spazia dall'Inghilterra alla Spagna, dalla Francia fino in Palestina. La storia è avventurosa ma caro Glenn Cooper non vorrei essere io a ricordarti che il genere thriller prevede una costante tensione, anche abbastanza alta, cosa che non ho riscontrato.
Oscar per la scenografia, infatti ciò che più mi è piaciuto del romanzo sono proprio il ricordo alle ambientazioni che ho avuto la fortuna di visitare in alcuni viaggi, la Basilica del Santo Sepolcro in Palestina, la Cattedrale di Valencia e la stupenda Sagrada Família.
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FINALMENTE...L'HO FINITO!
Si dice che non si giudica il libro solo dalla copertina: e, purtroppo per Glenn, io il libro l'ho letto, sennò darei giudizi positivi (bella la copertina, no?).
Non sono solito essere così categorico, ma NO, il libro proprio non mi è piaciuto. Ho avuto difficoltà a finirlo, c'ho messo una vita, l'ho lasciato e ripreso più volte (e intanto ho iniziato altri due libri) e l'ho finito solo per "bon ton"; concordo con chi l'ha definito "Banale e Superficiale", nonostante l'argomento abbastanza importante come quello del Sacro Graal.
Lo STILE mi è sempre piaciuto, con le storie parallele in epoche storiche differenti ed è, ad oggi, l'unico motivo che mi spinge a leggere ancora Cooper (troppo lontani, ormai, i tempi della Biblioteca). Ma del libro è l'unica cosa che si salva.
Il CONTENUTO promette bene, l'argomento sembra interessante e sempre affascinante, ti avvicini pensando che possa sfruttarne l'aspetto religioso e invece...si addentra in un turbinio di concetti fisici e metafisici che raggiunge il cuore di una nicchia di lettori, annoiando tutti gli altri.
Per quanto riguarda la PIACEVOLEZZA, non c'è molto da dire: per lunghi tratti è stato pesante, lento e il "COLPO (?) di SCENA" è arrivato solo all'ultima pagina.
Ma poi, vogliamo parlare del FINALE? ah, no...non si può! Meglio...lascio la curiosità a chi avrà la pazienza di leggere tutto il libro!
Solo un'osservazione finale: leggo da troppo tempo "che fine ha fatto il Glenn Cooper della Biblioteca?". Io personalmente, che di suoi libri pure ne ho letti, inizio a pensare che questo sia il vero Cooper, e che la Biblioteca è stato un vero e proprio exploit.
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Il sacro e la fisica delle particelle
Sul Sacro Graal la letteratura è vasta ed è associata a un alone di mistero che lascia dubbi sulla possibile veridicità o anche parte di essa. Dan Brown con il suo famoso “Il Codice da Vinci” ha dato enfasi a questa leggenda che ha focalizzato l’attenzione di moltissimi lettori su un eventuale risvolto storico della vicenda che ormai appartiene alla notte dei tempi risalenti alla formazione dell’universo da noi conosciuto, e ritornato con la vita di Gesù di Nazareth e la sua crocifissione.
Questo romanzo è un ulteriore tassello che si aggiunge all’ampio mosaico inerente la storia del sacro Graal e i tentativi che si sono fatti sin dal I secolo d.C. per giungere in possesso di questa reliquia che potrebbe cambiare le sorti della popolazione mondiale e rivedere, in maniera drastica, le attuali leggi della fisica sotto altri punti di vista che sconfinano al di là dei nostri orizzonti di comprensione.
Il protagonista del romanzo è un chimico, con la passione per la storia e l’archeologia, forse discendente da un altro personaggio anch’egli leggendario: il re dei britanni Artù con tutti i suoi cavalieri vissuti, secondo la tradizione, nel sud dell’Inghilterra nel V secolo d.C.
Arthur Malory, il nome del personaggio principale, viene a conoscenza di certe scoperte relative al sito dove potrebbe essere nascosto la sacra coppa, da dove bevve Gesù durante l’ultima cena, per mezzo di uno studioso, suo amico, che viene ucciso in circostanze drammatiche in presenza di Arthur. Questo tragico episodio diventa l’esordio per i successivi accadimenti il cui fine è trovare la sacra reliquia per la quale si presume abbia, oltre al fattore sacro, un potere particolare e inestimabile in quanto costituito da materiale sconosciuto con proprietà non appartenenti al nostro immanente. Il percorso di Arthur è costellato da continue peripezie affiancato da una donna, Claire, ricercatrice di fisica teorica.
La narrazione è affascinante anche se intrisa di nozioni di cosmologia e astruse teorie ( ma saranno poi così bizzarre? Mah!) su universi paralleli, smaterializzazione, sostanze con poteri da definire magici in quanto sconosciuti.
Un romanzo cui consiglio la lettura per acquisire maggiori informazioni su un mistero e un’enigma che potrebbe , forse, avere uno spiraglio di verità atto a dipanare qualche filo di una matassa ingarbugliata.
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Sicuramente non il libro migliore di Glenn Cooper
Ho letto tutti i libri di questo scrittore e questo, insieme a La Mappa del destino, è stato quello che ho preferito meno. Come è tipico del suo stile si fanno dei salti di epoca senza tralasciare i punti di vista di ogni personaggio e senza lasciare vuoti o episodi all'immaginazione, tutto è abbastanza chiaro. Sottile il confine tra la scienza e la fede, un tema caro a Cooper, sempre presente nei suoi romanzi.
Ritmo esageratamente lento, a tratti decisamente noioso, poca azione. La storia c'è, i personaggi anche ma si trascinano forzatamente. E' un libro che ti fa venir voglia di contare quante pagine ancora ti restano da leggere e sperare che accada un colpo di scena perchè di certo non vuoi leggerlo tutto d'un fiato, il colpo di scena c'è ma il finale conferma che non si tratta di un libro eccellente, tanto rimane in sospeso, forse ci sarà un proseguo!?
Se si ama Glenn Cooper il libro va comunque letto ma con la consapevolezza che questa non è sicuramente la sua scrittura migliore. Non vedo l'ora di leggere qualcosa degno dei suoi primi fantastici romanzi.
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sono 2 gli autori?
Ho la netta sensazione che questo libro sia stato scritto da 2 persone ben distinte.
L'introduzione spiega comprensibilmente l'origine dell'universo, certo, nulla di nuovo, comunque una rinfrescata sul big bang fa sempre bene.
La parte al passato potrebbe anche essere interessante e abbastanza coinvolgente. Certamente ha dovuto raccogliere molte informazioni su luoghi e personaggi.
Ma la parte al presente......haimè ...è proprio pessima! Innanzitutto sembra scritta da un altro autore, anzi autrice. Mielosa, sempliciotta, banale. I 2 protagonisti li avrei presi e sbattuti fuori dalla porta da quanto recitano male la propria parte. L'uomo è un tontolone, ad esempio sembra che quasi non ha importanza che la propria casa è stata distrutta. La donna è ben chiaro sin dall'inizio che sta recitando e si dimostra sveglia solo quando deve descrivere protoni e neutrini.
Anche le spiegazioni fisiche possono essere interessanti, ma son cose che se uno non è un po' infarinato in materia, di qua entrano e di là escono.
E il finale poi.....no comment!
Ho chiuso il libro ed esclamato: bah! Meno male che l'ho noleggiato in biblioteca ;-)
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Glen Cooper vacilla...
Insomma, non saprei bene come definire questo libro... non e' al livello dei custodi della biblioteca ma neanche bello come gli altri...
I lati negativi sono molti: innanzitutto la storia d'amore e' asciutta e innaturale, i dialoghi, soprattutto verso la fine, noiosi e incapibili a meno di essere laureati in fisica, che non e' il mio caso.
I personaggi sono troppi, ed i nomi si confondono nella trama.
Il lato positivo come sempre sono i flash back, che danno un po' di movimento e originalità alla storia...
E comunque non ho capito la fine...
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Banale e superficiale
Sono del parere che il miglior Glenn Cooper lo abbiamo visto nei primi due libri, La Biblioteca dei Morti e Il Libro delle Anime. Forse anche La Mappa del Destino si può salvare. Tutto il resto, buio completo.
Dialoghi banali, degni di sceneggiature di serie B, storie superficiali, con colpi di scena introdotti senza il minimo approfondimento... sembra quasi che gli abbiano veramente chiesto di scrivere due o tre libri all'anno, dal modo frettoloso in cui lo fa...
Qui la ricerca del Graal sembra una cosa alla portata di tutti... della serie, uno si sveglia la mattina e oplà, oggi mi metto a cercare il Graal... un indizio, peraltro ben evidenziato nelle prime pagine, ma a cui il protagonista arriva dopo tre o quattro capitoli mentre io l'avevo notato subito (cavolo, allora forse è vero che mi ci posso mettere anche io a cercare il Graal... :-)), e il gioco è fatto. Le cose sono troppo semplificate e troppo sbrigative, per un argomento di portata molto più vasta come questo. E mi limito a parlare solo di questo libro.
Veramente, non capisco tutto il suo successo. Più che di fronte ad un autore di successo mi sembra di trovarmi di fronte ad un generico dilettante, con tutto il mio rispetto per loro.
L'ho ricevuto in regalo, ma di certo non spenderò più soldi per questo autore.
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che caduta di stile!
Non mi capita spesso di "stroncare" un libro,e la cosa non mi piace, ma questo ultimo lavoro di Glenn Cooper è davvero banale.
Storia trita e ritrita,personaggi mal delineati e azione che non decolla;ma dove è finito il Cooper della "biblioteca dei morti"?
Dove è finita la scrittura scorrevole ma precisa per mezzo della quale rimanevi letteralmente "incollato" alle pagine?
e soprattutto le idee?
Sembra un libro scritto da altri,è raffazzonato e inconcludente...ho fatto davvero fatica a finirlo,come se al buon Cooper qualche editore abbia imposto un ritmo da "1 libro ogni 6 mesi"...ma la qualità non va daccordo con simili politiche.
Coraggio Cooper,il prossimo lo compererò sul ricordo dei primi bei lavori...ma il pubblico raramente perdona simili cadute di stile!