Il cacciatore assente
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Conoscere il Perù
Quando, alla fine degli anni novanta, Guanda incaricò Luis Sepulveda di dirigere la collana “La frontiera scomparsa" egli la intese probabilmente come una specie di missione. Assunse l'impegno di rendere conosciuti a noi italiani una schiera di autori dell’America Latina che gravitavano ai margini dei più conosciuti Marquez, Vargas Llosa, Scorza, egli stesso e altri eletti.
Uno di essi era Alfredo Pita, scrittore e giornalista peruviano, impiegato presso agenzie di stampa francesi, ma con un passato politicamente impegnato risalente agli anni vissuti nel suo paese di origine.
Molti di noi associano il popolo peruviano alle numerose famiglie che affollano nei giorni di festa i parchi delle nostre città, che si dilettano nell’arte culinaria della carne alla brace ascoltando nostalgici e festaioli la musica del loro paese. Grazie a questo racconto possiamo conoscere più a fondo questo popolo.
Pita ci consegna un romanzo atipico per la provenienza letteraria. Scritto in uno stile che definirei europeo ma che svela i disagi, la violenza a sfondo politico, la repressione coadiuvata da potenze internazionali, il razzismo che da sempre ostacola l’integrazione tra i nativi e i discendenti dei colonizzatori. Una storia avvincente che rende partecipi, che insegna.
Purtroppo è questo l'unico romanzo di Pita tradotto in italiano, tra l'altro ad opera di Pino Cacucci, e sono fermamente convinto che ci stiamo perdendo qualcosa.