Il bambino segreto
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Recensione della Redazione QLibri
Il bambino segreto
Quinta opera di questa autrice scandinava, che senz'altro si pone in un livello molto alto nel panorama degli autori di genere thriller.
Il bambino segreto è un thriller davvero atipico, si perchè pur partendo dal ritrovamento di un cadavere in una casa tutto poi si sviluppa sulle indagini dei movimenti, ruoli, comportamenti o sul movente dei vari e tanti personaggi ma in questo caso i veri protagonisti di questa storia sono quattro grandi sentimenti...l'odio, l'amore, il rancore e la vendetta.
L'opera si sviluppa su due trame ambientate in Svezia, una ai nostri giorni e l'altra ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Inutile dire che i due filoni scorreranno velocissimi e paralleli lasciandoci sempre un po' di curiosità tra un passaggio e l'altro, potranno i due binari incontrarsi?
Quanto può una guerra cambiare l'animo umano? Quanto può l'amore cambiare l'animo umano?
Questi due sentimenti quanto possono alimentare l'odio il rancore e la vendetta?
I sentimenti sono davvero immortali? O pensate che essi possano evolversi e trasformarsi per divenire cosa?
La storia insegna qualcosa? Il razzismo, l'umiliazione, l'annullamento, l'alienazione subiti da un uomo possono trasformarlo? E l'essere innamorati quanto può incidere sulle scelte ed i comportamenti di una persona???
Un'opera questa che non deluderà il lettore di qualsiasi genere, dall'amante del thriller all'amante del genere sentimentale, da chi cerca un libro storico a chi vorrebbe leggere un libro d'avventura.
"Non ci si può permettere di amare troppo. Il prezzo è sempre altissimo, ed infatti lei stava ancora pagando per l'unica volta in cui, tanto tempo prima, aveva amato troppo."
Il passato insegna e ci tralascia sempre qualcosa...ma quanto tempo impiegheremo per arrivare a conoscere ciò e a che prezzo?
Un libro che affascina e rapisce soprattutto sul finale che seppur prevedibile è di un crescendo assoluto. Un libro i cui personaggi ti implorano di entrare in empatia con loro e le loro vite. Al lettore non rimane che prendere delle decisioni ed andare avanti nella storia così ricca di misteri e segreti.
Buona lettura a tutti.
Syd
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Opinioni inserite: 6
ERICA DEVE FARE I CONTI CON IL PASSATO
In questo romanzo Erica ha un ruolo più rilevante nelle indagini rispetto ai due libri precedenti, anche se ho trovato che l'autrice abbia voluto approfondire e dare spazio, a personaggi secondari come la ex moglie di Patrik, Karin e la sorella di Erica, Anna.
Erica non riesce a pensare ad altro, da quando ha trovato nel baule che apparteneva alla madre, una medaglia nazista e una camicia di un neonato insanguinata. Per alcune settimane non guarda più quel baule e non vuole affrontare quella scoperta, ma un giorno decide di far vedere il cimelio nazista ad un esperto.
Eric, un professore di storia, è la persona giusta da interpellare, purtroppo però viene trovato morto pochi giorni dopo che Erica gli aveva parlato.
Oltre alla medaglia e alla camicia, la donna trova anche dei diari della madre Elsy, che nei precedenti libri veniva descritta come una persona scostante e poco affettuosa.
Il caso giallo ruota attorno alla vita di Eric e del fratello Axel, loro vivevano assieme ed erano appassionati di storia e del periodo nazista.
"-Non mi fido della memoria umana-aveva detto alla fine. -Senza oggetti da vedere o toccare dimentichiamo facilmente quello che preferiamo rimuovere. Io faccio la raccolta di quelle cose che possono ricordarcelo.-"
In questo libro l'autrice ci fa conoscere anche il ruolo che ha avuto la Svezia nella seconda guerra mondiale, sebbene sia stato un paese neutrale, ha contribuito ad aiutare i vicini norvegesi.
Erica ha sempre descritto la madre come una persona fredda e incapace di amare, qui capiamo anche i motivi che l'hanno spinta a comportarsi in questo modo e anche come la vita le abbia fatto incontrare molto ostacoli difficili da affrontare.
Erica inizia a indagare, le ricerche non saranno così facili, deve ricostruire il passato della madre, il rapporto che la legava a Eric e Axel, cosa nasconde quella medaglia e a chi apparteneva quella piccola camicia. In alcuni momenti la protagonista è così stanca e demoralizzata che pensa di non farcela.
Possibile che la madre nascondesse un passato così misterioso?
Patrik, invece, ha preso un congedo di paternità per seguire Maja e per lasciare Erica un po' in pace a scrivere il suo prossimo libro, ma la gestione di una bimba piccola e la voglia di indagare, lo metteranno in difficoltà e dovrà alternarsi tra il ruolo di marito e padre e quello di poliziotto.
Dopo un prologo sicuramente molto accattivante, l'autrice continua la narrazione alternando il racconto al presente e al passato, come è ormai di regola in tutti i suoi romanzi.
La narrazione sebbene sia scorrevole e coinvolgente, in alcuni punti diventa un po' piatta proprio perché l'autrice ha inserito degli altri elementi che non c'entrano con il caso giallo. Come dicevo all'inizio il rapporto tra Patrik e Karin, la sua ex moglie o quello tra Anna, la sorella di Erica e Dan il suo fidanzato, a me non interessavano più di tanto.
La vita di Erica e Patrik è molto presente nel romanzo, forse di più rispetto ai scorsi libri, devo dire che mi aspettavo di più, forse mi ero immaginata chissà cosa ma alla fine ho trovato che questa storia in alcuni punti fosse un po' prevedibile.
Nonostante questo l'autrice riesce a coinvolgere il lettore e a rendere interessante la vicenda, si ha voglia di continuare a leggere e capire come finisce il libro.
Consiglio questa serie ancora una volta, solo l'ambientazione così magica e suggestiva, come quella di Fjällabacka meriterebbe la lettura. Un piccolo villaggio, con spiagge, moli, con le case di legno con i tetti rossi abitate per lo più da pescatori, è l'ambientazione perfetta per questi gialli.
Se non conoscete ancora questa serie vi consiglio di iniziare a leggerla, non vi deluderà!
Il bambino segreto
Il libro è il quinto della serie e devo dire secondo me il migliore dei cinque.
Può essere letto singolarmente anche se consiglio a chi decidesse di avvicinarsi a questa autrice scandinava di leggere l'intera serie.
Come nei precedenti, il passato ed il presente si uniscono. La trama è molto bella, ambientata come sempre a Fjällbacka, un piccolo paesino della Svezia, dove in una soffitta viene ritrovata una tutina di un neonato di cui nessuno conosceva l'esistenza. Per trovare il colpevole questa volta la Lackberg ci riporta al tempo della seconda guerra mondiale.
Trama scorrevole;una delle doti di questa scrittrice è quello di farti diventare " familiari" i personaggi della serie.
Davvero un buon giallo, fino alla fine non sai mai chi sia il colpevole!
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TRA NEONAZISTI E PANNOLINI
E' il primo romanzo della Lackberg che leggo e, quindi, mi manca la indispensabile conoscenza del background. In particolare, non essendomi note le vicende precedenti dei protagonisti (squadra investigativa e parenti annessi), ho fatto molta fatica ad entrare nell'ambientazione; soprattutto perché l'autrice si è più preoccupata di descrivere gli ambienti familiari che di seguire la traccia gialla che dovrebbe essere il tema del romanzo.
Proprio per questo motivo ho trovato la narrazione disomogenea: da una parte il resoconto dei triboli quotidiani di neo-genitori e commissari single in cerca di affetti; dall'altra la storia cupa degli anni terribili della seconda guerra mondiale visti da un Paese che dovrebbe averli subiti solo di striscio; in mezzo, come il classico "vaso di coccio" di manzoniana memoria, la trama poliziesca. Quest'ultima non solo è schiacciata tra le altre due, ma, a tratti è quasi ridicola ed inconsistente. I poliziotti sono di una inettitudine imbarazzante (alcune settimane prima di prendere le impronte digitali ai personaggi coinvolti? Mesi per verificare un alibi??), ma soprattutto, è svincolata dal resto, è totalmente lineare e prevedibile.
E' evidente che all'autrice interessavano soprattutto i due filoni familiare e storico, mentre l'omicidio del vecchio professore di storia aveva solo la funzione di fil rouge attorno al quale intessere le altre due narrazioni.
Queste due hanno una loro dignità autonoma, il tema giallo non è sufficiente neppure per un racconto breve. Ma a questo punto perché non scrivere un romanzo che prescindesse completamente dall'investigazione poliziesca?
Detto ciò il tema che l'autrice affronta è importante e scottante. Viene ben sintetizzato dalle parole di uno dei personaggi (uno dei più sgradevoli, ma che mostra una logica ferrea, per quanto cinica): qual è il confine tra il desiderio di giustizia e la vendetta personale? Ovviamente non esiste una risposta e la Lackberg in sostanza gira la domanda al lettore.
Un'ultima postilla: ben descritta la società svedese che ci appare abbastanza aliena ed inconsueta, scandita com'è da riti quasi giapponesi (compreso l'obbligo di togliersi le scarpe appena entrati in casa) e dove la cerimonia del the è sostituita da pinte di caffè fumante accompagnate da biscotti.
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Giallo sbiadito...
Purtroppo questa mia recensione è soggetta a una parca conoscenza di tutti i testi che Camilla Läckberg ha sfornato in precedenza, quindi la mia opinione sarà giustamente da prendere con le pinze. Inoltre non sono un estimatore dei “Gialli casalinghi” , potrei risultare duro agli occhi degli ammiratori e metto le mani avanti già da subito chiedendovi scusa ...
Partiamo dai pregi, un romanzo ben scritto, scorrevole e a tratti simpatico; si legge con spensieratezza, a patto che le nostre aspettative letterarie non siano altre.
La trama non brilla certo di originalità, anche se la Lackerberg riesce a mascherare, e non senza fatica, un assassino palese e un movente ancora più evidente... I metodi d’indagine: versione famiglia sinceramente li ho trovati ridicoli e noiosi, con lunghe e inutili pagine di riempimento a spiegarmi le frustrazioni che si provano i primi mesi/anni in cui si diventa genitori.
Sinceramente ho trovato questo tentativo di investigazione domestica, in cui praticamente tutti i parenti sino al terzo grado partecipano attivamente mi ha veramente deluso. Capisco che siano poliziotti svedesi, ma dubito che anche la polizia sia una sorta di magazzino IKEA … con nursery incorporata.
Vogliamo parlare dei metodi d’indagine ufficiali ? diciamo che se questo romanzo rispecchiasse la realtà la Svezia sarebbe il paese dei balocchi dei serial killer ! Si perché dovete sapere che l’accesso al luogo del delitto è una specie di mercato rionale, dove chiunque entra esce e ci si può anche abitare allegramente .
Va bene tutto però un minimo di realismo non guasterebbe …
In conclusione un romanzetto, con poco spessore, se non per le pagine che lo compongono che,a dire il vero, per una storia così poco intrigante che si muove su uno sfondo ormai trito e ritrito (SS, campi di concentramento, ecc..) son davvero troppe e prive di novità.
Ripeto complice è sicuramente la mia mancanza della tetralogia precedente che mi avrebbe aiutato ad avere un rapporto empatico diverso con i protagonisti, ma se questo è lo standard della Camilla temo proprio che le nostre strade non si rincontreranno tanto presto.
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Un terribile segreto riemerge dal passato
Tutto inizia da un diario scritto nel 1943, ritrovato in un vecchio baule . La storia, raccontata con la consueta maestria ed amore per i dettagli da Camilla Lackberg, si svolge in Svezia e prosegue su due filoni temporali, negli ultimi anni della seconda guerra mondiale ed ai tempi nostri. Un grande amore finisce in tragedia : una quindicenne messa incinta da un sedicente partigiano norvegese (rivelatosi poi un militare tedesco) con la sincera promessa di un matrimonio riparatore, viene obbligata dai parenti a partorire in condizioni disumane ed a cedere il neonato (da qui il titolo del romanzo) mentre il padre verrà barbaramente ucciso e sepolto di nascosto. Passano gli anni ed ecco il colpo di scena ; gli autori del delitto sono costretti ad eliminare alcuni scomodi testimoni dell’omicidio, ma non potranno sfuggire ad una serie di minuziose indagini della polizia. : tormentati dai rimorsi e dal desiderio impossibile che tutto venga cancellato, espieranno le loro colpe. Si muovono, guidati sapientemente dalla penna dell’autrice, i personaggi che indagano sui delitti (il poliziotto Patrik Hedstròm e la moglie Erika, già protagonisti di una fortunata serie di gialli della medesima autrice , coadiuvati da colleghi e da familiari) : la Lackberg indugia forse con troppe note di colore sulla vita di personaggi secondari ( ad esempio la prima moglie di Patrik, la sorella di Erika, alcuni simpatizzanti di movimenti neonazisti,etc), rallentando il ritmo del racconto e distraendo a volte l’attenzione del lettore. Ma l’impegno c’è, la condanna di ogni estremismo è palese, anche se non sempre ( vedi il colpo di scena che rivela un inaspettato complice degli eventi delittuosi) è tutto oro quello che sembrava luccicare nel corso del romanzo : anche i personaggi che stanno dalla parte dei cosiddetti “buoni” possono a volte lasciarsi trascinare da atti improvvisi di violenza
La Lackberg si conferma ancora una volta raffinata autrice di polizieschi , più volte premiata in Svezia. La sua opera migliore resta comunque “La principessa di ghiaccio”, da cui verrà realizzato (così pare) un film per il grande schermo.
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il miglior romanzo della Lackberg
La mamma di Erica , scomparsa da alcuni anni, é sempre apparsa agli occhi della figlia come una donna fredda, priva di slanci, concentrata su stessa. Ma Elsy , questo il suo nome , é sempre stata cosi ? la scoperta di una medaglia tedesca nella soffitta della casa di Rebecca dà origine a una serie di omicidi che sconvolgono il piccolo paese di Fialbacka e spiegano la triste giovinezza di Elsy. La trama, benchè non originalissima ( altri autori nordici hanno affrontato il tema della seconda guerra mondiale ) , é ben sviluppata e credibile. E' molto carino il modo in cui l'autrice segue i suoi personaggi anche nelle vicende quotidiane . Rimangono ahimè alcune inverosimiglianze di fondo in tutti i suoi romanzi ( é possibile che un commissariato a conduzione quasi familiare conduca indagini cosi delicate ? Da stoccolma non arrivano mai rinforzi o sollecitazioni ? i magistrati in Svezia non esistono o fanno tutto i poliziotti ? ).