I Pitard I Pitard

I Pitard

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Finalmente, dopo tanti anni passati a comandare quelle degli altri, il capitano Lannec è riuscito a comprarsi una nave; e nonostante le proteste della suocera e le lacrime della moglie l’ha chiamata Fulmine del Cielo, a evocare la sua imprecazione preferita. Ma dei soldi della suocera – dei soldi dei Pitard, con la loro spocchia di piccoli borghesi normanni arricchiti –, della sua malleveria, per comprarla ha pur avuto bisogno. Ed è perciò che Mathilde, sua moglie, ha preteso di fare la prima traversata insieme a lui, Ma non basta: alla partenza Lannec ha ricevuto un avvertimento anonimo e minaccioso: «il Fulmine del Cielo non arriverà mai in porto...». A poco a poco, come per un’inappellabile sentenza del tribunale che gli antichi chiamavano Fato, quello che doveva essere il primo, trionfale viaggio del Fulmine del Cielo, si trasformerà in un incubo...





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I Pitard 2019-08-21 08:46:38 zonauefa
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zonauefa Opinione inserita da zonauefa    21 Agosto, 2019
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Un buon Simenon, ma in tono minore

Narra l’odissea di una nave mercantile nei mari del nord, dove la presenza della moglie del capitano per motivi essenzialmente economici sembra rompere gli equilibri di un mondo prettamente maschile.
Scritto sempre con la solita maestria, lo ritengo però un Simenon “minore” con una trama che forse l poteva essere un po’ più corposa, si ha la sensazione di essere lasciati all’oscuro sia di cosa è successo prima sia di quello che accadrà dopo. Si sente un po’ la mancanza delle cupe atmosfere dei racconti della provincia, dei segreti inconfessabili dell’uomo comune, della banalità del male.
Il racconto è breve e riesce ad essere avvincente pur essendo privo di particolari colpi di genio.

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I Pitard 2016-02-11 08:12:31 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    11 Febbraio, 2016
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In lotta con i Pitard e il mare

Se Louis Ferdinand Celine non avesse detto a proposito di Georges Simenon: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni», probabilmente non avrei letto questo romanzo, perché, solo per una sensazione, pensavo che mi sarei trovato di fronte a un’opera assai difforme dalla produzione del narratore belga. In effetti i Pitard è un giallo del tutto atipico, perché l’unico elemento che possa far pensare a una trama di questo genere è un biglietto anonimo che, quasi all’inizio del libro, il comandante Lannec si trova per le mani e che paventa il mancato ritorno al porto di partenza della nave da lui comandata, il Fulmine del Cielo. Questa è un mercantile, con svariati anni dal varo, ma in buono stato che Lannec ha acquistato con il suo secondo e, a fronte di una quota dilazionata del prezzo pattuito, con la garanzia del patrimonio della suocera, la signora Pitard, di cui lui ha sposato la figlia, che a tutti costi è voluta venire a bordo per accompagnarlo in quello che si può definire il primo viaggio della nuova proprietà. La minaccia non è dirompente, ma insinua dubbi, soprattutto in chi, andando per mare, sa di poter andare incontro a tanti rischi. Per quanto i Pitard appaiano sullo sfondo della vicenda sarà il loro comportamento ad accompagnare come un’oscura minaccia la rotta della nave. La presenza a bordo della moglie di Lannec, dal carattere spigoloso, appare già fin dall’inizio una fonte di potenziale conflitto in un ambiente di lupi di mare, che hanno nel sangue un profondo cameratismo. Sarà così un viaggio indimenticabile, un incubo che si palesa con gradualità, alimentato dalle tensioni emotive dei protagonisti e dalla forza bruta della natura. Fra mille difficoltà, incidenti, anche mortali, il Fulmine del Cielo riuscirà a ritornare al porto di partenza, ma per Lannec e il suo equipaggio la vita non potrà essere più quella di prima e resteranno segnati per sempre da un’esperienza che non è da augurare neppure al peggior nemico. La maestria di Simenon è fuori discussione, con quella sua comprovata capacità di sondare l’animo umano, in una fine analisi psicologica che riguarda, oltre il rapporto del comandante con la moglie, anche quello con i suoi uomini. Le atmosfere brumose, le tensioni che si vengono a instaurare sono rese in modo splendido, così come pressoché perfette mi sono sembrate l’ambientazione, con una vita di bordo a cui pare di partecipare, e la descrizione della forza immane della natura, con le onde che spazzano la nave e sembrano volerla ghermire, con gli uomini che, trepidanti, cercano di opporvisi. In certi momenti, nel ricreare il dramma della tempesta che si abbatte sul bastimento, mi sono figurato la scena e ho ritrovato certi spunti epici come nel romanzo di Melville Moby Dick o nel film Master and Commander, diretto da Peter Weir e interpretato magistralmente da Russel Crowe. Non si tratta solo di autosuggestione, ma l’abilità di Simenon è tale da avere l’impressione di rollare con la nave e di andare su e giù, si avverte la stretta allo stomaco degli uomini dell’equipaggio che, stremati, continuano a impegnarsi per salvare le loro vite.
I Pitard, in cui si inserisce anche un elemento di sciocca superstizione, non sarà un thriller in senso stretto, ma è comunque uno di quei libri che non solo si leggono con grande piacere, ma che riescono ad avvincere dalla prima all’ultima pagina. Insomma, ci troviamo di fronte all’ennesimo capolavoro di Simenon.

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I libri di Georges Simenon
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