I figli di Odino
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il fallimento nazista
Harald Gilbers, pubblica Berlino 1944. Caccia all’assassino tra le macerie, il primo di una trilogia che vede il commissario Oppenheimer in azione. Ora pubblica il secondo con il romanzo con il titolo I figli di Odino. Il commissario è un ebreo nella Germania nazista, un nome su cui grava una potente memoria storica.
Ambientato nel 1945 a Berlino, quando l’Armara rossa è vicina e Hitler sente che la sua disfatta è solo questione di ore. Il commissario in quanto ebreo è stato rimosso dal suo incarico, impossibilitato ad indagare attivamente. Solo il suo matrimonio con un’ariana lo mette nelle condizioni di non subire sorte peggiore, in un campo di concentramento. Vive, ugualmente, con una falsa identità, con il nome di Hermann Meier. Accade un omicidio, di cui è accusata la sua amica Hilde, moglie del dottor Erich Hauser, che lavora nel campo di concentramento di Auschwitz, portando avanti non ben specificate attività di ricerca medica. Ora è stato trovato morto e la sua amica accusata del suo omicidio. Il commissario non può esimersi dall’aiutare la donna, in quanto proprio lei gli ha procurato una falsa identità con falsi documenti, che gli hanno salvato la vita.
Un romanzo accattivante, ricco di importanti spunti storici,
“ben documentato, (…) ci mostra la capitale assediata, dove l’istinto di sopravvivenza cede gli ultimi sussulti del fanatismo.”.
Un preciso quadro della situazione storica dell’epoca. Il racconto scarno e coinciso anche degli esperimenti ai quali gli ebrei venivano sottoposti nei campi di concentramento. E anche il racconto libero e disinibito della passione per l’occultismo che aveva interessato varie gerarchie del Reich stesso. Per non parlare dell’abuso di Pervitin, la metanfetamina molto in auge nell’epoca e di cui lo stesso commissario fa un largo uso. Ottimo giallo, ben scritto, e ben congegnato, basato su una perfetta documentazione storica.